Ricorso contro l'avviso di accertamento per erronea determinazione della plusvalenza tassabile nell'ipotesi di cessione di impresa familiare

Nicola Graziano

Inquadramento

Per la tassazione delle plusvalenze realizzate con la cessione di impresa familiare l'Agenzia delle Entrate – con la risoluzione n. 78/E/2015 – ha chiarito che la plusvalenza deve necessariamente risultare imputata interamente in capo all'imprenditore, con la conseguenza di essere fiscalmente non rilevante per i collaboratori familiari.

Formula

ON. CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO GIURISDIZIONALE CON ISTANZA DI RECLAMO E MEDIAZIONE

(e contestuale)

ISTANZA DI TRATTAZIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Il sig. ...., nato a ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., ...., ed elettivamente domiciliato in .... ( ....), alla via ...., ...., ...., presso lo studio dell'avv. .... (C.F. ....), che lo rappresenta e difende in virtù di procura speciale in allegato al presente atto,

PROPONE RICORSO 1

avverso l'avviso di accertamento n. ...., notificato in data ....,

NEI CONFRONTI

dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in persona del rappresentante legale pro-tempore, con sede in .... ( ....), alla via ...., n. ....

FATTO

In data .... al ricorrente veniva notificato, nella qualità di collaboratore dell'impresa familiare ...., l'avviso di accertamento n .... ai fini del recupero degli importi riguardanti la tassazione della plusvalenza realizzata con la cessione – avvenuta il .... a rogito del notaio .... – dell'impresa .... con sede in .... ( ....), alla via ...., P.IVA ....

L'odierno ricorrente propone opposizione contro il predetto avviso di accertamento per i motivi di seguito esplicitati.

DIRITTO

La pretesa dell'Agenzia delle Entrate è completamente infondata.

L'Agenzia delle Entrate non ha considerato la propria risoluzione n. 78/E/2015 con la quale ha chiarito che la plusvalenza derivante dalla cessione di impresa familiare deve necessariamente risultare imputata interamente in capo all'imprenditore, con la conseguenza di essere fiscalmente non rilevante per i collaboratori familiari.

Per quanto espresso, così si

CONCLUDE

Piaccia all'On.leCorte di Giustizia Tributaria di Primo Grado , contrariis reiectis, in accoglimento del ricorso e per i motivi esposti:

– dichiarare l'illegittimità dell'avviso di accertamento n. ...., notificato in data ....;

– condannare l'Ufficio resistente al pagamento delle spese processuali.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1, d.lgs. n. 546/1992, che il presente ricorso venga discusso in pubblica udienza.

Costituendosi in giudizio il ricorrente deposita:

1) copia dell'avviso di accertamento n. ...., notificato in data .... dall'Ufficio di ....;

2) ....

ISTANZA DI SOSPENSIONE

Nel caso qui in giudizio sussistono i presupposti per la sospensione degli effetti dell'atto impugnato.

Più in dettaglio:

il fumus boni iuris (esistenza dei fondati motivi) si confida emerga con sufficiente chiarezza dalla lettura del ricorso;

il periculum in mora (danno grave ed irreparabile per il contribuente) deriva da ....

Pertanto,

CHIEDE

che l'On. Corte tributaria adita Voglia disporre la sospensione dell'impugnato provvedimento e di ogni altro atto presupposto, connesso e/o consequenziale.

Il sottoscritto procuratore, ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. n. 115/2002 e successive modifiche dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad € ...., ragion per cui è dovuto un contributo unificato nella misura di € ....

Dichiara, altresì, di voler ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento presso il proprio numero di fax ( ....) o indirizzo di posta elettronica certificata ( ....).

La presente copia, di cui si attesta la conformità all'originale notificato all'Agenzia delle Entrate di ...., sarà depositata presso laCorte di Giustizia Tributaria di Primo Grado  di .... completa con gli allegati, tenuto conto dell'istanza ex art. 17-bis d.lgs. n. 546/1992, appresso formulata.

Luogo e data ....

Firma del difensore ....

ISTANZA

ai sensi dell'art. 17-bis del d.lgs. n. 546/1992

Il sig. ...., nato a ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., come in epigrafe rappresentato, domiciliato e difeso, sulla base dei fatti e dei motivi sopra evidenziati

CHIEDE

che l'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in alternativa al deposito del ricorso che precede presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado , accolga in via amministrativa le richieste nel medesimo ricorso formulate.

Comunica in ogni caso la sua disponibilità a valutare in contraddittorio la mediazione della controversia.

Per l'invito al contraddittorio, le comunicazioni e le notificazioni relative al presente procedimento, si indicano uno o più dei seguenti recapiti:

– Studio ...., sito in .... ( ....), alla via ....;

– PEC: ....;

– telefono ....;

– fax ....;

– posta elettronica ordinaria: ....

Con osservanza.

Luogo e data .... ....

Firma del difensore ....

PROCURA SPECIALE

Il sig. ...., nato a ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., delega a rappresentarlo e a difenderlo – nel procedimento da attivare nei confronti dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in ogni sua fase, stato e grado, l'avv. ...., conferendogli con ogni facoltà di legge, incluse quelle di proporre reclamo e di mediare ai sensi dell'art. 17-bis del d.lgs. n. 546/92, trattare, comporre, conciliare, transigere, rinunciare agli atti e accettare rinunzie, farsi sostituire, ed elegge domicilio, anche per le notificazioni relative al procedimento di reclamo e mediazione, presso il suo studio sito in .... ( ....), alla via ....

Dichiara, inoltre, di aver ricevuto tutte le informazioni previste dagli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003, nonché dal Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, e presta il proprio consenso al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito.

Luogo e data ....

Firma del mandante ....

Autentica della firma ....

