Ricorso contro l'atto di irrogazione delle sanzioni per difetto di legittimazione passiva

Rosaria Giordano
, aggiornato da Filippo d'Aquino

Inquadramento

Originariamente il sistema legislativo in materia di sanzioni relative al rapporto tributario della società contemplava la diretta sanzionabilità dell'autore materiale della violazione e, quindi, dell'amministratore, ai sensi dell'art. 11 del d.lgs. n. 472/1997. Il sistema è stato radicalmente modificato dall'art. 7 del d.l. n. 269/2003 (conv. in l. n. 326/2003) che al comma 1 ha sancito che “le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale proprio di società o enti con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica”. Sulla questione la S.C. ha chiarito che le sanzioni amministrative relative al rapporto tributario proprio di società o enti con personalità giuridica, ex art. 7 del d.l. n. 269/2003 (conv. con modif. in l. n. 326/2003), sono esclusivamente a carico della persona giuridica anche quando sia gestita da un amministratore di fatto, non potendosi fondare un eventuale concorso di quest'ultimo nella violazione fiscale sul disposto di cui all'art. 9 del d.lgs. n. 472/1997, che non può costituire deroga al predetto art. 7, ad esso successivo, che invece prevede l'applicabilità delle disposizioni del d.lgs. n. 472 ma solo in quanto compatibili (cfr. Cass. n. 25284/2017). Tuttavia, è stato chiarito che ove la società costituisca una mera fictio iuris, utilizzata quale schermo per sottrarre l'amministratore alle conseguenze degli illeciti tributari , viene meno la ratio che giustifica l'applicazione della norma alle sole persone giuridiche e la sanzione va a colpire la persona responsabile dell'illecito (Cass., n. 29038/2021; Cass., n. 6901/2022), divenendo la persona fisica al contempo trasgressore e contribuente (Cass., n. 10651/2022), quale gestore uti dominus della società (Cass., n. 23231/2022).

Formula

CORTE DI GIUSTIZIA TRIBUTARIA DI PRIMO GRADO  DI .... 1

RICORSO 2

AVVERSO

PROVVEDIMENTO DI IRROGAZIONE SANZIONI 3

N. ....

EMESSO DA

AGENZIA DELLE ENTRATE - UFFICIO DI ....

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., e residente in ...., C.F.: ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., presso lo Studio dell'Avv. ...., il quale lo rappresenta e difende giusta procura in calce al presente atto 4 ;

- ricorrente -

Agenzia delle Entrate di ....

- resistente -

PREMESSO CHE

– in data .... è stato notificato allo scrivente, a cura della Agenzia delle Entrate - Ufficio di ...., “Atto di Contestazione - Provvedimento Irrogazione Sanzione n. ...., relativo all'anno di imposta

RICORRE

Contro il predetto atto per il seguente motivo:

1.Difetto di legittimazione passiva

L'atto notificato al contribuente è illegittimo, in quanto non si tratta del soggetto nei confronti del quale può essere irrogata la sanzione.

In vero, lo scrivente è destinatario dell'atto impugnato in quanto amministratore delegato della società ...., destinataria in via principale della sanzione.

Peraltro, il principio di personalità della responsabilità comporta che le sanzioni amministrative relative al rapporto tributario proprio di società o enti con personalità giuridica, ex art. 7 del d.l. n. 269/2003 (conv., con modif., in l. n. 326/2003), sono esclusivamente a carico della persona giuridica anche quando sia gestita da un amministratore di fatto.

Il sottoscritto, come rappresentato, domiciliato e difeso,

CHIEDE

all'Ill.ma Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado  adita di accogliere il ricorso.

Ai sensi dell'art. 10, comma 6 del d.P.R. 115/2002 si dichiara che il valore della presente causa è stabilito in € .... e che dunque viene versato un contributo unificato di importo pari ad € .... 5 .

Con vittoria di spese.

ISTANZA DI DISCUSSIONE IN PUBBLICA UDIENZA 6

Si chiede, altresì, ai sensi e per gli effetti dell'art. 33, comma 1 - d.lgs. n. 546/1992, che il ricorso venga discusso in pubblica udienza.

Si fa riserva di produzione di memorie, in ragione delle difese della parte resistente, e si allega la seguente documentazione:

1. Atto impugnato;

2. ....;

3. .....

Luogo e data ....

Firma Difensore ....

