Ricorso contro la cartella di pagamento ex art. 36-ter d.P.R. n. 600/1973

Rosaria Giordano

Inquadramento

Gli artt. 36-bis e 36-ter d.P.R. n. 600/1973 hanno introdotto, a seguito della riforma realizzata dal d.lgs. n. 241/1997, il controllo formale nell'ordinamento tributario. L'attività di controllo formale può sostanziarsi in un controllo sulla liquidazione delle imposte, dei contributi, dei premi e dei rimborsi dovuti in base alla dichiarazione dei contribuenti o dei sostituti di imposta, effettuato ex art. 36-bis del detto decreto ovvero in un controllo formale vero e proprio delle dichiarazioni presentate dai contribuenti e dai sostituti di imposta, eseguito ai sensi dell'art. 36-ter d.P.R. n. 600/1973, cui è riferita l'esemplificazione proposta, e che ha ad oggetto le attività da parte dell'Ufficio di cui al secondo comma della stessa disposizione. Ai sensi dell'art. 36-ter, comma 4 del d.P.R. sulla riscossione l'Amministrazione finanziaria ha poi l'obbligo di esporre i motivi della rettifica operata in un apposito avviso da notificare al contribuente, a fronte della comunicazione del quale il contribuente può regolarizzare il maggior debito accertato nei propri confronti pagamento le somme dovute con particolari benefici. In mancanza del pagamento o di chiarimenti da parte del contribuente, l'Ufficio iscrive a ruolo le maggiori imposte, sanzioni ed interessi derivanti dalla liquidazione della dichiarazione. Successivamente l'agente della riscossione notifica le relative cartelle di pagamento entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI .... 1

RICORSO

AVVERSO CARTELLA DI PAGAMENTO N. ....

EMESSA DA

AGENZIA DELLE ENTRATE RISCOSSIONE

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., e residente in ...., C.F. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., presso lo Studio dell'Avv. ...., il quale lo rappresenta e difende giusta procura in calce al presente atto 2 ;

- ricorrrente -

Agenzia delle Entrate Riscossione ....;

- resistente -

PREMESSO CHE

in data .... è stata notificata allo scrivente, a cura della Agenzia delle Entrate Riscossione, la cartella di pagamento 3 n. ...., emessa ai sensi dell'art. 36-ter d.P.R. n. 600/1973, con la quale è stato intimato allo stesso il pagamento di complessivi € .... a titolo di ...., relativamente all'anno di imposta ....

Il sottoscritto

RICORRE

Contro il predetto atto per il seguente motivo:

1. Invalidità della cartella per violazione dell'art. 36-ter, comma 4 d.P.R. n. 600/1973

La cartella impugnata è stata illegittimamente iscritta a ruolo senza che venisse prima inviata al contribuente alcuna comunicazione ed, in particolare, quella di cui all'art. 36-ter, comma 4 d.P.R. n. 600/1973.

Il procedimento di controllo formale della dichiarazione dei redditi di cui all'art. 36-ter del d.P.R. n. 600/1973, prevede come necessaria garanzia a tutela del contribuente l'invio di una comunicazione (c.d. avviso bonario) dell'esito del controllo formale, quale momento di instaurazione del contraddittorio anteriore all'iscrizione a ruolo.

Invero, come più volte evidenziato in sede di legittimità, la cartella di pagamento, che non sia preceduta dalla comunicazione dell'esito del controllo ex art. 36-ter del d.P.R. n. 600/1973, è nulla poiché tale comunicazione assolve ad una funzione di garanzia e realizza la necessaria interlocuzione tra l'Amministrazione finanziaria ed il contribuente prima dell'iscrizione al ruolo, in ciò differenziandosi dalla comunicazione della liquidazione della maggiore imposta ex art. 36-bis dello stesso decreto, che avviene all'esito di un controllo meramente cartolare ed ha il solo scopo di evitare al contribuente la reiterazione di errori e di consentirgli la regolarizzazione di aspetti formali, per cui l'eventuale omissione non incide sull'esercizio del diritto di difesa e non determina alcuna nullità (cfr. Cass., sez. trib., n. 15311/2014).

