Memoria di costituzione nel procedimento di impugnazione del diniego di rimborso in materia di IVA

Nicola Graziano

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 19, comma 1, lett. g) del d.lgs. n. 546/1992 al contribuente è concessa la possibilità di proporre ricorso avverso il rifiuto da parte dell'Amministrazione finanziaria alla restituzione di tributi, sanzioni pecuniarie ed interessi o altri accessori non dovuti. L'Ufficio, per difendersi nel procedimento introdotto dal predetto ricorso, utilizza quale atto la memoria di costituzione.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ...

Ricorso n. ... / ...

MEMORIA DI COSTITUZIONE

PER

L'Agenzia delle Entrate - Direzione Provinciale di ... , con sede in ... ( ... ), alla via ... , ... , C.F. ... , in persona del legale rappresentante pro tempore, Dott. ... , con il patrocinio dell'Avvocatura dello Stato, nella persona dell'Avv. ... ,

-opposta-

CONTRO

il Sig. ... , nato a ... ( ... ) il ... , C.F. ... , residente in ... ( ... ), alla via ... , ... , ed elettivamente domiciliato in ... , alla via ... , ... , presso lo studio dell'Avv. ... , che lo rappresenta e difende.

-opponente-

FATTO

In data ... . l'opponente, nella qualità di socio unico della società ... cancellata dal Registro delle Imprese, presentava istanza al competente Ufficio di ... , con la quale formulava richiesta di rimborso del credito IVA di € ... relativo al periodo di imposta ... .

In seno a tale istanza, il ricorrente rappresentava che, per un soggetto cancellato dal Registro delle Imprese, l'unico modo per soddisfare il principio di neutralità sancito dalla normativa comunitaria era rappresentato dal rimborso dell'IVA a credito, essendo precluso, al soggetto cessato, in quanto estinto, di compensare detto credito con altri debiti erariali.

Il ricorrente, rilevato che l'Agenzia delle Entrate esprimeva, con provvedimento del ... , notificato il ... , il proprio diniego rispetto alla presentata istanza, con ricorso del ... proponeva opposizione per i seguenti motivi: ... .

L'opponente, dunque, con il citato ricorso chiedeva:

a) disporre la condanna dell'Ufficio al rimborso del credito IVA di € ... , oltre interessi come per legge;

b) condannare l'Ufficio al pagamento delle spese processuali.

Pertanto, con il presente atto, l'Agenzia delle Entrate, come in epigrafe rappresentata, domiciliata e difesa, intende sottoporre all'attenzione dell'Ill.ma Corte di giustizia Tributaria la totale infondatezza del proposto ricorso poiché ...

Tanto ritenuto,

CHIEDE

all'Ill.ma Corte di giustizia Tributaria adita di dichiarare l'inammissibilità e l'infondatezza del ricorso proposto dal Sig. ... , alla stregua dei motivi sopra esposti.

Con vittoria di spese e competenze di lite.

Si depositano i seguenti documenti:

1. ... ;

2. ... ;

3. ... ;

4. ... .

(eventuale)

Istanza di partecipazione all’udienza attraverso collegamento da remoto

Ai sensi dell’articolo 16, comma 4, del Decreto Legge 23.10.2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17 dicembre 2018, n. 136, e successivamente sostituto dall’articolo 135, comma 2, del Decreto Legge 19.05.2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla Legge 17.07.2020, n. 77, si formula

Istanza

per la partecipazione all’udienza di cui all’articolo 34 del Decreto Legislativo 31.12.1992, n. 546 a distanza, mediante collegamento audiovisivo da remoto.

«»

Il difensore dichiara di voler ricevere le comunicazioni e le notificazioni inerenti il procedimento presso il seguente numero di fax ____________. e/o presso l’indirizzo di posta elettronica certificata ____________.

Luogo e data, _____________

Firma Difensore _____________________

Commento

Ai sensi dell'art. 19, comma 1, lett. g) d.lgs. n. 546/1992, il rifiuto - espresso o tacito - alla restituzione di tributi, sanzioni pecuniarie e interessi o altri accessori non dovuti, opposto dall'Amministrazione finanziaria all'istanza di rimborso presentata dal contribuente, può essere impugnato dinanzi al giudice tributario, se ha ad oggetto, ovviamente, una somma avente natura fiscale.

