Il dies a quo per la proposizione del ricorso decorre dalla comunicazione dell’aggiudicazione anche se definita erroneamente “provvisoria”
15 Ottobre 2019
Come recentemente chiarito dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato, “l'art. 32 del d.lgs. n. 50 del 2016 - al fine di assicurare con la massima celerità la certezza delle situazioni giuridiche ed imprenditoriali - ha del tutto eliminato la tradizionale categoria della ‘aggiudicazione provvisoria', ma distingue solo tra: - la ‘proposta di aggiudicazione', che è quella adottata dal seggio di gara, ai sensi dell'art. 32, co.5, e che ai sensi dell'art. 120, co. 2-bis ultimo periodo del codice del processo amministrativo non costituisce provvedimento impugnabile; - la ‘aggiudicazione' tout court che è il provvedimento conclusivo di aggiudicazione (…)” (cfr. Cons. Stato, V, 15 marzo 2019, n. 1710).
Il che elimina in radice la possibilità che un atto adottato dalla stazione appaltante nell'ambito della procedura di gara possa essere ragionevolmente confuso per “aggiudicazione provvisoria”, proprio perché, a partire dall'ingresso in vigore del d. lgs. n. 50 del 2016, la figura dell'aggiudicazione provvisoria risulta ormai espunta dall'ordinamento.
In tale contesto, non valgono a integrare i presupposti dell'errore scusabile i richiami - tanto nel provvedimento, quanto nella relativa comunicazione - al carattere “provvisorio” dell'aggiudicazione, proprio perché privi di significato alla luce dell'attuale regime in ordine al procedimento di affidamento dei contratti pubblici, che ignora ormai la categoria dell'aggiudicazione provvisoria.
Anche in relazione a tale questione, la condivisibile giurisprudenza di questa Sezione ha già ritenuto che “le eventuali erronee indicazioni contenute nel provvedimento non possono consentire di porre nel nulla l'intervenuto superamento dei termini decadenziali per l'introduzione del ricorso anche solo ai fini dell'errore scusabile, per la fondamentale considerazione della condizione di soggetto professionale degli operatori economici che concorrono alle gare” (Cons. Stato, n. 1710/2019, cit.). |