Memoria di costituzione nel ricorso contro l'avviso di accertamento (generica)InquadramentoL'avviso di accertamento è l'atto mediante il quale l'ufficio notifica formalmente la pretesa tributaria al contribuente a seguito di un'attività di controllo sostanziale. L'avviso di accertamento deve essere sempre motivato, a pena di nullità, e deve indicare gli imponibili accertati e le aliquote applicate; le imposte liquidate, al lordo e al netto delle detrazioni, delle ritenute di acconto e dei crediti d'imposta; l'ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni nonché il responsabile del procedimento; le modalità e il termine del pagamento; l'organo giurisdizionale al quale è possibile ricorrere. A partire dal 1° ottobre 2011 gli avvisi di accertamento emessi dall'Agenzia delle Entrate diventano esecutivi (l. n. 111/2011). Come previsto dall'art. 29 d.l. n. 78/2010, gli avvisi devono contenere l'intimazione ad adempiere – entro il termine di presentazione del ricorso – all'obbligo di pagare gli importi in essi indicati o un terzo delle maggiori imposte accertate – a titolo provvisorio – nel caso in cui si decida di ricorrere davanti alla Corte di giustizia tributaria. L'intimazione ad adempiere al pagamento dovrà essere contenuta anche nel connesso provvedimento di irrogazione delle sanzioni e negli atti emessi successivamente, in tutti i casi in cui siano rideterminati gli importi dovuti. Gli avvisi di accertamento diventano esecutivi decorso il termine utile per la proposizione del ricorso e devono espressamente riportare l'avvertimento che, trascorsi 30 giorni dal termine utile per il pagamento, la riscossione delle somme richieste sarà affidata agli agenti della riscossione. Tra gli atti autonomamente impugnabili indicati dall'art. 19 d.lgs. n. 546/1992 rientrano anche i provvedimenti amministrativi che abbiano ad oggetto una concreta e precisa pretesa tributaria, esplicandone le ragioni di fatto e di diritto. Pertanto, ogni atto, anche formalmente atipico (quale, ad es., l'avviso bonario, la comunicazione d'irregolarità, la cd. presa incarico, il preavviso di fermo o d'ipoteca, ecc.), che abbia una funzione analoga a quella dell'avviso di accertamento, portando il contribuente a conoscenza della pretesa impositiva mossa nei suoi confronti, deve essere considerato un atto direttamente impugnabile. FormulaCORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI .... SEZIONE N. .... R.G.R. n. .... MEMORIA DI COSTITUZIONE NEL RICORSO CONTRO L'AVVISO DI ACCERTAMENTO 1 L'Ente resistente .... (Agenzia Entrate, Agenzia Entrate Riscossione, Regione/Provincia/Comune) in persona di .... nato a .... il .... C.F. .... nella sua qualità di rappresentante legale dell'Ente rappresentato per delega in calce di questo ricorso dall'Avv. .... nato a .... il .... .... con studio in .... alla via .... n. ...., CAP .... ed ivi elettivamente domiciliato, (oppure nel caso in cui la difesa è attribuita al funzionario: rappresentato per delega in calce a questo ricorso dal Dott. .... nato a .... il .... .... – in qualità di ....) PREMESSO – che in data .... all'Ente è stato notificato da .... il ricorso avverso l'atto ...., avente ad oggetto: .... SI COSTITUISCE IN GIUDIZIO contro .... elettivamente domiciliato presso lo studio di .... che lo rappresenta e difende PREMESSO CHE – a sostegno del gravame parte ricorrente articola i seguenti profili di illegittimità: 1) violazione e falsa applicazione di norme di forma/procedimento: difetto di motivazione e di istruttoria dell'atto impugnato; vizi della notifica dell'atto impugnato; incompetenza od omessa sottoscrizione dell'atto impositivo da parte del dirigente; decadenza dell'Amministrazione dal termine per l'accertamento ovvero prescrizione del diritto all'esercizio del potere di accertamento; violazione del principio del contraddittorio; ecc. 2) violazione e falsa applicazione di norme sostanziali: insussistenza dei presupposti impositivi: base imponibile ed aliquota; erronea individuazione dei soggetti attivi/passivi; omessa considerazione di esclusioni/esenzioni/altre agevolazioni; erronea quantificazione di interessi e sanzioni; ecc. – con la presente memoria si contesta quanto dedotto dalla parte ricorrente deducendone l'inammissibilità ed improcedibilità e, in ogni caso, l'infondatezza nel merito per i motivi di seguito riportati ESPONE Il ricorso è infondato. Sussistono nel caso in esame i presupposti fattuali e giuridici previsti dalla normativa ex adverso indicati in tema di requisiti formali-procedimentali e di elementi sostanziali dell'atto tributario. Quanto ai primi, si rileva infatti come tali presupposti, pur necessari per ogni provvedimento amministrativo-tributario, vadano circoscritto ai tipo di atto di cui si tratta; infatti, il difetto dei requisiti negli atti tributari non può condurre alla dichiarazione di nullità, allorché gli stessi, come nella