Istanza di rimborso (generica)InquadramentoIl contribuente che ha versato tributi non dovuti, in tutto o in parte, deve essere rimborsato. Il rimborso può conseguire ad es.: ad un pagamento non dovuto (rimborso da indebito); al venir meno del titolo giustificativo del pagamento (rimborso da restituzione); a detrazioni, ritenute, scomputi, crediti di imposta, versamenti in acconto risultati eccedenti (rimborso da dichiarazione). Formula
ISTANZA DI RIMBORSO (GENERICA) Raccomandata A.R. [1] All'Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di .... Ufficio territoriale di .... Oggetto: istanza di rimborso Il/La sottoscritto/a ...., nato/a a ...., il ...., residente in ...., via ...., n. ...., CAP ...., C.F. ...., P.I. ...., tel. ...., fax ...., e-mail ...., P.E.C. ....; OPPURE Il/La sottoscritto/a ...., nato/a a ...., il ...., residente in ...., via ...., n. ...., CAP ...., C.F. ...., in qualità di legale rappresentante della società ...., con sede in ...., C.F. ...., P.I. ...., tel. ...., fax ...., e-mail ...., P.E.C. .... OPPURE Il/La sottoscritto/a ...., nato/a a ...., il ...., residente in ...., via ...., n. ...., CAP ...., C.F. ...., in qualità di procuratore (generale/speciale), giusta procura in calce/a margine/ allegata alla presente istanza, di ...., con sede in ...., C.F. ...., P.I. ...., tel. ...., fax ...., e-mail ...., P.E.C. .... PREMESSO che l'istante svolge l'attività di ....; che in data .... ha versato la somma di € .... a titolo di .... [2] in riferimento all'anno d'imposta ....; che tale somma è stata erroneamente versata in quanto .... [3] ; come dimostrato dalle copie delle ricevute dei versamenti e dalle certificazioni che si allegano [4] . Tanto premesso CHIEDE Che venga disposto il rimborso della somma di € ..... Indica, ai fini dell'accredito in conto corrente, le coordinate bancarie/postali: Banca .... Agenzia .... n. di conto corrente .... intestato a ...., A.B.I .... C.A.B. ...., I.B.A.N. .... Si allegano i seguenti documenti: 1) .... [5] ; 2) Copia del documento di identità del titolare del rimborso .... [6] ; Luogo e data .... Firma .... Delega [7] Il sottoscritto/a .... delega .... C.F. ...., nato a ...., il .... a presentare la presente istanza. Data .... Firma del dichiarante .... L'istanza, redatta in carta semplice, può essere consegnata a mano all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del contribuente oppure spedita con raccomandata A.R. Indicare natura dei versamenti, anno di imposta; Indicare i motivi per i quali il pagamento non era dovuto o è stato versato in eccedenza (es. maggior imposta versata a seguito di mancata detrazione di acconti; errore, venir meno del titolo giustificativo del pagamento). Indicare versamenti e certificazioni a sostegno della istanza. Copia delle distinte di versamento, delle certificazioni relative alle ritenute, originale di bollettini di conto corrente, copia della cartella e della quietanza di pagamento etc. Se l'istanza non viene presentata personalmente; in tale ultimo caso occorre la delega. Eventuale, se l'istanza è presentata da soggetto diverso. CommentoI rimborsi. Il contribuente che ha versato tributi non dovuti deve essere rimborsato. L'amministrazione, laddove riconosca il diritto al rimborso, dispone la restituzione delle somme indebitamente ricevute secondo le modalità che in genere è il contribuente a indicare e in base agli importi da restituire. Le ragioni del pagamento di imposte non dovute possono essere varie; ad es. errore del contribuente anche in dichiarazione; versamenti di imposta duplicati; errore dell'amministrazione (avvisi di accertamento errati; atti illegittimi di riscossione). Alcune cause di rimborso derivano anche dalla sorte della norma impositiva (es. incostituzionalità, mancata conversione in legge di un decreto legge, abrogazione retroattiva, incompatibilità con il diritto dell'unione europea. La Corte Cost., con sentenza n. 1/2014 ha chiarito che la declaratoria di incostituzionalità di una norma non produce i suoi effetti retroattivi con riferimento ai rapporti esauriti e che nella materia tributaria