Istanza di rimborso per ritenuta diretta

Maria Cristina Rizzi

Inquadramento

La richiesta di rimborso di ritenute dirette è regolata dall'art. 37 d.P.R. n. 602/1973 e riguarda solo le ritenute effettuate dall'amministrazione statale.

Formula

ISTANZA DI RIMBORSO PER RITENUTA DIRETTA

E X ART. 37 D.P.R. N. 602/1973

Raccomandata A.R. [1]

All'Agenzia delle Entrate

Direzione Provinciale di ...

Ufficio territoriale di ...

Oggetto: istanza di rimborso per ritenuta diretta

Il/Lasottoscritto/a ... , nato/a ... , il ... , residente in ... , via ... , n. ... , CAP ... , codice fiscale ... , partita IVA ... , tel. ... , fax ... , e-mail ... , P.E.C. ... ;

PREMESSO

Che svolge l'attività di ...

che ha subito erroneamente la ritenuta di € ...

a titolo di ... [2]

in riferimento all'anno d'imposta ... ;

che tale somma è stata erroneamente ritenuta in quanto ... [3] ;

come dimostrato dalle certificazioni che si allegano [4] .

Tanto premesso

CHIEDE

Che venga disposto il rimborso della somma di € ... .

Indica, ai fini dell'accredito in conto corrente, le coordinate bancarie/postali:

Banca ... Agenzia ... n. di conto corrente ... intestato a ... , A.B.I ... C.A.B. ... , I.B.A.N. ...

Si allegano i seguenti documenti:

1) ... [5] ;

2) Copia del documento di identità del titolare del rimborso ... [6] ;

Luogo e data ...

Firma ...

[1] 1. L'istanza, redatta in carta semplice, può essere consegnata a mano all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del contribuente oppure spedita con raccomandata a.r..

[2] 2. Indicare l'imposta e l'anno.

[3] 3. Indicare i motivi per i quali la ritenuta subita non era dovuta (es. errore materiale, duplicazione o inesistenza totale o parziale dell'obbligazione tributaria).

[4] 4. Indicare le certificazioni delle ritenute subite.

[5] 5. Copia delle certificazioni e di tutti i documenti a supporto delle motivazioni.

[6] 6. Se l'istanza non viene presentata personalmente

Commento

I Rimborsi per ritenute dirette . L'art. 37 d.P.R. n. 602/1973 (rubricato rimborso di ritenute dirette), nel testo vigente prevede, in caso di imposta sui redditi, che il contribuente, assoggettato a ritenuta diretta, possa presentare entro 4 anni dalla ritenuta (art. 38 .P.R. n. 602/1973) l'istanza finalizzata a chiedere il rimborso delle maggiori somme trattenute in caso di errore materiale, duplicazione o inesistenza parziale o totale dell'obbligazione tributaria.

La ritenuta diretta e la ritenuta ordinaria. Sono pagate per ritenuta diretta le imposte dovute sui redditi di lavoro dipendente corrisposti dalla Pubblica amministrazione (art. 29 d.P.R. n. 600/1973). La somma pagata dalla Pubblica Amministrazione viene decurtata «a monte» di una ritenuta, che può essere a titolo di acconto (ritenuta diretta a titolo d'acconto) o a titolo di imposta (ritenuta diretta a titolo definitivo). La ritenuta diretta va tenuta distinta dalla «ordinaria» ritenuta alla fonte che si ricollega al fenomeno della «sostituzione» di cui all'art. 64 del d.P.R. n. 600/1973: nel primo caso, infatti, il sostituto d'imposta coincide con il soggetto creditore dell'imposta (lo Stato); mentre, nel secondo caso, il sostituto d'imposta non coincide con il soggetto creditore dell'imposta (lo Stato) sicché, una volta effettuata la ritenuta sulla somma versata al sostituito, egli è tenuto a versare la ritenuta stessa all'Erario. La ritenuta ordinaria è una modalità di riscossione spontanea dei tributi che rientra nel versamento diretto.

Il versamento diretto. Il versamento diretto è il metodo di riscossione volontario più diffuso e consiste nello spontaneo versamento da parte del contribuente all'erario delle imposte (generalmente con il versamento alla Tesoreria dello Stato attraverso una delega irrevocabile ad una Banca o alle Poste). Tale delega per le imposte dirette, l'IRAP, l'IVA e molti altri tributi, è concretamente costituita dal modello F24. Il versamento diretto è divenuto nel tempo il sistema principale attraverso il quale i contribuenti versano tributi (ma anche contributi previdenziali ed altre tipologie di somme). Il metodo del versamento diretto trova applicazione, tra l'altro, per i versamenti degli acconti e dei saldi delle imposte sui redditi indicate nella dichiarazione, delle relative addizionali e dell'IRAP, per i versamenti periodici e a saldo dell'IVA e per il versamento delle ritenute operate dai sostituti d'imposta (la cosiddetta ritenuta ordinaria di cui prima).