Ne consegue che è illegittima la cartella di pagamento notificata in assenza di tale preventiva comunicazione.

PER QUESTI MOTIVI

Il sottoscritto, come rappresentato, domiciliato e difeso,

CHIEDE

all'Ill.ma Corte di giustizia tributaria di primo grado adita di annullare per difetto di motivazione la cartella impugnata.

Ai sensi dell'art. 10 comma 6 del d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore della presente causa è stabilito in € .... e che dunque viene versato un contributo unificato di importo pari ad € .... 4 .

Con vittoria di spese.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Si chiede, altresí, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1 d.lgs. n. 546/1992, che il ricorso venga discusso in pubblica udienza 5 .

Si fa riserva di produzione di memorie, in ragione delle difese della parte resistente, e si allega la seguente documentazione:

1. Atto impugnato;

2. ....;

3. .....

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

PROCURA 6

Il Sig. ...., nomina proprio procuratore alle liti l'Avv. ...., e per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via .....

Luogo e data ....

Firma Mandante ....

Autentica della Firma ....

[1] La competenza per territorio delle Commissioni tributarie deve essere determinata avendo riguardo al disposto dell'art. 4 d.lgs. n. 546/1992, come modificato dell'art. 9, comma 1, lett. b) d.lgs. n. 156/2015. Più in particolare, la competenza per territorio deve essere individuata secondo i seguenti criteri: a) per le controversie proposte nei confronti degli enti impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'art. 53 d.lgs. n. 446/1997, sono competenti le Commissioni Tributarie nella cui circoscrizione i primi hanno la sede; b) per le controversie proposte nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, sono competenti le Commissioni tributarie nella cui circoscrizione hanno sede, non le articolazioni medesime, ma l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso.

[2] Occorre considerare che l'art. 12 d.lgs. n. 546/1992 contempla l'obbligo dell'assistenza in giudizio di un difensore abilitato, per le parti diverse dagli enti impositori, dagli agenti della riscossione, dai soggetti iscritti nell'albo di cui all'art. 53 d.lgs. n. 446/1997. L'obbligo non sussiste per le controversie il cui valore non sia maggiore di tremila euro, calcolato sulla base dell'importo del tributo, al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni. In caso di difetto di rappresentanza di assistenza o di autorizzazione, o in caso di vizio che determina la nullità della procura al difensore, si applica, per espresso rinvio dell'art. 12, la disciplina dell'art. 182 c.p.c. Possono essere abilitati all'assistenza tecnica:

– gli avvocati, i commercialisti (iscritti nella sezione A del relativo albo), i consulenti del lavoro;

– se iscritti nell'elenco tenuto a cura del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze ed in possesso degli ulteriori requisiti richiesti per ciascuna categoria, a titolo esemplificativo: gli impiegati delle carriere dirigenziale; gli ufficiali e ispettori della guardia di finanza; i dipendenti delle associazioni di categoria rappresentate dal CNEL, e i dipendenti delle imprese, o delle loro controllate; i dipendenti dei centri di assistenza fiscale (CAF) e delle relative società di servizi, limitatamente alle controversie dei propri assistiti, se scaturite da adempimenti per i quali i CAF hanno prestato assistenza. L'elenco di cui sopra è tenuto secondo le modalità stabilite nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentito il Ministero della giustizia, congiuntamente alla determinazione delle ipotesi di incompatibilità, diniego, sospensione e revoca della iscrizione, anche sulla base dei principi contenuti nel codice deontologico forense. Allo stato attuale il decreto è in fase di approvazione;

– se iscritti nei relativi albi professionali, e per le controversie concernenti l'intestazione, la delimitazione, la figura, l'estensione, il classamento dei terreni e la ripartizione dell'estimo di una particella e la consistenza, il classamento delle unità immobiliari e l'attribuzione della rendita catastale: gli ingegneri, gli architetti, i geometri, i periti industriali, i dottori agronomi e forestali, gli agrotecnici, i periti agrari;

– se iscritti nel relativo albo e per le controversie relative ai tributi doganali: gli spedizionieri doganali.

I soggetti indicate possono stare in giudizio personalmente limitatamente alle controversie rientranti nell'ambito della loro attività.

