Ricorso contro l'avviso di intimazione per carenza di motivazione

Rosaria Giordano

Inquadramento

Sebbene, anche avendo riguardo disposto dell'art. 7 l. n. 212/2000, gli atti emessi dall'Amministrazione finanziaria nei confronti del contribuente debbano essere motivati affinché lo stesso possa esercitare in maniera effettiva il proprio diritto di difesa, nondimeno l'avviso di intimazione costituisce un atto che, redatto in conformità al modello del Ministero dell'Economia, può ritenersi congruamente motivato per relationem rispetto alla cartella ovvero alle cartelle di pagamento sulle quali si fonda.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI .... 1

RICORSO

AVVERSO ATTO DI INTIMAZIONE N. ....

EMESSO DA

AGENZIA DELLE ENTRATE RISCOSSIONE

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., e residente in ...., C.F. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., presso lo Studio dell'Avv. ...., il quale lo rappresenta e difende giusta procura in calce al presente atto

- ricorrente -

Agenzia delle Entrate Riscossione;

- resistente -

PREMESSO CHE

– in data .... è stato notificato allo scrivente, a cura della Agenzia delle Entrate Riscossione, l'atto di intimazione 2 n. ...., mediante il quale è stato richiesto allo stesso il pagamento dell'importo di complessivi € .... a titolo di .... relativamente all'anno .... chiedendone l'annullamento per quanto verrà di seguito esposto.

RICORRE

Contro il predetto atto per il seguente motivo:

1. Invalidità dell'atto impugnato per omessa motivazione

L'atto di intimazione oggetto di ricorso appare incomprensibile in ordine alla portata delle richieste formulate dall'ente impositore nei confronti del contribuente.

In vero, l'Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto, ai sensi dell'art. 3 della l. n. 241/1990 e dell'art. 7 l. n. 212/2000- cd. Statuto del contribuente, congruamente motivare la pretesa erariale sotto ogni profilo (cfr., tra le molte, Cass. n. 9799/2017).

L'atto impugnato invece si limita a richiamare i contenuti della cartella di pagamento che, a propria volta, tuttavia .... 3

PER QUESTI MOTIVI

Il sottoscritto, come rappresentato, domiciliato e difeso,

CHIEDE

all'Ill.ma Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado adita di annullare l'avviso di intimazione impugnato.

Ai sensi dell'art. 10 comma 6 del d.P.R. 115/2002 si dichiara che il valore della presente causa è stabilito in € .... e che dunque viene versato un contributo unificato di importo pari ad € .... 4 .

Con vittoria di spese.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1 - d.lgs. n. 546/1992, che il ricorso venga discusso in pubblica udienza 5 .

Si fa riserva di produzione di memorie, in ragione delle difese della parte resistente, e si allega la seguente documentazione:

1. Atto impugnato;

2. ....;

3. .....

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

PROCURA

Il Sig. ...., nomina proprio procuratore alle liti l'Avv. ...., e per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via .....

Luogo e data ....

Firma Mandante ....

Autentica della Firma ....

[1] La competenza per territorio delle Corti tributarie deve essere determinata avendo riguardo al disposto dell'art. 4 d.lgs. n. 546/1992, come modificato dell'art. 9, comma 1, lett. b) d.lgs. n. 156/2015. Più in particolare, la competenza per territorio deve essere individuata secondo i seguenti criteri: a) per le controversie proposte nei confronti degli enti impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'art. 53 d.lgs. n. 446/1997, sono competenti le Corti Tributarie nella cui circoscrizione i primi hanno la sede; b) per le controversie proposte nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, sono competenti le Commissioni tributarie nella cui circoscrizione hanno sede, non le articolazione medesime, ma l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso.

[2] Occorre specificare la tipologia di atto dell'Amministrazione finanziaria oggetto di contestazione. Sono impugnabili esclusivamente gli atti, rientranti nella giurisdizione tributaria i cui limiti sono tracciati secondo i criteri di cui all'art. 2 d.lgs. n. 546/1992, di cui all'art. 19 dello stesso decreto. Tuttavia a riguardo va considerato che, in accordo con un orientamento ormai consolidato della Suprema Corte, l'elencazione degli atti impugnabili contenuta nell' art. 19 d.lgs. n. 546/1992 ha natura tassativa, ma non preclude la facoltà di impugnare anche altri atti, ove con gli stessi l'Amministrazione porti a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria (Cass. n. 3775/2018). Ne deriva l'impugnabilità dell'avviso di intimazione, pur non indicato nel catalogo del predetto art. 19.