Nell'ambito dell'adempimento tramite versamento diretto va altresì segnalato l'adempimento mediante compensazione (art. 1241 c.c.).

Diverso ambito di operatività degli artt. 37 e 38. Quanto al diverso ambito di operatività degli artt. 37 e 38 d.P.R. n. 602/1973 la Cass., ord. n. 6903/2014, aderendo all'orientamento consolidato in materia, ha ben chiarito quali rimborsi ricadono nella disciplina dell'art. 38 d.P.R. n. 602/1973 (rubricato "Rimborso di versamenti diretti") e quali nella diversa disciplina di cui all'art. 37 del medesimo decreto (rubricato "Rimborsi di ritenute dirette"). Mentre l'art. 38, riguarda il rimborso delle ritenute trattenute dal datore di lavoro privato, ovvero "diverso da un'Amministrazione statale", che opera in qualità di sostituto d'imposta - e ricomprende tanto l'istanza di rimborso di chi ha fatto il versamento quanto, ex comma 2,  quella "presentata dal dipendente percipiente" - l'art. 37, viceversa, regola la " diversa ipotesi della "ritenuta diretta", che si verifica solo per le Amministrazioni dello Stato, cui è concesso di avvalersene nei confronti dei dipendenti, per attuare una compensazione tra il credito dell'Amministrazione stessa e il credito del contribuente" (Così anche Cass. V, n. 9940/2000; da ultimo anche Cass., sez. trib., n. 7110/2019; si consideri che la vecchia formulazione dell'art. 37 prevedeva la possibilità di chiedere il rimborso nel termine decennale di prescrizione; di qui anche la rilevanza della distinzione rispetto ai diversi termini dell'art. 38).

Dunque, la richiesta di rimborso ex art. 37 riguarda solo le ritenute operate nella qualità di creditore di imposta dell'amministrazione dello Stato e non si applica nell'ipotesi di ritenute effettuate dal datore di lavoro privato; in tale ultimo caso la disposizione di riferimento è il successivo art. 38 (che nel testo vigente fino al 31 dicembre 2000 prevedeva un termine di decadenza più limitato).

Seppur in concreto la giurisprudenza richiamata interessa le istanze di rimborso presentate anteriormente alle modifiche intervenute dal primo gennaio 2001 – con le quali sono stati unificati a 48 mesi i termini di decadenza per le due differenti istanze di rimborso – la stessa merita evidenza perché comunque chiarisce il differente ambito di operatività delle due disposizioni.

L'art. 37 d.P.R. n. 602/1973, prima delle modifiche apportate dalla l. n. 338/2000 prevedeva che il contribuente assoggettato a ritenuta diretta potesse ricorrere al competente ufficio finanziario per errore materiale, duplicazione o inesistenza totale o parziale dell'obbligazione tributaria entro il termine decennale di prescrizione di cui all'art. 2946 c.c., chiedendo il rimborso; il successivo art. 38, sempre prima delle modifiche, prevedeva che il soggetto che avesse effettuato un versamento diretto potesse presentare istanza al competente ufficio entro il termine di decadenza di 18 mesi dalla data del versamento per errore materiale, duplicazione o inesistenza totale o parziale dell'obbligazione tributaria, istanza che poteva essere presentata anche dal percipiente le somme assoggettate a ritenuta. La novella ha lasciato inalterato nella sostanza il contenuto delle due disposizioni, ma ha unificato il termine di decadenza in 48 mesi; in ogni caso ricorrendo i detti presupposti, il contribuente che ha versato o subito ritenuta alla fonte o ha eseguito il versamento diretto, può presentare istanza di rimborso

Modalità di presentazione delle istanze. L'istanza di rimborso deve essere presentata, in carta semplice, all'ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente in base al domicilio fiscale del contribuente al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi da cui genera il rimborso.

L'istanza può essere presentata a mano o tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

La presentazione della istanza ad un organo diverso da quello territorialmente competente a provvedere è atto idoneo ad interrompere la decadenza ed a determinare altresì la formazione del silenzio-rifiuto in ragione dell'obbligo dell'amministrazione ricevente di trasmettere l'istanza all'ufficio competente in osservanza delle regole di collaborazione tra organi della stessa amministrazione (Cass. V, ord. n. 30229/2018).

Contenuto dell'istanza. L'istanza deve contenere i dati anagrafici e l'attività svolta dal richiedente; le indicazioni riferibili alle ritenute di cui si chiede il rimborso (data, natura e anno di imposta); i motivi della richiesta di rimborso.