specie, siano stati impugnati dal contribuente il quale abbia dimostrato in tal modo di avere piena conoscenza dei presupposti dell'imposizione, per averli puntualmente contestati, ed abbia omesso di allegare e specificamente provare quale sia stato in concreto il pregiudizio che il vizio dell'atto abbia determinato al suo diritto di difesa. Deve quindi ribadirsi il principio d i diritto, pienamente riferibile al caso di specie, per cui in ambito tributario trova applicazione l'art. 21-octies della l. n. 241/1990, che, allo scopo di sanare con efficacia retroattiva tutti gli eventuali vizi procedimentali non influenti sul diritto difesa, prevede la non annullabilità del provvedimento adottato in violazione di norme sul procedimento o sulla forma degli atti, qualora, per la natura vincolata del provvedimento, come nel caso di avviso di accertamento censurato per meri aspetti di forma, il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato (Cass. V, n. 17637/2018). Quanto ai secondi, la corretta individuazione dei presupposti impositivi e della quantificazione degli importi ad essi correlati rende priva di pregio la censura di parte ricorrente, che, quanto alle invocate previsione di favor (esclusioni/esenzioni/altre agevolazioni), da un alto non ha fornito idonea prova della loro spettanza e, per altro verso, erroneamente ne invoca un'applicazione estensivo/analogica non consentita in presenza di disposizioni di carattere eccezionale e che fanno deroga a regole generali. La doglianza pertanto è infondata. CONCLUSIONI Voglia la Corte di giustizia Tributaria così provvedere: – in via preliminare, dichiarare la inammissibilità ed improcedibilità della domanda; – rigettare comunque nel merito la domanda perché infondata in fatto e in diritto; – con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione al procuratore antistatario). Si chiede la trattazione in pubblica udienza 2 . Si depositano i seguenti atti: ..... Luogo e data .... Firma .... [1] Al riguardo si segnala che l'art. 16 d.l. n. 119/2018, modificando il comma 3 dell'art. 16-bis d.lgs. n. 546/1992, ha disposto l'obbligo della costituzione in giudizio di I e II grado con modalità telematica relativamente ai ricorsi notificati a decorrere dal 1° luglio 2019 (con l'opportuno chiarimento dell'utilizzo in ogni grado di giudizio della modalità telematica indipendentemente dalla modalità prescelta dalla controparte nonché dall'avvenuto svolgimento del giudizio di primo grado con modalità analogiche), con la doppia precisazione per cui, da un lato, tale dovere non opera per coloro che optano di non avvalersi dell'assistenza tecnica nelle cause di valore inferiore ai tremila euro (salvo l'obbligo, ove si intendano avvalere della modalità telematica ai fini della costituzione in giudizio, di indicare un indirizzo di posta elettronica certificata); per altro verso, per i ricorsi già iscritti a ruolo, in casi eccezionali il Presidente di Corte di giustizia, o di Sezione, può autorizzare, con provvedimento motivato, il deposito con modalità diverse da quelle telematiche. [2] In tal caso l'atto va notificato alla controparte ai sensi dell'art. 33 del d.lgs. n. 546/1992. CommentoL'avviso di pagamento (quale ad esempio, quello emesso ai sensi dell'art. 248 d.P.R. n. 115/2002 contenente richieste di integrazione del contributo unificato) è qualificabile alla stregua di un avviso di accertamento tipico e, dunque, impugnabile ai sensi dell'art. 19 d.lgs. n. 546/1992, ogni qualvolta denoti una puntuale e non condizionata pretesa impositiva. In mancanza di autonoma impugnazione di tali avvisi di regolarizzazione, inoltre, la successiva cartella di pagamento, emessa previa regolare iscrizione a ruolo, può essere impugnata soltanto per vizi suoi propri e non già per questioni concernenti la fondatezza della pretesa accertativa medesima. Il contribuente che richiede all'Amministrazione finanziaria di ritirare, in via di autotutela, un avviso di accertamento divenuto definitivo, non può limitarsi ad eccepire eventuali vizi dell'atto medesimo, la cui deduzione è definitivamente preclusa, ma deve prospettare l'esistenza di un interesse di rilevanza generale dell'Amministrazione alla rimozione dell'atto. Ne consegue che contro il diniego dell'Amministrazione di procedere all'esercizio del potere di autotutela può essere proposta impugnazione soltanto per allegare eventuali profili di illegittimità del rifiuto e non per contestare la fondatezza della pretesa tributaria (Cass. V, n. 25524/2014). L'avviso di accertamento, anche in rettifica, non ha natura vincolata in quanto il suo contenuto dispositivo non è interamente e rigidamente predeterminato dalla legge, ma è variabile in relazione al fatto economico presupposto, con la conseguenza che la nullità da cui risulti affetto non può essere sanata ai sensi dell'art. 21-octies l. n. 241/1990 (Cass. V, n. 4388/2019). |