Istanza di definizione di lite pendente (art. 16, l. n. 289/2002)InquadramentoPeriodicamente il legislatore ripropone per i contribuenti soluzioni di definizione agevolata che consentano in via eccezionale di definire i carichi tributari pendenti, con funzione deflativa sia per il contenzioso, sia per la riscossione, consentendo al contempo all'Erario di beneficiare di un gettito straordinario. Da ultimo, la definizione è contenuta nella l. n. 197/2022, in sintonia con quanto accaduto per i precedenti condoni (art. 6 d.l. n. 119/2018, art. 11 d.l. n. 50/2017, art. 16 l. n. 289/2002). L'importo da versare all'Erario è in funzione di quello che è stato sino a quel momento l'andamento del contenzioso, più o meno favorevole al contribuente, incentivando il contribuente a definire le liti che lo abbiano visto vittorioso – in tutto o in parte - in uno o più gradi di giudizio e disincentivando, invece, le definizioni che si sarebbero risolte in un vantaggio per quei contribuenti che si sarebbero già visti rigettare la domanda. Non possono essere, incede, definite le controversie che riguardino risorse proprie tradizionali dell'Unione (dazi doganali) e l'IVA all'importazione, nonché le controversie relative alla confisca di cui all'art. 301 TULD, mentre sono definibili le relative sanzioni (Circ. ADM 14 marzo 2023, n. 9/23). Il giudizio non viene sospeso ipso iure (a differenza dell'operatività della sospensione dei termini processuali di proposizione del ricorso, o dell'impugnazione o della costituzione nel giudizio di impugnazione) per effetto dell'entrata in vigore della disciplina condonistica, né per adesione stragiudiziale del contribuente alla stessa, ma all'atto della mera “richiesta” fatta all'organo giurisdizionale adito. La definizione si perfeziona all'atto dell'inoltro in via telematica della domanda di definizione presso le rispettive Agenzie, domanda che va presentata per ciascun atto impositivo impugnato. In caso di importi superiori a mille euro è sufficiente il pagamento della prima rata; in caso di sanzioni collegate al tributo non è dovuto alcun importo (art. 1, comma 191, l. n. 197/2022), per cui è sufficiente l'inoltro della sola domanda. A differenza del precedente condono (art. 6, comma 10, d.l. n. 119/2018), per il quale era previsto l'inizio del decorso di un ulteriore periodo di sospensione (che decorreva dalla data di presentazione della domanda sino al 31 dicembre 2020), l'attuale disciplina prevede che la definizione delle controversie può essere subito disposta dal giudice presso cui pende la controversia (art. 1, comma 198, l. n. 197/2022). La controversia può, quindi, essere immediatamente definita con decreto di estinzione. Gli Uffici finanziari hanno, tuttavia, ancora la possibilità di negare in via amministrativa, la definizione, potendo opporre diniego entro il termine del 31 luglio 2024. In questo caso il contribuente deve impugnare il provvedimento di diniego nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione del provvedimento, ma deve anche impugnare con revocazione straordinaria il precedente decreto di estinzione (art. 1, comma 201, l. n. 197/2022), al fine di evitarne il consolidamento. Per il giudizio di cassazione, al fine di evitare un contrasto tra la definizione giudiziale con decreto e il successivo diniego della stessa in via amministrativa (che obbligherebbe a una impugnazione per revocazione anche del decreto di estinzione), il legislatore ha opportunamente previsto che le Amministrazioni interessate trasmettano presso la cancelleria della Corte un “elenco delle controversie per le quali è stata presentata domanda di definizione”, con l'indicazione dei versamenti (art. 40, comma 3, d.l. 24 febbraio 2013, n. 13 conv. dalla l. 21 aprile 2023, n. 41). In caso di carichi affidati all'Agente della Riscossione i pagamenti devono essere eseguiti – a seguito del d.l. n. 51/2023, conv. dalla n. 87/2023, in un'unica soluzione, entro il 31 ottobre 2023 (art. 1, comma 232), oppure, in un numero massimo di 18 rate consecutive (per una durata massima di 5 anni), di cui le prime due, con scadenza il 31 ottobre e 30 novembre 2023 e le restanti rate, ripartite nei successivi 4 anni, da saldare entro le date del 28 febbraio, del 31 maggio, del 31 luglio e del 30 novembre per gli anni 2024 e successivi. La prima e la seconda rata devono essere pari al 10% delle somme complessivamente dovute e le restanti rate sono di pari importo in relazione al residuo importo dovuto. Sono dovuti in caso di rateizzazione l'applicazione degli interessi al tasso del 2% annuo, con decorrenza dal 1° novembre 2023. FormulaAll'Agenzia delle Entrate 1 Oggetto: Domanda di definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti (art. 1, commi 186 e ss., l. n. 197/2022) Codice ufficio dell'Agenzia delle Entrate/delle Dogane competente: ... 2 Persona fisica Codice fiscale ... 3 ; cognome ... nome ... sesso ... ; data di nascita ... - comune ... provincia ... 