Memoria integrativa dei motivi di ricorso (art. 24, comma 2 d.lgs. n. 546/1992)

Rosaria Giordano
aggiornata da Stanislao De Matteis

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 4 co. 1 lett. e) L. 130/2022, l'art. 17 bis è stato integrato con il seguente comma: “In caso di rigetto del reclamo o di mancato accoglimento della proposta di mediazione formulata ai sensi del comma 5, la soccombenza di una delle parti, in accoglimento delle ragioni già espresse in sede di reclamo o mediazione, comporta, per la parte soccombente, la condanna al pagamento delle relative spese di giudizio. Tale condanna può rilevare ai fini dell'eventuale responsabilità amministrativa del funzionario che ha immotivatamente rigettato il reclamo o non accolto la proposta di mediazione”.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI 1 GRADO DI ....

ATTO DI INTEGRAZIONE DEI MOTIVI

Ricorso iscritto al n. .... pendente presso la sezione n. .....

La società ...., con sede in .... via .... C.F. .... nella persona del proprio legale rappresentante pro tempore .... rappresentata e difesa, giusta procura in calce / in margine al presente atto, dall'avv./dott./rag. .... presso il cui studio in .... via .... è elettivamente domiciliata ai fini del presente processo. premesso – che in data .... ha depositato in segreteria della Corte di giustizia tributaria di primo grado di .... ricorso (registro generale n. ....) avverso .... (specificare l'atto impugnato con gli estremi di identificazione) - che in data ....…. è stata rigettata l’istanza di reclamo/mediazione;

la parte resistente ha depositato in giudizio i seguenti documenti in precedenza non conosciuti: a) .... b) .... c) .... constatato che ai sensi dell'art. 24 del d.lgs. n. 546/1992 si rende necessario integrare i motivi del ricorso introduttivo n. ...., si formulano i seguenti motivi aggiunti:

..... .... .... .....

P.Q.M.

voglia cod. On. Consesso accogliere il ricorso introduttivo anche alla luce dei motivi aggiunti testé evidenziati il ricorso introduttivo con condanna alle spese ex art. 17 bis, comma 9 bis, l. 546/1992.

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

Commento

L'art. 24 del d.lgs. n. 546/1992 disciplina l'istituto dell'integrazione dei motivi (o dei motivi aggiunti) prevedendo che gli stessi siano ammessi, ove resi necessari dal deposito di documenti non conosciuti da una delle parti.

Se la trattazione non è ancora stata fissata, la parte interessata può integrare i motivi del ricorso entro il termine di sessanta giorni dalla notizia del deposito dei documenti sconosciuti.

Se, invece, l'interessato ha notizia del deposito successivamente alla fissazione della trattazione, deve dichiarare, a pena di inammissibilità, la volontà di proporre motivi aggiunti non oltre la trattazione in camera di consiglio o la discussione in udienza pubblica. Se la dichiarazione è fatta in udienza essa può avvenire anche oralmente.

L'integrazione dei motivi segua lo stesso iter del ricorso: ha, infatti, lo stesso contenuto e deve essere proposta e depositata con le medesime modalità di questo (art. 24, comma 4). L'unica differenza di rilievo è data dal fatto che dopo la costituzione delle parti, le notificazioni, a pena di nullità, vanno fatte al difensore costituito a norma dell'art. 170 c.p.c.

Occorre considerare che il contenuto del ricorso con motivi integrativi è assolutamente diverso da quello delle memorie illustrative previste dall'art. 32, comma 2. Quest'ultima procedura, infatti, è utilizzabile in ogni caso e non è subordinata al verificarsi di alcuna condizione; l'unico vero adempimento è il deposito delle memorie presso la segreteria. Il contenuto stesso dei due atti è sostanzialmente diverso, in quanto, con la procedura ex art. 24 si possono integrare i motivi del ricorso (causa petendi), anche precedentemente non rilevati o sottovalutati, allargandoli a vizi dell'atto impugnato; con la procedura prevista dall'art. 32, comma 2, d.lgs. n. 546/1992, invece, non si può far altro che approfondire i temi già esposti nell'atto introduttivo.

Il 16.9.2022 è entrata in vigore la L. 130/2022 recante disposizioni in materia di giustizia e processo tributario che apporterà diverse modifiche al D.Lgs. 546/1992, tra le quali l'inserimento del comma 9 bis all'art. 17 bis inerente al reclamo e alla mediazione. Ai sensi dell'art. 4 co. 1 lett. e) L. 130/2022, l'art. 17 bis è stato integrato con il seguente comma: “In caso di rigetto del reclamo o di mancato accoglimento della proposta di mediazione formulata ai sensi del comma 5, la soccombenza di una delle parti, in accoglimento delle ragioni già espresse in sede di reclamo o mediazione, comporta, per la parte soccombente, la condanna al pagamento delle relative spese di giudizio. Tale condanna può rilevare ai fini dell'eventuale responsabilità amministrativa del funzionario che ha immotivatamente rigettato il reclamo o non accolto la proposta di mediazione”.

All'esito della controversia, il deciso dell'organo giudicante, se conforme a quanto esposto in sede di reclamo o proposta di mediazione, comporta l'obbligo di condanna del soccombente alle spese.

L'uso dell'indicativo (“comporta”) induce a ritenere che il legislatore abbia escluso qualsiasi discrezionalità nella condanna.

 Il comma 2 dell'art. 92 c.p.c., però, è stato dichiarato parzialmente illegittimo nella parte in cui non prevede che il giudice possa compensare le spese tra le parti, parzialmente o per intero, anche qualora sussistano altre analoghe gravi ed eccezionali ragioni.

La compensazione delle spese nel processo tributario è trattato dall'art. 15, comma 2, del dlgs nr. 546, il quale riprende l'analoga originaria formulazione dell'art. 92 c.p.c.

Le spese di giudizio possono essere compensate in tutto o in parte dalla Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado soltanto in caso di soccombenza reciproca o qualora sussistano gravi ed eccezionali ragioni che devono essere espressamente motivate.

Ciò posto, poiché l'art. 1 comma 2 del d.lgs nr. 546 richiama il codice di rito, si ritiene che il rinvio mobile disposto dal d.lgs. n.  546 debba ricomprendere l'art. 92 come innovato dal giudice delle leggi.

Se questo è vero, allora, si deve ritenere che se, a seguito della mancata conciliazione, il giudice possa compensare le spese, sussistendo gravi ed eccezionali ragioni nonostante la norma in commento induca a ritenere diversamente

È, inoltre, prevista normativamente la possibile responsabilità del funzionario che rigetta, senza motivazione, il reclamo e la proposta di mediazione, preordinati al giudizio vero e proprio.

Gli Enti sono quindi chiamati ad individuare, con precisione e prima dell'emissione dell'atto impositivo (si ricorda che il nominativo del soggetto responsabile del contenzioso deve essere indicato nell'avviso di accertamento), il soggetto cui attribuire tale responsabilità, la quale discenderà direttamente dal danno economico cagionato all'Ente in quanto condannato al pagamento delle spese processuali.

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