Ricorso contro l'avviso di intimazione per vizi della notifica a mezzo P.E.C.InquadramentoIl concessionario della riscossione per incardinare la procedura esecutiva nei confronti del contribuente, se è decorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, deve notificare allo stesso l'intimazione di pagamento, mediante il quale richiede al debitore di provvedere al pagamento del debito entro i successivi 5 giorni, rendendo edotto lo stesso che, in difetto, sarà iniziata l'esecuzione esattoriale. La notifica dell'intimazione ad adempiere costituisce atto interruttivo del termine di prescrizione ex art. 2943 c.c. La notifica dell'avviso di intimazione può essere eseguita anche a mezzo di posta elettronica certificata: sulla questione oggetto dell'esemplificazione proposta, pur con riferimento alla cartella di pagamento, la S.C. ha chiarito che, in caso di irritualità della notificazione della cartella di pagamento, in ragione della avvenuta trasmissione di un file con estensione “pdf” anziché “.p7m”, è applicabile l'istituto della sanatoria del vizio dell'atto per raggiungimento dello scopo ai sensi dell'art. 156 c.p.c. (Cass., sez. trib., n. 6417/2019). FormulaCORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI .... 1 RICORSO AVVERSO ATTO DI INTIMAZIONE N. .... EMESSO DA AGENZIA DELLE ENTRATE RISCOSSIONE Il Sig. ...., nato a ...., il ...., e residente in ...., C.F. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., presso lo Studio dell'Avv. ...., il quale lo rappresenta e difende giusta procura in calce al presente atto; - ricorrente - Agenzia delle Entrate Riscossione; - resistente - PREMESSO CHE – in data .... è stato notificata a mezzo P.E.C. allo scrivente, a cura della Agenzia delle Entrate Riscossione, l'atto di intimazione 2 n. ...., mediante il quale è stato richiesto al ricorrente il pagamento dell'importo di complessivi € .... a titolo di .... relativamente all'anno .... chiedendone l'annullamento per quanto verrà di seguito esposto. RICORRE Contro il predetto atto per il seguente motivo: 1. Invalidità della notifica dell'atto a mezzo posta elettronica certificata In vero, l'impugnato atto di intimazione è stato notificato all'odierno ricorrente mediante posta elettronica certificata il cui messaggio contiene il file della stessa con estensione “pdf”. Tale notifica è invalida. Come condivisibilmente affermato anche in giurisprudenza, infatti, la notifica via P.E.C. non è valida se avviene tramite messaggio di posta elettronica certificata contenente il file delle cartella con estensione “.pdf” anziché “.p7m” atteso che non solo l'integrità e l'immodificabilità del documento informatico, ma anche, per quanto attiene alla firma digitale, l'identificabilità del suo autore e conseguentemente la paternità dell'atto, è garantita solo attraverso l'estensione del file “.p7m”. Con la notifica via P.E.C. in formato “pdf”, non viene prodotto l'originale della cartella, ma solo una copia elettronica senza valore perché priva di attestato di conformità da parte di un Pubblico Ufficiale (v., tra le tante, di recente, C.t.r. Palermo, (Sicilia) sez. VIII, 3 maggio 2019, n. 2660). PER QUESTI MOTIVI Il sottoscritto, come rappresentato, domiciliato e difeso, CHIEDE all'Ill.ma Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado adita di annullare l'avviso di intimazione impugnato. Ai sensi dell'art. 10 comma 6 del d.P.R. n. 115/2002 si dichiara che il valore della presente causa è stabilito in € .... e che dunque viene versato un contributo unificato di importo pari ad € .... 3 . Con vittoria di spese. ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1, d.lgs. n. 546/1992, che il ricorso venga discusso in pubblica udienza 4 . Si fa riserva di produzione di memorie, in ragione delle difese della parte resistente, e si allega la seguente documentazione: 1. Atto impugnato; 2. ....; 3. ..... Luogo e data .... Firma Difensore .... PROCURA Il Sig. ...., nomina proprio procuratore alle liti l'Avv. ...., e per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via ..... Luogo e data .... Firma Mandante .... Autentica della Firma .... [1] [1]La competenza per territorio delle Corti tributarie deve essere determinata avendo riguardo al disposto dell'art. 4 del d.lgs. n. 546/1992, come modificato dell'art. 9, comma 1, lett. b) d.lgs. n. 156/2015. Più in particolare, la competenza per territorio deve essere individuata secondo i seguenti criteri: a) per le controversie proposte nei confronti degli enti impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'art. 53 d.lgs. n. 446/1997, sono competenti le Corti Tributarie nella cui circoscrizione i primi hanno la sede; b) per le controversie proposte nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, sono competenti le Corti tributarie nella cui circoscrizione hanno sede, non le articolazione medesime, ma l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso. [2] [2]Occorre