devono considerarsi tali ad es. quelli in cui il pagamento dell'imposta sia stato eseguito in base a iscrizione a ruolo, divenuta definitiva per mancata impugnazione nel termine di sessanta giorni dalla notifica della cartella esattoriale, nonché quelli in cui, in caso di versamento diretto, non sia stata presentata tempestiva domanda di rimborso nei termini). In alcuni casi il rimborso non è da versamento indebito (o almeno non lo è originariamente), ma collegato all'operatività di taluni meccanismi impositivi (come ad es. in materia di IVA), che possono far emergere fisiologicamente posizioni creditorie successive. Se il pagamento riguarda tributi imposti da uno Stato membro che siano in violazione del diritto dell'Unione Europea, la restituzione di quanto pagato costituisce l'espressione di un principio generale di ripetizione dell'indebito (Corte di Giustizia, 28 aprile 2022, C‑415/20, C‑419/20 e C‑427/20, punto 53; Corte di Giustizia, 6 settembre 2011, C‑398/09, punti 18, 20 e 26) e sull'importo sono dovuti interessi per compensare la mancata disponibilità del denaro corrispondente all'indebito pagamento (Corte di Giustizia, 28 aprile 2022, cit., punto 54). La normativa interna non deve rendere il diritto di rimborso e di pagamento dei relativi interessi eccessivamente difficile (Corte di Giustizia, ult. cit.; Cass. Sez. V, n. 27099/2019). L'art. 14 d. lgs. n. 175/2014 ha introdotto una semplificazione nella procedura per la corresponsione degli interessi maturati sulle somme chieste a rimborso, prevedendo che l'Agente della riscossione, in sede di restituzione del credito chiesto a rimborso, liquidi di ufficio e corrisponda i relativi interessi nella misura determinata dalle specifiche leggi di imposta, senza che il contribuente formuli una separata istanza. Si ha diritto al rimborso anche in caso in cui il tributo sia stato annullato in via di autotutela totalmente o parzialmente, o in seguito a contenzioso tributario. Esemplificativamente, il rimborso fiscale può conseguire: – ad un pagamento non dovuto (rimborso da indebito); – al venir meno del titolo giustificativo del pagamento (rimborso da restituzione); – a detrazioni, ritenute, scomputi, crediti di imposta, versamenti in acconto risultati eccedenti (rimborso da dichiarazione). I rimborsi possono essere richiesti su istanza di parte. In talune ipotesi che si esamineranno più avanti, l'amministrazione provvede di ufficio. Si sottolinea che la materia del rimborso è interamente regolata dal diritto tributario; non è, infatti, possibile per il contribuente esperire l'azione di indebito arricchimento ai sensi dell'art. 2033 c.c. dinanzi al giudice ordinario. Tale principio è sostenuto dalla giurisprudenza di legittimità sin dagli anni ‘90 in ragione della specialità della normativa tributaria (Cass., S.U., n. 13026/1991: “Le controversie aventi ad oggetto i rimborsi di versamenti di imposte non dovute, anche quando si faccia valere l'esistenza di un semplice errore materiale, sono affidate in via esclusiva alle commissioni tributarie (salvo l'intervento della corte d'appello o della corte di cassazione, nei casi e con le modalità previste dal d.P.R. n. 636/1972) senza che residui alcuna possibilità, per le imposte previste dall'art. 1, d.P.R. cit., di una controversia comune di indebito, né rilevi l'atteggiamento concretamente tenuto dall'amministrazione in ordine alle ragioni della mancata restituzione della somma pretesa dal contribuente.”). Il rimborso su istanza. Il rimborso su istanza riguarda le ipotesi in generale di versamento indebito o effettuato in eccedenza o di ritenute non dovute. Il contribuente deve presentare istanza di rimborso entro i termini specifici di cui appresso. Le ipotesi più comuni che danno luogo ad un'istanza di rimborso sono ad es. l'effettuazione da parte del sostituto di imposta di ritenute alla fonte a titolo di imposte non dovute; versamento di maggior imposta a seguito di mancata detrazione di eventuali acconti già versati. Termini di decadenza per le domande di rimborso. Laddove si presenti istanza di rimborso per imposte pagate in