Al riguardo, giova rilevare che, in caso di riconoscimento del debito da parte dell'Amministrazione finanziaria prima che il contribuente impugni il diniego dinanzi al giudice tributario, la lite dovrebbe rientrare nell'ambito della giurisdizione ordinaria, in quanto l'azione assume i caratteri di un comune indebito oggettivo ex art. 2033 c.c. Al contrario, se il riconoscimento del debito interviene successivamente all'impugnazione del diniego dinanzi al giudice tributario, il giudizio instaurato non dovrebbe estinguersi sino all'erogazione delle somme da rimborsare, né potrebbe essere dichiarato il difetto di giurisdizione, atteso che quest'ultima si determina al momento della proposizione della domanda.

L'impugnazione del diniego deve essere proposta:

• entro il termine di 60 giorni dalla ricezione dell'atto, se il diniego è espresso;

• dopo il novantesimo giorno dalla presentazione della domanda, ma entro il termine di prescrizione, se il diniego è tacito.

La mancata, tempestiva, impugnazione del diniego dell'istanza di rimborso determina l'intangibilità del relativo rapporto, posto che in campo tributario il diritto soggettivo del contribuente al rimborso è fronteggiato non da un potere discrezionale ma dall'obbligo dell'Amministrazione tributaria, ex art. 53 Cost., di ristabilire la giusta imposizione nel rispetto della capacità contributiva, sicché la riproposizione della medesima istanza, ormai rivolta contro un provvedimento ormai definitivo, corrisponde ad una richiesta di esercizio del potere di autotutela da parte dell'Amministrazione finanziaria, il quale presuppone l'esistenza di un interesse di rilevanza generale alla rimozione (Cass. VI-5, n. 26087/2014).

In linea generale, nel processo tributario l'onere della prova grava in capo all'Amministrazione finanziaria, assumendo il contribuente/ricorrente solo il ruolo di attore in senso formale e non sostanziale.

Invece, nelle liti di rimborso l'onere della prova grava in capo al contribuente, che assume quindi il ruolo di attore in senso sostanziale, in quanto l'impugnazione dallo stesso proposta dà luogo ad un giudizio avente ad oggetto l'accertamento del diritto al rimborso. Come precisato dalla Suprema Corte (tra le tante, ed in epoca recente, Cass. V, n. 7602/2018; Cass. n. 12291/2018; Cass. V, n. 21770/2018; Cass. V n. 27580/2018), incombe sul contribuente, il quale invochi il riconoscimento di un credito d'imposta, l'onere di provare i fatti costitutivi dell'esistenza del credito. Qualora la controversia abbia ad oggetto l'impugnazione del rigetto dell'istanza di rimborso di un tributo, il contribuente è attore in senso non solo formale ma anche sostanziale, con la conseguenza che grava su di lui l'onere di allegare e provare i fatti a cui la legge ricollega il trattamento impositivo rivendicato.

Le sentenze di condanna al pagamento di somme in favore del contribuente sono immediatamente esecutive, con la conseguenza che l'obbligo di restituzione non necessita più del passaggio in giudicato della sentenza.

Inoltre, in caso di rimborso spontaneo nelle more del processo, non si verifica più l'acquiescenza come nel sistema previgente, poiché il pagamento, essendo dovuto ex art. 69 d.lgs. n. 546/1992, non comporta cessazione della materia del contendere.

Nel caso particolare di presentazione di più istanze, a seguito di un primo diniego, occorre rilevare che il termine di impugnazione deve essere computato sempre con riferimento al primo diniego, con la conseguenza che:

• se il primo è un diniego espresso, decorsi 60 giorni dalla notificazione dello stesso senza che il contribuente abbia proposto impugnazione, esso diventa inoppugnabile e il rapporto d'imposta si cristallizza;

• se il primo è un diniego tacito, non opera il suddetto termine di decadenza e, quindi, il contribuente potrà proporre ricorso, purché entro il termine di prescrizione previsto.

Con specifico riferimento al cosiddetto rimborso del credito di imposta, si segnala che

con il termine rimborso fiscale si intende la restituzione, da parte dell'Amministrazione Finanziaria, di imposte e ritenute che il contribuente ha versato o subito in misura superiore al dovuto, o di un eventuale credito che si è configurato in suo favore in seguito alla presentazione di una dichiarazione dei redditi.

Il rimborso fiscale può essere, quindi, conseguente:

• ad un pagamento non dovuto: c.d. rimborso da indebito;

• al venir meno del titolo giustificativo del pagamento dovuto: c.d. rimborso da restituzione;

• a detrazioni, ritenute, scomputi, crediti d'imposta, versamenti d'acconto poi risultati eccedenti: c.d. rimborso da dichiarazione;

Inoltre, i rimborsi possono avere ad oggetto:

• imposte dirette (IRES, IRPEF, Addizionali locali, ecc.);

• imposte indirette (IVA, Registro);

• imposte minori (oblazione condono edilizio, tasse automobilistiche).

