Ricorso per revocazione ordinaria ex art. 395, n. 4) c.p.c.

Giuseppe Fichera

Inquadramento

Il ricorso per revocazione ordinaria ex art. 395, n. 4) c.p.c. riguarda i casi in cui il provvedimento impugnato, emesso dal giudice di appello o in unico grado, risulta affetto da un errore di fatto.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI SECONDO GRADO DEL ....

MEMORIA AVVERSO IL RICORSO PER REVOCAZIONE

PER

il sig. ...., C.F. ...., residente in .... e domiciliato in ...., alla via ...., n. .... presso lo studio di .... (qualifica, nome e cognome e indirizzo P.E.C. del difensore), da cui è rappresentato e difeso in virtù di mandato in calce al presente atto.

- ricorrente -

CONTRO

.... 1 .

- resistente -

FATTO

1. Il sig. ...., in data ...., ha ricevuto notifica del .... 2 , n. .... del ...., emesso da ....

2. L'atto così notificato aveva per oggetto .... 3 dovuto per l'anno .... per il complessivo importo di € ....

3. Con ricorso del ...., (notificato, consegnato o spedito) il ...., l'odierno resistente ha instaurato il giudizio innanzi alla Corte di giustizia tributaria di primo grado di ...., proponendo i seguenti

motivi:

a) ....

b) ....

c) ....

4. La Corte di giustizia tributaria di primo grado di ...., sezione ...., con sentenza n. ...., depositata il ...., ha respinto il ricorso (parzialmente o integralmente), affermando che:

a) ....

b) ....

c) ....

5. Avverso la detta sentenza, il ricorrente .... ha proposto appello innanzi a codesta Corte di giustiziaTributaria Regionale del ...., che con sentenza n. ...., depositata il .... e non ancora notificata, lo ha respinto, affermando che:

a) ....

b) ....

c) ....

6. Contro la detta sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, il ricorrente .... ha proposto ricorso per revocazione ordinaria ex art. 395, n. 4) c.p.c., affidato ai seguenti motivi:

a) ....

b) ....

c) ....

Per quanto sopra premesso, il sig. ....

RICORRE IN REVOCAZIONE

avanti a codesta Corte di giustiziaTributaria Regionale avverso la sentenza meglio sopra indicata, per violazione dell'art. 395, n. 4), c.p.c., per i seguenti

MOTIVI

I. ....

II. ....

III. ....

Per tutto quanto premesso e considerato, il sig. ...., rappresentato e difeso come sopra

CHIEDE

che codesta Corte di giustizia tributaria per i motivi suesposti, respinta ogni contraria istanza ed eccezione, voglia:

1) revocare la sentenza n. ...., depositata il ....; ....

2) accogliere l’appello e dichiarare nullo, annullare ovvero comunque dichiarare privo di ogni effetto giuridico l'atto impositivo impugnato descritto in narrativa;

3) condannare il resistente al pagamento di spese, diritti ed onorari del presente procedimento.

Si producono i seguenti documenti: 1) copia della sentenza della Corte di giustiziaTributaria Regionale del ...., n. ...., depositata il ....;

2) ..... ....,

lì ....

il difensore ....

MANDATO ALLE LITI

Mi rappresenti e difenda nel presente procedimento, in ogni stato e grado del giudizio, l'Avv. ...., presso il cui studio eleggo domicilio ad ogni effetto di legge

Luogo e data .... (firma del ricorrente)

È autentica .... (firma del difensore)

[1] [1]Indicare il soggetto di cui all'art. 18, lett. c), del d.lgs. n. 546/1992.

[2] [2]Indicare l'atto impugnato.

[3] [3]Indicare il tributo oggetto dell'atto.

Commento

Principi generali. La revocazione è uno dei mezzi per impugnare le sentenze. Disciplinata dagli artt. 395 e ss. c.p.c, è un'impugnazione a critica vincolata, essendo possibile solo per i motivi tassativamente indicati nell'art. 395.

Sono impugnabili con la revocazione tutte le sentenze pronunciate in grado di appello o in unico grado, le sentenze o le ordinanze pronunciate ai sensi dell'art. 375, comma 1, n. 4) e 5), c.p.c. dalla Corte di cassazione se affette da errore di fatto (art. 395, n. 4) c.p.c.; art. 391-bis c.p.c.), nonché il provvedimento con il quale la Corte di cassazione abbia deciso nel merito, per i motivi di cui ai n. 1), 2), 3) e 6) dell'art. 395 (art. 391-ter c.p.c.), il decreto d'ingiunzione divenuto esecutivo ai sensi dell'art. 647 c.p.c., nei casi indicati nei n. 1, 2, 5 e 6 dell'art. 395 c.p.c. Per effetto dell'intervento della Corte costituzionale (Corte cost. n. 51/1985 e Corte cost. n. 558/1988) l'impugnazione per revocazione ai sensi dell'art. 395, n. 4) c.p.c., è ammessa altresì nei confronti dell'ordinanza di convalida di sfratto o licenza per finita locazione, nonché di convalida di sfratto per morosità, emessi in assenza o per mancata opposizione dell'intimato. Anche il lodo arbitrale rituale può essere impugnato per revocazione ex art. 395, n. 1), 2),3) e 6) c.p.c.