misura maggiore rispetto al dovuto, devono essere rispettati dei termini di decadenza: – per le imposte sui redditi (Irpef, Ires, etc.), i versamenti diretti (è il metodo di riscossione volontario più diffuso e consiste nello spontaneo versamento da parte del contribuente all'erario delle imposte, generalmente con il versamento alla Tesoreria dello Stato attraverso una delega irrevocabile ad una Banca o alle Poste. Tale delega per le imposte dirette, l'IRAP, l'IVA e molti altri tributi, è concretamente costituita dal modello F24. È divenuto nel tempo il sistema principale attraverso il quale i contribuenti versano tributi, ma anche contributi previdenziali ed altre tipologie di somme. Esso trova applicazione, tra l'altro, per i versamenti degli acconti e dei saldi delle imposte sui redditi indicate nella dichiarazione, delle relative addizionali e dell'IRAP, per i versamenti periodici e a saldo dell'IVA e per i versamenti delle ritenute operate dai sostituti d'imposta, la cosiddetta ritenuta ordinaria di cui prima. Nell'ambito dell'adempimento tramite versamento diretto va altresì segnalato l'adempimento mediante compensazione ex art. 1241 c.c.), le ritenute operate dal sostituto di imposta, le ritenute dirette operate dallo Stato e da altre P.A. (sono pagate per ritenuta diretta le imposte dovute sui redditi di lavoro dipendente corrisposti dalla Pubblica amministrazione ex art. 29 d.P.R. n. 600/1973. La somma pagata dalla Pubblica Amministrazione viene decurtata «a monte» di una ritenuta, che può essere a titolo di acconto, cd. ritenuta diretta a titolo d'acconto, o a titolo di imposta, cd. ritenuta diretta a titolo definitivo. La ritenuta diretta va tenuta distinta dalla «ordinaria» ritenuta alla fonte che si ricollega al fenomeno della «sostituzione» di cui all'art. 64 d.P.R. n. 600/1973: nel primo caso, infatti, il sostituto d'imposta coincide con il soggetto creditore dell'imposta, lo Stato; mentre, nel secondo caso, il sostituto d'imposta non coincide con il soggetto creditore dell'imposta sicché, una volta effettuata la ritenuta sulla somma versata al sostituito, egli è tenuto a versare la ritenuta stessa all'Erario. La ritenuta ordinaria è una modalità di riscossione spontanea dei tributi (che rientra nel versamento diretto), il termine è di 48 mesi dalla data del versamento o della ritenuta: – per le imposte indirette (registro, successioni e donazioni, bollo etc.), il termine è di 36 mesi dal versamento; – per iva e agevolazioni fiscali il termine è di 24 mesi. L'istanza di rimborso presentata oltre i termini è inefficace. Poiché il legislatore non ha dettato una disciplina generale per i rimborsi, i termini sopra indicati sono desunti da specifiche disposizioni di legge. In particolare, gli artt. 37 (relativo alle ritenute dirette) e 38 (relativo ai versamenti diretti) d.P.R. n. 602/1973, prevedono, in caso di imposta sui redditi, che il contribuente, che, per errore materiale, duplicazione o inesistenza parziale o totale dell'obbligazione tributaria, abbia effettuato un versamento diretto o abbia subito ritenuta alla fonte non dovuti o dovuti in misura inferiore, possa presentare, entro quattro anni (nel caso delle ritenute alla fonte decorrenti dalla data del pagamento del relativo compenso, mentre nel caso dei versamenti diretti, decorrenti dalla data del versamento) l'istanza finalizzata a chiedere il rimborso delle maggiori somme versate. In definitiva, l'art. 38 d.P.R. n. 602/1973 in tema di rimborso delle imposte sui redditi, stabilisce il dies a quo nella «data del versamento» o in quella «in cui la ritenuta è stata operata». Ai fini dell'imposta di registro (art. 77 d.P.R. n. 131/1986), dell'imposta sulle successioni e donazioni (art. 42, commi 2, 3, 4 d.lgs. n. 346/1990), dell'Invim (art. 31, comma 1 d.P.R. n. 643/1972) e delle imposte ipotecaria e catastale (art. 17, comma 5 d.lgs. n. 347/1990) l'istanza di rimborso deve essere presentata, a pena di decadenza, entro 36 mesi dal giorno del pagamento ovvero, se posteriore, da quello in cui è sorto il diritto alla restituzione. Ancora, l'art. 21 d.lgs. n. 