Istanza per la nomina di un consulente tecnico d'ufficio

Mauro Di Marzio

Inquadramento

Gli artt. da 61 a 68 c.p.c. descrivono le figure degli «ausiliari del giudice», ossia, secondo l'art. 68, coloro che, nei casi previsti dalla legge o quando ne sorga la necessità, quali privati esperti in una determinata arte o professione, o comunque idonei al compimento di atti che il giudice non può compiere da solo, sono temporaneamente incaricati di una pubblica funzione, sulla base della nomina effettuata da un organo giurisdizionale, e prestano la loro attività in occasione di un processo, in modo da renderne possibile lo svolgimento o consentire la realizzazione delle particolari finalità.

Nell'accertamento dei fatti di causa, sorge sovente l'esigenza di utilizzare strumenti conoscitivi di natura tecnico-scientifica che esulano dal bagaglio di conoscenze del giudice, nel qual caso il codice di rito prevede il ricorso alla consulenza tecnica. La nomina di un consulente tecnico è espressamente contemplata, con riguardo al processo tributario, dall'art. 7, d.lgs. n. 546/1992, il quale, sotto la rubrica: «Poteri delle Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado e di Secondo Grado», stabilisce al comma 2 che le Corti di Giustizia Tributaria di Primo Grado e di Secondo Grado, quando occorre acquisire elementi conoscitivi di particolare complessità, possono disporre consulenza tecnica. I compensi spettanti ai consulenti tecnici non possono eccedere quelli previsti dalla l. n. 319/1980, e successive modificazioni e integrazioni.

Il decidere se avvalersi, o meno, della consulenza tecnica è rimesso al giudice, sicché la nomina dell'ausiliare non dipende da un'istanza delle parti, istanza che riveste pertanto funzione meramente sollecitatoria, potendo il magistrato procedervi d'ufficio. La consulenza tecnica non rientra nel numero dei mezzi di prova in senso stretto, ma ha natura di strumento istruttorio in senso lato, giacché coopera con le prove allo scopo individuare e valutare i fatti di causa, sopperendo alla insufficienza delle conoscenze tecnico-scientifiche del giudice. Il consulente tecnico consente in definitiva di acquisire quelle nozioni che, pur apparendo necessarie alla composizione della lite, esulano dal comune patrimonio di esperienze dell'uomo medio.

La l. n. 69/2009 ha inciso sull'atto di nomina del consulente tecnico d'ufficio, modificando innanzitutto l'art. 191, comma 1, sotto due aspetti. Il primo, relativo al «quando», concerne il provvedimento di designazione, normalmente collocato al momento dell'ammissione dei mezzi di prova ex art. 183, comma 7; il secondo vincola il giudice a formulare già con tale provvedimento i quesiti da rivolgere all'ausiliare.

La giurisprudenza mantiene fermo l'orientamento che considera insindacabilmente discrezionale la scelta di disporre la consulenza tecnica. Alle norme di cui agli artt. 61 e 13 e 22, comma 2, disp. att. c.c. si riconoscono natura e finalità meramente direttive (Cass. III, n. 7622/2010). Alle parti è riconosciuto esclusivamente uno strumento di reazione, consistente nella istanza di ricusazione operata ai sensi degli artt. 63 e 51 c.p.c., e limitato alla rimozione di eventuali dubbi circa l'obiettività e l'imparzialità del consulente tecnico (Cass., lav., n. 11412/1997; Cass., lav., n. 1000/1990). Parimenti incensurabile è l'apprezzamento del giudice quanto alla categoria professionale di appartenenza del consulente ed alla competenza qualificata dello stesso in relazione alla questione tecnica da risolvere; alla parte non resterebbe che il potere di muovere censure alla consulenza ormai effettuata, denunciandola come erronea, ovvero inidonea per incompetenza scientifica della persona nominata (Cass., lav., n. 2751/1987; Cass., lav., n. 481/1986).

Anche nel processo tributario, in forza del rinvio generale al c.p.c. contenuto nell' art. 1, comma 2, d.lgs. n. 546/1992, le eccezioni e le contestazioni alla consulenza disposta dal giudice d'ufficio debbono essere formulate, al più tardi, entro l'udienza pubblica di discussione innanzi al collegio, ex art. 34 d.lgs. n. 546/1992 , nel contraddittorio tra tutte le parti; resta escluso, poi, che eccezioni, rilievi ed osservazioni nei confronti dell'elaborato peritale, in relazione alle quali la parte sia incorsa in decadenza per non averle tempestivamente articolate nel corso del giudizio innanzi alla CTP, possano essere formulate come motivi di gravame, avverso la decisione che si fondi sulle risultanze dell'esperita c.t.u. (Cass. trib., n. 15522/2020).

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO/SECONDO GRADO DI ....

