Istanza di ricusazione del consulente tecnico d'ufficio

Mauro Di Marzio

Inquadramento

L'art. 192 comma 2 c.p.c. stabilisce che, nel caso in cui il consulente tecnico d'ufficio nominato dal giudice non abbia osservato l'obbligo di astensione a lui derivante, ai sensi del combinato disposto degli artt. 63 e 51 n. 4 c.p.c., la parte interessata deve proporre istanza di ricusazione nei modi e nei termini previsti da questa disposizione.

Ove non sia proposta tempestiva ricusazione, resta preclusa la possibilità di far valere successivamente la situazione di incompatibilità o di mancanza di imparzialità dell'ausiliare (Cass. lav., n. 12822/2014), con la conseguenza che la consulenza rimane ritualmente acquisita al processo, non rilevando che il consulente tecnico d'ufficio non abbia osservato l'eventuale obbligo di astensione.

Non rileva neppure il fatto che l'interessato sia venuto a conoscenza della pretesa causa di incompatibilità del consulente soltanto dopo l'espletamento dell'incarico conferitogli dal giudice. In caso di inutile decorso del termine fissato dalla norma indicata, la valutazione delle ragioni che giustificano un provvedimento di sostituzione dello stesso C.T.U., a norma dell'art. 196 c.p.c. è rimessa esclusivamente al giudice (Cass. lav., n. 3105/2004).

La ricusazione si chiede con ricorso che, come tale, deve possedere i requisiti previsti dall'art. 125 c.p.c. È richiesta, ai sensi dell'art. 52 c.p.c., cui rinvia l'art. 192, comma 2, c.p.c., per il tramite dell'art. 63 c.p.c., a pena di inammissibilità, l'indicazione dei motivi specifici su cui si basa l'istanza di ricusazione, nonché la deduzione dei mezzi di prova. Argomentando dalla formulazione del comma 2, ove si parla del ricorso «sottoscritto dalla parte o dal difensore», parte della dottrina ritiene che in questa fase non occorra la difesa tecnica. Il ricorso va depositato entro il termine perentorio previsto a pena di inammissibilità.

Il ricorso per ricusazione sospende il processo, producendo gli effetti di cui all'art. 298, ma la sospensione non è automatica. Difatti la sola proposizione del ricorso per ricusazione non determina ipso iure la sospensione del procedimento e la devoluzione della questione al giudice competente a decidere della questione stessa, in quanto spetta pur sempre al giudice a quo una sommaria delibazione della sua ammissibilità, all'esito della quale, ove risultino ictu oculi carenti i requisiti formali di legge per l'ammissibilità dell'istanza, il procedimento può continuare, giacché l'evidente inammissibilità della ricusazione, pur non potendo impedire la rimessione del ricorso al giudice competente, esclude l'automatismo dell'effetto sospensivo, in modo da contemperare le contrapposte esigenze, sottese all'istituto, di assicurare alle parti l'imparzialità del giudizio nella specifica controversia di cui trattasi e di impedire, nel contempo, l'uso distorto dell'istituto (Cass. n. 26267/2011; Cass. n. 25709/2014; v. altresì Corte cost. n. 388/2002). Perciò il diniego della sospensione non è impugnabile con regolamento di competenza.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI ....

ISTANZA DI RICUSAZIONE DEL CONSULENTE TECNICO D'UFFICIO

L'avv. 1 ...., difensore di ...., nel giudizio iscritto al n. .... R.G.

ESPONE

-) nel giudizio sopraindicato codesta Corte di giustizia tributaria ha disposto consulenza tecnica d'ufficio al fine di accertare ....;

-) è stato nominato consulente tecnico d'ufficio il dr. ...., con studio in ...., via ...., n. ....;

-) ricorre nella specie l'ipotesi contemplata dal combinato disposto degli artt. 192, 63 e 51, n. .... 2 , c.p.c.;

-) difatti 3 .....

Tutto ciò premesso

CHIEDE

alla Corte di giustizia tributaria di accogliere la presente istanza di ricusazione e nominare altro consulente tecnico in sostituzione.

Luogo e data ....

Firma ....

Avv. ....

[1] Si è già visto, però, che l'istanza di ricusazione è ritenuta proponibile anche dalla parte personalmente. Si fa qui l'ipotesi più comune che la parte sia difesa da un avvocato. È d'obbligo rammentare che le parti diverse dall'amministrazione nei cui confronti è proposto ricorso devono essere assistite in giudizio da un difensore abilitato che, però, non necessariamente dev'essere un avvocato. In tal senso dispone l'art. 12 del d.lgs. n. 546/1992, recante disposizioni sul processo tributario, il quale individua i soggetti abilitati (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali, consulenti del lavoro purché non dipendenti dall'amministrazione pubblica; inoltre ingegneri, architetti, geometri, i periti edili, i dottori in agraria, gli agronomi e i periti agrari, per alcune materie; nonché ulteriori soggetti, che è superfluo qui menzionare). Ai detti difensori deve essere conferito l'incarico con atto pubblico o con scrittura privata autenticata od anche in calce o a margine di un atto del processo, nel qual caso la sottoscrizione autografa è certificata dallo stesso incaricato. All'udienza pubblica l'incarico può essere conferito oralmente e se ne dà atto a verbale. L'ufficio del Ministero delle finanze, nel giudizio di secondo grado, può essere assistito dall'Avvocatura dello Stato. Le controversie di valore inferiore a € 2.582,28, nonché i ricorsi di cui all'art. 10 d.P.R. n. 787/1980, possono essere proposti direttamente dalle parti interessate. I soggetti in possesso dei requisiti richiesti per esercitare la difesa possono stare in giudizio personalmente senza l'assistenza di altri difensori. Tra i soggetti esentati dalla difesa tecnica non è compreso il concessionario del servizio di riscossione tributi, non rientrando quest'ultimo tra i soggetti che, ai sensi del comma primo dell'art. 12 citato e dei principi generali desumibili dall'art. 82 c.p.c., hanno titolo a stare in giudizio senza l'ausilio di un difensore abilitato, e non essendo tali disposizioni suscettibili di interpretazione estensiva, in quanto poste in deroga all'obbligo generale della difesa tecnica (Cass. n. 21459/2009). Né le regole che precedono si applicano al ricorso per cassazione contro le decisioni delle commissioni tributarie, per il quale occorre il patrocinio di un avvocato iscritto nell'apposito albo e munito di procura speciale (Cass., sez. trib., n. 8918/2003; Cass., sez. trib., n. 8024/2011).

