Ricorso volto a far valere l'erronea determinazione della tariffa per esercizi alberghieri in materia di TARSU (o TIA o TARI)

Carlo Buonauro

Inquadramento

Con specifico riferimento alla tassa sui rifiuti per alberghi, l'art. 68 del d.lgs. n. 507/1993, comma 2, lett. c), dispone che l'articolazione delle categorie e delle eventuali sottocategorie è effettuata, ai fini della determinazione comparativa delle tariffe, tenendo conto, in via di massima, dei seguenti gruppi di attività o di utilizzazione «[...] locali ed aree ad uso abitativo per nuclei familiari, collettività e convivenze, esercizi alberghieri».

Formula

ALLA CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO

EX ART. 18 DEL D.LGS. N. 546/1992

Il Sig./La Sig. .... nato a .... il .... C.F. .... residente in .... alla via .... n. ...., cap. .... (oppure: società .... con sede in ...., via ...., P.I. o C.F. .... in persona del legale rappresentante pro tempore), rappresentat. .... e difes.  ...., in virtù di procura a margine /in calce e su foglio separato al presente atto, dall'Avv./Dott. Comm./ ...., C.F. ...., con il quale elettivamente domicilia presso il suo studio in .... alla Via .... n. .... ai sensi degli artt. 170 e 176 c.p.c., si dichiara di voler ricevere comunicazioni e/o atti difensivi e/o provvedimenti relativi al presente procedimento al seguente indirizzo PEC: .... o n. FAX: ....

PROPONE RICORSO 1

– contro ....;

– avverso il seguente provvedimento prot. n. .... emesso il .... e notificato il ....

PER I SEGUENTI MOTIVI

L'atto impugnato è illegittimo per violazione dell'art. 68 del d.lgs. n. 507/1993.

Tale articolo prevede al comma 2 lett. c) che l'articolazione delle categorie e delle eventuali sottocategorie è effettuata, ai fini della determinazione comparativa delle tariffe, tenendo conto, in via di massima, dei seguenti gruppi di attività o di utilizzazione “ .... locali ed aree ad uso abitativo per nuclei familiari, collettività e convivenze, esercizi alberghieri”.

È noto l'orientamento pretorio secondo cui, in tema di tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, è legittima la delibera comunale di approvazione del regolamento e delle relative tariffe, in cui la categoria degli esercizi alberghieri venga distinta da quella delle civili abitazioni, ed assoggettata ad una tariffa notevolmente superiore a quella applicabile a queste ultime, per la maggiore capacità produttiva di un esercizio alberghiero rispetto ad una civile abitazione, quale dato di comune esperienza, emergente da un esame comparato dei regolamenti comunali in materia.

Tuttavia, l'istante ritiene di dissentire alla luce del disposto dell'art. 68 del d.lgs. n. 507/1993 che, quanto alla articolazione delle categorie e sottocategorie, equipara nella medesima previsione (comma 2 lett. c) i locali e le aree ad uso abitativo per nuclei familiari agli esercizi alberghieri.

Peraltro, come rilevato dalla giurisprudenza amministrativa (Cons. St. V, n. 3781/2015) non persuade in fatto la tesi secondo cui gli alberghi producono maggiori rifiuti rispetto alle case di abitazione, visto che, in disparte l'ovvia diversità di dimensioni, gli esercizi alberghieri comprendono talvolta camere da pernottamento, senza uso di cucina, corridoi e disimpegni proporzionali al numero delle camere, la cui funzionalità è perfettamente simile alle stanze di una casa di abitazione, con una capacità di produzione anche inferiore.

Nel caso specifico, l'amministrazione non ha tenuto conto della particolare conformazione dell'albergo di cui si controverte.

Alla luce delle svolte considerazioni si rendono le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Corte di giustizia tributaria così provvedere:

– in via principale, annullare l'atto impugnato (previa sospensione cautelare ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992);

– con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione delle spese processuali al procuratore costituito).

Si chiede la trattazione in pubblica udienza.

Si depositano i seguenti atti: ....

Ai sensi dell'art. 22, comma 3, del d.lgs. n. 546/1992, si attesta la conformità del presente atto all'originale consegnato (o spedito) all'ente convenuto.

Luogo e data ....

Difensore ....

PROCURA 2

(generalità del ricorrente) .... nomina proprio procuratore alle liti (titolo) .... e, per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via ....

Luogo e data ....

Firma ....

Autentica della Firma ....

[1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere allaCorte di giustizia tributaria di primo grado competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

[2] [2]L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

In tema di tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani per gli alberghi, si registra contrapposizione di orientamenti. Secondo un primo indirizzo della Corte di Cassazione, è legittima la delibera comunale di approvazione del regolamento e delle relative tariffe, in cui la categoria degli esercizi alberghieri venga distinta da quella delle civili abitazioni, ed assoggettata ad una tariffa notevolmente superiore a quella applicabile a queste ultime: secondo tale approdo, la maggiore capacità produttiva di un esercizio alberghiero rispetto ad una civile abitazione costituisce infatti un dato di comune esperienza, emergente da un esame comparato dei regolamenti comunali in materia, ed assunto quale criterio di classificazione e valutazione quantitativa della tariffa anche dal d.lgs. n. 22/1997, senza che assuma alcun rilievo il carattere stagionale dell'attività, il quale può eventualmente dar luogo all'applicazione di speciali riduzioni d'imposta, rimesse alla discrezionalità dell'ente impositore. Da tale orientamento si discosta la giurisprudenza amministrativa del Consiglio di Stato che ritiene illogico differenziare tra abitazioni ed alberghi, specialmente qualora questi ultimi siano sprovvisti di sala ristorante o superfici inidonee alla produzione di rifiuti. Inoltre, la medesima giurisprudenza ha osservato che, a differenza delle ordinarie abitazioni civili usualmente occupate nel corso dell'anno (salve le case utilizzate solo per le vacanze), gli alberghi sono caratterizzati da frequenza stagionale e legata ai flussi turistici, hanno una presenza antropica discontinua che comporta, di conseguenza, una produzione media annua di rifiuti tendenzialmente inferiore rispetto alle prime; pertanto, il principio di proporzionalità, cui si deve conformare la discrezionalità tecnica amministrativa nell'individuazione delle aliquote fiscali, porta a ritenere non legittimo un criterio di determinazione che risulti, all'atto pratico e a priori, più gravoso per gli esercizi alberghieri rispetto alle abitazioni.

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