546/1992 prevede che in mancanza di disposizioni specifiche, la richiesta di rimborso debba essere inoltrata entro due anni dal pagamento dell'imposta o, se posteriore, dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione. In definitiva, l'art. 21, comma 2 d.lgs. n. 546/1992, rappresenta senz'altro una norma residuale e di chiusura del sistema; ad es. in tema di IVA (artt. 30 e 38-bis d.P.R. n. 633/1972 e successive modifiche ed integrazioni) a credito, che viene recuperata riportandola al periodo d'imposta successivo ed anche di riconoscimento delle agevolazioni fiscali (l'Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 1/E del 3 gennaio 2005, ha, infatti, chiarito che per il rimborso delle maggiori imposte pagate, il contribuente deve presentare l'istanza all'ufficio tributario competente entro due anni dal giorno in cui è sorto il diritto alla restituzione, cioè al momento del passaggio in giudicato della sentenza che ha riconosciuto il diritto all'agevolazione fiscale). La giurisprudenza di legittimità ha chiarito anche che, in tema di rimborso delle imposte sui redditi, qualora un'imposta sia stata dichiarata, in epoca successiva al pagamento, incompatibile con il diritto comunitario da una sentenza della Corte di Giustizia, il termine di decadenza del diritto al rimborso, previsto dall'art. 38 d.P.R. n. 602/1973, decorre dalla data del versamento (quanto ai versamenti diretti) o della ritenuta (quanto alle somme assoggettate a ritenuta alla fonte), e non da quella in cui è intervenuta la pronuncia che ne ha sancito la contrarietà all'ordinamento comunitario, senza che possano invocarsi, in senso contrario, i principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità in tema di “overruling” per giustificare la decorrenza del suddetto termine dalla data della decisione della Corte di Giustizia, in quanto, per un verso, non vengono in rilievo regole processuali e, per un altro, vi è un'esigenza di certezza delle situazioni giuridiche, tanto più cogente in materia tributaria, che sarebbe compromessa dalla sostanziale protrazione a tempo indeterminato dei relativi rapporti (Cass., S.U., n. 13676/2014; conforme Cass. V., ord. n. 22345/2018). Modalità di presentazione delle istanze. L'istanza di rimborso deve essere presentata, in carta semplice, all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del contribuente al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi da cui genera il rimborso; per le imposte indirette, l'istanza deve essere presentata all'ufficio dove è stato registrato l'atto o la dichiarazione di successione. L'istanza può essere presentata a mano o tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Secondo l'orientamento prevalente della giurisprudenza di legittimità, in tema di rimborso delle imposte sui redditi, disciplinato dall'art. 38, comma 2 d.P.R. n. 602/1973, la presentazione della relativa istanza ad un organo diverso da quello territorialmente competente a provvedere costituisce atto idoneo non solo ad impedire la decadenza del contribuente dal diritto al rimborso, ma anche a determinare la formazione del silenzio-rifiuto impugnabile dinanzi al giudice tributario, sia perché l'ufficio non competente (purché non estraneo all'Amministrazione finanziaria) è tenuto a trasmettere l'istanza all'ufficio competente, in conformità delle regole di collaborazione tra organi della stessa Amministrazione, sia alla luce dell'esigenza di una sollecita definizione dei diritti delle parti, ai sensi dell'art. 111 Cost. (Fattispecie relativa a comunicazione preliminare di inizio lavori di ristrutturazione, inviata mediante raccomandata al locale Ufficio delle Entrate in luogo del Centro operativo dell'Agenzia di Pescara, individuato dagli artt. 1 e 4 del decreto interministeriale n. 41 del 1998); così in massima Cass. V, ord. n. 30229/2018. Contenuto dell'istanza. L'istanza deve contenere i dati anagrafici e l'attività svolta dal richiedente; le indicazioni riferibili ai versamenti ed alle ritenute (data, natura – saldo e acconti – e anno di imposta); i motivi della richiesta di rimborso. Alla