Ricorso per giudizio di ottemperanza

Domenico Pagliuca
aggiornato da Filippo d'Aquino

Inquadramento

In virtù delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 156/2015, e quindi con l'eliminazione del riferimento all'applicabilità in via sussidiaria delle disposizioni del codice di procedura civile, il giudizio di ottemperanza, nell'attuale formulazione di cui all'art. 70 d.lgs. n. 546/1992, costituisce l'unico rimedio esperibile in materia di esecuzione coattiva delle sentenze tributarie, ancorché non definitive.

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO DI ....1

RICORSO PER GIUDIZIO DI OTTEMPERANZA

Il Sig. ...., nato a .... ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., n. ...., elettivamente domiciliato in .... ( ....), alla via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. .... [nato a .... ( ....) in data .... - C.F. ....], che lo rappresenta e difende in virtù di procura speciale ad litem posta in calce al presente atto;

- ricorrente -

CONTRO

Agenzia delle Entrate - Riscossione, in persona del legale rappresentante pro-tempore, con sede legale in ...., alla via .....

- resistente -

PREMESSO

1. che la Corte di giustizia tributaria di primo grado di .... - Sezione n. ...., con sentenza n. ...., pronunciata il .... e depositata in segreteria il ...., accoglieva il ricorso proposto dal Sig. ...., con conseguente annullamento dell'atto impugnato (comunicazione di iscrizione di ipoteca documento n. .... - Fascicolo n. .... / ....), e ordinava al sig. Dirigente dell'Agenzia delle Entrate di .... - Sez. Territorio di cancellare l'iscrizione ipotecaria n. .... R.G. e .... R.P. a favore di “Agenzia delle Entrate Riscossione” del ....;

2. che, con la sentenza di cui al precedente paragrafo 1, la Corte di giustizia tributariadi primo grado di .... condannava, altresì, la resistente a rimborsare al ricorrente le spese di lite, liquidate in € ....;

3. che la suindicata sentenza è passata in giudicato per omessa impugnazione;

4. che l'Agenzia delle Entrate - Riscossione non ha provveduto alla cancellazione dell'iscrizione ipotecaria né al pagamento delle spese di lite;

5. che, pertanto, in data ...., veniva notificato all'Agenzia delle Entrate - Riscossione, con sede legale in ...., alla ...., ...., in persona del legale rappresentante pro - tempore, atto di messa in mora, ex art. 70, comma 2 d.lgs. n. 546/1992;

6. che, a tutt'oggi, l'Agenzia delle Entrate - Riscossione non ha adempiuto alle statuizioni contenenti nella citata sentenza;

7. che è decorso il termine previsto dal secondo comma dell'art. 70 del d.lgs. n. 546/1992.

Tanto premesso, il Sig. ...., come in epigrafe domiciliato, rappresentato e difeso,

RICORRE

all'Ill.ma Corte di giustizia tributariadi primo grado di .... affinché voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Piaccia all'Ill.ma Corte di giustizia tributariadi primo grado adita, ogni contraria istanza ed eccezione disattesa:

– adottare i provvedimenti necessari all'ottemperanza del contenuto della sentenza n. .... pronunciata il .... e depositata in segreteria il ...., di cui al paragrafo 1 delle premesse, precisamente per ciò che concerne la cancellazione dell'iscrizione ipotecaria n. .... R.G. e .... R.P. a favore di “Agenzia delle Entrate Riscossione“ del .... e la condanna al pagamento delle spese processuali;

– disporre ogni altro provvedimento all'uopo ritenuto opportuno e necessario, compresa la nomina di un commissario ad acta;

– condannare la parte resistente al pagamento delle spese e competenze del presente procedimento.

Si depositano i seguenti documenti:

1. il presente ricorso in doppio originale;

2. la copia autentica della sentenza n. .... pronunciata il .... e depositata in segreteria il ....;

3. l'originale dell'atto di messa in mora notificato il ....;

4. ispezione ipocatastale del .....

Il sottoscritto procuratore dichiara che il valore della controversia del presente procedimento è pari ad € .... Conseguentemente dovrà applicarsi il contributo unificato nella misura di € .....

Il sottoscritto difensore dichiara - altresì - di voler ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento presso il proprio numero di fax ( ....) o indirizzo di posta elettronica certificata ( ....).