PROCURA 7

Tizio, nomina proprio procuratore alle liti l'Avv. ...., e per l'effetto, lo autorizza a rappresentarlo e difenderlo nel giudizio, conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, ed eleggendo domicilio presso lo studio del predetto legale in ...., via .....

Luogo e data ....

Firma Mandante ....

Autentica della Firma ....

[1] [1]La competenza per territorio delle Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado e di secondo grado deve essere determinata avendo riguardo al disposto dell'art. 4 del d.lgs. n. 546/1992, come modificato dell'art. 9, comma 1, lett. b) del d. lgs. n. 156/2015. Più in particolare, la competenza per territorio deve essere individuata secondo i seguenti criteri: a) per le controversie proposte nei confronti degli enti impositori, degli agenti della riscossione e dei soggetti iscritti all'albo di cui all'art. 53 del d.lgs. n. 446/1997, sono competenti le Corti Tributarie nella cui circoscrizione i primi hanno la sede; b) per le controversie proposte nei confronti di articolazioni dell'Agenzia delle Entrate, con competenza su tutto o parte del territorio nazionale, sono competenti le Corti tributarie nella cui circoscrizione hanno sede, non le articolazione medesime, ma l'ufficio al quale spettano le attribuzioni sul rapporto controverso

[2] [2]L'art. 16 (Giustizia tributaria digitale) del d.l. n. 119/2018, modificando il comma 3 dell'art. 16-bis del d.lgs. n. 546/1992, ha disposto l'obbligo della costituzione in giudizio di I e II grado con modalità telematica relativamente ai ricorsi notificati a decorrere dal 1° luglio 2019. La stessa modifica normativa chiarisce che per i ricorsi già iscritti a ruolo, in casi eccezionali il Presidente della Corte o di Sezione, può autorizzare, con provvedimento motivato, il deposito con modalità diverse da quelle telematiche. Si precisa che il suddetto obbligo non vale per i soggetti che decidono di non avvalersi dell'assistenza tecnica nelle cause di valore inferiore ai tremila euro (art. 16-bis, comma 3-bis del d.lgs. n. 546/1992); tuttavia se intendono avvalersi della modalità telematica ai fini della costituzione in giudizio devono avere un indirizzo di posta elettronica certificata da indicare nel ricorso (art. 16-bis, comma 3-bis del d.lgs. n. 546/1992).

[3] [3]Occcorre specificare la tipologia di atto dell'Amministrazione finanziaria oggetto di contestazione. Sono impugnabili esclusivamente gli atti, rientranti nella giurisdizione tributaria i cui limiti sono tracciati secondo i criteri di cui all'art. 2 del d.lgs. n. 546/1992, di cui all'art. 19 dello stesso decreto. Tuttavia a riguardo va considerato che, in accordo con un orientamento ormai consolidato della Suprema Corte, l'elencazione degli atti impugnabili contenuta nell' art. 19 del d.lgs. n. 546/1992 ha natura tassativa, ma non preclude la facoltà di impugnare anche altri atti, ove con gli stessi l'Amministrazione porti a conoscenza del contribuente una ben individuata pretesa tributaria (Cass. n. 3775/2018). Ne deriva l'impugnabilità dell'avviso di intimazione, pur non indicato nel catalogo del predetto art. 19.

[4] [4]Occorre considerare che l'art. 12 del d.lgs. n. 546/1992 contempla l'obbligo dell'assistenza in giudizio di un difensore abilitato, per le parti diverse dagli enti impositori, dagli agenti della riscossione, dai soggetti iscritti nell'albo di cui all'art. 53 del d.lgs. n. 446/1997. L'obbligo non sussiste per le controversie il cui valore non sia maggiore di tremila euro, calcolato sulla base dell'importo del tributo, al netto degli interessi e delle eventuali sanzioni. In caso di difetto di rappresentanza di assistenza o di autorizzazione, o in caso di vizio che determina la nullità della procura al difensore, si applica, per espresso rinvio dell'art. 12, la disciplina dell'art. 182 c.p.c. Possono essere abilitati all'assistenza tecnica:

– gli avvocati, i commercialisti (iscritti nella sezione A del relativo albo), i consulenti del lavoro;