domanda vanno allegate le distinte dei versamenti eseguiti o le certificazioni delle ritenute subite. Occorre cioè corredare l'istanza della documentazione utile a sostenere il rimborso. Le domande di rimborso, prive delle indicazioni inerenti gli estremi di versamento e gli importi relativi all'ammontare delle ritenute IRPEF, nonché della indicazione degli importi chiesti in restituzione, non possono considerarsi giuridicamente valide e non sono, dunque, idonee alla formazione del silenzio-rifiuto impugnabile, in quanto non consentono di valutare la fondatezza o meno della richiesta; né tale vizio è sanabile con il successivo deposito di documenti, atti a colmare le lacune predette, deposito che è comunque tardivo, in quanto intervenuto nel corso di un procedimento che non avrebbe dovuto neppure essere iniziato (Cass. VI, n. 4565/2020). L'accuratezza dei fatti costitutivi della domanda e la completezza della documentazione della domanda di rimborso sono fondamentali anche in vista dell'eventuale impugnazione del provvedimento di rigetto (o del silenzio-rifiuto) in virtù della particolare posizione che riveste il contribuente in tema di istanza di rimborso, in quanto egli riveste la qualità di attore in senso sostanziale, per cui ha l'onere di allegare e provare gli elementi costitutivi della pretesa, con la conseguenza che, al fine di qualificare come indebito il versamento eseguito (Cass., V, n. 18644/2023). La giurisprudenza di legittimità ha argomentato che le domande di rimborso, prive delle indicazioni inerenti gli estremi di versamento e gli importi relativi all'ammontare delle ritenute IRPEF, nonché della indicazione degli importi chiesti in restituzione, non possono considerarsi giuridicamente valide e non sono, dunque, idonee alla formazione del silenzio-rifiuto impugnabile, in quanto non consentono di valutare la fondatezza o meno della richiesta; né tale vizio è sanabile con il successivo deposito di documenti, atti a colmare le lacune predette, deposito che è comunque tardivo, in quanto intervenuto nel corso di un procedimento che non avrebbe dovuto neppure essere iniziato (Cass. V, n. 21400/2012). In tempi più recenti, Cass. V., ord. n. 32263/2018: l'istanza di rimborso generica od incompleta è inidonea a formare il silenzio-rigetto, autonomamente impugnabile, in quanto non consente all'Ufficio di valutare la fondatezza della stessa né al giudice tributario di sindacare le presuntive ragioni del diniego. Risposta. La domanda può essere accolta e respinta espressamente. Se è accolta, viene disposta la restituzione della somma; se è respinta (con apposita comunicazione motivata e notificata) il contribuente può presentare ricorso alla competente Corte di giustizia tributaria di primo grado entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto. Se l'ufficio non risponde, la domanda di rimborso deve ritenersi respinta, in quanto vige l'istituto del silenzio-rifiuto. Trascorsi almeno 90 giorni dalla presentazione della domanda di rimborso (art. 19, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 546/1992) ed entro il termine di prescrizione, ordinariamente decennale, l'interessato può in ogni caso ricorrere allaCorte di giustizia tributaria; egual ricorso può essere presentato in caso di accoglimento parziale dell'istanza o di conseguenza del silenzio-rifiuto parziale (sull'impugnabilità del provvedimento di rimborso parziale di un tributo e di rigetto implicito per il resto, cfr. Cass. V, n. 12804/2002; successivamente Cass. V, n. 8195/2015 secondo cui in tema di contenzioso tributario, qualora, a fronte di una istanza di rimborso d'imposta, l'Amministrazione finanziaria si limiti ad emettere un provvedimento di rimborso parziale, senza evidenziare alcuna riserva o indicazione nel senso di una sua eventuale natura interlocutoria, il provvedimento, per la parte relativa all'importo non rimborsato, ha valore di rigetto – sia pure implicito – della richiesta originariamente presentata dal contribuente. Ne consegue che detto provvedimento costituisce atto impugnabile quale rifiuto espresso, nel termine di sessanta