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

PROCURA

Il Sig. ...., nato a .... ( ....) il ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), alla via ...., n. ...., elettivamente domiciliato in .... ( ....), alla via ...., n. ...., delega a rappresentarlo e difenderlo in ogni fase e grado della procedura di cui al presente atto l'Avv. ...., conferendogli ogni e più ampia facoltà di legge, ed elegge domicilio presso il proprio studio sito in .... ( ....), alla via ...., n. .....

Dichiara, inoltre, di aver ricevuto tutte le informazioni previste dagli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003, nonché dal Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, e presta il proprio consenso al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito.

Luogo e data ....

Firma Mandante ....

Autentica della Firma ....

[1] [1]Il ricorso deve essere indirizzato al presidente della Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado competente, deve contenere la sommaria esposizione dei fatti che ne giustificano la proposizione con la precisa indicazione, a pena di inammissibilità, della sentenza passata in giudicato di cui si chiede l'ottemperanza, prodotta in copia unitamente all'originale o copia autentica dell'atto di messa in mora notificato.

Il ricorso, sottoscritto dal difensore tecnico abilitato (art. 12 d.lgs. n. 546/1992), deve essere inoltre depositato, in doppio originale, presso la segreteria della Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado competente.

Commento

Il legislatore, per garantire la posizione del cittadino-contribuente, ha mutuato nel processo tributario un istituto tipico di quello amministrativo: il giudizio di ottemperanza. Il legislatore, opportunamente, non parla di esecuzione della sentenza tributaria ma di ottemperanza alla stessa. Il giudizio di ottemperanza di cui all'art. 70 d.lgs. n. 546/1992, a differenza del giudizio esecutivo civile, pur avendo la finalità di dare attuazione al comando contenuto nella decisione del giudice tributario, non ha alla base una decisione avente i caratteri propri del titolo esecutivo, per cui consente al giudice di enucleare e precisare il contenuto degli obblighi da eseguire, di chiarirne il reale significato nonché – secondo la giurisprudenza di legittimità – di verificarne la compatibilità con i principi dell'unione di equivalenza ed effettività (Cass. Sez. V, n. 23379/2022). Il giudice dell'ottemperanza, volto a rimuovere gli ostacoli frapposti dall'inerzia dell'Amministrazione finanziaria all'esecuzione della sentenza del giudice tributario, non deve, pertanto, dare mera esecuzione coattiva del comando contenuto nella pronuncia giurisdizionale, ma deve riempire i vuoti creati dalla mancanza di un titolo esecutivo nei confronti dell'ente impositore o dell'Agente della riscossione (Cass. Sez. V, 31856/2021). E', quindi, sempre possibile procedere con il giudizio di ottemperanza anche a fronte di comandi privi dei caratteri di puntualità e precisione, in quanto tale giudizio presenta connotati diversi dall'esecuzione forzata propria del codice di procedura civile, potendosi compiere tutti gli accertamenti indispensabili a delimitare l'effettiva portata precettiva della sentenza della quale si chiede l'esecuzione (Cass. Sez. V, 16569/2019; Cass. Sez. V, n. 4126/2004). A maggior ragione, l'ottemperanza può essere esperita in caso di inerzia dell'Amministrazione finanziaria al pagamento di somme di denaro, come per il capo relativo alla condanna alle spese processuali (Cass. Sez. V, n. 11286/2022).

Con il giudizio di ottemperanza è, inoltre, ricorribile anche l'atto di sgravio parziale adottato dall'Amministrazione finanziaria, ritenuto difforme dalla sentenza favorevole ottenuta dal contribuente, essendo tale procedimento attivabile non solo in caso di inerzia dell'amministrazione finanziaria ma anche di difformità specifica o inadeguatezza dell'atto posto in essere per attenersi alla sentenza da eseguire (Cass. Sez. V, 12847/2022).

La facoltà concessa all'amministrazione finanziaria di sospendere il pagamento di un proprio debito nei confronti del contribuente a garanzia di eventuali crediti vantati a diverso titolo nei confronti di quest'ultimo, prevista dall'art. 69, r.d. n. 2440 del 1923 (cosiddetto "fermo amministrativo"), esercitabile nel corso del giudizio di cognizione, non può essere opposta al contribuente nel giudizio di ottemperanza alla sentenza favorevole a quest'ultimo, non consentendo tale giudizio altro accertamento che quello dell'effettiva portata precettiva della sentenza di cui si chiede l'esecuzione, con la conseguenza che è inibito a quel giudice prendere in esame l'applicabilità della compensazione civilistica, alla quale è preordinato l'istituto del fermo amministrativo (Cass. Sez. V, 20035/2021).