Occorre corredare l'istanza della documentazione utile a sostenere il rimborso.

La giurisprudenza di legittimità ha argomentato che le domande di rimborso, prive delle indicazioni inerenti gli estremi di versamento e gli importi relativi all'ammontare delle ritenute IRPEF, nonché della indicazione degli importi chiesti in restituzione, non possono considerarsi giuridicamente valide e non sono, dunque, idonee alla formazione del silenzio-rifiuto impugnabile, in quanto non consentono di valutare la fondatezza o meno della richiesta; né tale vizio è sanabile con il successivo deposito di documenti, atti a colmare le lacune predette, deposito che è comunque tardivo, in quanto intervenuto nel corso di un procedimento che non avrebbe dovuto neppure essere iniziato (Cass. V, n. 21400/2012).

In tempi più recenti, Cass. V., ord. n. 32263/2018: “L'istanza di rimborso generica od incompleta è inidonea a formare il silenzio-rigetto, autonomamente impugnabile, in quanto non consente all'Ufficio di valutare la fondatezza della stessa né al giudice tributario di sindacare le presuntive ragioni del diniego”.

Risposta. La domanda può essere accolta e respinta espressamente.

Se è accolta, viene disposta la restituzione della somma; se è respinta (con apposita comunicazione motivata e notificata) il contribuente può presentare ricorso alla competente Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado  entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto.

Se l'ufficio non risponde, la domanda di rimborso deve ritenersi respinta, in quanto vige l'istituto del silenzio-rifiuto. Trascorsi almeno 90 giorni dalla presentazione della domanda di rimborso (art. 19, comma 1 let. g), d.lg. n. 546/1992) ed entro il termine di prescrizione, ordinariamente decennale, l'interessato può in ogni caso ricorrere alla Corte tributaria; egual ricorso può essere presentato in caso di accoglimento parziale dell'istanza o di conseguenza del silenzio-rifiuto parziale (sull'impugnabilità del provvedimento di rimborso parziale di un tributo e di rigetto implicito per il resto, cfr. Cass. V, n. 12804/2002; da ultimo Cass. V, n. 8195/2015: In tema di contenzioso tributario, qualora, a fronte di una istanza di rimborso d'imposta, l'Amministrazione finanziaria si limiti ad emettere un provvedimento di rimborso parziale, senza evidenziare alcuna riserva o indicazione nel senso di una sua eventuale natura interlocutoria, il provvedimento, per la parte relativa all'importo non rimborsato, ha valore di rigetto - sia pure implicito - della richiesta originariamente presentata dal contribuente. Ne consegue che detto provvedimento costituisce atto impugnabile quale rifiuto espresso, nel termine di sessanta giorni dalla notificazione, ai sensi degli artt. 19 e 21 del d.lgs. n. 546/1992, ed è improponibile una seconda istanza di rimborso per il mancato accoglimento integrale della prima, con conseguente inidoneità della stessa alla formazione di un silenzio-rifiuto impugnabile.).

Modalità di erogazione del rimborso. Se il contribuente nella istanza di rimborso ha indicato le coordinate del conto corrente bancario o postale, il rimborso, qualunque sia l'importo, viene accreditato sul conto; è però necessario che l'intestatario del conto (o almeno uno degli eventuali cointestatari) coincida con il beneficiario del rimborso, pena il mancato accredito del rimborso.

Le coordinate del conto possono essere comunicate in ogni momento anche successivamente presso qualsiasi ufficio dell'Agenzia delle entrate oppure on line attraverso l'applicazione disponibile sul sito dell'Agenzia.

In mancanza, il rimborso viene erogato con modalità diverse in base all'importo della somma da riscuotere.

Per gli importi fino a 999,99 euro, comprensivi di interessi, il contribuente riceverà un invito a presentarsi in un qualsiasi ufficio postale presso il quale, esibendo un documento d'identità, può riscuotere il rimborso in contanti. Chi si presenta in qualità di delegato, insieme alla delega compilata in ogni sua parte, deve esibire anche il documento d'identità del delegante.

Per gli importi oltre 999,99 € e fino a 51.645,69 €, comprensivi di interessi, al contribuente arriverà un invito a comunicare le coordinate del proprio conto corrente, unitamente a un modello da compilare e consegnare, entro il termine indicato, a un ufficio postale. Se il contribuente non consegna il modello e non fornisce le coordinate del proprio conto, il rimborso verrà eseguito con l'emissione di un vaglia della Banca d'Italia.

Per gli importi superiori a 51.645,69 €, comprensivi di interessi, e per i rimborsi di soli interessi di qualsiasi importo, la restituzione avviene, per ragioni di sicurezza, esclusivamente tramite accredito su conto corrente bancario o postale.

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