Il pignoramento di cose che non si trovano in luoghi appartenenti al debitore (art. 513, comma 3, c.p.c.)

Giuseppe Lauropoli
30 Ottobre 2019

Il comma terzo dell'art. 513 c.p.c. disciplina la particolare ipotesi del pignoramento di beni mobili che non si trovano in luoghi appartenenti al debitore: si tratta di una disciplina di particolare interesse, perché prevede un particolare procedimento finalizzato ad ottenere la preventiva autorizzazione all'accesso in luoghi non appartenenti al debitore e può porre problemi non del tutto trascurabili, rispetto ai quali non sempre è facile pervenire, sulla base dei dati normativi a disposizione e alla luce delle interpretazioni fornite dalla giurisprudenza e dalla dottrina, a risposte esaustive.
Il quadro normativo

L'articolo 513 c.p.c. si occupa di individuare, in tema di espropriazione mobiliare presso il debitore, le modalità di ricerca dei beni mobili da pignorare.

Una tale attività di ricerca viene svolta in primo luogo, ad opera dell'ufficiale giudiziario munito del titolo esecutivo e del precetto, «nella casa del debitore e negli altri luoghi a lui appartenenti», o anche «sulla persona del debitore» (si veda il primo comma dell'art. 513 c.p.c.).

Viene poi prevista, al terzo comma dell'art. 513 c.p.c., la possibilità per il creditore di richiedere al Presidente del Tribunale o a un giudice da lui delegato, di emettere un decreto che autorizzi l'ufficiale giudiziario a pignorare cose determinate che non si trovino in luoghi appartenenti al debitore, purché si tratti di beni dei quali il debitore possa direttamente disporre.

Ultima forma di ricerca dei beni prevista dall'art. 513 c.p.c. è quella disciplinata dall'ultimo comma di tale norma, il quale prevede che l'ufficiale giudiziario possa sottoporre a pignoramento le cose del debitore che il terzo possessore consenta di esibirgli.

In questo breve contributo ci si vuole soffermare sul menzionato terzo comma dell'art. 513 c.p.c.

Il particolare interesse per una tale forma di ricerca dei beni si giustifica sotto diversi profili: innanzi tutto, perché si tratta di una modalità di pignoramento dei beni mobili che risulta nella prassi alquanto ricorrente, cosicché certamente la stessa può suscitare interesse negli “addetti ai lavori”.

In secondo luogo, perché viene previsto uno speciale procedimento volto ad ottenere una preventiva autorizzazione alla ricerca dei beni presso luoghi non appartenenti al debitore: procedimento nella sostanza estremamente snello ma, a ben vedere, non del tutto privo di insidie.

In ultimo, per gli interessanti rapporti tra una tale modalità di pignoramento e quella disciplinata dagli artt. 543 e ss. in tema di pignoramento presso terzi.

Partiamo, dunque, da un più attento esame del menzionato terzo comma dell'art. 513 c.p.c., proponendone una citazione testuale, sia pur con la doverosa precisazione che il testo che verrà or ora citato è destinato ad andare incontro ad una repentina modifica da qui a breve: «il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato, su ricorso del creditore, può autorizzare con decreto l‘ufficiale giudiziario a pignorare cose determinate che non si trovano in luoghi appartenenti al debitore, ma delle quali egli può direttamente disporre».

Quanto alla non lontana modifica di un tale dato normativo, occorre tenere conto che il d.lgs. n. 116/2017, nel prevedere un riordino complessivo della magistratura onoraria, ha anche assegnato al giudice di pace la competenza in materia di esecuzioni mobiliari (si veda il testo dell'art. 15-bis c.p.c., che entrerà in vigore, in base all'art. 32 del suddetto decreto legislativo, a decorrere dal 31.10.2021).

Ebbene, a decorrere da tale data anche le parole, contenute nel terzo comma dell'art. 513 c.p.c.,«il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato» saranno sostituite dal riferimento al «giudice di pace».

Il procedimento

Resta il fatto che il citato terzo comma impone, laddove il creditore abbia notizia dell'esistenza di beni determinati del debitore dei quali lo stesso possa direttamente disporre ma che si trovino in luoghi allo stesso non appartenenti, di richiedere una preventiva autorizzazione giudiziale, onde consentire all'ufficiale giudiziario di procedere ad un tale pignoramento.

Solo a scopo esemplificativo, possono indicarsi i casi di scuola, concernenti il pignoramento di cose situate all'interno di cassette di sicurezza (presenti in istituti bancari) nella disponibilità del debitore, ovvero il pignoramento dell'autoveicolo situato nell'autorimessa.

Ma i casi che possono porsi sono davvero i più vari e sarebbe impossibile farne una puntuale elencazione.

Tale autorizzazione dovrà quindi essere formalizzata da parte del creditore con un ricorso, da depositarsi, attualmente, presso il Tribunale che sarebbe competente per l'espropriazione dei beni mobili in questione.

Nel ricorso il creditore allegherà, oltre all'esistenza del proprio credito, anche la individuazione dei beni che intenda pignorare (l'art. 513, comma 3, c.p.c., fa infatti riferimento a cose “determinate”), il luogo ove gli stessi si trovino e dove quindi l'ufficiale giudiziario dovrà andare a cercarli ed il titolo in forza del quale il debitore mantiene la diretta disponibilità di tali beni.