[3] Indicare le ragioni per le quali si assume l'insufficienza della motivazione.

[4] Per la determinazione del contributo unificato tributario si deve prendere in considerazione la somma del tributo portato dall'atto impugnato, al netto delle eventuali sanzioni e/o interessi. Nel caso di atto relativo alle sole sanzioni pecuniarie, il contributo unificato andrà calcolato sulla base del valore delle stesse.

[5] In mancanza di tale istanza, il ricorso viene trattato in camera di consiglio.

Commento

Ai sensi dell'art. 50 d.P.R. n. 602/1973, il concessionario della riscossione per intraprendere la procedura esecutiva nei confronti del contribuente se è decorso più di un anno dalla notifica della cartella di pagamento, deve notificare un atto, l'intimazione di pagamento, mediante il quale richiede al debitore di provvedere al pagamento del debito entro i successivi 5 giorni; nel caso in cui entro il predetto termine non dovesse intervenire il pagamento, il concessionario può iniziare l'esecuzione forzata del credito erariale.

L'avviso di intimazione, la cui funzione è dunque quella di riattivare il procedimento di riscossione del credito tributario, contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro cinque giorni, va redatto, come la cartella, in conformità al modello approvato con decreto del Ministero dell'economia ed, a propria volta, perde efficacia trascorsi centottanta giorni dalla data della notifica (sicché può essere notificato, alla medesima stregua dell'atto di precetto, anche più volte in relazione allo stesso titolo).

La notifica dell'intimazione ad adempiere costituisce atto interruttivo del termine di prescrizione ex art. 2943 c.c. (Cass. n. 2227/2018).

L'intimazione può essere impugnata per vizi propri, oppure, in caso di mancata notificazione della cartella di pagamento, per far valere un vizio della sequenza procedimentale, deducendone la nullità per omessa notifica dell'atto presupposto, o per contestare, in via alternativa, la stessa pretesa tributaria azionata di cui il contribuente può dedurre di essere venuto per la prima volta a conoscenza; trattandosi in ogni caso di atti diversi, ove all'impugnazione della cartella esattoriale segua quella della successiva intimazione di pagamento, emessa per gli stessi tributi a carico del medesimo contribuente, non sussiste violazione del principio del ne bis in idem processuale, trattandosi di giudizi aventi petitum e causa petendi differenti (Cass. n. 27581/2018).

L'avviso non deve essere corredato da una specifica motivazione, potendo la stessa limitarsi al richiamo alle cartelle di pagamento presupposte (Cass. n. 27216/2014). A riguardo, è stato anche più di recente riaffermato che l'avviso di intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo, da notificarsi al contribuente ai sensi dell'art. 50, commi 2 e 3, del d.P.R. n. 602/1973, ha un contenuto vincolato, in quanto deve essere redatto in conformità al modello approvato con decreto del Ministero dell'Economia, sicché è sufficiente che la motivazione faccia riferimento alla cartella di pagamento in precedenza notificata (Cass. n. 28689/2018).

Nei provvedimenti legislativi emanati per fronteggiare i disagi economici e sociali connessi alla diffusione della pandemia da COVID-19, sono contenute diverse misure che hanno prodotto importanti riflessi sull'attività di riscossione. In particolare, originariamente, il decreto cd. cura Italia, di cui al d.l. n. 18/2020, aveva sospeso, sino al 31 maggio 2020, le attività di notifica di nuove cartelle e degli altri atti di riscossione. Tale sospensione è stata prorogata diverse volte (dal d.l. n. 34/2020, cd. Rilancio, sino alla data del 31 agosto 2020 e dal d.l. n. 104/2020 al 15 ottobre 2020); da ultimo, il d.l. n. 129/2020 ha previsto una sospensione dell'attività di riscossione fino al 31 dicembre 2020.

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