[3] Occorre specificare la tipologia di atto dell'Amministrazione finanziaria oggetto di contestazione. Sono impugnabili esclusivamente gli atti, rientranti nella giurisdizione tributaria i cui limiti sono tracciati secondo i criteri di cui all'art. 2 d.lgs. n. 546/1992, di cui all'art. 19 dello stesso decreto. Tuttavia a riguardo va considerato che, in accordo con un orientamento ormai consolidato della Suprema Corte, l'elencazione degli atti impugnabili contenuta nell' art. 19 d.lgs. n. 546/1992 ha natura tassativa, ma non preclude la facoltà di impugnare anche altri atti, ove con gli stessi l'Amministrazione porti a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria (Cass. n. 3775/2018).

[4] Per la determinazione del contributo unificato tributario si deve prendere in considerazione la somma del tributo portato dall'atto impugnato, al netto delle eventuali sanzioni e/o interessi. Nel caso di atto relativo alle sole sanzioni pecuniarie, il contributo unificato andrà calcolato sulla base del valore delle stesse.

[5] In mancanza di tale istanza, il ricorso viene trattato in camera di consiglio.

[6] L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

La cartella di pagamento è l'atto esattivo che l'Agente della riscossione invia ai contribuenti per la riscossione dei crediti vantati dagli enti impositori.

La cartella di pagamento non è altro che la stampa del ruolo in unico originale notificata alle parti che, redatta in conformità al relativo modello ministeriale, reca l'indicazione dei medesimi elementi identificativi della pretesa risultanti dal ruolo. In particolare, l'estratto di ruolo è la fedele riproduzione della parte del ruolo relativa alla o alle pretese creditorie azionate verso il debitore con la cartella esattoriale e deve contenere tutti gli elementi essenziali per identificare la persona del debitore, la causa e l'ammontare della pretesa creditoria, sicché esso costituisce prova idonea dell'entità e della natura del credito portato dalla cartella esattoriale, anche ai fini della verifica della natura tributaria o meno del credito azionato e, quindi, della verifica della giurisdizione del giudice adito (Cass. n. 11028/2018).

La notificazione della cartella di pagamento assolve quindi le funzioni che nella espropriazione forzata codicistica sono svolte, ex art. 479 c.p.c., dalla notificazione del titolo esecutivo e del precetto, risolvendosi, ai sensi dell'art. 25, comma 2, d.P.R. n. 602/1973, nell'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo, così come il precetto contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo (cfr. Cass. III, n. 3021/2018); tale notifica costituisce, come espressamente dispone l'art. 50 del predetto decreto, attività prodromica necessaria al pignoramento effettuato dall'agente della riscossione.

Con più specifico riferimento alla formula di cui all'esemplificazione in esame, occorre considerare che mediante gli artt. 36-bis e 36-ter d.P.R. n. 600/1973, è stato introdotto il controllo formale nell'ordinamento tributario.

In particolare il d.lgs. n. 241/1997, emanato in attuazione della delega contenuta nell'art. 3 l. n. 662/1996, ha dato inizio ad una nuova riforma volta a razionalizzare e modernizzare il sistema della gestione delle dichiarazioni e alla semplificazione degli adempimenti a carico del contribuente. Il raggiungimento di tali obiettivi fu conseguito con una riformulazione degli artt. 36-bis e 36-ter.

L'attività di controllo formale consiste nella seguenti tipologie:

– controllo sulla liquidazione delle imposte, dei contributi, dei premi e dei rimborsi dovuti in base alla dichiarazione dei contribuenti o dei sostituti di imposta, controllo effettuato ex art. 36-bis del decreto sulla riscossione, controllo che deve essere effettuato da parte dell'Amministrazione Finanziaria entro l'inizio del periodo di presentazione della dichiarazione aventi per oggetto imposte dirette ed IVA relative all'anno successivo;

– controllo formale vero e proprio delle dichiarazioni presentate dai contribuenti e dai sostituti di imposta, eseguito ai sensi dell'art. 36-ter d.P.R. n. 600/1973. Il termine per esperire l'attività di controllo formale da parte dell'Amministrazione Finanziaria è il 31 dicembre del secondo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

