Ricorso contro l'avviso di accertamento per erronea determinazione della plusvalenza tassabile nell'ipotesi di cessione di azienda

Nicola Graziano

Inquadramento

Le plusvalenze realizzate con la cessione di azienda a titolo oneroso possono essere tassate in un'unica soluzione nell'esercizio di realizzo o rateizzata in rate annuali, nell'ipotesi di azienda detenuta da almeno 3 anni. In alternativa, il solo imprenditore individuale può optare per la tassazione separata ai sensi dell'art. 17, comma 1, lett. g) TUIR.

Formula

ON. CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO GIURISDIZIONALE CON ISTANZA DI RECLAMO E MEDIAZIONE

(e contestuale)

ISTANZA DI TRATTAZIONE IN PUBBLICA UDIENZA

La società ...., con sede legale in .... ( ....), alla via ...., ...., P.IVA. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, sig. ...., elettivamente domiciliata in .... ( ....), alla via ...., ...., presso lo studio dell'avv. .... (C.F. ....), che la rappresenta e difende in virtù di procura speciale in allegato al presente atto,

PROPONE RICORSO 1

avverso l'avviso di accertamento n. ...., notificato in data ....,

NEI CONFRONTI

dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in persona del rappresentante legale pro tempore, con sede in .... ( ....), alla via ...., n. .....

FATTO

In data .... alla ricorrente veniva notificato l'avviso di accertamento n ...., con il quale, determinato in € ...., il prezzo della cessione dell'azienda avvenuta con atto del ...., venivano addebitati maggiori redditi per l'anno .... a titolo di plusvalenza e conseguentemente maggiori imposte, pari ad € .....

L'odierna ricorrente propone opposizione contro il predetto avviso di accertamento per i motivi di seguito esplicitati.

DIRITTO

La pretesa dell'Agenzia delle Entrate è completamente infondata.

Si ricorda, invero, che, secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, per le cessioni di aziende l'esistenza di un maggior corrispettivo non è presumibile soltanto sulla base del valore, anche se dichiarato, accertato o definito ai fini dell'imposta di registro ovvero delle imposte ipotecaria e catastale. Precisamente, l'automatica trasposizione del valore dato al bene ai fini dell'imposta di registro in sede di accertamento della plusvalenza per la tassazione Irpef non trova più ingresso in sede di valutazione della prova, nel senso che non è possibile ricondurre a quel solo dato il fondamento dell'accertamento, spettando invece all'Ufficio il compito di individuare ulteriori indizi, dotati di precisione gravità e concordanza, che supportino adeguatamente il diverso prezzo della cessione rispetto a quanto dichiarato dal contribuente.

Principio, quello testé ricordato, completamente disatteso, purtroppo, dall'Agenzia delle Entrate.

Per quanto espresso, così si

CONCLUDE

Piaccia all'On.le Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado, contrariis reiectis, in accoglimento del ricorso e per i motivi esposti:

– dichiarare l'illegittimità dell'avviso di accertamento n. ...., notificato in data .....;

– condannare l'Ufficio resistente al pagamento delle spese processuali.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1, d.lgs. n. 546/1992, che il presente ricorso venga discusso in pubblica udienza.

Costituendosi in giudizio la ricorrente deposita:

1) copia dell'avviso di accertamento n. ...., notificato in data .... dall'Ufficio di ....;

2) ....

ISTANZA DI SOSPENSIONE

Nel caso qui in giudizio sussistono i presupposti per la sospensione degli effetti dell'atto impugnato.

Più in dettaglio:

il fumusboni iuris (esistenza dei fondati motivi) si confida emerga con sufficiente chiarezza dalla lettura del ricorso;

il periculum in mora (danno grave ed irreparabile per il contribuente) deriva da ....

Pertanto,

CHIEDE

che l'On. Coorte tributaria adita Voglia disporre la sospensione dell'impugnato provvedimento e di ogni altro atto presupposto, connesso e/o consequenziale.

Il sottoscritto procuratore, ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. n. 115/2002 e successive modifiche dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad € ...., ragion per cui è dovuto un contributo unificato nella misura di € ....

Dichiara, altresì, di voler ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento presso il proprio numero di fax ( ....) o indirizzo di posta elettronica certificata ( ....).

La presente copia, di cui si attesta la conformità all'originale notificato all'Agenzia delle Entrate di ...., sarà depositata presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado di .... completa con gli allegati, tenuto conto dell'istanza ex art. 17-bis d.lgs. n. 546/1992, appresso formulata.

Luogo e data ....

Firma del difensore ....

ISTANZA

ai sensi dell'art. 17-bis del d.lgs. n. 546/1992

La società ...., con sede legale in .... ( ....), alla via ...., P.IVA. ...., come in epigrafe rappresentata, domiciliata e difesa, sulla base dei fatti e dei motivi sopra evidenziati

CHIEDE

che l'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in alternativa al deposito del ricorso che precede presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado , accolga in via amministrativa le richieste nel medesimo ricorso formulate.

Comunica in ogni caso la sua disponibilità a valutare in contraddittorio la mediazione della controversia.

Per l'invito al contraddittorio, le comunicazioni e le notificazioni relative al presente procedimento, si indicano uno o più dei seguenti recapiti:

– Studio ...., sito in .... ( ....), alla via ....;

– PEC: ....;

– telefono ....;

– fax ....;

– posta elettronica ordinaria: ....

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma del difensore ....

PROCURA SPECIALE

La società ...., con sede legale in .... ( ....), alla via ...., ...., P.IVA. ...., delega a rappresentarla e a difenderla – nel procedimento da attivare nei confronti dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in ogni sua fase, stato e grado, l'avv. ...., conferendogli con ogni facoltà di legge, incluse quelle di proporre reclamo e di mediare ai sensi dell'art. 17-bis del d.lgs. n. 546/1992, trattare, comporre, conciliare, transigere, rinunciare agli atti e accettare rinunzie, farsi sostituire, ed elegge domicilio, anche per le notificazioni relative al procedimento di reclamo e mediazione, presso il suo studio sito in .... ( ....), alla via ....

Dichiara, inoltre, di aver ricevuto tutte le informazioni previste dagli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003, nonché dal Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, e presta il proprio consenso al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito.

Luogo e data ....

Firma del mandante ....

Autentica della firma ....

[1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere alla Corte di giustizia tributaria di primo grado competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

Commento

L'art. 86 d.P.R. n. 917/1986 (TUIR), rubricato «Plusvalenze patrimoniali», prevede, al comma 2, la concorrenza alla formazione del reddito dell'impresa anche delle plusvalenze derivanti dalla cessione di aziende o di rami aziendali, compreso il valore dell'avviamento, realizzate unitariamente mediante cessione a titolo oneroso.

La plusvalenza, secondo quanto emerge dalla prima parte del predetto comma 2, è costituita dalla differenza fra il corrispettivo pattuito per la cessione dell'azienda ed il costo fiscalmente riconosciuto della stessa.

Se il corrispettivo della cessione è costituito esclusivamente da beni ammortizzabili, anche se costituenti un complesso o ramo aziendale, e questi vengono complessivamente iscritti in bilancio allo stesso valore al quale vi erano iscritti i beni ceduti, si considera plusvalenza soltanto il conguaglio in denaro eventualmente pattuito.

Il successivo comma 4 dell'art. 86 precisa che «le plusvalenze realizzate [...] concorrono a formare il reddito, per l'intero ammontare nell'esercizio in cui sono state realizzate ovvero, se i beni sono stati posseduti per un periodo non inferiore a tre anni, o a un anno per le società sportive professionistiche, a scelta del contribuente, in quote costanti nell'esercizio stesso e nei successivi, ma non oltre il quarto. La predetta scelta deve risultare dalla dichiarazione dei redditi; se questa non è presentata la plusvalenza concorre a formare il reddito per l'intero ammontare nell'esercizio in cui è stata realizzata».

In sintesi, la plusvalenza può essere tassata in un'unica soluzione nell'esercizio di realizzo o rateizzata in rate annuali, nell'ipotesi di azienda detenuta da almeno 3 anni.

In alternativa al regime di tassazione ordinario, ovvero alla rateizzazione, esiste la possibilità, per il solo imprenditore individuale, di optare per la tassazione separata ai sensi dell'art. 17, comma 1, lett. g) TUIR, per le eventuali plusvalenze realizzate mediante la cessione a titolo oneroso di aziende possedute da più di cinque anni.

Con la Circolare 320/E1997 il Ministero delle Finanze ha chiarito che, ai fini della verifica del possesso quinquennale necessario per accedere ala tassazione separata, si computa anche l'eventuale periodo in cui l'azienda è stata concessa dal proprietario in usufrutto o in affitto.

Da quanto detto consegue che, nell'ipotesi in cui l'imprenditore individuale ceda l'unica azienda (perdendo lo status di imprenditore), potrà continuare ad avvalersi della tassazione agevolata come prima indicata, ma non potrà – per ovvie ragioni – fruire della rateizzazione della plusvalenza.

In merito all'accertamento da parte dell'Amministrazione finanziaria della plusvalenza realizzata a seguito di cessione di azienda è orientamento consolidato che l'Amministrazione non possa ancora procedere ad accertare, in via induttiva, la plusvalenza realizzata a seguito di cessione di immobile o di azienda solo sulla base del valore dichiarato, accertato o definito ai fini dell'imposta di registro. Il disposto dell'art. 5, comma 3 del d.lgs. n. 147/2015, infatti, precisa che l'esistenza di un maggior corrispettivo non è presumibile soltanto sulla base del valore anche se dichiarato, accertato o definito ai fini dell'imposta di registro ovvero delle imposte ipotecaria e catastale. Secondo la Cassazione, quindi, «l'automatica trasposizione del valore dato al bene ai fini dell'imposta di registro in sede di accertamento della plusvalenza per la tassazione Irpef non trova più ingresso in sede di valutazione della prova, nel senso che non è possibile ricondurre a quel solo dato il fondamento dell'accertamento, spettando invece all'Ufficio il compito di individuare ulteriori indizi, dotati di precisione gravità e concordanza, che supportino adeguatamente il diverso prezzo della cessione rispetto a quanto dichiarato dal contribuente» (Cass. V, n. 11417/2019).

È stato altresì affermato – in diverse occasioni – che, in tema di imposte sui redditi, è configurabile una plusvalenza tassabile anche nel caso di cessione di azienda con costituzione di una rendita vitalizia a favore del cedente, ai sensi dell'art. 1872 c.c., posto che essa può costituire il corrispettivo di un'alienazione patrimoniale che, pur assicurando una utilità aleatoria quanto all'ammontare concreto delle erogazioni che verranno eseguite, ha un valore economico agevolmente accertabile con riferimento a calcoli attuariali, secondo criteri riconosciuti dall'ordinamento giuridico; né può essere considerato di ostacolo alla tassazione il rischio di doppia imposizione, essendo la rendita vitalizia assimilabile a fini fiscali al reddito da lavoro dipendente, in quanto il divieto di doppia imposizione scatta al momento della concreta liquidazione della seconda imposta e solo nel caso in cui l'Amministrazione ritenga di avere diritto a ricevere il doppio pagamento (Cass. V, n. 11434/2018).

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