Ricorso contro l'avviso di accertamento in materia di TARSU (o TIA o TARI)

Carlo Buonauro

Inquadramento

L'occupazione o la detenzione di locali ed aree scoperte a qualsiasi uso adibiti da parte del contribuente che risultano regolarmente accatastati costituiscono, ex art. 62, comma 1, d.lgs. n. 507/1993, il presupposto per l'imposizione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti (T.A.R.S.U., T.A.R.E.S., T.A.R.I.) ed il contribuente, al fine di sottrarsi al relativo obbligo, deve evidenziare con la prescritta dichiarazione gli elementi che escludono le condizioni di concreta inutilizzabilità.

In particolare, la TARI (tassa rifiuti, istituita ex art. 1, comma. 641, l. n. 147/2013) sostituisce, a decorrere dal 1° gennaio 2014, i preesistenti tributi dovuti al Comune da cittadini, enti ed aziende quale pagamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, noti con l'acronimo di TARSU, e successivamente di TIA e di TARES. La nuova tassa conserva tuttavia taluni presupposti e modalità di determinazione della tassa soppressa, alla quale la legge rimanda per la determinazione del nuovo tributo.

Presupposto per l'applicazione del tributo l'occupazione di locali ed aree scoperte che si trovano sul territorio del Comune, le cui superfici già dichiarate o accertate costituivano la base imponibile dei precedenti tributi, sicché viene in rilievo la nozione di superficie calpestabile di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti. A tal fine chiunque occupi un immobile è tenuto, entro il 20 gennaio dell'anno successivo a quello di occupazione (stesso termine vale per la denuncia di variazione), a darne comunicazione all'ufficio tributi del Comune in cui si trova l'immobile e tale denuncia ha efficacia sino a quando non mutino le condizioni alla base del prelievo, cioè il possesso dell'immobile stesso.

Formula

ALLA CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA PROVINCIALE DI ....

RICORSO

EX ART. 18 DEL D.LGS. N. 546/1992

Il Sig./La Sig. .... nato a .... il .... C.F. .... residente in .... alla via .... n. ...., cap. .... (oppure: della società .... con sede in ...., via ...., P.I. o C.F. .... in persona del legale rappresentante protempore), rappresentat. .... e difes.  ...., in virtù di procura a margine /in calce e su foglio separato al presente atto, dall'Avv./Dott.Comm./ ...., C.F. ...., con il quale elettivamente domicilia presso il suo studio in .... alla Via .... n. ai sensi degli artt. 170 e 176 c.p.c., si dichiara di voler ricevere comunicazioni e/o atti difensivi e/o provvedimenti relativi al presente procedimento al seguente indirizzo PEC: .... o n. FAX: ....

PROPONE RICORSO 1

– contro ....;

– avverso il seguente provvedimento prot. n .... emesso il .....e notificato il ....

PER I SEGUENTI MOTIVI

1) Violazione e falsa applicazione della l. n. 147/2013, art. 1, commi 641 e 649 e d.lgs. n. 507/1993, art 62: presupposto oggettivo per l'applicazione dell'imposta è costituito dalla circostanza che l'interessato occupi quello specifico locale, non importa quale sia la sua destinazione d'uso, a prescindere del tutto dal titolo, giuridico o di fatto, in base al quale gli immobili sono occupati o detenuti. Ne discende che, in relazione al caso di specie, difettando tale presupposto, il presente ricorso va accolto con conseguente caducazione dell'atto impugnato siccome illegittimo perché palesemente esorbitante dal riferito perimetro applicativo della normativa di riferimento.

2) In tema di atti di accertamento degli enti locali ed, in particolare, di avviso di accertamento in materia di Tarsu/Tia/Tari (ove opera il noto automatismo per cui tale tassa è dovuta indipendentemente dal fatto che l'utente utilizzi il servizio, salva l'autorizzazione dell'ente impositore allo smaltimento dei rifiuti secondo altre modalità, perché il servizio sia istituito e sussista la possibilità dell'utilizzazione), gli stessi non possono limitarsi a contenere indicazioni generiche, ma, ai sensi degli artt. 7 della l. n. 212/2000 e 3 della l. n. 241/1990, devono specificare, a pena di nullità, a quale presupposto la modifica debba essere associata, così delimitando l'ambito delle ragioni deducibili dall'Amministrazione finanziaria nell'eventuale fase contenziosa e consentendo al contribuente di valutare l'opportunità dell'impugnazione: nel caso di specie, la presenza di formule stereotipate ed il richiamo ad atti non allegati né riprodotti viola siffatta fondamentale esigenza normativa con conseguente nullità/annullabilità dell'atto impugnato.

3) Omessa notifica dei necessari atti prodromici con conseguente nullità di ogni pretesa tributaria in tal guisa azionata: l'ufficio ha proceduto direttamente alla liquidazione della tassa ed alla conseguente iscrizione a ruolo senza la preventiva notifica di un atto di accertamento, in tal modo pregiudicandosi tutte le garanzie previste sia dalla normativa di settore che dallo Statuto del contribuente (l. n. 212/200); si ribadisce il principio di diritto per cui “La correttezza del procedimento di formazione della pretesa tributaria è assicurata mediante il rispetto di una sequenza ordinata secondo una progressione di determinati atti, con le relative notificazioni, destinati, con diversa e specifica funzione, a farla emergere e a portarla nella sfera di conoscenza dei destinatari, allo scopo, soprattutto, di rendere possibile per questi ultimi un efficace esercizio del diritto di difesa (Cass., S.U., n. 16412/2007). Ne consegue, come nel caso di specie, che l'omessa notifica di un atto presupposto costituisce vizio procedurale che comporta la nullità dell'atto quivi impugnato.