Si distingue tra i motivi di revocazione straordinaria e quelli di revocazione ordinaria. I primi si hanno quando la sentenza è l'effetto del dolo di una delle parti in danno dell'altra (art. 395, n. 1) c.p.c.); se si è giudicato in base a prove riconosciute o comunque dichiarate false dopo la sentenza, o che la parte soccombente ignorava essere state riconosciute o dichiarate tali prima della sentenza (art. 395, n. 2) c.p.c.); se dopo la sentenza sono stati trovati uno o più documenti decisivi che la parte non aveva potuto produrre in giudizio per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario (art. 395, n. 3 c.p.c.); se la sentenza è effetto del dolo del giudice, accertato con sentenza passata in giudicato (art. 395, n. 6 c.p.c.). Si hanno motivi di revocazione ordinaria, invece, quando la sentenza è l'effetto di un errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa, circostanza che si verifica quando la decisione è fondata sulla supposizione di un fatto la cui verità è incontrastabilmente esclusa, oppure quando è supposta l'inesistenza di un fatto la cui verità è positivamente stabilita, e tanto nell'uno quanto nell'altro caso «se il fatto non costituì un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciare» art. 395, n. 4) c.p.c.; ovvero quando la sentenza è contraria ad altra precedente avente fra le parti autorità di cosa giudicata, purché non abbia pronunciato sulla relativa eccezione (art. 395, n. 5 c.p.c.).

Le sentenze per le quali è scaduto il termine per l'appello possono essere impugnate per revocazione nei casi dei nn. 1), 2), 3) e 6) dell'art. 395 c.p.c., purché la scoperta del dolo o della falsità o il recupero dei documenti o la pronuncia della sentenza, di cui al n. 6), siano avvenuti dopo la scadenza del termine suddetto. Se i fatti menzionati avvengono durante il corso del termine per l'appello, il termine stesso è prorogato dal giorno dell'avvenimento in modo da raggiungere i trenta giorni da esso. Nel processo tributario le sentenze di appello per le quali pende il termine per ricorso per cassazione o persino sia stato proposto, possono essere comunque impugnate con ricorso per revocazione ordinaria (art. 395, nn. 4 e 5 c.p.c.), giacché nel giudizio di cassazione non sono ammessi nuovi accertamenti di fatto, né rivalutazioni del giudizio sul fatto compiuto dal giudice d'appello e questo anche nel regime anteriore alla novella dell'art. 64 d. lgs. n. 546/1992 disposta con l'art. 9, comma 1, d.lgs. n. 156/2015 (Cass. Sez. V, n. 14893/2022). Ciò in conformità, peraltro, in conformità, peraltro, all'art. 398, comma 4, c.p.c., secondo cui la proposizione della revocazione non sospende il termine per proporre il ricorso per cassazione o il procedimento relativo, norma operante nel processo tributario (Cass. Sez. VI, n. 327/2018).

La revocazione (che può essere anche proposta dal pubblico ministero, ai sensi dell'art. 397 c.p.c.) si propone con citazione davanti allo stesso giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata. L'impugnazione non sospende il termine per proporre il ricorso per cassazione o il relativo procedimento. Tuttavia, il giudice davanti a cui è proposta la revocazione, su istanza di parte, può sospendere l'uno o l'altro fino alla comunicazione della sua sentenza, qualora ritenga «non manifestamente infondata» la domanda di revocazione. Contro la sentenza pronunciata nel giudizio di revocazione sono ammessi i mezzi di impugnazione ai quali era originariamente soggetta la sentenza impugnata.

La revocazione nel processo tributario. Nel processo tributario la revocazione è disciplinata dagli artt. da 64 a 67 d.lgs. n. 546/1992; la disciplina richiama esattamente il disposto dell'art. 395 c.p.c.

Unica peculiarità è costituita dalla circostanza che la revocazione – secondo il modello processuali tipico del processo tributario – si propone con ricorso anziché con citazione e si applica integralmente il rito previsto per la Corte di giustizia tributaria innanzi al quale il ricorso è proposto, salve le deroghe contenute nelle disposizioni in commento. Non è necessario produrre la produzione in allegato della sentenza impugnata ma la mera indicazione della stessa, non essendo tale onere contemplato dagli artt. 64 e 65 del d.lgs. n. 546 del 1992 e non essendo applicabile l'art. 399 c.p.c. (Cass. Sez. V, 1233/2020). Tuttavia la produzione della sentenza impugnata o quanto meno la sua trascrizione, unitamente al ricorso in appello risultano di fondamentale importanza ai fini della decisione del merito della controversia.