Le vie percorribili per il contribuente sono sostanzialmente due:

da un lato può rilevare la sua posizione creditoria in sede di dichiarazione dei redditi ed ottenere il rimborso a seguito di una procedura automatizzata posta in essere dall'Amministrazione Finanziaria (rimborso d'ufficio).

I casi di rimborso d'ufficio sono tassativamente previsti dalla legge e si determinano nei seguenti casi:

a) per i crediti derivanti da errori materiali imputabili alla stessa Amministrazione Finanziaria: in questi casi, ex art. 41, comma 1 d.P.R. n. 602/1973, stante l'accertato errore materiale o duplicazione che è stato commesso, in capo all'Ufficio grava l'obbligo di rimborsare le maggiori imposte iscritte a ruolo;

b) per i crediti risultanti dalla dichiarazione dei redditi: come previsto dal comma 2 del citato art. 41 del d.P.R. n. 602/1973, il rimborso viene riconosciuto quando l'ammontare della ritenuta d'acconto sugli importi che hanno concorso alla determinazione del reddito imponibile risulti superiore a quello dell'imposta liquidata in base alla dichiarazione ai sensi dell'art. 36-bis del d.P.R. n. 600/1973, nonché per i crediti di imposta derivanti dalla liquidazione delle dichiarazioni effettuata ai sensi dello stesso art. 36-bis;

c) per i crediti derivanti da una decisione della Corte di giustizia tributaria;

d) per i crediti relativi all'imposta sul valore aggiunto: tale obbligo è disciplinato dall'art. 54-bis del d.P.R. n. 633/1972.

Dall'altro, qualora i presupposti per il rimborso dovessero realizzarsi dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi, può chiedere il rimborso mediante una successiva istanza da depositare presso l'Ufficio dell'Agenzia delle Entrate territorialmente competente (rimborso ad istanza) negli specifici termini di decadenza normativamente previsti.

In materia di rimborso di imposte dirette viene in rilievo la disciplina di cui all'articolo 38 del d.P.R. n. 602/1973 che consente al soggetto che ha effettuato il versamento diretto di presentare - all'Ufficio competente - l'istanza di rimborso, entro il termine di decadenza di quarantotto mesi dalla data del versamento stesso, nel caso di errore materiale, duplicazione ed inesistenza totale o parziale dell'obbligo di versamento. In materia di rimborso del credito IVA, invece, l'art. 30 del d.P.R. n. 633/1972 stabilisce che il contribuente può chiedere in tutto o in parte il rimborso dell'eccedenza detraibile ... all'atto della presentazione della dichiarazione:

a) quando esercita esclusivamente o prevalentemente attività che comportano l'effettuazione di operazioni soggette ad imposta con aliquote inferiori a quelle dell'imposta relativa agli acquisti e alle importazioni, computando a tal fine anche le operazioni effettuate a norma dell'art. 17, quinto, sesto e settimo comma, nonché a norma dell'art. 17-ter;

b) quando effettua operazioni non imponibili di cui agli artt. 8, 8-bis e 9 per un ammontare superiore al 25 per cento dell'ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate;

c) limitatamente all'imposta relativa all'acquisto o all'importazione di beni ammortizzabili, nonché di beni e servizi per studi e ricerche;

d) quando effettua prevalentemente operazioni non soggette all'imposta per effetto degli artt. da 7 a 7-septies;

e) quando si trova nelle condizioni previste dal terzo comma dell'art. 17.

Si segnala altresì che la fattispecie in esame soggiace alla normativa di cui all'art. 30, comma 1 del d.P.R. n. 633/1972, sicché il termine di prescrizione è quello ordinario decennale e non quello biennale di cui all'art. 21 del d.lgs. n. 546/1992, applicabile in via sussidiaria e residuale, in mancanza di disposizioni specifiche (su tutte, C.t.r. Puglia Bari 2 dicembre 2014; C.t.p. Emilia-Romagna Reggio Emilia 21 settembre 2015).

A seguito del deposito dell'istanza di rimborso possono verificarsi tre ipotesi:

1)la domanda è accolta;

2)la domanda è respinta (in questo caso, il contribuente può presentare ricorso alla competente Corte di giustizia Tributaria di Primo Grado entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto);

3)l'ufficio non risponde (in questo caso, la domanda di rimborso deve ritenersi respinta, in quanto vige l'istituto del silenzio-rifiuto. Trascorsi almeno 90 giorni dalla presentazione della domanda ed entro il termine di prescrizione, ordinariamente decennale, l'interessato può ricorrere alla Corte di giustizia tributaria).

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