4 ; Oppure soggetti diversi Denominazione/ ragione sociale ... , natura giuridica (codice) ... 5 ; Residenza/sede legale (o se diverso, domicilio fiscale) 6 comune ... provincia ... cap ... , codice comune ... ; Paragrafo riservato a chi presenta domanda per altri (rappresentante, erede, curatore, altro) Codice fiscale ... , codice carica ... codice fiscale società o ente dichiarante ... ; cognome ... nome ... sesso ... data di nascita ... comune ... provincia ... ; residenza anagrafica (o se diverso domicilio fiscale): comune ... , provincia ... cap ... via e numero civico ... telefono ... 7 . Dati della controversia tributaria 8 Periodo di imposta/anno di registrazione ... 9 ; data di notifica del ricorso in primo grado ... 10 ; organo giurisdizionale e sede ... 11 ; registro generale n. ... anno ... 12 ; tipo di atto impugnato ... 13 ; numero atto impugnato ... 14 ; valore della controversia ... 15 ; Determinazione degli importi dovuti Importo lordo dovuto ... 16 ; Importo versato in pendenza di giudizio ... 17 ; Di cui versato entro il 31 ottobre 2023 ai sensi dell'art. 1, comma 232 l. n. 197/2022 ... ... 18 ; Importo netto dovuto ... 19 ; numero rate ... 20 ; Importo versato per la definizione o prima rata ... 21 ; data di versamento ... 22 . Firma ... 23 (Impegno alla presentazione telematica, codice fiscale del dichiarante ... ; codice fiscale dell'incaricato ... Data dell'impegno ... Firma dell'incaricato ... ) 24 [1] La domanda può essere presentata entro il 30 settembre 2023 dall'interessato o da un delegato esclusivamente in via telematica utilizzando il modello reperibile sul sito istituzionale dell'agenzia www.agenziaentrate.gov.it. secondo quanto indicato nel Provv. del direttore dell'Agenzia delle Entrate del 1° febbraio 2019, Prot. n. 30294/2023). È consentita la stampa del modello nel rispetto della conformità grafica al modello approvato e della sequenza dei dati. [2] Inserire il codice dell'ufficio che è parte del giudizio e che è competente in ordine all'istruttoria del contenzioso al momento della presentazione della domanda di definizione, tra i seguenti: Direzione provinciale o regionale; Ufficio provinciale – Territorio di Milano, Napoli, Roma o Torino; Centro operativo di Pescara. Tale codice è reperibile nelle “Tabelle dei codici e denominazioni delle direzioni centrali, regionali e provinciali delle entrate”, pubblicate sul sito internet dell'Agenzia delle entrate www.agenziaentrate.gov.it. Nello specifico, per le Direzioni regionali e provinciali va indicato il codice dell'Ufficio legale (ad esempio, THB qualora si tratti della Direzione provinciale di Bologna); per il Centro operativo di Pescara va indicato il codice 250; per l'Ufficio provinciale – Territorio di Milano va indicato il codice KG7; per quello di Napoli il codice KI2, per quello di Roma il codice KK2 e per quello di Torino il codice KM2. [3] Indicare il codice fiscale del soggetto che ha proposto l'atto introduttivo del giudizio in primo grado; [4] Indicare il cognome, il nome e gli altri dati richiesti del soggetto che ha proposto l'atto introduttivo del giudizio in primo grado. [5] Indicare la denominazione o ragione sociale del soggetto che ha proposto l'atto introduttivo del giudizio in primo grado. Indicare il codice della ragione giuridica ricavandolo dalla “TABELLA GENERALE DI CLASSIFICAZIONE NATURA GIURIDICA” consultabile nelle istruzioni allegate al modello telematico. [6] Indicare per le persone fisiche i dati relativi alla residenza, per i soggetti diversi dalle persone fisiche i dati relativi alla sede lega- le. In particolare, indicare il Comune (senza alcuna abbreviazione), la sigla della provincia (ad esempio, per Roma RM), il codice di avviamento postale, il codice catastale del Comune, la tipologia (via, piazza, ecc.), l'indirizzo per esteso e il numero civico. Si precisa che il codice catastale del comune, da indicare nel campo “Codice Comune”, può essere rilevato dall'elenco reso disponibile sul sito dell'Agenzia delle entrate, all'indirizzo www.agenziaentrate.gov.it. I dati relativi al domicilio fiscale vanno indicati solo se diversi da quelli della residenza o della sede legale. [7] Codice fiscale: nell'ipotesi in cui la domanda venga presentata per conto di altri, come ad esempio nel caso dell'erede per il defunto, l'erede o altro diverso soggetto firmatario della domanda deve compilare il presente riquadro indicando, oltre ai propri dati anagrafici, il proprio codice fiscale e il “Codice carica”. Codice carica: in questo campo va indicato il codice corrispondente alla propria qualifica, ricavabile dalla “TABELLA GENERALE DEI CODICI DI CARICA”, consultabile nell'ultima pagina delle istruzioni allegate al modello telematico e comprensiva di tutti i codici relativi alla diversa modulistica dichiarativa. Codice fiscale società o ente dichiarante: nel caso in cui chi presenta la domanda per conto di