[1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere allaCorte di Giustizia Tributaria di Primo Grado  competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

Commento

Dal punto di vista fiscale l'impresa familiare è regolata dall'art. 5, comma 4, d.P.R. n. 917/1986 (TUIR), a norma del quale:

«i redditi delle imprese familiari di cui all'art. 230-bis c.c., limitatamente al 49% dell'ammontare risultante dalla dichiarazione dei redditi dell'imprenditore, sono imputati a ciascun familiare che abbia prestato in modo continuativo e prevalente la sua attività di lavoro nell'impresa, proporzionalmente alla sua quota di partecipazione agli utili. La presente disposizione si applica a condizione:

a) che i familiari partecipanti all'impresa risultino nominativamente, con l'indicazione del rapporto di parentela o di affinità con l'imprenditore, da atto pubblico o da scrittura privata autenticata anteriore all'inizio del periodo d'imposta, recante la sottoscrizione dell'imprenditore e dei familiari partecipanti;

b) che la dichiarazione dei redditi dell'imprenditore rechi l'indicazione delle quote di partecipazione agli utili spettanti ai familiari e l'attestazione che le quote stesse sono proporzionate alla qualità e quantità del lavoro effettivamente prestato nell'impresa, in modo continuativo e prevalente, nel periodo d'imposta;

c) che ciascun familiare attesti, nella propria dichiarazione dei redditi, di aver prestato la sua attività di lavoro nell'impresa in modo continuativo e prevalente».

Il successivo comma 5 precisa che «si intendono per familiari, ai fini delle imposte sui redditi, il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado».

Dunque, risulta che:

• il reddito dell'impresa deve necessariamente risultare dichiarato nel suo ammontare complessivo dall'imprenditore, che è l'unico titolare dell'impresa, il quale ha la possibilità di imputare parte del suo reddito ai familiari per un ammontare non superiore alla percentuale predetta;

• i redditi imputati ai familiari, in proporzione alle rispettive quote di partecipazione, non rappresentano costi nella determinazione del reddito dell'impresa familiare, bensì una ripartizione dell'utile dell'impresa medesima.

In caso di cessione, invece, circa il trattamento fiscale della plusvalenza realizzata dall'impresa familiare l'Agenzia delle Entrate – con la risoluzione n. 78/E/2015 – ha chiarito che la plusvalenza deve necessariamente risultare imputata interamente in capo all'imprenditore, con la conseguenza di essere fiscalmente non rilevante per i collaboratori familiari. L'Amministrazione finanziaria motiva tale orientamento precisando che l'impresa familiare ha natura individuale e non collettiva (associativa) e, quindi, è imprenditore unicamente il titolare dell'impresa, il quale la esercita assumendo in proprio diritti ed obbligazioni, oltre la piena responsabilità verso i terzi. Ciò è comprovato dalla circostanza che il fallimento dell'imprenditore non coinvolge i familiari. In virtù della natura di impresa individuale, le eventuali perdite conseguite sono imputate esclusivamente al titolare dell'impresa familiare.

Secondo la risoluzione predetta, quindi, la plusvalenza derivante dalla cessione dell'impresa familiare assume rilevanza fiscale interamente in capo al soggetto imprenditore a norma degli artt. 58 e 86 del TUIR, in quanto non può trovare applicazione l'art. 67, comma 1, lett. h-bis), dello stesso testo unico. Quest'ultima disposizione stabilisce, infatti, che costituiscono redditi diversi le plusvalenze realizzate in caso di successiva cessione, anche parziale, delle aziende acquisite ai sensi dell'art. 58 TUIR. Si tratta, in sostanza, della riqualificazione di plusvalenze maturate in regime d'impresa in plusvalenze tassabili come redditi diversi, sempreché gli eredi o i donatari non abbiano continuato l'attività d'impresa.

Tuttavia, va segnalata l'esistenza di un orientamento giurisprudenziale, ribadito anche di recente (Cass. V, n. 5726/2018), secondo il quale le plusvalenze derivanti dalla cessione di un'azienda gestita in regime di impresa familiare, così come i redditi derivati dall'esercizio della stessa, stante l'equiparazione dell'impresa familiare alla società di persone, vanno imputati ai singoli partecipanti a prescindere dalla loro effettiva percezione; un orientamento, quindi, che, equiparando le imprese familiari alle società di persone (e non alle ditte individuali), estende implicitamente anche alle prime l'applicabilità del principio in forza del quale i redditi prodotti debbono essere imputati ai singoli soci o partecipanti a prescindere dalla loro effettiva percezione. Il medesimo orientamento precisa che, in tema di IRPEF, la plusvalenza derivante dalla cessione di un'impresa familiare, ove il titolare si sia avvalso, nella propria dichiarazione dei redditi, dell'imposta sostitutiva di cui all'art. 1 d.lgs. n. 358/1997, deve essere interamente imputata allo stesso e non anche ai singoli familiari partecipanti in proporzione della quota.

Si ritiene opportuno ricordare, altresì, che esiste la possibilità di optare per la tassazione separata ai sensi dell'art. 17, comma 1, lett. g), TUIR, per le eventuali plusvalenze realizzate mediante la cessione a titolo oneroso di aziende possedute da più di cinque anni.

Si ricorda, infine, che, ai sensi dell'art. 1 d.lgs. n. 358/1997 «le plusvalenze realizzate mediante la cessione di aziende possedute per un periodo non inferiore a tre anni e determinate secondo i criteri previsti dall'art. 54 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917/1986, possono essere assoggettate ad un'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, con l'aliquota del 19% [...]» per l'abrogazione del presente articolo, con riguardo alle cessioni e ai conferimenti effettuati nonché alle operazioni di fusione e scissione perfezionate dopo il 31 dicembre 2003, v. art. 3 del d.lgs. n. 344/2003).

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