Ricorso avverso il provvedimento di diniego tacito sull'istanza di rimborso

Graziano Frivoli
aggiornata da Filippo D'Aquino

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 19, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 546/1992 al contribuente è concessa la possibilità di proporre ricorso avverso il rifiuto da parte dell'Amministrazione finanziaria alla restituzione di tributi, sanzioni pecuniarie ed interessi o altri accessori non dovuti.

Formula

ON. CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....

RICORSO GIURISDIZIONALE CON ISTANZA DI RECLAMO E MEDIAZIONE 1

(e contestuale)

ISTANZA DI TRATTAZIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Il Sig. ...., nato a .... ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., ...., ed elettivamente domiciliato in .... ( ....), alla via ...., ...., presso lo studio dell'Avv. .... (C.F. ....), che lo rappresenta e difende in virtù di procura speciale in allegato al presente atto,

PROPONE RICORSO

avverso il silenzio-rifiuto a seguito dell'istanza di rimborso del ...., relativa a .... (indicare il tipo di imposta), indebitamente versata per l'anno d'imposta ....,

NEI CONFRONTI

dell'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in persona del rappresentante legale pro-tempore, con sede in .... ( ....), alla via ...., n. .....

FATTO

In data .... l'odierno ricorrente presentava tempestiva istanza al competente Ufficio di ...., con la quale formulava richiesta di rimborso relativamente ai versamenti effettuati a titolo di .... (indicare il tipo di imposta) per gli anni di imposta ...., così come dimostrato dalle attestazioni di pagamento che si allegano al presente ricorso.

In seno a tale istanza, il ricorrente indicava come i suddetti versamenti fossero indebiti per .... (indicare le ragioni: ad esempio, duplicazione dei pagamenti).

Rilavato che l'Agenzia delle Entrate non ha ad oggi dato riscontro alla sopraindicata richiesta, ed essendo ampiamente decorso il termine di cui all'art. 21, comma 2, d.lgs. n. 546/1992, l'odierno ricorrente si oppone al silenzio-rifiuto sulla suddetta istanza per i seguenti motivi:

DIRITTO

Deve preliminarmente rilevarsi come l'Ufficio debba procedere alla restituzione delle somme incassate atteso che la mancata erogazione determinerebbe un indebito oggettivo.

A tal uopo, preme sottolineare a Codesta On. Corte Tributaria Adita come il contribuente abbia, per mero errore scusabile, effettuato una duplicazione dei versamenti de quo, come ampiamente dimostrato dalle attestazioni di pagamento in allegato.

È evidente, pertanto, l'illegittimità del silenzio-rifiuto dell'Agenzia delle Entrate.

Per quanto espresso, così si

CONCLUDE

Piaccia all'On.le Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado, contrariis reiectis, in accoglimento del ricorso e per i motivi esposti:

disporre la condanna dell'Ufficio alla restituzione del complessivo importo di € ...., oltre interessi come per legge, con salvezza di spese e competenze di giudizio.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA

Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1, d.lgs. n. 546/1992, che il presente ricorso venga discusso in pubblica udienza.

Costituendosi in giudizio il ricorrente deposita:

1) copia dell'istanza di rimborso, inoltrata in data ....;

2) copia dei versamenti di cui si chiede la restituzione.

Il sottoscritto procuratore, ai sensi dell'art. 14 del d.P.R. n. 115/2002 e successive modifiche dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad € ...., ragion per cui è dovuto un contributo unificato nella misura di € .....

Dichiara, altresì, di voler ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento presso il proprio numero di fax ( ....) o indirizzo di posta elettronica certificata ( ....).

La presente copia, di cui si attesta la conformità all'originale notificato all'Agenzia delle Entrate di ...., sarà depositata presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado di .... completa con gli allegati, tenuto conto dell'istanza ex art. 17-bis d.lgs. n. 546/1992, appresso formulata.

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

ISTANZA

ai sensi dell'art. 17-bis del d.lgs. n. 546/1992

Il Sig. ...., nato a .... ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., ...., ed elettivamente domiciliato in .... ( ....), alla via ...., ...., come in epigrafe rappresentato, sulla base dei fatti e dei motivi sopra evidenziati

CHIEDE

che l'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ...., in alternativa al deposito del ricorso che precede presso la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado, accolga in via amministrativa le richieste nel medesimo ricorso formulate.

Comunica in ogni caso la sua disponibilità a valutare in contraddittorio la mediazione della controversia.

Per l'invito al contraddittorio, le comunicazioni e le notificazioni relative al presente procedimento, si indicano uno o più dei seguenti recapiti:

– Studio ...., sito in .... ( ....), alla via ...., ....;

– P.E.C.: ....;

– telefono ....;

– fax ....;

– posta elettronica ordinaria: .....

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

[1] [1]V. nota 1 sub formula “Ricorso avverso il provvedimento di diniego espresso sull'istanza di rimborso”.

Commento

Ai sensi dell'art. 19, comma 1, lett. g), d.lgs. n. 546/1992, il rifiuto – espresso o tacito – alla restituzione di tributi, sanzioni pecuniarie e interessi o altri accessori non dovuti, opposto dall'Amministrazione finanziaria all'istanza di rimborso presentata dal contribuente, può essere impugnato dinanzi al giudice tributario, se ha ad oggetto, ovviamente, una somma avente natura fiscale.

Al riguardo, occorre rilevare che, in caso di riconoscimento del debito da parte dell'Amministrazione finanziaria prima che il contribuente impugni il diniego dinanzi al giudice tributario, la lite dovrebbe rientrare nell'ambito della giurisdizione ordinaria, in quanto l'azione assume i caratteri di un comune indebito oggettivo ex art. 2033 c.c.. Al contrario, se il riconoscimento del debito interviene successivamente all'impugnazione del diniego dinanzi al giudice tributario, il giudizio instaurato non dovrebbe estinguersi sino all'erogazione delle somme da rimborsare, né potrebbe essere dichiarato il difetto di giurisdizione, atteso che quest'ultima si determina al momento della proposizione della domanda.

Si ricorda che il provvedimento di diniego tacito al rimborso di imposte, che si forma dopo novanta giorni, deve essere impugnato entro e non oltre i sessanta giorni, il mancato rispetto del quale comporta l'inammissibilità del ricorso per intempestività.

La mancata, tempestiva, impugnazione del provvedimento di diniego dell'istanza di rimborso determina l'intangibilità del relativo rapporto, posto che in campo tributario il diritto soggettivo del contribuente al rimborso è fronteggiato non da un potere discrezionale ma dall'obbligo dell'Amministrazione tributaria, ex art. 53 Cost., di ristabilire la giusta imposizione nel rispetto della capacità contributiva, sicché la riproposizione della medesima istanza, ormai rivolta contro un provvedimento ormai definitivo, corrisponde ad una richiesta di esercizio del potere di autotutela da parte dell'Amministrazione finanziaria, il quale presuppone l'esistenza di un interesse di rilevanza generale alla rimozione (Cass. VI, n. 26087/2014).

In linea generale, nel processo tributario l'onere della prova grava in capo all'Amministrazione finanziaria, assumendo il contribuente/ricorrente solo il ruolo di attore in senso formale e non sostanziale.

Invece, nelle liti di rimborso l'onere della prova grava in capo al contribuente, che assume quindi il ruolo di attore in senso sostanziale, in quanto l'impugnazione dallo stesso proposta dà luogo ad un giudizio avente ad oggetto l'accertamento del diritto al rimborso. Come precisato dalla Suprema Corte (tra le tante, ed in epoca recente, Cass. V, n. 7602/2018; Cass. V, n. 12291/2018; Cass. V, n. 21770/2018; Cass. V, n. 27580/2018), incombe sul contribuente, il quale invochi il riconoscimento di un credito d'imposta, l'onere di provare i fatti costitutivi dell'esistenza del credito. Qualora la controversia abbia ad oggetto l'impugnazione del rigetto dell'istanza di rimborso di un tributo, il contribuente è attore in senso non solo formale ma anche sostanziale, con la conseguenza che grava su di lui l'onere di allegare e provare i fatti a cui la legge ricollega il trattamento impositivo rivendicato.

Le sentenze di condanna al pagamento di somme in favore del contribuente sono immediatamente esecutive, con la conseguenza che l'obbligo di restituzione non necessita più del passaggio in giudicato della sentenza.

Inoltre, in caso di rimborso spontaneo nelle more del processo, non si verifica più l'acquiescenza come nel sistema previgente, poiché il pagamento, essendo dovuto ex art. 69 d.lgs. n. 546/1992, non comporta cessazione della materia del contendere.

Si è ritenuto che l'art. 38 d.P.R. n. 602/1973 si applica solo laddove l'imposta risulti indebita ab origine; non si applica, invece, tale norma nel caso in cui il diritto alla restituzione sia sorto solo in data posteriore a quella del pagamento della stessa; in questo caso trova applicazione l'art. 21, comma 2, d.lgs. n. 546/1992, avente carattere residuale e di chiusura del sistema, secondo il quale l'istanza di rimborso può essere presentata entro due anni dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione (Cass., Sez. V, n. 29324/2022). Questo è il caso in cui il diritto al rimborso sorga per effetto dell'accertamento di un onere pluriennale dichiarato dal contribuente in un determinato esercizio per il quale l'Ufficio proceda con una diversa imputazione dell'onere medesimo, per cui il pagamento nel dichiarato periodo di imposta diverrebbe parzialmente indebito. In questo caso il fatto successivo al versamento dell'imposta è dato dall'accertamento dell'Ufficio; sotto tale profilo è stata ritenuta tempestiva l'istanza di rimborso presentata prima del passaggio in giudicato dell'accertamento dell'Ufficio, ma a condizione che la declaratoria di definitività dell'accertamento presupposto intervenga nelle more del giudizio di rimborso (Cass., Sez. V, n. 35042/2023).

Nel caso particolare di presentazione di più istanze, a seguito di un primo provvedimento di diniego, occorre rilevare che il termine di impugnazione deve essere computato sempre con riferimento a tale provvedimento e non già a quello successivo, con la conseguenza che:

• se il primo è un diniego espresso, decorsi 60 giorni dalla notificazione dello stesso senza che il contribuente abbia proposto impugnazione, esso diventa inoppugnabile e il rapporto d'imposta si cristallizza;

• se il primo è un diniego tacito, non opera il suddetto termine di decadenza e, quindi, il contribuente potrà proporre ricorso, purché entro il termine di prescrizione previsto.

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