Rinuncia al ricorso per cassazione della parte e del difensore

Roberto Succio

Inquadramento

La parte ricorrente può sempre rinunciare personalmente al ricorso. In tempi recenti ciò avviene a seguito della definizione della controversia in forza di disposizioni di condono o di “rottamazione” delle cartelle di pagamento che a fronte di un versamento di parte dell'imposta dovuta producono l'estinzione della pretesa erariale quanto a sanzioni e interessi, quanto all'Amministrazione Finanziaria, e l'impegno a rinunciare a ogni azione, quanto al contribuente. L'atto di rinuncia al ricorso per cassazione è invalido e, quindi, inidoneo a produrre effetti ove non sia sottoscritto congiuntamente dalla parte e dal difensore, salvo che quest'ultimo non sia munito di mandato speciale a questo effetto, poiché la formalità della duplice sottoscrizione è prescritta "ad substantiam". La rinuncia al ricorso è inidonea a determinare l'estinzione del giudizio, non risultando notificata alla controparte né comunicata al difensore di quest'ultima ai fini dell'apposizione del visto, ma ne determina l'inammissibilità per carenza sopravvenuta di interesse ad agire (Cass. Sez. 3, Sentenza n. 12743 del 21/06/2016; id. Sezioni Unite, Sentenza n. 3876 del 18/02/2010).

A seguito della riforma del processo civile del 2022 (d. kgs. N. 149/2022), la rinuncia, secondo la disciplina vigente dell'art. 390 cod. proc. civ., applicabile anche ai giudizi precedenti (art. 35, comma 7, d. lgs. n. 149/2022), la rinuncia non va più notificata alla controparte costituita ma va depositata in via telematica e va comunicata dalla cancelleria alle altre parti costituite. Tuttavia, si è ritenuta equipollente la rinuncia che sia stata notificata preventivamente alla controparte (secondo la vecchia disciplina) e, successivamente, depositata in via telematica (Cass., Sez. V, n. 29407/2023).

Formula

CORTE DI CASSAZIONE R.G. ...

ATTO DI RINUNCIA AL RICORSO PER CASSAZIONE

nell'interesse R.G. n. ... del sig. ... .c.f. ... rappresentato e difeso giusta delega in atti dall'avv. ... , il quale anche personalmente sottoscrive il presente atto

CONTRO Agenzia delle Entrate

NONCHE' CONTRO Agenzia delle Entrate Riscossioni s.p.a. ... per la cassazione della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Tributaria di Secondo Grado del ... n. ... in data ... depositata in data ... P

REMESSO – che è pendente di fronte a Codesta Corte il giudizio rubricato al n.r.g. ... per l'impugnativa dell'avviso di accertamento n. ... - che a seguito di soccombenza nei gradi di merito, è stata emessa la cartella n. ... (doc. n. 1). – che nel corso del giudizio il contribuente si è avvalso della definizione agevolata di cui all'art. 6, comma 2 d.l. n. 193/2016 con riferimento alla ridetta cartella (doc. n. 2) – che pertanto non vi è più interesse alla prosecuzione del giudizio, poiché è definita la pretesa erariale con adesione alla sopra detta procedura, con impegno della scrivente a rinunciare al giudizi relativi – che il pagamento dovuto per la definizione risulta operato per l'intero (doc. n. 3) come da liquidazione del riscossore (doc. n. 4) – che la rinuncia qui manifestata comporta la compensazione delle spese processuali;

TUTTO CIO' PREMESSO

il sig. come in atti rappresentato e difeso

RINUNCIA

agli atti del giudizio ai sensi e per gli effetti dell'art. 390 c.p.c. a spese compensate.

Si allegano i seguenti documenti (elencare e descrivere sinteticamente i documenti che si producono come illustrati nella narrativa).

Avv. ... (sottoscrizione del difensore) sig. ... (sottoscrizione del ricorrente personalmente).

Commento

Con l'atto in oggetto, la parte personalmente e il suo difensore rinunciano al ricorso. L'estinzione del giudizio si produce anche in assenza di accettazione, considerato che, comportando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, viene meno l'interesse a contrastare il ricorso. Si ritiene che ove il contribuente rinunci al ricorso durante il procedimento di legittimità, a seguito di definizione agevolata delle controversie ai sensi dell'art. 6, comma 2, del d.l. n. 193/2016 (conv., con modif., nella l. n. 225/2016), non trova applicazione la regola generale di cui all'art. 391, comma 2, c.p.c., poiché la condanna alle spese del medesimo contrasterebbe con la "ratio" della definizione agevolata, dissuadendolo ad aderire alla stessa, sicché, anche se l'ente impositore non accetta la rinuncia, deve essere disposta la compensazione degli importi di cui si è detto.

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