ISTANZA PER LA NOMINA DI UN CONSULENTE TECNICO D'UFFICIO

All'udienza 1 del .... è comparso l'avv. .... 2 , difensore di ...., nel giudizio iscritto al n. .... R.G., avente ad oggetto ...., il quale osserva quanto segue;

-) considerato che la controversia pone questioni di ordine tecnico-scientifico, per la cui soluzione appare opportuna la nomina di un consulente tecnico d'ufficio;

-) considerato, infatti, che .... 3

CHIEDE

che la Corte tributaria voglia disporre consulenza tecnica d'ufficio sulla materia sopra indicata.

Luogo e data ....

Firma ....

Avv. ....

[1] Si fa qui l'ipotesi che l'istanza di consulenza tecnica d'ufficio venga avanzata in udienza, ma nulla osta a che essa sia contenuta in altri atti, quali quelli introduttivi ovvero le memorie istruttorie, nonché in un'apposita istanza.

[2] Si fa qui l'ipotesi più comune che la parte sia difesa da un avvocato. È d'obbligo rammentare che le parti diverse dall'amministrazione nei cui confronti è proposto ricorso devono essere assistite in giudizio da un difensore abilitato che, però, non necessariamente dev'essere un avvocato. In tal senso dispone l'art. 12 d.lgs. n. 546/1992, recante disposizioni sul processo tributario, il quale individua i soggetti abilitati (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali, consulenti del lavoro purché non dipendenti dall'amministrazione pubblica; inoltre ingegneri, architetti, geometri, i periti edili, i dottori in agraria, gli agronomi e i periti agrari, per alcune materie; nonché ulteriori soggetti, che è superfluo qui menzionare). Ai detti difensori deve essere conferito l'incarico con atto pubblico o con scrittura privata autenticata od anche in calce o a margine di un atto del processo, nel qual caso la sottoscrizione autografa è certificata dallo stesso incaricato. All'udienza pubblica l'incarico può essere conferito oralmente e se ne dà atto a verbale. L'ufficio del Ministero delle finanze, nel giudizio di secondo grado, può essere assistito dall'Avvocatura dello Stato. Le controversie di valore inferiore a € 2.582,28, nonché i ricorsi di cui all'art. 10 d.P.R. n. 787/1980, possono essere proposti direttamente dalle parti interessate. I soggetti in possesso dei requisiti richiesti per esercitare la difesa possono stare in giudizio personalmente senza l'assistenza di altri difensori. Tra i soggetti esentati dalla difesa tecnica non è compreso il concessionario del servizio di riscossione tributi, non rientrando quest'ultimo tra i soggetti che, ai sensi del comma primo dell'art. 12 citato e dei principi generali desumibili dall'art. 82 c.p.c., hanno titolo a stare in giudizio senza l'ausilio di un difensore abilitato, e non essendo tali disposizioni suscettibili di interpretazione estensiva, in quanto poste in deroga all'obbligo generale della difesa tecnica (Cass. n. 21459/2009). Né le regole che precedono si applicano al ricorso per cassazione contro le decisioni delle Corti di giustizia tributaria di primo e secondo grado, per il quale occorre il patrocinio di un avvocato iscritto nell'apposito albo e munito di procura speciale (Cass., sez. trib., n. 8918/2003;Cass. sez. trib., n. 8024/2011).

[3] Esporre sinteticamente le ragioni che rendono opportuna la nomina di un consulente tecnico d'ufficio.

Commento

In tema di contenzioso tributario, l'art. 7 d.lgs. n. 546/1992 assegna alle Corti ampi poteri istruttori, compresa la possibilità di acquisire elementi conoscitivi mediante la richiesta di apposite relazioni affidate ad organi tecnici dell'amministrazione, con la sola esclusione, tra le prove ammissibili, del giuramento e dell'assunzione di testimoni, o mediante esame di documentazione comunque prodotta in giudizio tra le parti. Tali poteri sono conferiti proprio in funzione della valutazione, ad esse affidata, della legittimità e della congruità delle pretese dell'ufficio; i giudici tributari di merito possono cioè acquisire aliunde, prescindendo dagli accertamenti dell'ufficio, gli elementi di decisione, di cui compiono una valutazione autonoma, rispetto all'assunto di quest'ultimo (Cass., sez. trib., n. 1135/2006, che ha confermato la sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che, in tema di imposta di registro, aveva fatto corretto uso di tali poteri, al fine di ritenere congruo il valore del bene determinato in punto di fatto dai giudici di primo grado).

In particolare, il processo tributario, anche se si fonda sull'impugnazione di un atto, ha ad oggetto il rapporto sostanziale controverso, sicché il giudice dispone, ex art. 7 d.lgs. n. 546/1992, di ampi poteri istruttori, e può, in sede di decisione, sostituire la propria valutazione a quella dell'ufficio (Cass., sez. trib., n. 15472/2018, che ha ritenuto legittima la nomina di un CTU per l'accertamento della superficie di un immobile, già determinata dall'amministrazione e posta a fondamento dell'atto impositivo).

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