Ricorso contro l'atto impositivo emesso per operazioni soggettivamente inesistenti

Carlo Buonauro

Inquadramento

L'ipotesi della emissione di fatture per operazioni “soggettivamente” inesistenti – a differenza del caso di operazioni “oggettivamente” inesistenti che suppone la simulazione assoluta della operazione imponibile, in quanto non realizzata e fittiziamente rappresentata in fattura – presuppone che l'operazione commerciale si è realmente conclusa sebbene con un soggetto diverso dall'apparente-cedente.

Le definizioni offerte dall'art. 3 d.lgs. n. 74/2000 sono valide soltanto nell'ambito della disciplina penale dettata dallo stesso d.lgs. n. 74, atteso che l'elenco di definizioni è preceduto dalla espressa precisazione che si tratta di nozioni valide soltanto «Ai fini del presente decreto». In ogni caso si rileva che, comunque, secondo la definizione fornita dalla lett. a) del citato art. 1, rientrano nella categoria delle fatture per operazioni inesistenti anche quelle “che riferiscono l'operazione a soggetti diversi da quelli effettivi”, cioè le fatture soggettivamente false.

Ai fini delle imposte dirette ed IRAP il d.l. n. 16/2012 conv. con modif. dalla l. n. 44/2012 ha escluso l'indeducibilità dei costi in presenza di fatture soggettivamente inesistenti. Ai fini IVA gli elementi riportati dal contribuente consentono di poter escludere la conoscibilità della prospettata inesistenza soggettiva secondo i criteri di media diligenza a tutela della buona fede e dell'affidamento del contribuente inconsapevole.

Formula

ALLA CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO

EX ART. 18 DEL D.LGS. N. 546/1992

Il Sig./La Sig. .... nato a .... il .... C.F. .... residente in .... alla via .... n. ...., CAP .... (oppure: della società .... con sede in ...., via ...., P.IVA o C.F. .... in persona del legale rappresentante pro-tempore), rappresentat. .... e difes. ...., in virtù di procura a margine/in calce e su foglio separato al presente atto, dall'Avv./Dott.Comm./ ...., C.F. ...., con il quale elettivamente domicilia presso il suo studio in .... alla via .... n. .... ai sensi degli artt. 170 e 176 c.p.c., si dichiara di voler ricevere comunicazioni e/o atti difensivi e/o provvedimenti relativi al presente procedimento al seguente indirizzo P.E.C. .... o n. fax ....

PROPONE RICORSO 1

– contro ....;

– avverso il seguente provvedimento prot. n. .... emesso il .... e notificato il ....

PER I SEGUENTI MOTIVI

1) In tema d'IVA, ove l'Amministrazione finanziaria contesti, come nella specie, che la fatturazione attenga a operazioni soggettivamente inesistenti, essa ha l'onere di provare, anche in via indiziaria, sia l'inesistenza del fornitore, sia, sulla base di elementi oggettivi e specifici, che il cessionario sapeva (o avrebbe potuto sapere), con l'ordinaria diligenza ed alla luce della qualificata posizione professionale ricoperta, che l'operazione si inseriva in un'evasione dell'imposta; orbene, nel caso di specie, in primo luogo manca la pima prova relativa all'insistenza del fornitore, vuoi per la genericità degli argomenti utilizzati dall'ufficio, vuoi per la mancata considerazione degli argomenti contrari che l'odierno ricorrente ha fornito sia in sede procedimentale che processuale;

2) In ogni caso, l'atto è ugualmente illegittimo – e per questo va annullato – avendo il contribuente fornito la prova contraria di avere agito in assenza di detta consapevolezza di inesistenza e di aver adoperato la diligenza massima esigibile da un operatore accorto, secondo criteri di ragionevolezza e di proporzionalità, in rapporto alle circostanze del caso concreto, non limitandosi, a tal fine, a dar rilievo alla mera regolarità della contabilità e dei pagamenti, ovvero alla mancanza di benefici dalla rivendita delle merci o dei servizi.

Alla luce delle svolte considerazioni si rendono le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte di giustizia tributaria così provvedere:

– in via principale, annullare l'atto impugnato (previa sospensione cautelare ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992);

– con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione delle spese processuali al procuratore costituito).

Si chiede la trattazione in pubblica udienza.

Si depositano i seguenti atti: .....

Ai sensi dell'art. 22, comma 3 del d.lgs. n. 546/1992, si attesta la conformità del presente atto all'originale consegnato (o spedito) all'ente convenuto.

Luogo e data ....

Firma ....

PROCURA 2

(generalità del ricorrente) .... nomina proprio procuratore alle liti (titolo) .... e, per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via ....

Luogo e data ....

Firma ....

Autentica della Firma ....

