Memoria di costituzione a fronte di ricorso per difetto di motivazione dell'atto impugnatoInquadramentoGli artt. 3 della l. n. 241/1990 e 7 della l. n. 212/2000, che espressamente richiama la norma generale per prima citata, disciplinano in termini di principio l'obbligo di motivazione dei provvedimenti amministrativi in generale e di quelli tributari in specie, prescrivendo la necessità che gli stessi indichino le ragioni giuridiche e gli elementi di fatto, scaturenti dall'istruttoria, per cui l'atto è stato emesso. Essa, dunque, con specifico riguardo agli avvisi di accertamento, deve indicare i fatti contestati, le norme violate ed applicabili, nonché l'esposizione delle argomentazioni giuridiche e fattuali che sorreggono la determinazione dell'amministrazione. Se la motivazione fa riferimento ad un altro atto non conosciuto nè ricevuto dal contribuente, questo deve essere allegato all'atto che lo richiama, salvo che quest'ultimo non ne riproduca il contenuto essenziale (motivazione per relationem). FormulaCORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ... Sezione n. ... R.G.R. n. ... MEMORIA DI COSTITUZIONE 1 L'Ente resistente (Agenzia Entrate, Agenzia Entrate Riscossione, Regione/Provincia/Comune) in persona di ... nato a ... il ... C.F. ... nella sua qualità di rappresentante legale dell'Ente rappresentato per delega in calce dall'Avv. ... nato a ... il ... con studio in ... alla via ... n. ... , cap ... ed ivi elettivamente domiciliato, (oppure nel caso in cui la difesa è attribuita al funzionario: rappresentato per delega in calce dal Dott. ... nato a ... il ... – in qualità di ... ) PREMESSO - che in data ... all'Ente è stato notificato da ... il ricorso avverso l'atto ... , avente ad oggetto: ... SI COSTITUISCE IN GIUDIZIO contro ... elettivamente domiciliato presso lo studio di ... che lo rappresenta e difende PREMESSO CHE - a sostegno del gravame parte ricorrente articola i seguenti profili di illegittimità: 1) violazione e falsa applicazione della l. n. 241/1990, artt. 3 e 21-septies, nonché della l. n. 212/2000, art. 7 e d.P.R. n. 633/1973, art. 56, comma 5, che disciplinano la motivazione del provvedimento impositivo. Sostiene parte ricorrente che l'atto impositivo deve indicare almeno il presupposto della maggiore imposizione e rendere palese la fonte informativa sottostante alla rettifica operata dall'Ufficio affinché non possa essere dichiarata la nullità per carenza di motivazione (Conf. Cass. nn. 14566/2001, 1209/2000, 7991/1996, 8685/1983 e 3898/1980). La motivazione dell'atto di accertamento non si può limitare, come nella specie secondo l'avversata prospettazione di parte ricorrente, a indicazioni generiche sui valori, ma, a pena di nullità, deve indicare a quale presupposto la modifica debba essere associata, così da delimitare l'ambito delle ragioni deducibili dall'Amministrazione finanziaria nell'eventuale fase contenziosa e facendo sì che il contribuente possa valutare l'opportunità dell'impugnazione. - con la presente memoria si contesta quanto dedotto dalla parte ricorrente deducendone l'inammissibilità ed improcedibilità e, in ogni caso, l'infondatezza nel merito per i motivi di seguito riportati ESPONE Il ricorso è infondato. Sussistono nel caso in esame i presupposti fattuali e giuridici previsti dalla normativa ex adverso indicati in tema di motivazione dell'atto tributario (artt. 3 e 21-septies l. n. 241/1990, nonchè art. 7 l. n. 212/2000, e art. 56, comma 5, d.P.R. n. 633/1973, che disciplinano la motivazione del provvedimento impositivo): si rileva infatti come tale elemento, pur necessario per ogni provvedimento amministrativo, vada circoscritto ai tipo di atto di cui si tratta; infatti l'indicazione dei dati risultanti dai rilievi operati in fatto ed in diritto dall'ufficio è elemento sufficiente a soddisfare il requisito della motivazione nell'atto in questione. Più in generale, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. n. 11722/2010) hanno affermato, con indirizzo al quale l'adita Corte di giustizia è chiamata a dare continuità, che il difetto di motivazione negli atti tributari non può condurre alla dichiarazione di nullità, allorché gli stessi, come nella specie, siano stati impugnati dal contribuente il quale abbia dimostrato in tal modo di avere piena conoscenza dei presupposti dell'imposizione, per averli puntualmente contestati, ed