altri sia un soggetto diverso da persona fisica, devono essere indicati, negli appositi campi, il codice fiscale della società o ente che presenta la domanda, il codice fiscale e i dati anagrafici del rappresentante della medesima società o ente (cognome, nome, data di nascita, sesso, comune o stato estero di nascita, provincia di nascita) e il codice di carica corrispondente al rapporto intercorrente tra la società o l'ente che presenta la domanda e il contribuente cui la domanda di definizione si riferisce. Riservato al rappresentante - Residenza anagrafica (o se diverso domicilio fiscale): indicare i dati relativi alla residenza anagrafica o, se diverso, al domicilio fiscale del soggetto che presenta la dichiarazione per conto del soggetto istante. [8] Le controversie definibili sono quelle che hanno ad oggetto atti impositivi (avvisi di accertamento, provvedimenti di irrogazione di sanzioni e ogni altro atto di imposizione); sono escluse le controversie aventi ad oggetto unicamente atti di mera liquidazione e riscossione (es. avvisi di liquidazione, ruoli e cartelle di pagamento). Atro paragrafo del modello telematico è dedicato alle società sportive dilettantistiche. [9] Periodo d'imposta/Anno di registrazione: indicare il periodo d'imposta se l'atto impugnato si riferisce, ad esempio, ad imposte dirette, IVA o IRAP; in caso di periodo di imposta non coincidente con l'anno solare, indicare solo l'anno iniziale, indicato sull'atto impugnato. Per l'imposta di registro indicare l'anno di registrazione ovvero l'anno in cui sarebbe dovuta avvenire la registrazione [10] Data di notifica del ricorso in primo grado: indicare la data di notifica del ricorso in primo grado. Il campo ha il seguente formato gg/mm/aaaa. Nell'ipotesi di notifica dell'atto introduttivo a mezzo del servizio postale, indicare la data di spedizione, rilevabile dal timbro apposto dall'ufficio postale. In caso di processo tributario telematico, indicare la data di invio telematico rilevabile dalla ricevuta di accettazione di P.E.C.. [11] Organo giurisdizionale e Sede: indicare l'organo giurisdizionale presso cui pende la controversia oppure, nel caso in cui si intenda definire una controversia per la quale pendono i termini di impugnazione di una pronuncia giurisdizionale o quelli di riassunzione, indicare l'organo giurisdizionale che l'ha resa (Corte di giustizia tributaria di primo grado, Corte di giustizia tributaria di secondo grado, anche delle province di Trento e di Bolzano, Corte di cassazione) e la città in cui ha sede (solo per la Corte di giustizia tributaria). [12] Registro generale: indicare il numero di iscrizione nel registro generale attribuito dall'organo giurisdizionale: ad esempio, dei ricorsi (R.G.R.), se la controversia è pendente innanzi a una Corte di giustizia tributaria di primo grado, o degli appelli (R.G.A.), se la controversia è innanzi a una Corte di giustizia tributaria di primo grado, o degli appelli (R.G.A.), se la controversia è pendente innanzi a una Corte di giustizia tributaria di secondo grado; in tali casi il numero da indicare deve avere il formato numero/anno. [13] Tipo di atto impugnato: il dato richiesto è rilevabile dall'atto impositivo impugnato (ad esempio, avviso di accertamento o avviso di irrogazione sanzioni). [14] Numero atto impugnato: il numero è rilevabile dall'atto impositivo impugnato. [15] Valore della controversia: per valore della controversia si intende l'importo del tributo al netto degli interessi e delle sanzioni irrogate con l'atto impugnato; in caso di controversia relativa esclusivamente all'irrogazione di sanzioni il valore è costituito dalla somma di queste. Per la determinazione dell'effettivo valore della controversia, vanno comunque esclusi gli importi che eventualmente non formano oggetto della materia del contendere, in particolare in caso di contestazione parziale dell'atto impugnato, di giudicato interno, di parziale annullamento in autotutela dell'atto impugnato. [16] Indicare l'importo lordo dovuto per la definizione, determinato sulla base di quanto specificato a tale proposito in relazione al quadro “Modalità di definizione” -“art. 6 del d.l. n. 119/2018” e “art. 7, comma 2, lettera b), del d.l. n. 119/2018”. Nel caso di definizione della controversia ai sensi dell'art. 7, comma 2, lettera b), del d.l. n. 119/2018, al tributo o ai tributi dovuti in percentuale vanno sommati le sanzioni e gli interessi accertati, dovuti in percentuale, secondo quanto chiarito in relazione al- la compilazione del campo “art. 7, comma 2, lettera b), del d.l. n. 119/2018”. Se non è dovuto alcun importo, va indicato zero; ciò ad esempio in caso di definizione “Art. 6 d.l. n. 119/2018” di controversia relativa esclusivamente alle sanzioni collegate ai tributi cui si riferiscono, qualora il rapporto concernente i tributi sia stato definito anche con modalità diverse dalla richiesta definizione. [17] Indicare l'importo