Istanza di sospensione di atti volti al recupero di aiuti di Stato per carenza di legittimazione passiva

Rosaria Giordano

Inquadramento

L'art. 47-bis del d.lgs. n. 546/1992 è stato introdotto nel processo tributario dal d.l. n. 59/2008, conv. dalla l. n. 101/2008, e detta disposizioni speciali per la concessione della sospensione giudiziale di tali atti di recupero impugnabili di fronte al giudice tributario ai sensi dell'art. 19 dello stesso decreto, “aggravando” al fine di assicurare la massima efficacia nella procedura di recupero degli aiuti indebitamente erogati, i presupposti in punto di fumus boni juris e di periculum in mora, in presenza dei quali può essere ottenuta dal contribuente la sospensione del provvedimento rispetto a quanto avviene nell'ambito della sospensione “ordinaria”.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ...

ISTANZA DI SOSPENSIONE

Ricorso iscritto al R.G. n. ...

PREMESSO CHE

il sottoscritto ... , nell'interesse e per conto del proprio assistito, sig. ... , ha proposto ricorso avverso l'atto di recupero di aiuti di Stato n. ... , emesso dall'Agenzia delle Entrate di ... ;

il ricorso è stato notificato alla ... in data ... ;

il ricorrente si è costituito ritualmente in giudizio mediante deposito della copia notificata del ricorso e del proprio fascicolo in data ... ;

il competente Ufficio di ... ha avviato l'esecuzione coattiva dell'atto impugnato 1 ;

dall'esecuzione dell'atto impugnato deriverebbe per il ricorrente un pericolo di pregiudizio imminente ed irreparabile in quanto ... ;

sul piano del fumus boni juris, inoltre, occorre evidenziare che l'atto è stato erroneamente emesso nei confronti dell'odierno ricorrente atteso che gli aiuti sono stati erogati in favore non dello stesso bensì della società ... , della quale è amministratore delegato ... 2 ;

pertanto, sussistono i presupposti a sostegno di un intervento che in via cautelare sospenda provvisoriamente l'esecuzione dell'atto impugnato ai sensi dell'art. 47-bis del d.lgs. n. 546/1992;

P.Q.M.

Chiede che la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado  di ... voglia disporre la sospensione dell'esecuzione del predetto atto di recupero degli aiuti di Stato.

Con riserva di depositare in Segreteria la prova delle eseguite notifiche (alla parte o alle parti contro cui è stato proposto il ricorso).

Si producono i seguenti atti: ...

Luogo e data ...

Firma Difensore ...

[1] 1. Ovvero ha manifestato inequivocabilmente la volontà di dare esecuzione coattiva all'atto impugnato.

[2] 2. Ripercorrere sinteticamente le argomentazioni giuridiche esposte nel ricorso.

Commento

L'art. 47-bis del d.lgs. n. 546/1992 è stato introdotto nel processo tributario dal d.l. n. 59/2008, conv. dalla l. n. 101/2008, e detta disposizioni speciali per la concessione della sospensione giudiziale di tali atti di recupero impugnabili di fronte al giudice tributario ai sensi dell'art. 19 d.lgs. n. 546/1992.

Più in particolare, i commi 1 e 2 dell'articolo 47-bis del d.lgs. n. 546/1992, delineano i presupposti in presenza dei quali il giudice tributario può concedere la sospensione dell'efficacia dell'atto di recupero di aiuti di Stato dichiarati incompatibili in esecuzione di una decisione adottata dalla Commissione europea ai sensi dell'art. 14 del regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio, del 22 marzo 1999 (cd. “decisione di recupero”).

La norma, come osservato dai primi commentatori, è funzionale a creare un sistema disciplinare speciale e in sé compiuto per la disciplina non soltanto della sospensione degli atti di recupero, ma anche per la definizione delle relative controversie, ciò in particolare è evidenziato dalla stessa collocazione della norma, nello stesso d.lgs. n. 546/1992, in un nuovo art. 47-bis.

Per delimitare l'ambito applicativo della disciplina occorre fare riferimento alla nozione di “atto volto al recupero” cui si riconduce la norma al fine di radicare la giurisdizione del Giudice tributario. La circolare n. 42/E del 2008 ha a riguardo evidenziato che “il termine si intende riferito a tutti gli atti o provvedimenti emessi al fine del recupero di un aiuto di Stato dichiarato illegittimo, comprendendovi anche gli atti tipici della fase di riscossione rientranti nella giurisdizione delle Corti tributarie, la cui sospensione, parimenti, disciplinata dalle norme in commento”.