abbia omesso di allegare e specificamente provare quale sia stato in concreto il pregiudizio che il vizio dell'atto abbia determinato al suo diritto di difesa. La doglianza pertanto va respinta. CONCLUSIONI Voglia la Corte di giustizia Tributaria così provvedere: - in via preliminare, dichiarare la inammissibilità ed improcedibilità della domanda; - rigettare comunque nel merito la domanda perché infondata in fatto e in diritto; - con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione al procuratore antistatario); Si chiede la trattazione in pubblica udienza (in tal caso l'atto va notificato alla controparte ai sensi dell'art. 33 del d.lgs. n. 546/1992). Si depositano i seguenti atti: ... Luogo e data ... Firma ... [1] 1. Al riguardo si segnala che l'art. 16 d.l. n. 119/2018, modificando il comma 3 dell'art. 16-bis d.lgs. n. 546/1992, ha disposto l'obbligo della costituzione in giudizio di I e II grado con modalità telematica relativamente ai ricorsi notificati a decorrere dal 1° luglio 2019 (con l'opportuno chiarimento dell'utilizzo in ogni grado di giudizio della modalità telematica indipendentemente dalla modalità prescelta dalla controparte nonché dall'avvenuto svolgimento del giudizio di primo grado con modalità analogiche), con la doppia precisazione per cui, da un lato, tale dovere non opera per coloro che optano di non avvalersi dell'assistenza tecnica nelle cause di valore inferiore ai tremila euro (salvo l'obbligo, ove si intendano avvalere della modalità telematica ai fini della costituzione in giudizio, di indicare un indirizzo di posta elettronica certificata); per altro verso, per i ricorsi già iscritti a ruolo, in casi eccezionali il Presidente di Corte di giustizia, o di Sezione, può autorizzare, con provvedimento motivato, il deposito con modalità diverse da quelle telematiche. CommentoIn tema di imposte sui redditi, l'art. 42 del d.P.R. n. 600/1973, richiedendo, già in base al testo originario e, comunque, in virtù dell'art. 3 della l. n. 241/1990 (e quindi ancor prima della previsione introdotta dall'art. 7 della l. n. 212/2000, e poi dall' art. 1 del d.lgs. n. 32/2001), l'indicazione nell'avviso di accertamento dei "presupposti di fatto e delle ragioni giuridiche" che lo hanno determinato, persegue la finalità di porre il contribuente in condizione di avere adeguata informazione delle circostanze di fatto e del titolo giuridico della pretesa impositiva, così da consentirgli di valutarne la fondatezza e l'opportunità di esperire l'azione giudiziale e di contestare efficacemente l'an ed il quantum debeatur. Pertanto ne deriva che tali elementi conoscitivi devono essere forniti all'interessato non solo tempestivamente con l'inserimento ab origine nel provvedimento impositivo, ma anche con quel grado di determinatezza ed intelligibilità che permetta al medesimo un esercizio non difficoltoso del proprio diritto di difesa. In tema di contenzioso tributario, l'avviso di accertamento -che ha carattere di provocatio ad opponendum e soddisfa l'obbligo di motivazione, ai sensi dell'art. 56 d.P.R. n. 633/1972, ogni qualvolta l'Amministrazione abbia posto il contribuente in grado di conoscere la pretesa tributaria nei suoi elementi essenziali e, quindi, di contestarne efficacemente l'an ed il quantum debeatur - deve ritenersi correttamente motivato ove faccia riferimento ad un processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza regolarmente notificato o consegnato all'intimato, con la conseguenza che l'Amministrazione non è tenuta ad includere, nell'avviso di accertamento notizia delle prove poste a fondamento del verificarsi di taluni fatti, né di riportarne, sia pur sinteticamente, il contenuto. La mancata specificazione, nell'avviso di accertamento, del tipo di accertamento condotto - se con metodo analitico contabile o con metodo induttivo - è irrilevante, purché nella motivazione siano chiaramente indicati, anche mediante richiamo al processo verbale di constatazione, come nel caso di specie, i presupposti di fatto posti a fondamento della pretesa impositiva. L'avviso di accertamento, nell'ipotesi di doppia motivazione "per relationem", è legittimo ove il processo verbale di constatazione richiamato nello stesso faccia a propria volta riferimento a documenti in possesso o comunque conosciuti o agevolmente conoscibili dal contribuente (Cass. V, n. 32127/2018). |