giorni dalla notificazione, ai sensi degli artt. 19 e 21 d.lgs. n. 546/1992, ed è improponibile una seconda istanza di rimborso per il mancato accoglimento integrale della prima, con conseguente inidoneità della stessa alla formazione di un silenzio-rifiuto impugnabile). Modalità di erogazione del rimborso. Se il contribuente nella istanza di rimborso ha indicato le coordinate del conto corrente bancario o postale, il rimborso, qualunque sia l'importo, viene accreditato sul conto; è però necessario che l'intestatario del conto (o almeno uno degli eventuali cointestatari) coincida con il beneficiario del rimborso, pena il mancato accredito del rimborso. Le coordinate del conto possono essere comunicate in ogni momento anche successivamente presso qualsiasi ufficio dell'Agenzia delle entrate oppure on line attraverso l'applicazione disponibile sul sito dell'Agenzia. In mancanza, il rimborso viene erogato con modalità diverse in base all'importo della somma da riscuotere. Per gli importi fino a 999,99 €, comprensivi di interessi, il contribuente riceverà un invito a presentarsi in un qualsiasi ufficio postale presso il quale, esibendo un documento d'identità, può riscuotere il rimborso in contanti. Chi si presenta in qualità di delegato, insieme alla delega compilata in ogni sua parte, deve esibire anche il documento d'identità del delegante. Per gli importi oltre 999,99 € e fino a 51.645,69 €, comprensivi di interessi, al contribuente arriverà un invito a comunicare le coordinate del proprio conto corrente, unitamente a un modello da compilare e consegnare, entro il termine indicato, a un ufficio postale. Se il contribuente non consegna il modello e non fornisce le coordinate del proprio conto, il rimborso verrà eseguito con l'emissione di un vaglia della Banca d'Italia. Per gli importi superiori a 51.645,69 €, comprensivi di interessi, e per i rimborsi di soli interessi di qualsiasi importo, la restituzione avviene, per ragioni di sicurezza, esclusivamente tramite accredito su conto corrente bancario o postale. Rimborsi da dichiarazione. Quando dalla dichiarazione dei redditi risulta un credito, il contribuente, nel compilare il quadro RX del modello Redditi Persone Fisiche, può indicare di voler ottenere il rimborso. Si può alternativamente scegliere di riportare il credito all'anno successivo o compensare il credito con altri tributi da versare. Se il contribuente non effettua alcuna scelta, il credito si considera come eccedenza utilizzabile nella dichiarazione successiva. Se si utilizza il modello 730 si può ottenere il rimborso direttamente dal datore di lavoro o ente pensionistico in busta paga o nella rata di pensione; anche in tal caso, in alternativa al rimborso, è possibile scegliere di utilizzare il credito che risulta dal 730, per pagare con compensazione, oltre all'Imu, anche le altre imposte che possono essere versate con il modello F24. Se, per qualunque motivo, il rimborso non viene effettuato, si può fare istanza di rimborso all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate del luogo di residenza. In questo caso, occorre allegare una certificazione con cui il datore di lavoro o l'ente pensionistico attesti di non aver eseguito il conguaglio e di non aver, quindi, rimborsato le imposte. L'Agenzia delle Entrate, entro 4 mesi dal termine previsto per la trasmissione della dichiarazione 730, oppure dalla data di trasmissione, se successiva a questo termine, può effettuare dei controlli preventivi anche documentali sulle dichiarazioni che presentano elementi di incoerenza o determinano un rimborso di importo superiore a 4.000 €. Il rimborso che risulta spettante al termine delle operazioni di controllo preventivo è erogato dall'Agenzia delle Entrate non oltre il sesto mese successivo al termine previsto per la trasmissione della dichiarazione, oppure dalla data di trasmissione, se successiva a questo termine. Si segnala sul punto Cass. S.U., n. 2687/2007: in tema di imposte sui redditi, qualora il contribuente abbia evidenziato nella dichiarazione un credito d'imposta, non trova applicazione, ai fini del