In presenza di tali presupposti il Presidente del Tribunale (ovvero altro giudice da lui delegato) autorizzerà la ricerca con decreto, senza necessità di attività istruttoria (e, quindi, sulla base della documentazione allegata all'istanza), né di instaurazione del contraddittorio con la controparte.

L'autorizzazione di cui all'

art. 513, comma 3, c.p.c.

Forma

Si richiede mediante ricorso dinanzi al Tribunale del luogo nel quale dovrà avvenire l'esecuzione.

Presupposti

Il creditore allegherà l'esistenza del proprio credito, l'individuazione delle cose che intenda pignorare, il luogo nel quale tali cose si trovino e il titolo in forza del quale il debitore può disporre direttamente di tali cose.

Provvedimento

Ricorrendone i presupposti, il Presidente del Tribunale, o altro giudice da lui delegato, senza particolari formalità, renderà con decreto l'autorizzazione.

Ci si potrebbe chiedere se contro un tale provvedimento, sia esso autorizzativo, ovvero di diniego dell'autorizzazione, sia possibile esperire una qualche forma di opposizione o di rimedio.

Difficile, per la verità, individuare una qualche forma di rimedio per il caso di diniego dell'autorizzazione.

Anche il rimedio oppositivo residuale, costituito dall'art. 617 c.p.c., non sembra calzante nel caso di specie: non quello dell'opposizione preventiva agli atti esecutivi, non venendo in rilievo una doglianza concernente la regolarità formale del titolo esecutivo o del precetto; ma neppure quello dell'opposizione successiva, dal momento che in presenza di un diniego, l'esecuzione, quanto meno con riferimento al bene mobile in questione, non potrà avere inizio.

Non sembra restare altra via, allora, al creditore che si sia visto negare l'autorizzazione alla ricerca dei beni in luoghi diversi da quelli appartenenti al debitore, sempre che non condivida il provvedimento di rigetto, di riproporre l'istanza, articolando e documentando la stessa in modo più adeguato.

Anche nel caso in cui il Presidente (o altro giudice da lui delegato) abbia reso provvedimento autorizzativo, può darsi che sorga l'esigenza di sollevare contestazioni in merito al contenuto di un tale atto.

Certamente in questo caso sarà esperibile il rimedio costituito dall'opposizione di terzo ai sensi dell'art. 619 c.p.c.: con il vantaggio, per il terzo opponente, di non soggiacere agli stringenti limiti probatori imposti dall'art. 621 c.p.c., espressamente riferiti dalla norma appena citata alla sola ipotesi di beni «pignorati nella casa o nell'azienda del debitore».

Non pare poi potersi escludere, in questo caso, l'esperibilità da parte del debitore esecutato del rimedio offerto dall'art. 617, comma 2, c.p.c., laddove lo stesso ritenga che il provvedimento autorizzativo sia stato emesso in difetto dei presupposti di legge, conducendo al pignoramento di beni che avrebbero dovuto rimanere sottratti all'esecuzione.

Tornando al provvedimento autorizzativo reso dal Presidente del Tribunale, a seguito dello stesso l'ufficiale giudiziario potrà iniziare le ricerche dei beni individuati dal creditore nel proprio ricorso all'interno dei luoghi appartenenti a terzi: non può escludersi, invero, che in questo caso il terzo, che è estraneo al pignoramento e all'attività esecutiva, si opponga all'accesso da parte dell'ufficiale giudiziario all'interno della sua proprietà, nel qual caso è dubbio che possa trovare applicazione il secondo comma dell'art. 513 c.p.c. (il quale consente all'ufficiale giudiziario, se del caso, di avvalersi dell'ausilio della forza pubblica): se è vero, infatti, che la disposizione in questione fa espresso riferimento anche alla possibilità di superare la resistenza opposta da terzi, è però altresì vero che la previsione normativa in questione, tanto per la sua collocazione all'interno dell'art. 513 c.p.c., quanto per ragioni di ordine sistematico, sembrerebbe riferirsi al solo caso in cui l'ufficiale giudiziario debba ricercare i beni all'interno di luoghi appartenenti al debitore e non quando debba invece accedere in altri luoghi.

Si accennava, in precedenza, ai rapporti fra la tipologia di pignoramento ora in esame e l'ipotesi di pignoramento presso terzi di beni (anziché di crediti).

A ben vedere, infatti, il pignoramento presso terzi, che pure nella stragrande maggioranza dei casi è un mezzo di espropriazione di crediti, può avere ad oggetto, per espressa previsione normativa (art. 543, comma 1, c.p.c.), anche «cose del debitore che sono in possesso di terzi».

In questo caso, si tratterà di beni che il terzo detenga e che debba restituire al debitore esecutato, ma rispetto ai quali non sia ravvisabile quel rapporto di diretta disponibilità del bene che costituisce invece il sicuro presupposto dell'ipotesi disciplinata dall'art. 513, comma 3, c.p.c.

Confine, dunque, piuttosto labile, che ha indotto alcuni autori persino ad ipotizzare una sostanziale sovrapponibilità fra i due mezzi di espropriazione, affermando la facoltà del creditore di optare, a seconda dei casi, per l'uno o per l'altro.

Conclusioni

Procedimento, quello previsto dall'art. 513, comma 3, c.p.c., di sicuro interesse, in grado di offrire, come appena esposto, numerosi spunti di riflessione e di far sorgere anche qualche dubbio interpretativo in merito alla sua corretta applicazione.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.