In particolare, l'art. 36-ter comma 2 dispone che gli uffici delle entrate provvedono a: a) escludere in tutto o in parte lo scomputo delle ritenute d'acconto non risultanti dalle dichiarazioni dei sostituti d'imposta, dalle comunicazioni di cui all'art. 20, comma 3 d.P.R. n. 605/1973, dalle certificazioni richieste ai contribuenti ovvero delle ritenute risultanti in misura inferiore a quella indicata nelle dichiarazioni dei contribuenti stessi; b) escludere in tutto o in parte le detrazioni d'imposta non spettanti in base ai documenti richiesti ai contribuenti o agli elenchi di cui all'art. 78, comma 25, l. n. 413/1991; c) escludere in tutto o in parte le deduzioni dal reddito non spettanti in base ai documenti richiesti ai contribuenti o agli elenchi menzionati nella lett. b); d) determinare i crediti d'imposta spettanti in base ai dati risultanti dalle dichiarazioni e ai documenti richiesti ai contribuenti; e) liquidare la maggiore imposta sul reddito delle persone fisiche e i maggiori contribuenti dovuti sull'ammontare complessivo dei redditi risultanti da più dichiarazioni certificati di cui all'art. 1, comma 4 lett. d), presentati per lo stesso anno dal medesimo contribuente; f) correggere gli errori materiali e di calcolo commessi nelle dichiarazioni dei sostituti d'imposta.

In detta situazione il contribuente o il sostituto d'imposta è invitato, anche telefonicamente o in forma scritta o telematica, a fornire chiarimenti in ordine ai dati contenuti nella dichiarazione e ad eseguire o trasmettere ricevute di versamento e altri documenti non allegati alla dichiarazione o difformi dai dati forniti da terzi.

Ai sensi dell'art. 36-ter, comma 4, d.P.R. n. 600/1973 l'Amministrazione finanziaria ha poi l'obbligo di esporre i motivi della rettifica operata in un apposito avviso da notificare al contribuente. L'obbligo della motivazione costituisce senz'altro un'importante garanzia per il soggetto passivo, il quale, avendo conoscenza dei motivi, può, sia regolarizzare il contenuto della dichiarazione in rettifica, sia esercitare i propri diritti di difesa in sede contenziosa, o addirittura interrompere la procedura segnalando dati ed elementi non comunicati o valutati erroneamente nella fase di controllo; infatti in caso di errore da parte della Amministrazione finanziaria, la stessa potrà eventualmente esercitare il proprio potere di autotutela attraverso l'eventuale rinuncia all'imposizione in caso si accerti l'illegittimità dell'atto o dell'imposizione.

Il contribuente, una volta ricevuto l'avviso, ha la possibilità di regolarizzare il maggior debito emesso nei suoi confronti, pagando le somme dovute entro i successivi 30 giorni dal ricevimento della comunicazione, ottenendo in tal modo il pagamento della sanzione ridotta del 20%, oltre al pagamento degli interessi fino all'ultimo giorno del mese antecedente a quello di elaborazione della comunicazione.

In assenza di ulteriori chiarimenti da parte del contribuente ovvero del pagamento da parte dello stesso, è prevista l'iscrizione a ruolo, da parte dell'Ufficio, delle maggiori imposte, delle sanzioni e degli interessi derivanti dalla liquidazione della dichiarazione; successivamente l'agente della riscossione notifica le relative cartelle di pagamento entro il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

Nei provvedimenti legislativi emanati per fronteggiare i disagi economici e sociali connessi alla diffusione della pandemia da COVID-19, sono contenute diverse misure che hanno prodotto importanti riflessi sull'attività di riscossione. In particolare, originariamente, il decreto cd. cura Italia, di cui al d.l. n. 18/2020, aveva sospeso, sino al 31 maggio 2020, le attività di notifica di nuove cartelle e degli altri atti di riscossione. Tale sospensione è stata prorogata diverse volte (dal d.l. n. 34/2020, cd. Rilancio, sino alla data del 31 agosto 2020 e dal d.l. n. 104/2020 al 15 ottobre 2020); da ultimo, il d.l. n. 129/2020 ha previsto una sospensione dell'attività di riscossione fino al 31 dicembre 2020.

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