rimborso del relativo importo, il termine di decadenza previsto dall'art. 38 d.P.R. n. 602/1973, non occorrendo la presentazione di un'apposita istanza, in quanto l'Amministrazione, resa edotta con la dichiarazione dei conteggi effettuati dal contribuente, è posta in condizione di conoscere la pretesa creditoria. La relativa azione è pertanto sottoposta all'ordinario termine di prescrizione decennale, sulla cui decorrenza non incide né il limite temporale stabilito per il controllo c.d. formale o cartolare delle dichiarazioni e la liquidazione delle somme dovute, ai sensi dell'art. 36-bis d.P.R. n. 600/1973, né il limite alla proponibilità della relativa eccezione, posto dall'art. 2, comma 58, l. n. 350/2003: la prima disposizione è volta infatti ad imporre un obbligo all'Amministrazione finanziaria, senza stabilire un limite all'esercizio dei diritti del contribuente, mentre la seconda contiene un mero “invito” rivolto agli uffici, non suscettibile di applicazione diretta da parte del giudice. Si segnala anche Cass. V, ord. n. 10690/2018: in tema di imposte sui redditi, posto che l'indicazione nella dichiarazione di un credito d'imposta costituisce già istanza di rimborso, il corrispondente diritto alla restituzione può essere esercitato a partire dall'inutile decorso del termine di novanta giorni dalla presentazione dell'istanza contenuta nella dichiarazione, su cui si forma il silenzio-rifiuto, impugnabile ex art. 19, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 546/1992, senza che sia necessario attendere la scadenza dei termini entro cui l'Amministrazione deve esercitare i propri poteri di liquidazione, controllo formale o accertamento vero e proprio, che non riguardano l'esercizio dei diritti del contribuente. È possibile compensare i ruoli con i crediti di imposta (cioè possono pagarsi le cartelle esattoriali con i rimborsi attesi e spettanti). Infatti, se il contribuente attende un rimborso già verificato dall'Agenzia delle entrate e risulta destinatario di una cartella di pagamento per tributi erariali (dello Stato, Irpef, Irap, Iva, Ires, no crediti Inps e Inail) non pagati, riceve una comunicazione dall'agente della riscossione contenente una proposta di compensazione di tutti i debiti, erariali e non, con i crediti etc. La compensazione delle cartelle è stata introdotta dal d.l. n. 78/2010 e dal successivo d.m. 10 febbraio 2011. Il contribuente può utilizzare in compensazione con il modello F24 gli eventuali crediti tributari con gli eventuali debiti iscritti a ruolo; la compensazione può essere solo parziale ma occorre che il debito sia iscritto a ruolo mediante l'emissione delle cartelle esattoriali da parte dell'agenzia di riscossione. Se il credito non copre la intera somma portata dalla cartella il contribuente deve inviare una dichiarazione contenente l'imputazione delle somme compensate (art. 31, comma 1 d.l. n. 78/2010), altrimenti l'agenzia imputerà il pagamento alla cartella scaduta più vecchia. Se il debito viene totalmente estinto non occorrerà alcuna dichiarazione. A partire dell'1 gennaio 2011, per effetto dello stesso decreto che ha introdotto la compensazione, è stato disposto il divieto di compensazione orizzontale di crediti erariali in presenza di debiti iscritti a ruolo per imposte erariali di ammontare superiore a 1.500,00 € e per i quali è scaduto il termine di pagamento. Il contribuente potrà allora utilizzare la compensazione solo se paga parzialmente i pregressi debiti scaduti fino ad un residuo di e 1.500,00 (art. 31 d.l. n. 78/2010). Il divieto di compensazione riguarda esclusivamente i crediti relativi ad imposte erariali ed interessa le sole compensazioni “orizzontali” (quelle cioè relative a crediti e debiti di natura diversa). Tra le imposte che impediscono la compensazione rientrano quindi l'IRPEF, l'IRES, l'IVA, ma anche l'IRAP e le addizionali ai tributi diretti, così come specificato nella relazione illustrativa al decreto Mef del 10 febbraio 2011. Non sono invece interessati dalla nuova disposizione (in quanto non rientranti tra le imposte erariali) l'ICI, i contributi