lordo dovuto per la definizione, determinato sulla base di quanto specificato a tale proposito in relazione al quadro “Modalità di definizione”. Se non è dovuto alcun importo, come in caso di sanzioni, va indicato zero; ciò ad esempio in caso di definizione. [18] Se le somme interessate dalla controversia sono oggetto di definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione ai sensi dell'art. 1, comma 4, del d.l. n. 148/2017, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 172/2017 (cosiddetta “rottamazione-bis”), questo campo deve essere compilato obbligatoriamente per indicare l'avvenuto pagamento, entro il 7 dicembre 2018, delle residue somme dovute a norma dell'art. 1, commi 6 e 8, lettera b), n. 2, del d.l. n. 148/2017, in scadenza nei mesi di luglio, settembre e ottobre 2018, come previsto dal comma 21 dell'art. 3 del d.l. n. 119/2018. A norma dell'articolo 6, comma 7, il perfezionamento della definizione della lite è subordinato al versamento delle somme di cui sopra entro la predetta data. [19] L'importo netto dovuto risulta dall'importo lordo dovuto ridotto dell'eventuale importo totale versato in pendenza di giudizio, indicato nell'apposito campo di cui sopra. Se in pendenza di giudizio non è stato versata alcuna somma, l'importo lordo e l'importo netto dovuto corrispondono. Ai fini del versamento tramite F24, l'importo netto dovuto va ripartito tra i codici tributo che saranno istituiti con apposita risoluzione, in proporzione ai diversi importi che compongono l'importo lordo dovuto. Tutti gli importi devono essere indicati con le prime due cifre decimali. In presenza di più cifre decimali occorre procedere all'arrotondamento della seconda cifra decimale con il seguente criterio: se la terza cifra è uguale o superiore a 5, l'arrotondamento al centesimo va effettuato per eccesso; se la terza cifra è inferiore a 5, l'arrotondamento va effettuato per difetto (es.: € 52,752 arrotondato diventa € 52,75; € 52,755 arrotondato diventa € 52,76; € 52,758 arrotondato diventa € 52,76). Si richiama l'attenzione sulla circostanza che le prime due cifre decimali vanno indicate anche se pari a zero, come nell'ipotesi in cui l'importo sia espresso in unità di euro (es.: somma da versare pari a 52 €, va indicato 52,00). [20] Indicare il numero di rate prescelto (1 per il versamento in un'unica soluzione; 20 per il versamento nel numero massimo di 20 rate trimestrali; da 2 a 19 nel caso sia prescelto un numero di rate trimestrali diverso da quello massimo). [21] Indicare l'importo versato per la definizione. Se non dovuto alcun importo, indicare zero. Qualora sia stato indicato 1 nel campo “Numero rate” (versamento in unica soluzione), tale importo corrisponde all'importo netto dovuto. [22] Indicare la data in cui è stato effettuato il versamento dell'importo netto dovuto per la definizione o della prima rata, nel formato gg/mm/aaaa. [23] La firma va apposta nell'apposito quadro, in forma leggibile, da parte del soggetto che presenta la domanda o da uno degli altri soggetti indicati nella “tabella generale dei codici di carica”. [24] Il quadro deve essere compilato e sottoscritto solo dall'incaricato che trasmette la domanda. L'incaricato deve riportare: •il proprio codice fiscale; •la data, nel formato gg/mm/aaaa, di assunzione dell'impegno a trasmettere la domanda di definizione. Il quadro deve recare, altresì, la personale sottoscrizione dell'incaricato. COMMENTOLa definizione agevolata delle liti tributarie. La definizione delle liti pendenti è stata prevista da svariate disposizioni nel tempo. Punto di partenza dell'istituto è la disciplina dettata dall'art. 16 della l. n. 289/2002, seguita da numerose discipline di definizione (d.l. n. 98/2011; d.l. n. 50/2017); fino a giungere a quella contenuta nella l. n. 197/2022. Da ultimo, l'art. 1, comma 197 l. 197/2022 cit. consente ai contribuenti di chiudere le vertenze fiscali attraverso il pagamento di determinati importi correlati al valore ed allo stato della controversia, al netto delle sanzioni e degli interessi, per i giudizi pendenti alla data di presentazione entrata in vigore della disciplina, ove a tale data non sia stata emessa pronuncia definitiva. La definizione agevolata delle controversie tributarie. Il valore della controversia è stabilito ai sensi del comma 2 dell'articolo12 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. In base a tale valore e a quanto indicato dell'art. 1, commi 187 e ss. l. n. 197/2022, la definizione agevolata delle controversie pendenti può avvenire: La definizione agevolata delle liti tributarie. La definizione delle liti pendenti è stata prevista da svariate disposizioni nel tempo. Punto di partenza dell'istituto è la disciplina dettata dall'art. 16 della l. n. 289/2002, seguita da numerose discipline di definizione (d.l. n. 98/2011; d.l. n. 50/2017); fino a giungere a quella contenuta nella l. n. 197/2022. Da ultimo, l'art. 1, comma 