A seguito della novella di cui al d. Lgs. n. 156/2015 operata sul d. lgs. n. 546/1992 è stato modificato il regime dell'ottemperanza alle pronunce del giudice tributario. E' stato introdotto il principio della generale esecutività delle sentenze del giudice tributario. Non è, quindi, più necessario attendere il passaggio in giudicato delle sentenze per procedere con l'ottemperanza avverso le sentenze del giudice tributario e il giudizio può essere esperito anche avverso le sentenze di primo grado che siano state impugnate. n materia di giudizio di ottemperanza nel processo tributario. La  provvisoria esecutività delle sentenze di condanna al pagamento di somme in favore del contribuente, ha natura immediatamente precettiva, senza che assuma rilevanza a tal fine la mancata emanazione del d.m. n. 22 del 2017 alla cui adozione l'art. 12 del d.lgs. n. 156 del 2015 subordinava l'entrata in vigore della modifica apportata al detto art. 69 con prestazione di idonea garanzia (Cass. Sez. VI, n. 11135/2019; Cass. Sez. VI, n. 28847/2020).

Il legislatore ha, poi, modificato il presupposto per la adizione del procedimento di ottemperanza, costituito dall'atto di messa in mora nei confronti dell'Amministrazione finanziaria. L'art. 69, comma 4, d. Lgs. n. 546/1992 prevede che il pagamento di quanto spettante al contribuente (in caso di domande di rimborso o di esecuzione della sentenza di primo grado) deve essere eseguito entro novanta giorni dalla notificazione della sentenza. L'art. 70, comma 2, d. lgs. n. 546/1992 prevede che, dopo il decorso del termine per adempiere, può essere proposto ricorso per ottemperanza. Questo significa che, dopo il decorso di novanta giorni dalla notificazione della sentenza, non è necessaria, quale condizione di procedibilità, la messa in mora e il contribuente può proporre di diritto ricorso per ottemperanza senza procedere alla formale costituzione in mora (Cass. Sez. V, n. 11286/2022). Con la notificazione della sentenza si beneficia, inoltre, della riduzione dei termini ad impugnare (termine breve).

E', comunque, stata conservata la possibilità per il contribuente di procedere a una formale messa in mora dell'Amministrazione, che rimane, peraltro, quale termine acceleratorio degli obblighi ad essa imposti dalla legge. L'Amministrazione finanziaria può, difatti, essere messa in mora per atto notificato dall'Ufficiale giudiziario e viene costituita in mora per il decorso del termine di trenta giorni dalla notificazione dell'intimazione. Una volta decorso tale termine (minore dei novanta giorni), è possibile ugualmente procedere con il giudizio di ottemperanza. In questo caso, non essendo stata notificata la sentenza impugnata, non si beneficia (in danno per la controparte e per lo stesso contribuente che risulti soccombente per altre statuizioni della sentenza impugnata) della riduzione dei termini ad impugnare.

I presupposti per esperire il giudizio di ottemperanza sono due:

1. l'inutile decorso del termine entro il quale è prescritto dalla legge l'adempimento (in generale, il decorso del termine di novanta giorni dalla notificazione della sentenza) o, in mancanza, il decorso di trenta giorni dalla messa in mora notificata a mezzo di ufficiale giudiziario;

2. una sentenza la cui esecuzione richieda una specifica attività non posta in essere dall'ufficio soccombente (in costanza dell'inerzia dell'Amministrazione finanziaria o della inesatta esecuzione della sentenza).

Trattasi di istituto previsto ad esclusiva tutela del contribuente dato che l'Amministrazione Finanziaria, per portare ad esecuzione una sentenza ormai passata in giudicato ovvero una sentenza ancora sub iudice (in questo caso, però, nei limiti di cui all'art. 68 d.lgs. n. 546/1992), può procedere direttamente con le forme dell'esecuzione esattoriale, ossia mediante iscrizione a ruolo e successiva notifica della cartella esattoriale.

Il ricorso è proponibile oltre che nei confronti dell'ente impositore, anche nei confronti dell'agente della riscossione o del soggetto iscritto nell'albo di cui all'art. 53 d.lgs. n. 446/1997, data la natura pubblica dei predetti e dell'attività da essi espletata.

Il giudice competente per il giudizio di ottemperanza è la Corte di giustizia tributaria di primo grado che ha pronunciato la sentenza, se rimasta inappellata o il cui appello si sia concluso con una dichiarazione di inammissibilità, di improcedibilità o di estinzione del giudizio stesso. In ogni altro caso la competenza spetta alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado.