Ai sensi dell'art. 65, comma 3-bis, d.lgs. n. 546/1992, nel testo risultante dopo le modifiche apportate dall'art. 9 d.lgs. n. 156/2015, emanato in attuazione della l. n. 23/2014, contenente delega per il riordino del sistema fiscale, le parti possono proporre istanze cautelari secondo quanto previsto dall'art. 52 d.lgs. n. 546/1992. Dunque, sarà possibile richiedere alla Corte di giustizia tributaria adita di sospendere in tutto o in parte l'esecutività della sentenza impugnata, se sussistono gravi e fondati motivi; in ogni caso il contribuente potrà chiedere la sospensione dell'esecuzione dell'atto se da questa può derivargli «un danno grave e irreparabile».

La revocazione ordinaria per errore di fatto. L'errore di fatto revocatorio, ai sensi del n. 4) dell'art. 395 c.p.c. presuppone l'esistenza di un contrasto fra due rappresentazioni dello stesso oggetto, risultanti una dalla sentenza impugnata e l'altra dagli atti processuali; il detto errore deve rispondere a tre distinti requisiti e precisamente: a) consistere in un errore di percezione o in una mera svista materiale che abbia indotto, anche implicitamente, il giudice a supporre l'esistenza o l'inesistenza di un fatto che risulta incontestabilmente escluso o accertato alla stregua degli atti di causa, sempre che il fatto stesso non abbia costituito oggetto di un punto controverso sul quale il giudice si è pronunciato; b) risultare con immediatezza ed obiettività senza bisogno di particolari indagini ermeneutiche o argomentazioni induttive; c) essere essenziale e decisivo nel senso che, in sua assenza, la decisione sarebbe stata diversa (Cass. III, n. 3190/2006Cass., Sez. VI, n. 16439/2021). La decisività non sussiste laddove la pronuncia impugnata trovi fondamento in autonome rationem decidendi (Cass., Sez. III, n. 4678/2022).

Si è ritenuto di dare una nozione “estesa” alla nozione di fatto controverso, idoneo a ricomprendere non solo il fatto che è stato controverso in ragione di un effettivo dibattito fra le parti, ma anche quello che, introdotto da una parte per mezzo di un atto difensivo, è divenuto per ciò solo controvertibile, così da formare comunque oggetto anche se solo implicito della successiva pronuncia con cui il giudice di merito ha definito il processo (Cass., Sez. III, n. 7435/2023)

L'omesso esame di una questione processuale (ancorché rilevabile d'ufficio) non integra l'errore di fatto revocatorio, dal momento che non comporta l'erronea supposizione dell'esistenza o inesistenza di un fatto ma si traduce in una mancata attività, cui la legge ricollega unicamente un eventuale vizio della motivazione o una violazione processuale, (Cass., Sez. III, n. 11691/2023).

Così, è stato affermato che quando nella sentenza si affermi l'inesistenza, nei fascicoli processuali d'ufficio o di parte, di un documento che, invece, risulti esservi incontestabilmente inserito, si ha una mera svista di carattere materiale, costituente errore di fatto e, quindi, motivo di revocazione a norma dell'art. 395, n. 4) c.p.c. (Cass., sez. lav., n. 19174/2016). È inammissibile, invece, la censura finalizzata ad un riesame dell'apprezzamento del fatto e della decisione di diritto, alla stregua di atti formati in un precedente e diverso giudizio (Cass., sez. lav., n. 14708/2006).

Inoltre, quando il giudice rigetta la domanda di revocazione, riconoscendo l'errore denunciato ma assumendone la non decisività, ha l'onere di indicare quali ulteriori ed indipendenti ragioni giustificative avessero assistito la pronuncia, tali da rendere la statuizione assunta stabile, malgrado il venir meno dell'argomento relativo all'errata percezione di circostanze presupposte come sicura base del suo ragionamento (Cass. III, n. 4265/2014).

Se il giudice accoglie la revocazione, effettua un duplice giudizio. In primo luogo, il giudice della revocazione opera un giudizio rescindente, volto a rimuovere la sentenza impugnata, accertando il vizio dedotto con il ricorso per revocazione. Una volta rimossa (annullata) la sentenza, il giudice procede con il giudizio rescissorio, ossia con la decisione della controversia nel merito e in questo caso può accogliere o rigettare l'appello. L'atto introduttivo con cui la parte domanda la revocazione della sentenza d'appello ricomprende, tuttavia, anche la richiesta di pronuncia sul merito della controversia, quand'anche quest'ultima non sia formulata in modo esplicito (Cass. Sez. V, 19450/2020).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario