Ricorso contro l'avviso di accertamento in materia di IRAP da parte dell'avvocatoInquadramentoPresupposto dell'imposta, il cui periodo coincide con quello valevole ai fini delle imposte sui redditi, è l'esercizio abituale, nel territorio delle regioni, di attività autonomamente organizzate dirette alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. L'attività esercitata dalle società e dagli enti, compresi gli organi e le amministrazioni dello Stato, costituisce in ogni caso presupposto d'imposta. Il tributo si applica agli esercenti attività d'impresa e lavoro autonomo, operanti sia in forma individuale che associata, agli enti non commerciali privati nonché alle amministrazioni ed enti pubblici. L'art. 2 del d.lgs. n. 446/1997 indica come presupposto oggettivo dell'Irap l'abituale esercizio dell'attività autonomamente organizzata, volta alla produzione, scambio o prestazione di beni o servizi; mentre il successivo art. 3 del medesimo decreto indica, dal punto di vista soggettivo, tutti i soggetti passivi dell'Irap, tra i quali si affermano le persone fisiche esercenti arti o professioni di cui all'art. 49 del d.P.R. n. 917/1986. Sempre con riguardo al presupposto dell'Irap, il requisito dell'autonoma organizzazione – previsto dall' art. 2 d.lgs. n. 446/1997– il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente: a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell'organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l'id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui che superi la soglia dell'impiego di un collaboratore che esplichi mansioni di segreteria ovvero meramente esecutive. FormulaALLA CoRTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI .... RICORSO EX ART. 18 DEL D.LGS. N. 546/1992 Il Sig./La Sig. .... nato a .... il .... C.F. .... residente in .... alla via .... n. ...., CAP .... (oppure: della società .... con sede in ...., via ...., P.IVA o C.F. .... in persona del legale rappresentante pro-tempore), rappresentat. .... e difes. ...., in virtù di procura a margine/in calce e su foglio separato al presente atto, dall'Avv./Dott.Comm./ ...., C.F. ...., con il quale elettivamente domicilia presso il suo studio in .... alla via .... n. .... ai sensi degli artt. 170 e 176 c.p.c., si dichiara di voler ricevere comunicazioni e/o atti difensivi e/o provvedimenti relativi al presente procedimento al seguente indirizzo P.E.C. .... o n. fax .... PROPONE RICORSO 1 – contro ....; – avverso il seguente provvedimento prot. n. .... emesso il .... e notificato il .... PER I SEGUENTI MOTIVI 1) violazione e falsa applicazione di legge (artt. 2 e 3 d.lgs. n. 446/1997): presupposto per l'applicazione dell'imposta regionale sulle attività produttive è il requisito dell'autonoma organizzazione, il quale sussiste ogni qualvolta il contribuente, esercente un'attività di lavoro autonomo, impieghi beni strumentali eccedenti le quantità che, secondo l'id plerumque accidit, costituiscono il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui. Nel caso di specie, come da documentazione allegata al presente ricorso, tale presupposto difetta con conseguente nullità totale o parziale dell'atto impugnato: ed, invero, come precisato dalla Corte costituzionale, l'IRAP non colpisce il reddito personale del contribuente, bensì il valore aggiunto prodotto dalle attività autonomamente organizzate ed è, quindi, un'imposta di carattere reale, in relazione alla quale assume rilevanza l'autonoma organizzazione, ulteriore rispetto al requisito della professionalità, cioè quella suscettibile di apportare detto valore aggiunto, che è appunto il presupposto impositivo; con la conseguenza che, con riferimento al caso in esame, non essendo stata evidenziata la presenza di un idoneo complesso organizzativo atto a produrre un valore aggiunto in autonomia dal professionista, né, dunque, la sussistenza del requisito organizzativo rilevante ai fini dell'IRAP, va riconosciuto il diritto a non essere incisi dal tributo de quo con conseguente annullamento dell'avviso di accertamento impugnato. Infatti, i compensi a terzi, i canoni di locazione e la presenza di beni strumentali non sono prove per l'assoggettabilità a IRAP laddove, come nel caso di specie, tali elementi non dimostrino la sussistenza di un'autonoma organizzazione; 2) violazione e falsa applicazione di legge (artt. 2 e 3 d.lgs. n. 446/1997) sotto altro profilo: non rileva ai fini dell'applicazione dell'IRAP, in virtù del combinato disposto degli artt. 2 e 3, comma 1, lett. c) del d.lgs. n. 446/1997, il fatto, dedotto a fondamento motivazionale dell'atto impugnato, che il professionista sia inserito in una struttura di fatto assimilabile ad uno studio professionale associato. Il requisito dell'autonoma organizzazione ricorre solo quando il contribuente sia il responsabile dell'organizzazione (circostanza che come da documentazione allegata non ricorre nella vicenda de qua) e non sia, quindi e con specifico riguardo al caso di specie, inserito in strutture organizzative riferibili ad altre responsabilità ed interessi. Ed, invero, l'automatica (come di fatto finisce per sostenere l'Ufficio resistente) sottoposizione ad IRAP del lavoratore autonomo che disponga di un dipendente, qualsiasi sia la natura del rapporto e qualsiasi siano le mansioni esercitate, vanificherebbe l'affermazione di principio desunta dalla lettera della legge e dal testo costituzionale secondo cui il giudice deve accertare in concreto se la struttura organizzativa costituisca un elemento potenziatore ed aggiuntivo ai fini della produzione del reddito, tale da escludere che l'IRAP divenga una (incostituzionale) tassa sui redditi di lavoro autonomo. Pertanto – premesso che, in linea astratta, non può affermarsi che l'apporto fornito all'attività di un professionista dall'utilizzo di ordinarie prestazioni ausiliarie (come quelle di un segretario o di un inserviente) costituisca di per se stesso, a prescindere da qualunque analisi qualitativa e quantitativa di tali prestazioni, un indice indefettibile della presenza di un'autonoma organizzazione, dovendosi al contrario ritenere che l'apporto di un collaboratore che apra la porta o risponda al telefono mentre l'avvocato riceve il cliente, rientri, secondo l'id quod plerumque accidit, nel minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività professionale – nel vicenda de qua ben potrà l'adito giudice di merito apprezzare che nel caso concreto, per le specifiche modalità qualitative e quantitative delle prestazioni lavorative di cui il professionista si avvale (in base alla copiosa e puntale documentazione allegata al presente ricorso), le stesse non possano in alcun modo giudicarsi eccedenti il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività professionale. Alla luce delle svolte considerazioni si rendono le seguenti CONCLUSIONI Voglia la Corte Tributaria così provvedere: – in via principale, annullare l'atto impugnato (previa sospensione cautelare ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992); – con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione delle spese processuali al procuratore costituito). Si chiede la trattazione in pubblica udienza. Si depositano i seguenti atti: ..... Ai sensi dell'art. 22, comma 3, del d.lgs. n. 546/1992, si attesta la conformità del presente atto all'originale consegnato (o spedito) all'ente convenuto. Luogo e data .... Firma .... PROCURA 2 (generalità del ricorrente) .... nomina proprio procuratore alle liti (titolo) .... e, per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via .... Luogo e data .... Firma .... Autentica della Firma .... [1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere alla Corte di giustizia tributaria di primo gradocompetente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992. [2] [2]L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale. CommentoPer non essere assoggettato a IRAP secondo il presupposto previsto dall'art. 2 del d.lgs. n. 446/1997 un avvocato deve provare di aver esercitato l'attività senza autonoma organizzazione. I giudici tributari di merito possono verificare la sussistenza o meno di tale presupposto. L'attività di lavoro autonomo, pur abituale, non ricomprende l'elemento organizzativo: è infatti possibile ipotizzare un'attività professionale svolta senza capitale e lavoro altrui. Per la soggezione ad IRAP dei proventi di un lavoratore autonomo è necessario che la struttura organizzata di cui questi si avvalga faccia capo allo stesso non solo ai fini operativi, ma anche sotto il profilo organizzativo (Cass. VI, n. 4080/2017 che, in applicazione di tale principio, ha cassato la sentenza di merito che aveva riconosciuto la soggettività passiva all'imposta di un avvocato che, collaborando presso importanti studi legali, ne aveva utilizzato la struttura organizzativa, traendone utilità). Il solo accertamento della disponibilità di una segretaria, assunta quale lavoratore dipendente, non è sufficiente a far ritenere integrata la realizzazione, da parte del lavoratore autonomo, di una autonoma organizzazione professionale (Cass. V, n. 6119/2019). In tema di IRAP, con riguardo all'attività professionale di avvocato, è da escludersi che possa farsi discendere la sussistenza dell'autonoma organizzazione dalla sola circostanza costituita dai compensi corrisposti a terzi, omettendo di considerare la natura di tali compensi, se cioè essi siano relativi ad una collaborazione di carattere continuativo ovvero a prestazioni meramente occasionali, e se siano strettamente afferenti all'esercizio in modo organizzato della propria attività professionale o se siano (e in che misura) riconducibili a prestazioni strettamente connesse all'esercizio della professione forense, come il compenso per le domiciliazioni di altri colleghi, componenti che, esulando dall'assetto strettamente organizzativo dell'attività professionale, non appaiono di per sé indicativi di autonoma organizzazione (Cass. V, n. 6116/2019). L'avvocato che si avvale di consulenti e domiciliazioni esterne non deve assolvere il tributo IRAP in quanto non c'è autonoma organizzazione presupposto per il pagamento dell'imposta (Cass. V, n. 26332/2017). In tema d'IRAP, non assume rilevanza, ai fini della configurabilità dell'autonoma organizzazione di un professionista (nella specie, avvocato), l'attività svolta da un tirocinante, atteso che la funzione della pratica è l'apprendimento e non il potenziamento della produttività dello studio (Cass. VI, n. 22705/2016). |