La Corte di giustizia tributaria competente la comunicazione di uno dei due originali all'Ufficio inadempiente, il quale, entro il termine di venti giorni, può trasmettere alla Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado le proprie osservazioni, allegando la documentazione dell'eventuale adempimento. Scaduto il predetto termine, il presidente della Corte di giustizia tributaria di primo e secondo grado assegna il ricorso alla sezione che ha pronunciato la sentenza e dunque il presidente della sezione fissa, non oltre novanta giorni dal deposito, la data per la trattazione del ricorso in camera di consiglio, che sarà comunicata alle parti, a cura della segreteria, almeno dieci giorni liberi prima. Nell'udienza camerale di trattazione il Collegio, sentite le parti in contraddittorio e acquisiti i documenti necessari, adotta con sentenza immediatamente esecutiva i provvedimenti indispensabili per l'ottemperanza, in luogo dell'ufficio che li ha omessi, conformandosi alle forme amministrative per essi prescritti, agli obblighi risultanti espressamente dal dispositivo della sentenza e alla relativa motivazione.

La trattazione della controversia avviene sempre in camera di consiglio. Qualora lo ritenga opportuno, il Collegio può delegare un proprio componente o nominare un commissario ad acta nella persona di un esperto della materia oggetto di contenzioso, definendone i poteri nell'atto di nomina, e fissando un termine congruo per i necessari provvedimenti attuativi.

Con il giudizio di ottemperanza possono essere formulate domande di sgravio parziale ove difformi da quanto ritenuto dalla sentenza favorevole ottenuta dal contribuente; difatti, è inammissibile in questo caso l'impugnazione dell'atto di sgravio parziale adottato dall'amministrazione finanziaria, dovendo queste difformità essere fatte valere mediante il giudizio di ottemperanza, sia in caso di inerzia dell'amministrazione finanziaria ma anche di difformità specifica o inadeguatezza dell'atto posto in essere per attenersi alla sentenza da eseguire, seppure non passata in giudicato ma immediatamente esecutiva (Cass., Sez. V, n. 12847/2022).

Per quanto il giudizio di ottemperanza abbia lo scopo di dare concreta attuazione al comando contenuto nella decisione, non può escludersi che il giudice dell'ottemperanza, a fronte del passaggio in giudicato della decisione cui dare ottemperanza, deve anche verificare la compatibilità della decisione con i principi unionali di equivalenza ed effettività; pertanto, nulla osta alla verifica, in sede di ottemperanza, circa la compatibilità della decisione passata in giudicato con una Decisione della Commissione UE (Cass., Sez. V, n. 23379/2022).

Si ritiene che nel giudizio di ottemperanza la sentenza presenta un differente onere motivazionale, che varia a seconda dei comandi pronunciati dal giudice; se si tratta di comandi integrativi o chiarificatori delle statuizioni contenute nel provvedimento, in quanto connotati da un certo tasso di discrezionalità, l'onere è più intenso; se, invece, si tratta di “comandi a rime obbligate", ossia meramente attuativi di precise statuizioni rese in sede di cognizione o di statuizioni agevolmente integrabili o chiarificabili in base a precise disposizioni di legge, l'onere si attenua ed è tanto meno intenso quanto maggiore è la conformità del comando alla statuizione resa o alla norma sulla cui base è stata pronunciata la sentenza di cognizione (Cass., Sez. V, n. 7985/2023).

Il giudizio di ottemperanza viene dichiarato chiuso dal Collegio con ordinanza, per avvenuta esecuzione della sentenza. L'ordinanza di chiusura non è impugnabile, salvo che da essa emergano contenuti decisori, modificativi della stessa sentenza di ottemperanza, nel qual caso, per la sua abnormità, essa è ricorribile per cassazione ex art. 111 Cost. (Cass., Sez. V, n. 28059/2022).

Dal 1° gennaio 2016 sono state attribuite alla competenza del giudice monocratico le seguenti ipotesi (art. 70, comma 10-bis d.lgs. n. 546/1992):

– pagamento di somme dell'importo fino a ventimila euro;

– pagamento delle spese di giudizio.

Si precisa inoltre che le modifiche apportate dal d.lgs. n. 156/2015 alla disciplina del processo tributario, eliminando il riferimento all'applicabilità in via sussidiaria delle disposizioni del codice di procedura civile, prevedono il giudizio di ottemperanza, nell'attuale formulazione di cui all'art. 70 d.lgs. n. 546/1992, quale unico rimedio esperibile in materia di esecuzione coattiva delle sentenze tributarie, ancorché non definitive.

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