4) Disapplicando le delibere comunali “presupposte”, ancorché non impugnate in sede amministrativa ed annullando il consequenziale atto impositivo. Provata per tabulas l’illegittimità delle delibere de quibus, si ribadisce che il giudice tributario, nell’ambito della cognizione dei motivi di impugnazione contro l’atto impositivo, ha il potere-dovere di disapplicare, anche d’ufficio, la delibera comunale che fissa le tariffe della TARSU, qualora siano viziate, in applicazione del principio generale di cui all’art. 5 della l. n. 2248 del 1865, All. E., con l’unico limite dell’eventuale giudicato amministrativo che abbia affermato la legittimità di tale delibera (Cass. V, n. 1952/2019; CTR Calabria sentenza del 17/06/2020 n. 1156/2). Tale potere di disapplicazione in capo alle Corti di giustizia tributaria di primo e secondo grado, ai sensi dell’art. 7, del D. Lgs. 546/92, e comunque qui espressamente sollecitato non è inibito neppure dal fatto che le delibere tariffarie siano divenute inoppugnabili per inutile decorso del termine di impugnazione dinanzi al giudice amministrativo (Cass. sentenza n. 6265/2006).  

Alla luce delle svolte considerazioni si rendono le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado così provvedere:

– in via principale, annullare l'atto impugnato (previa sospensione cautelare ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992);

– con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione delle spese processuali al procuratore costituito).

Si chiede la trattazione in pubblica udienza.

Si depositano i seguenti atti: ....

Ai sensi dell'art. 22, comma 3, del d.lgs. n. 546/1992, si attesta la conformità del presente atto all'originale consegnato (o spedito) all'ente convenuto.

Luogo e data ....

Firma ....

PROCURA 2

(generalità del ricorrente) .... nomina proprio procuratore alle liti (titolo) .... e, per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via ....

Luogo e data ....

Firma ....

Autentica della Firma ....

[1] Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere alla Corte di giustizia tributaria di primo grado competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

[2] L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

In materia di TARI, costituiscono presupposto impositivo l'occupazione o la conduzione di locali ed aree scoperte, adibiti a qualsiasi uso privato, non costituenti accessorio o pertinenza degli stessi, di talché, pur valendo il principio secondo cui è l'Amministrazione a dover fornire la prova della fonte dell'obbligazione tributaria, è onere del contribuente dimostrare la sussistenza delle condizioni per beneficiare della riduzione della superficie tassabile ovvero dell'esenzione, trattandosi di eccezione rispetto alla regola generale del pagamento dell'imposta sui rifiuti urbani nelle zone del territorio comunale (Cass. V, n. 12979/2019).

In materia di TARSU, l'annullamento giurisdizionale della delibera comunale di determinazione della tariffa per un'annualità precedente non ha efficacia caducante sulle delibere relative agli anni successivi, anche se meramente riproduttive, poiché ogni deliberazione tariffaria regola la materia in modo autonomo rispetto alle precedenti, che non costituiscono un presupposto di quelle successive; peraltro il giudice tributario, nell'ambito della cognizione dei motivi di impugnazione avverso l'atto impositivo, ha il potere-dovere di disapplicare, anche d'ufficio, la delibera comunale presupposta qualora sia illegittima, in applicazione del principio generale di cui all' art. 5 della l. n. 2248/1865, All. E, con l'unico limite dell'eventuale giudicato amministrativo che abbia affermato la legittimità di tale delibera (Cass. V, n. 14039/2019).

Il tributo TARI è dovuto per la disponibilità dell'area produttrice di rifiuti e, dunque, unicamente per il fatto di occupare o detenere locali e aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, ad eccezione di quelle pertinenziali o accessorie all'abitazione. Nel caso del parcheggio, non costituente pertinenza abitativa ma destinato ad attività economica, si tratta comunque di un'area frequentata da persone, quindi vi è la presunzione di produttività di rifiuti, salvo che non sia il contribuente a dimostrare, mediante la presentazione dell'apposita denuncia e con idonea documentazione, l'eventuale sussistenza dei presupposti per l'esenzione (T.A.R. Napoli I, n. 1962/2019)

Rientra nella competenza della giunta comunale la determinazione delle tariffe della Tarsu, atteso che l'art. 42, comma 2, lett. a), in combinato disposto con l'art. 48, comma 3, del d.lgs. n. 267/2000, nello stabilire che la potestà regolamentare del Consiglio comunale comprende anche l'istituzione e l'ordinamento dei tributi, ai sensi dell'art. 42, comma 2, lett. f), esclude espressamente dalla potestà regolamentare del consiglio comunale la determinazione delle aliquote dei tributi, con esclusione della determinazione delle relative aliquote. Pertanto, alla Giunta comunale competono tutti gli atti rientranti, ai sensi dell'art. 107, commi 1 e 2, del t.u.e.l., nelle funzioni degli organi di governo, che non siano riservati dalla legge al Consiglio e che non ricadano nelle competenze, previste dalle leggi o dallo statuto, del sindaco o del presidente della Provincia o degli organi di decentramento ex art. 48, comma 2, del t.u.e.l. (Cass. V, n. 22545/2017).

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