specificare la tipologia di atto dell'Amministrazione finanziaria oggetto di contestazione. Sono impugnabili esclusivamente gli atti, rientranti nella giurisdizione tributaria i cui limiti sono tracciati secondo i criteri di cui all'art. 2 d.lgs. n. 546/1992, di cui all'art. 19 dello stesso decreto. Tuttavia a riguardo va considerato che, in accordo con un orientamento ormai consolidato della Suprema Corte, l'elencazione degli atti impugnabili contenuta nell' art. 19 d.lgs. n. 546/1992 ha natura tassativa, ma non preclude la facoltà di impugnare anche altri atti, ove con gli stessi l'Amministrazione porti a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria (Cass. n. 3775/2018). Ne deriva l'impugnabilità dell'avviso di intimazione, pur non indicato nel catalogo del predetto art. 19. [3] [3]Per la determinazione del contributo unificato tributario si deve prendere in considerazione la somma del tributo portato dall'atto impugnato, al netto delle eventuali sanzioni e/o interessi. Nel caso di atto relativo alle sole sanzioni pecuniarie, il contributo unificato andrà calcolato sulla base del valore delle stesse. [4] [4]In mancanza di tale istanza, il ricorso viene trattato in camera di consiglio. CommentoAi sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, il concessionario della riscossione per intraprendere la procedura esecutiva nei confronti del contribuente se è decorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, deve notificare un atto, l'intimazione di pagamento, mediante il quale richiede al debitore di provvedere al pagamento del debito entro i successivi 5 giorni; nel caso in cui entro il predetto termine non dovesse intervenire il pagamento, il concessionario può iniziare l'esecuzione forzata del credito erariale. L'avviso di intimazione, la cui funzione è dunque quella di riattivare il procedimento di riscossione del credito tributario, contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni, va redatto, come la cartella, in conformità al modello approvato con decreto del Ministero dell'economia ed, a propria volta, perde efficacia trascorsi centottanta giorni dalla data della notifica (sicché può essere notificato, alla medesima stregua dell'atto di precetto, anche più volte in relazione allo stesso titolo). La notifica dell'intimazione ad adempiere costituisce atto interruttivo del termine di prescrizione ex art. 2943 c.c. (Cass. n. 2227/2018). L'intimazione può essere impugnata per vizi propri, oppure, in caso di mancata notificazione della cartella di pagamento, per far valere un vizio della sequenza procedimentale, deducendone la nullità per omessa notifica dell'atto presupposto, o per contestare, in via alternativa, la stessa pretesa tributaria azionata di cui il contribuente può dedurre di essere venuto per la prima volta a conoscenza; trattandosi in ogni caso di atti diversi, ove all'impugnazione della cartella esattoriale segua quella della successiva intimazione di pagamento, emessa per gli stessi tributi a carico del medesimo contribuente, non sussiste violazione del principio del ne bis in idem processuale, trattandosi di giudizi aventi petitum e causa petendi differenti (Cass. n. 27581/2018). La notifica dell'avviso di intimazione può essere eseguita anche a mezzo di posta elettronica certificata. Sebbene con riferimento alla cartella di pagamento, a fronte delle oscillazioni interpretative emerse nella giurisprudenza di merito, la S.C. ha chiarito che, in caso di irritualità della notificazione della cartella di pagamento, in ragione della avvenuta trasmissione di un file con estensione “pdf” anziché “.p7m”, è applicabile l'istituto della sanatoria del vizio dell'atto per raggiungimento dello scopo ai sensi dell'art. 156 c.p.c. (Cass. sez. trib., n. 6417/2019). E' stato per altro verso precisato, con riferimento alla cartella di pagamento ma con un principio estensibile per eadem ratio all'avviso di intimazione, che, in caso di notifica a mezzo pec, la copia su supporto informatico dell'atto, in origine cartaceo, non deve necessariamente essere sottoscritto con firma digitale, in assenza di prescrizioni normative di segno diverso (Cass. trib., n. 30948/2019, in Il fisco, con nota di Cancedda). Nei provvedimenti legislativi emanati per fronteggiare i disagi economici e sociali connessi alla diffusione della pandemia da COVID-19, sono contenute diverse misure che hanno prodotto importanti riflessi sull'attività di riscossione. In particolare, originariamente, il decreto cd. cura Italia, di cui al d.l. n. 18/2020, aveva sospeso, sino al 31 maggio 2020, le attività di notifica di nuove cartelle e degli altri atti di riscossione. Tale sospensione è stata prorogata diverse volte (dal d.l. n. 34/2020, cd. Rilancio, sino alla data del 31 agosto 2020 e dal d.l. n. 104/2020 al 15 ottobre 2020); da ultimo, il d.l. n. 129/2020 ha previsto una sospensione dell'attività di riscossione fino al 31 dicembre 2020. |