197 l. 197/2022 cit. consente ai contribuenti di chiudere le vertenze fiscali attraverso il pagamento di determinati importi correlati al valore ed allo stato della controversia, al netto delle sanzioni e degli interessi, per i giudizi pendenti alla data di presentazione entrata in vigore della disciplina, ove a tale data non sia stata emessa pronuncia definitiva. La definizione agevolata delle controversie tributarie. Il valore della controversia è stabilito ai sensi del comma 2 dell'articolo12 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. In base a tale valore e a quanto indicato dell'art. 1, commi 187 e ss. l. n. 197/2022, la definizione agevolata delle controversie pendenti può avvenire: - con il pagamento del novanta per cento del valore della controversia, in caso di ricorso pendente in primo grado(art. 1, comma 187). - con il pagamento di un importo percentuale del valore della controversia diversificato in relazione allo stato del giudizio, nelle ipotesi in cui l'Agenzia delle entrate sia risultata soccombente nell'ultima o unica pronuncia giurisdizionale non cautelare non definitiva e precisamente: - con il pagamento del 40% se le Agenzie sono risultate soccombenti in primo grado; - con il pagamento del 15% se le Agenzie sono risultate soccombenti in secondo grado; - se la controversia pende in Cassazione e le Agenzie sono risultate soccombenti in tutti i gradi di giudizio, l'importo è pari al 5% Un diverso trattamento è riservato alle controversie inerenti esclusivamente: - alle sanzioni non collegate al tributo, che possono essere definite con il pagamento del quindici per cento del valore della controversia in caso di soccombenza dell'Agenzia delle entrate nell'ultima o unica pronuncia giurisdizionale non cautelare, depositata alla data del 31 dicembre 2022, e del quaranta per cento negli altri casi (di norma, le sanzioni non collegate al tributo corrispondono a quelle stabilite per violazioni che non incidono sulla determinazione o sul versamento del tributo); - alle sanzioni collegate al tributo, per la cui definizione non è dovuto alcun importo qualora il rapporto relativo al tributo sia stato definito anche con modalità diverse da quelle previste dallo stesso articolo 6 (le sanzioni collegate al tributo sono quelle stabilite per le violazioni che incidono sulla determinazione o sul pagamento del tributo (ad esempio, sanzioni per omessa o infedele dichiarazione). Nella circolare ADE 13 gennaio 2023, n. 1/E e nella successiva Circolare 20 marzo 2023 n. 6/E sono dettagliatamente descritte e chiarite le modalità di determinazione degli importi dovuti per la definizione delle liti. La definizione avviene con il pagamento di determinati importi rapportati al valore della controversia. Ai fini della determinazione dell'effettivo valore della controversia, vanno comunque esclusi gli importi di cui all'atto impugnato che eventualmente non formano oggetto della materia del contendere, come avviene, in particolare, in caso di contestazione parziale dell'atto impugnato, di formazione di un giudicato interno, di conciliazione o mediazione perfezionate che non abbiano definito per intero la lite ovvero in caso di parziale annullamento dell'atto a seguito di esercizio del potere di autotutela da parte dell'Ufficio, formalizzato tramite l'emissione di apposito provvedimento. In conformità all'indirizzo della giurisprudenza di legittimità, per la determinazione del valore della controversia non rilevano, invece, le eventuali proposte di accordo relative a mediazioni e conciliazioni o anche ad accertamenti con adesione, non perfezionatisi, ai quali abbia fatto seguito, rispettivamente, la costituzione in giudizio, la prosecuzione o l'instaurazione del giudizio da parte del contribuente (Cass. V, n. 29529/2018, evidenzia che “La formulazione dell'Ufficio, in sede di accertamento con adesione, di una proposta avente un contenuto ridotto rispetto a quanto preteso con l'avviso notificato non determina né la rinuncia a far valere la pretesa tributaria né il disconoscimento, ex se, della consistenza probatoria conseguente all'accertamento esperito (v. Cass. n. 9659/2017)”. Si è ritenuto che il valore della controversia da assumere come base per la determinazione dell'importo da , determinato in misura pari all'entità della pretesa tributaria originariamente avversata dal contribuente, resta ferma anche se il coobbligato abbia ottenuto sentenza favorevole passata in giudicato che abbia determinato un minore importo (Cass., Sez. V, n. 26928/2022), ciò indipendentemente dalla possibilità di invocare il giudicato esterno formatosi nei conforntio del contribuente (Cass., Sez. V, n. 18001/2022). Percentuali di riduzione. Al valore della controversia, come sopra individuato, si applicano le percentuali di riduzione indicate suprain relazione allo stato e al grado in cui pende la controversia medesima. E' controverso se le suddette percentuali valgano