In sostanza, può rientrare nella nozione di “atti di recupero” qualsiasi atto impugnabile a norma dell'art. 19 d.lgs. n. 546/1992, purché riconducibile alla materia tributaria, i.e. secondo la più generale disposizioneex art. 12, comma 2, della l. n. 448/2001 “tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie” (“comunque denominati”, come ha specificato l'art. 3-bis, comma 1, del d.l. n. 203/2005, aggiunto dalla legge di conversione n. 248/2005).

Nella giurisprudenza unionale è stato più volte chiarito che la procedura di recupero degli aiuti di Stato illegittimi secondo il diritto europeo può avvenire attraverso procedure previste dalla legge dello Stato membro oppure attraverso ogni misura idonea a tal fine, purché l'esecuzione della decisione sia immediata ed effettiva. Tale orientamento è coerente con il generale principio di autonomia processuale degli Stati membri (CGUE, 20 maggio 2010, Scott/Kimberly Clark).

L'esigenza di assicurare la massima efficacia nella procedura di recupero degli aiuti indebitamente erogati consente di comprendere la specialità della sospensione degli aiuti rispetto alla sospensione “ordinaria” ex art. 47 del d.lgs. n. 546/1992, nel senso che le condizioni previste dall'art. 47-bis dello stesso decreto sono più rigorose.

In particolare sul piano del periculum non è sufficiente dedurre la gravità del danno essendo invece necessario il pericolo di un pregiudizio imminente ed irreparabile.

Sul piano del fumus boni juris è inoltre necessaria la presenza di “gravi motivi di illegittimità della decisione di recupero ovvero evidente errore sulla individuazione del soggetto tenuto alla restituzione dell'aiuto di Stato o evidente errore nel calcolo della somma da recuperare e nei limiti di tale errore”.

Il comma 2 prevede, poi, che “Qualora la sospensione si fondi su motivi attinenti alla illegittimità della decisione di recupero la Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado provvede con separata ordinanza alla sospensione del giudizio e all'immediato rinvio pregiudiziale della questione alla Corte di giustizia delle Comunità europee, con richiesta di trattazione d'urgenza ai sensi dell'art. 104-ter del regolamento di procedura della Corte di giustizia del 19 giugno 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 176 del 4 luglio 1991, e successive modificazioni, se ad essa non sia stata già deferita la questione di validità dell'atto comunitario contestato. Non può, in ogni caso, essere accolta l'istanza di sospensione dell'atto impugnato per motivi attinenti alla legittimità della decisione di recupero quando la parte istante, pur avendone facoltà perché individuata o chiaramente individuabile, non abbia proposto impugnazione avverso la decisione di recupero ai sensi dell'art. 230 del Trattato istitutivo della Comunità europea, e successive modificazioni, ovvero quando, avendo proposto l'impugnazione, non abbia richiesto la sospensione della decisione di recupero ai sensi dell'art. 242 del Trattato medesimo ovvero l'abbia richiesta e la sospensione non sia stata concessa”.

Sul piano squisitamente processuale, l'art. 47-bis opera un ampio richiamo alla disciplina prevista dall'art. 47, pur con la specificazione che “ai fini dell'applicazione del comma 8 dell'art. 47 rileva anche il mutamento del diritto comunitario.

Non viene invece richiamato il comma 3, che regola il procedimento che regola la delibazione nel merito presidenziale nei casi di “eccezionale urgenza”.

Il comma 4 dell'art. 47-bis prevede poi una abbreviazione dei termini per la trattazione del merito, prevista in sessanta giorni dall'ordinanza di sospensione e, come specificato dal secondo periodo, “alla scadenza del termine di sessanta giorni dalla emanazione dell'ordinanza di sospensione, il provvedimento perde comunque efficacia, salvo che la Corte tributaria provinciale entro il medesimo termine riesamini, su istanza di parte, l'ordinanza di sospensione e ne disponga la conferma, anche parziale, sulla base dei presupposti di cui ai commi 1 e 2, fissando comunque un termine di efficacia, non prorogabile, non superiore a sessanta giorni [...] nel caso del rinvio pregiudiziale il termine è sospeso dal giorno del deposito dell'ordinanza di rinvio e riprende a decorrere dalla data di trasmissione della decisione della Corte di Giustizia delle CEE”.

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