[1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere alla Corte di giustizia tributaria di primo grado competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

[2] [2]L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

In tema di onere della prova e consapevolezza di partecipare ad una frode fiscale, che ha originato il recupero a tassazione dell'IVA indebitamente detratta derivante dall'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, l'Amministrazione finanziaria può ragionevolmente assolvere al suo onere probatorio anche mediante presunzioni ed altri elementi indiziari e, quindi, non necessariamente con prova certa ed incontrovertibile, bensì con presunzioni semplici, purché dotate del requisito di gravità, precisione e concordanza, consistenti nella esposizione di elementi obiettivi tali da porre sull'avviso qualsiasi imprenditore onesto e mediamente esperto sull'inesistenza sostanziale del contraente.

Le presunzioni di inesistenza soggettiva dell'attività commerciale svolta dalle società danti causa della società accertata, sono presunzioni con i requisiti della gravità, precisione e concordanza, atteso che si fondano sui rilievi della mancanza di una sede societaria, della mancanza di beni strumentali, dell'omessa dichiarazione dei redditi e dei versamenti iva, ciò, inoltre, posto in relazione ad un rilevantissimo fatturato; ossia sono presunzioni che si fondano su una serie di elementi chiari ed univoci i quali, unitariamente considerati, portano a ritenere ragionevolmente che le fatture siano state emesse per operazioni soggettivamente inesistenti, ossia, più in particolare, di fatture emesse da soggetti interposti nell'importazione delle merci destinate alla vendita al dettaglio sul mercato nazionale.

Ove vengano contestate al contribuente operazioni soggettivamente inesistenti, l'Amministrazione finanziaria ha l'onere di provare, non solo l'oggettiva fittizietà del fornitore, ma anche la consapevolezza del destinatario che l'operazione si inseriva in una evasione dell'imposta, dimostrando, anche in via presuntiva, in base ad elementi oggettivi e specifici, che il contribuente era a conoscenza, o avrebbe dovuto esserlo, usando l'ordinaria diligenza in ragione della qualità professionale ricoperta, della sostanziale inesistenza del contraente mentre, ove l'Amministrazione assolva a detto onere istruttorio, grava sul contribuente la prova contraria di avere adoperato, per non essere coinvolto in un'operazione volta ad evadere l'imposta, la diligenza massima esigibile da un operatore accorto, secondo criteri di ragionevolezza e di proporzionalità in rapporto alle circostanze del caso concreto, non assumendo rilievo, a tal fine, né la regolarità della contabilità e dei pagamenti, né la mancanza di benefici dalla rivendita delle merci o dei servizi (Cass. V, n. 9588/2019).

In tema di IVA, in ipotesi di fatture che l'Amministrazione ritenga relative ad operazioni soggettivamente inesistenti, grava su di essa l'onere di provare che le operazioni oggetto delle fatture, in realtà, sono state poste in essere tra soggetti diversi, e tuttavia, qualora l'Amministrazione fornisca validi elementi, anche mediante presunzioni, per affermare che alcune fatture sono state emesse per operazioni fittizie, passa al contribuente l' onere di dimostrare l'effettiva esistenza delle operazioni contestate. A tal fine non è, peraltro, sufficiente la prova dell'avvenuto pagamento delle fatture e dell'avvenuta consegna della merce acquistata. In tema di avviso di accertamento, la motivazione per relationem con rinvio alle conclusioni contenute nel verbale redatto dalla Guardia di Finanza nell'esercizio dei poteri di polizia tributaria, non è illegittima per mancanza di autonoma valutazione da parte dell'Ufficio degli elementi da quella acquisiti, significando semplicemente che l'Ufficio stesso, condividendone le conclusioni, ha inteso realizzare una economia di scrittura che, avuto riguardo alla circostanza che si tratta di elementi già noti al contribuente, non arreca alcun pregiudizio al corretto svolgimento del contraddittorio. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto adeguatamente motivato l'avviso di accertamento che, richiamando il processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza, evidenziava che la società contribuente aveva annotato fatture per operazioni soggettivamente inesistenti emesse da altra società “cartiera”, così registrando costi indebiti Cass., sez. trib., n. 32957/2018).

In tema di onere della prova e consapevolezza di partecipare ad una frode fiscale, che ha originato il recupero a tassazione dell'IVA indebitamente detratta derivante dall'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, l'Amministrazione finanziaria può ragionevolmente assolvere al suo onere probatorio anche mediante presunzioni ed altri elementi indiziari e, quindi, non necessariamente con prova certa ed incontrovertibile, bensì con presunzioni semplici, purché dotate del requisito di gravità, precisione e concordanza, consistenti nella esposizione di elementi obiettivi tali da porre sull'avviso qualsiasi imprenditore onesto e mediamente esperto sull'inesistenza sostanziale del contraente.

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