anche nell'ipotesi in cui la Commissione tributaria provinciale o la Commissione tributaria regionale si siano pronunciate in qualità di giudici del rinvio, ai sensi dell'art. 59 o dell'art. 63 del d.lgs. n. 546/1992. Le controversie definibili devono aver ad oggetto atti impositivi. Il comma 1 dell'art. 6 prescrive che la definizione agevolata attiene alle controversie pendenti “aventi ad oggetto atti impositivi”, vale a dire avvisi di accertamento, provvedimenti di irrogazione di sanzioni, atti di recupero dei crediti d'imposta indebitamente utilizzati e ogni altro atto di imposizione che rechi una pretesa tributaria quantificata. Ne deriva che restano escluse dalla definizione le liti avverso gli atti diversi da quelli precedentemente indicati, tra cui esemplificativamente quelli individuati nella cit. circolare, che non costituiscono atti impositivi o che non recano una pretesa tributaria determinata quali ad es.: dinieghi espressi o taciti di rimborso, trattandosi di controversie che non attengono ad una pretesa dell'Agenzia delle entrate di tributi o di maggiori tributi o di sanzioni; atti che non contengono una pretesa tributaria quantificata (es. la spettanza o meno di un'agevolazione); dinieghi di precedenti definizioni agevolate; ruoli, cartelle di pagamento e avvisi di liquidazione, che non sono atti impositivi ma atti di riscossione. Al contrario, possono essere definite in via agevolata le controversie generate da ricorsi avverso ruoli o cartelle che non siano stati preceduti da atti impositivi presupposti e, conseguentemente, portino per la prima volta il contribuente a conoscenza della pretesa tributaria (cfr. Cass. V, ord. n. 28611/2017, ove si evidenzia il consolidato principio “- che si inserisce nella tendenza sempre più accentuata della giurisprudenza di questa Corte, anche a sezioni unite, nel senso del favor per l'applicabilità delle normative di condono – secondo il quale ciò che rileva ai fini della qualificazione dell'atto come impositivo e della conseguente inclusione della relativa controversia nell'ambito applicativo della l. n. 289/2002, art. 16, è la sua effettiva funzione, a prescindere dalla qualificazione formale dell'atto stesso. Pertanto, la natura impositiva dell'atto, ai fini anzidetti, va riconosciuta quando esso sia destinato ad esprimere, per la prima volta, nei confronti del contribuente, una pretesa fiscale, essendo sufficiente che la contestazione da parte di quest'ultimo sia idonea ad integrare una controversia effettiva, e non apparente, sulla legittimità ... della pretesa medesima”). Termini e modalità di presentazione della domanda. Entro il 31 maggio 2019, per ciascuna controversia autonoma, il soggetto interessato può presentare una distinta domanda di definizione esente dall'imposta di bollo e per ciascuna deve effettuare un distinto versamento. Per controversia autonoma si intende quella relativa a ciascun atto impugnato (comma 8). Il comma 15 dell'art. 6 prevede che con uno o più provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle entrate sono stabilite le modalità di attuazione del presente articolo in commento. Con provv. del direttore dell'Agenzia del 18 febbraio 2019, prot. n. 39209, sono state pubblicate le istruzioni ed è stato altresì pubblicato il modello di domanda da utilizzare. Al punto n. 4 del provv. si legge che la domanda si presenta all'Agenzia delle Entrate entro il termine del 31 maggio 2019, esente dall'imposta di bollo, esclusivamente mediante trasmissione telematica. La trasmissione va effettuata: a) direttamente dai contribuenti abilitati ai servizi telematici dell'Agenzia delle entrate; b) incaricando uno dei soggetti di cui ai commi 2-bis e 3 dell'art. 3 del d.P.R. n. 322/1998; c) recandosi presso uno degli Uffici territoriali di una qualunque Direzione provinciale dell'Agenzia delle entrate, che attesta la presentazione diretta della domanda consegnando al contribuente la stampa del numero di protocollo attribuito. Nell'ipotesi di cui alla precedente lettera b) la domanda, debitamente compilata e sottoscritta, va consegnata in tempo utile per l'esecuzione della trasmissione telematica entro la predetta scadenza. Non sono ammesse modalità di presentazione diverse da quelle indicate in precedenza, neppure mediante servizio postale o posta elettronica ordinaria o certificata. La trasmissione telematica della domanda è effettuata utilizzando un servizio web accessibile gratuitamente dai canali Entratel o Fisconline attraverso il sito internet www.agenziaentrate.gov.it. Il soggetto incaricato della trasmissione telematica di cui alla lettera b) del punto 4.1 è tenuto a consegnare al contribuente copia della domanda di definizione predisposta con l'utilizzo del prodotto informatico descritto, contenente anche il riquadro relativo all'impegno alla trasmissione telematica, nonché copia della comunicazione trasmessa per via telematica dall'Agenzia delle entrate, che