previdenziali, i premi INAIL. Ai fini dell'individuazione dei debiti per imposte erariali che fanno scattare il divieto alla compensazione, sono esclusi i contributi e le agevolazioni erogati a qualsiasi titolo sotto forma di credito d'imposta, anche se vengono indicati nella sezione “erario” del modello F24. Per quanto riguarda gli importi accessori a cui fa riferimento la norma, devono intendersi tali, oltre che sanzioni e interessi, gli aggi, gli interessi di mora e le altre spese collegate al ruolo, quali quelle di notifica o quelle relative alle procedure esecutive sostenute dall'agente della riscossione e, in generale, tutte le spese rimborsabili all'agente della riscossione. La preclusione alla compensazione vale non soltanto per le cartelle di pagamento scadute notificate successivamente al 1° gennaio 2011, ma anche per le cartelle già notificate in precedenza e, quindi, per tutte quelle il cui termine di pagamento sia scaduto, anche se anteriormente al 1° gennaio 2011, indipendentemente dalla data di notifica. La preclusione non opera: – nel caso di debiti per imposte erariali iscritti a ruolo non ancora scaduti al momento del versamento, quindi la compensazione è ancora possibile entro 60 giorni dalla notifica della cartella; – in presenza di ruoli per i quali sia in atto concessa una sospensione. In presenza di debiti per i quali è stata concessa la rateazione, il mancato pagamento alla scadenza di una sola rata non pregiudica il piano di rateazione, che rimane ancora in essere, e, quindi, esclusivamente la rata scaduta andrà computata (al fine del raggiungimento del limite di 1.500 €) tra l'ammontare complessivo dei debiti iscritti a ruolo il cui termine di pagamento è scaduto. Nel caso, invece, di mancato pagamento di otto rate anche non consecutive, il debitore decade automaticamente dal beneficio della dilazione e l'intero importo iscritto a ruolo diventa immediatamente riscuotibile sicché la preclusione riguarda l'importo complessivo del debito residuo non pagato. Per la determinazione della soglia dei 1.500 € di debiti scaduti verso l'Erario, il cui superamento fa scattare il divieto di compensazione, è necessario fare riferimento agli importi scaduti in essere al momento del versamento (comprensivi non solo delle imposte, ma anche di tutti gli accessori). Quindi, nel caso di più cartelle, per importi e per scadenze diverse, occorrerà verificare il complessivo debito scaduto ancora in essere al momento dell'effettuazione del versamento e conseguentemente, in caso di pagamento parziale avvenuto in data anteriore a quella in cui si intende procedere alla compensazione, occorrerà fare riferimento all'ammontare del debito residuo nel giorno di presentazione della delega modello F24. Rimborsi di ufficio. In talune ipotesi è l'amministrazione e rimborsare di ufficio, cioè di propria iniziativa, le imposte non dovute. I casi di rimborso di ufficio sono disciplinati dalla legge. Es: – somme indebitamente riscosse a causa di errori materiali e duplicazioni imputabili all'Agenzia delle entrate: ex art. 41, comma 1 d.P.R. n. 602/1973, accertato l'errore materiale o la duplicazione, l'ufficio ha l'obbligo di rimborsare le maggiori imposte iscritte a ruolo; – crediti risultanti dopo il controllo formale o la liquidazione della dichiarazione dei redditi (artt. 36-bis e ter d.P.R. n. 600/1973): ex art. 41, comma 2 d.P.R. n. 602/1973, il rimborso viene riconosciuto quando l'ammontare della ritenuta d'acconto sugli importi che hanno concorso alla determinazione del reddito imponibile (risultanti dai certificati d'imposta o quando questi non siano previsti, da altra idonea documentazione, allegati alla dichiarazione), risulti superiore a quello dell'imposta liquidata in base alla dichiarazione ai sensi dell'art. 36-bis d.P.R. n. 600/1973, nonché per i crediti di imposta derivanti dalla liquidazione delle dichiarazioni effettuata ai sensi dello stesso art. 36-bis. In tali casi è l'agenzia a comunicare l'importo del credito da rimborsare e il contribuente dovrà solo comunicare le coordinate del conto corrente per ottenere l'accredito. |