[2] Indicare quale delle diverse ipotesi normativamente contemplate ricorre.

[3] Esporre sinteticamente ma in modo specifico le ragioni che avrebbero dovuto indurre il consulente tecnico ad astenersi.

Commento

Come si è già in precedenza accennato, l'art. 192, comma 2, c.p.c., nel prevedere che l'istanza di ricusazione del consulente tecnico d'ufficio deve essere presentata con apposito ricorso depositato in cancelleria almeno tre giorni prima dell'udienza di comparizione, preclude definitivamente la possibilità di far valere successivamente la situazione di incompatibilità, con la conseguenza che la consulenza rimane ritualmente acquisita al processo. A tale principio non è consentita deroga per l'ipotesi in cui la parte venga a conoscenza soltanto in seguito della situazione di incompatibilità, poiché, in questo caso, è possibile esclusivamente prospettare le ragioni che giustificano un provvedimento di sostituzione affinché il giudice, se lo ritenga, si avvalga dei poteri conferiti dall'art. 196 c.p.c., spettando, comunque, all'ausiliario il compenso per l'attività svolta (Cass. sez. trib., n. 28103/2018).

L'art. 192, comma 2, c.p.c. fissa dunque un termine perentorio alle parti per dedurre eventuali circostanze, delle quali devono fornire anche prova, intese a evidenziare le ragioni di ricusazione dell'ausiliario nominato dal giudice, in, modo così da prevenire una indagine svolta con criteri e metodi non imparziali. Il termine è fissato per risolvere, definitivamente e in via preventiva, ogni questione sulle qualità che deve rivestire il Ctu, onde evitare successivi comportamenti dilatori delle parti, fondati su strategie determinate secundm eventum litis, evidentemente in contrasto con li principio di ragionevole durata del processo, di cui all'art. 111, comma 2, Cost. Deriva da quanto precede, pertanto, che non è possibile una deroga del termine in questione che, se osservato, preclude definitivamente la possibilità di far valere successivamente la situazione di incompatibilità, con la conseguenze che la consulenza rimane ritualmente acquisita al processo e alcun vizio di nullità della sentenza può essere fatto valere in sede di impugnazione sul presupposto di situazioni riferibili al Ctu che non siano state tempestivamente denunciate con la istanza di ricusazione, finanche nel caso in cui la parte abbia avuto sopravvenuta conoscenza di eventuali circostanze che avrebbero potuto legittimare una istanza di ricusazione (Cass. sez. III, n.122/2020).

Occorre altresì ricordare che l'ordinanza di rigetto dell'istanza di ricusazione non è impugnabile con ricorso straordinario per cassazione perché, pur avendo natura decisoria, manca del necessario carattere di definitività e non ne è precluso il riesame nel corso del processo, attraverso il controllo sulla pronuncia resa dal (o con il concorso del) iudex suspectus (nel nostro caso del c.t.u.), in quanto l'eventuale vizio causato dalla incompatibilità del giudice ricusato si risolve in motivo di nullità dell'attività da lui svolta e, quindi, di gravame della sentenza dal medesimo emessa. Né può dubitarsi della conformità alla Costituzione dell'art. 53, comma 2, laddove non prevede l'impugnabilità, con il ricorso predetto, dell'ordinanza che decide sulla ricusazione del giudice, dovendosi ritenere il principio di imparzialità sufficientemente garantito dalla possibilità per la parte, che abbia visto rigettata la propria corrispondente istanza, di chiedere al giudice di appello un riesame di tale pronuncia impugnando la sentenza conclusiva resa da quello invano ricusato (Cass. n. 2562/2016; Cass. n. 1932/2015).

Il procedimento di ricusazione ha natura giurisdizionale, sicché è necessario garantirvi il contraddittorio delle parti del processo cui la ricusazione accede, le quali devono essere messe in condizione di intervenire e adeguatamente interloquire, senza avere diritto, tuttavia, ad uno specifico termine, che non è previsto dalla legge (Cass. S.U., n. 16627/2014).

In particolare, fatti relativi all'attendibilità, ovvero all'affidabilità personale del consulente tecnico di ufficio non possono essere oggetto di prova testimoniale, in quanto deducibili solo nel procedimento di ricusazione sotto il profilo della carenza di imparzialità dell'ausiliario (Cass. n. 8406/2014).

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