attesta l'avvenuta ricezione della domanda e che costituisce prova dell'avvenuta presentazione della stessa. La domanda di definizione, debitamente sottoscritta dal richiedente e dal soggetto eventualmente incaricato della trasmissione telematica, deve essere conservata a cura del richiedente stesso fino alla definitiva estinzione della controversia, unitamente ai documenti relativi ai versamenti effettuati, sia in pendenza di giudizio sia in sede di definizione agevolata della controversia nonché alla documentazione relativa all'eventuale definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del d.l. n. 148/2017, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 172/2017, nel caso in cui le somme interessate dalle controversie definibili siano oggetto di definizione agevolata dei carichi. Contenuto della domanda. Nel provv. al punto 2 è descritto il modello ed il suo contenuto. Il modello di domanda si compone del frontespizio, riguardante l'informativa sul trattamento dei dati personali, e delle sezioni nelle quali vanno riportati i dati necessari ad identificare il soggetto che ha proposto l'atto introduttivo del giudizio di primo grado; il soggetto che, se diverso dal primo, essendovi subentrato o avendone la legittimazione, presenta la domanda; la controversia tributaria oggetto di definizione; l'atto impugnato; l'importo dovuto per la definizione e le relative modalità di pagamento. Il modello è reso disponibile gratuitamente dall'Agenzia delle entrate in formato elettronico sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it. Si legge sempre nel provv. che il modello può essere, altresì, reperito anche su siti internet diversi da quello dell'Agenzia delle entrate, a condizione che lo stesso sia conforme, per struttura e sequenza, a quello approvato con il provvedimento cit. e rechi l'indirizzo del sito dal quale è stato prelevato, nonché gli estremi del provvedimento in esame. Il modello può essere riprodotto con stampa monocromatica, realizzata in colore nero, mediante l'utilizzo di stampanti laser o di altri tipi di stampanti che comunque garantiscano la chiarezza e l'intelligibilità del modello nel tempo. È consentita la stampa del modello nel rispetto della conformità grafica al modello approvato e della sequenza dei dati (provv. punto 3). Modalità e termini di versamento (comma 6). Il pagamento dell'importo da versare per la definizione può avvenire in un'unica soluzione oppure in un numero massimo di venti rate trimestrali nei termini previsti dall'art. 6 del d.l. n. 118/2018. Non è ammesso il pagamento rateale se gli importi da versare non superano mille euro. Il limite di mille euro si riferisce all'importo netto dovuto come specificato nelle istruzioni per la compilazione della domanda. Il termine per il pagamento dell'importo netto dovuto o della prima rata scade il 31 maggio 2019. Il termine per il pagamento delle rate successive alla prima scade il 31 agosto, il 30 novembre, il 28 febbraio e il 31 maggio di ciascun anno a partire dal 2019. Chiarisce il Provv. che per le scadenze delle rate fissate dal predetto comma 6, che cadono di sabato oppure di domenica, va considerata direttamente la data del lunedì successivo, atteso che i versamenti e gli adempimenti, anche se solo telematici, previsti da norme riguardanti l'Amministrazione economico-finanziaria che scadono il sabato o in un giorno festivo sono sempre rinviati al primo giorno lavorativo successivo. Per le rate successive alla prima sono dovuti gli interessi legali a decorrere dal 1°giugno 2019 alla data del versamento. Per ciascuna controversia autonoma è effettuato un separato versamento. È esclusa la compensazione prevista dall'art. 17 del d.lgs. n. 241/1997. Sempre nel provv. si legge che con separata risoluzione dell'Agenzia delle entrate sono istituiti i codici-tributo per il versamento delle somme relative alla definizione delle controversie tributarie pendenti da riportare nel modello F24 e sono indicate le istruzioni per la compilazione del modello stesso. Perfezionamento della definizione. La definizione si perfeziona col pagamento integrale dell'importo netto dovuto o della prima rata e con la presentazione della domanda entro il termine e con le modalità sopra indicate nei punti. Il comma 7 dell'art. 6 dispone che nel caso in cui le somme interessate dalle controversie definibili siano oggetto di definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione ai sensi dell'art. 1, comma 4, del d.l. n. 148/2017 (cd. rottamazione bis), il perfezionamento della definizione della controversia è subordinato, altresì, al versamento entro il 7 dicembre 2018 delle residue somme dovute a norma dell'art. 1, commi 6 e 8, lettera b), n. 2, del citato d.l. n. 148/2017, in scadenza nei mesi di luglio, settembre e ottobre 2018, come previsto dal comma 21 dell'articolo 3 del d.l. n. 119/2018 (rottamazione ter). Qualora non ci siano importi da versare, la