Ricorso contro avviso di rettifica per decadenza

Carlo Buonauro

Inquadramento

L'art. 11 del d.lgs. n. 374/1990 (Codice Doganale Comunitario) disciplina l'istituto della revisione dell'accertamento doganale che consiste in quel particolare procedimento amministrativo con cui l'Autorità doganale rettifica il contenuto della dichiarazione doganale sulla base di nuovi elementi o di quelli esistenti, qualora non correttamente valutati. Il primo comma dell'art. 11 prevede, come termine di decadenza per l'accertamento d'ufficio, quello di 3 anni dalla data in cui l'accertamento è divenuto definitivo.

In tema di dazi all'importazione, l'istanza di revisione dell'accertamento definitivo, richiesta dall'importatore o disposta d'ufficio, potendo effettuarsi solo sulla scorta degli elementi posti a fondamento dell'accertamento iniziale, può basarsi su un errore commesso dall'operatore nell'individuazione del regime daziario applicabile alla merce e, dunque, su un fatto oggettivo preesistente alla dichiarazione doganale e assistito da documentazione formatasi in epoca antecedente a quest'ultima, benché allegata solo all'istanza di revisione, atteso che, ai sensi dell'art. 78 del codice doganale comunitario di cui al reg. CEE n. 2913/1992 e dell'art. 11, comma 5, del d.lgs. n. 374/1990, detta revisione, presupponendo errori involontari dell'interessato, di fatto o di diritto, può prendere in considerazione anche documenti non esaminati dall'Ufficio, a nulla rilevando che l'art. 76 del reg. n. 2913 cit. preveda la possibilità di presentare la cd. dichiarazione incompleta, consistendo questa in una facoltà rimessa alla parte che non preclude la diversa procedura del pagamento dei dazi in misura piena ed il successivo esercizio del diritto alla restituzione di quanto indebitamente versato, previa istanza di revisione dell'accertamento.

Formula

ALLA CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO

EX ART. 18 DEL D.LGS. N. 546/1992

Il Sig./La Sig. .... nato a .... il .... C.F. .... residente in .... alla via .... n. ...., cap. .... (oppure: società .... con sede in ...., via ...., P.I. o C.F. .... in persona del legale rappresentante pro tempore), rappresentat. .... e difes. ...., in virtù di procura a margine /in calce e su foglio separato al presente atto, dall'Avv./Dott.Comm./ ...., C.F. ...., con il quale elettivamente domicilia presso il suo studio in .... alla Via .... n. .... ai sensi degli artt. 170 e 176 c.p.c., si dichiara di voler ricevere comunicazioni e/o atti difensivi e/o provvedimenti relativi al presente procedimento al seguente indirizzo PEC: .... o n. FAX: ....

PROPONE RICORSO 1

– contro ....;

– avverso il seguente provvedimento prot. n. .... emesso il .....e notificato il ....

PER I SEGUENTI MOTIVI

Sussiste violazione dell'art. 11 del d.lgs. n. 374/1990 in quanto l'attività di revisione dell'accertamento da parte dell'Ufficio è stata svolta oltre il termine di decadenza triennale dettato dalla predetta disposizione, secondo cui l'ufficio doganale può procedere alla revisione dell'accertamento divenuto definitivo, ancorché le merci che ne hanno formato l'oggetto siano state lasciate alla libera disponibilità dell'operatore o siano già uscite dal territorio doganale. La revisione è eseguita d'ufficio, ovvero quando l'operatore interessato ne abbia fatta richiesta con istanza presentata, a pena di decadenza, entro il termine di tre anni dalla data in cui l'accertamento è divenuto definitivo.

CONCLUSIONI

Voglia la Corte di giustizia tributaria così provvedere:

– in via principale, annullare l'atto impugnato (previa sospensione cautelare ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992);

– con vittoria delle spese di giudizio (con distrazione delle spese processuali al procuratore costituito).

Si chiede la trattazione in pubblica udienza.

Si depositano i seguenti atti: ....

Ai sensi dell'art. 22, comma 3, del d.lgs. n. 546/1992, si attesta la conformità del presente atto all'originale consegnato (o spedito) all'ente convenuto.

Luogo e data ....

Difensore ....

PROCURA 2

(generalità del ricorrente) .... nomina proprio procuratore alle liti (titolo) .... e, per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via ....

Luogo e data ....

Firma ....

Autentica della Firma ....

[1] [1]Il ricorso deve altresì indicare il valore della lite e contenere la procura a un difensore o a un soggetto abilitato all'assistenza tecnica (obbligatoria quando il valore della controversia supera 3.000,00 € a partire dal 1° gennaio 2016, con l'obbligo anche di indicare la categoria di appartenenza del difensore ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, che consenta al giudice la liquidazione delle spese di lite secondo la tariffa professionale). Il difensore, o il ricorrente in caso di valore della controversia inferiore a 3.000,00 €, deve sottoscrivere sia l'originale sia le copie destinate alle controparti. L'art. 47 d.lgs. n. 546/1992 riconosce, inoltre, al ricorrente la possibilità di chiedere alla Corte di giustizia tributaria di primo grado competente la sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato, con istanza inserita nel ricorso o formulata con atto separato, debitamente notificato alle altre parti e depositato in segreteria. La sospensione può essere anche parziale e subordinata alla prestazione della garanzia di cui all'art. 69, comma 2 d.lgs. n. 546/1992.

[2] [2]L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

In tema di riscossione dei diritti doganali, nell'ipotesi di condebitori solidali - come prevista, a norma dell'art. 201, comma 3, del reg. CEE n. 2913/1992 (Codice doganale comunitario), tra il dichiarante in nome proprio e il soggetto per conto del quale è resa la dichiarazione – mentre la “proroga” del termine triennale di prescrizione, ex artt. 221 del cit. reg. e 84 del d.P.R. n. 43/1973, così come del termine di decadenza per la revisione dell'accertamento, di cui all'art. 11 del d.lgs. n. 374/1990, opera allorquando si configuri un fatto perseguibile penalmente, indipendentemente dalle persone cui il fatto venga imputato in sede penale e dall'esito del relativo giudizio, purché la notitia criminis sia stata comunicata nel corso di detto termine dalla contabilizzazione o dall'esigibilità dell'obbligazione doganale, con riguardo sia al termine di prescrizione per la riscossione dei diritti doganali che a quello di decadenza per la revisione dell'accertamento “prorogati” fino ai tre anni successivi alla data di irrevocabilità della decisione penale si riespandono i principi generali di cui all'art. 1310, comma 1, c.c., con la conseguenza che gli atti “interruttivi” della prescrizione o della decadenza contro uno dei debitori in solido hanno effetto anche nei confronti degli altri condebitori (Cass. V, n. 22748/2019).

In tema di classificazione doganale, l' art. 11 del d.lgs. n. 374/1990 pone sullo stesso piano, anche con riguardo al termine decadenziale, l'esecuzione d'ufficio o su iniziativa di parte dell'accertamento in revisione; ne consegue che l'operatore interessato, in sede di ricorso amministrativo, unitamente al diniego della rettifica attuata in peius dall'Amministrazione finanziaria, può chiedere il riconoscimento di una diversa e più favorevole classificazione, non ostandovi l'avvenuto avvio officioso della procedura (Cass. V, n. 12476/2019).

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