definizione si perfeziona con la sola presentazione della domanda. Effetti della definizione. Dagli importi dovuti ai sensi del presente articolo si scomputano quelli già versati a qualsiasi titolo in pendenza di giudizio. Come già esposto, la definizione non dà comunque luogo alla restituzione delle somme già versate ancorchè eccedenti rispetto a quanto dovuto per la definizione. Gli effetti della definizione perfezionata prevalgono su quelli delle eventuali pronunce giurisdizionali non passate in giudicato anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto (comma 9). Effetti sul contenzioso. Le controversie definibili non sono sospese, salvo che il contribuente faccia apposita richiesta al giudice, dichiarando di volersi avvalere delle disposizioni del presente articolo. In tal caso il processo è sospeso fino al 10 giugno 2019. Se entro tale data il contribuente deposita presso l'organo giurisdizionale innanzi al quale pende la controversia copia della domanda di definizione e del versamento degli importi dovuti o della prima rata, il processo resta sospeso fino al 31 dicembre 2020 (comma 10). Per le controversie definibili sono sospesi per nove mesi i termini di impugnazione, anche incidentale, delle pronunce giurisdizionali e di riassunzione, nonché per la proposizione del controricorso in Cassazione che scadono tra la data di entrata in vigore del presente decreto e il 31 luglio 2019 (comma 11). In mancanza di istanza di trattazione presentata entro il 31 dicembre 2020 dalla parte interessata, il processo è dichiarato estinto, con decreto del Presidente. Le impugnazioni della pronuncia giurisdizionale e del diniego, qualora la controversia risulti non definibile, valgono anche come istanza di trattazione. Le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha anticipate (comma 13). La definizione perfezionata dal coobbligato giova in favore degli altri, inclusi quelli per i quali la controversia non sia più pendente, fatte salve le disposizioni del secondo periodo del comma 8 (comma 14). Diniego della definizione. L'eventuale diniego della definizione va notificato entro il 31 luglio 2020 con le modalità previste per la notificazione degli atti processuali. Il diniego è impugnabile entro sessanta giorni dinanzi all'organo giurisdizionale presso il quale pende la controversia. Nel caso in cui la definizione della controversia è richiesta in pendenza del termine per impugnare, la pronuncia giurisdizionale può essere impugnata dal contribuente unitamente al diniego della definizione entro sessanta giorni dalla notifica di quest'ultimo ovvero dalla controparte nel medesimo termine (comma 12). Enti territoriali. Il comma 16 dell'art. 6 dispone che ciascun ente territoriale può stabilire, entro il 31 marzo 2019, con le forme previste dalla legislazione vigente per l'adozione dei propri atti, l'applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo alle controversie attribuite alla giurisdizione tributaria in cui è parte il medesimo ente o un suo ente strumentale. Società e associazioni sportive dilettantistiche. L'art. 7, comma 2, lettera b) e comma 3, del d.l. n. 119/2018 disciplina le specifiche modalità di definizione agevolata delle liti pendenti delle quali possono fruire le sole società e associazioni sportive dilettantistiche che alla data del 31 dicembre 2017 risultavano iscritte nel registro del CONI. L'art. 7, comma 2, lett. b) del decreto dispone che tali società possono fruire della definizione agevolata delle liti pendenti dinanzi alle commissioni tributarie di cui all'art. 6 con il versamento del: 1) 40 per cento del valore della lite e del 5 per cento delle sanzioni e degli interessi accertati nel caso in cui, alla data di entrata in vigore del presente decreto (24 ottobre 2018), questa penda ancora nel primo grado di giudizio; 2) 10 per cento del valore della lite e del 5 per cento delle sanzioni e degli interessi accertati, in caso di soccombenza in giudizio dell'amministrazione finanziaria nell'ultima o unica pronuncia giurisdizionale resa e non ancora definitiva alla data di entrata in vigore del presente decreto; 3) 50 per cento del valore della lite e del 10 per cento delle sanzioni e interessi accertati in caso di soccombenza in giudizio della società o associazione sportiva nell'ultima o unica pronuncia giurisdizionale resa e non ancora definitiva al 24 ottobre 2018. Il comma 3 dispone che la definizione agevolata di cui al presente articolo è preclusa se l'ammontare delle sole imposte accertate o in contestazione, relativamente a ciascun periodo d'imposta, per il quale è stato emesso avviso d'accertamento o è pendente reclamo o ricorso, è superiore ad euro 30 mila per ciascuna imposta, IRES o IRAP, accertata o contestata. In tal caso resta ferma la possibilità di avvalersi delle definizioni agevolate degli atti di accertamento e delle liti pendenti di cui agli artt. 2 e 6 con le regole ivi previste. |