– se iscritti nell'elenco tenuto a cura del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze ed in possesso degli ulteriori requisiti richiesti per ciascuna categoria, a titolo esemplificativo: gli impiegati delle carriere dirigenziale; gli ufficiali e ispettori della guardia di finanza; i dipendenti delle associazioni di categoria rappresentate dal CNEL, e i dipendenti delle imprese, o delle loro controllate; i dipendenti dei centri di assistenza fiscale (CAF) e delle relative società di servizi, limitatamente alle controversie dei propri assistiti, se scaturite da adempimenti per i quali i CAF hanno prestato assistenza. L'elenco di cui sopra è tenuto secondo le modalità stabilite nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentito il Ministero della giustizia, congiuntamente alla determinazione delle ipotesi di incompatibilità, diniego, sospensione e revoca della iscrizione, anche sulla base dei principi contenuti nel codice deontologico forense. Allo stato attuale il decreto è in fase di approvazione;

– se iscritti nei relativi albi professionali, e per le controversie concernenti l'intestazione, la delimitazione, la figura, l'estensione, il classamento dei terreni e la ripartizione dell'estimo di una particella e la consistenza, il classamento delle unità immobiliari e l'attribuzione della rendita catastale: gli ingegneri, gli architetti, i geometri, i periti industriali, i dottori agronomi e forestali, gli agrotecnici, i periti agrari;

– se iscritti nel relativo albo e per le controversie relative ai tributi doganali: gli spedizionieri doganali.

I soggetti indicati possono stare in giudizio personalmente limitatamente alle controversie rientranti nell'ambito della loro attività.

[5] [5]Per la determinazione del contributo unificato tributario si deve prendere in considerazione la somma del tributo portato dall'atto impugnato, al netto delle eventuali sanzioni e/o interessi. Nel caso di atto relativo alle sole sanzioni pecuniarie, il contributo unificato andrà calcolato sulla base del valore delle stesse.

[6] [6]In mancanza di tale istanza, il ricorso viene trattato in camera di consiglio.

[7] [7]L'incarico deve essere conferito: con atto pubblico o scrittura privata autenticata; in calce o a margine di un atto nel processo, con certificazione dello stesso incaricato dell'autografia della sottoscrizione; oralmente in udienza pubblica, dandone atto nel verbale.

Commento

Le sanzioni amministrative tributarie, disciplinate dal d.lgs. n. 472/1997 con un sistema ispirato dalla legge generale sulle sanzioni amministrative (l. n. 689/1981), sono sanzioni pecuniarie, consistenti nel pagamento di una somma di denaro proporzionale rispetto al tributo non dichiarato o non versato (in una percentuale fissata tra un minimo e un massimo).

Il principio di proporzionalità tra violazione e sanzione, suffragato anche nella giurisprudenza unionale, ha la finalità di rendere adeguata la sanzione al vantaggio economico connesso all'illecito.

Le sanzioni amministrative tributarie puniscono sia le condotte dolose che colpose ed il grado di colpevolezza influisce sulla determinazione della sanzione che è rapportata alla gravità della violazione, desunta anche dalla condotta dell'agente. Peraltro, sebbene l'ufficio sia tenuto a dimostrare in linea di principio il dolo e la colpa del trasgressore, la colpa non grave è presunta a carico del contribuente che ha coscientemente e volontariamente posto in essere la violazione.

Le sanzioni amministrative tributarie hanno, al pari di quelle regolate in via generale dalla l. n. 689/1981, una funzione afflittiva e preventiva. Ne deriva la riferibilità della sanzione all'autore materiale del fatto e ai concorrenti, la sua non trasmissibilità agli eredi, e la non produttività degli interessi.

Ciò influisce anche sulla responsabilità dell'amministratore per sanzioni inflitte alla società.

In effetti, originariamente il sistema legislativo in materia di sanzioni tributarie relative al rapporto tributario della società, contemplava la diretta sanzionabilità dell'autore materiale della violazione e, quindi, dell'amministratore. In particolare, l'art. 11 del d.lgs. n. 472/1997, rubricato “responsabilità per la sanzioni amministrative”, disponeva che “Nei casi in cui una violazione che abbia inciso sulla determinazione o sul pagamento del tributo è commessa (...) dall'amministratore, anche di fatto, di società (...), nell'esercizio delle proprie funzioni o incombenze, la persona fisica, la società, (...) nell'interesse dei quali ha agito l'autore della violazione sono obbligati solidalmente al pagamento di una somma pari alla sanzione irrogata, salvo il diritto di regresso secondo le disposizioni vigenti”.

Erano, quindi, previste due forme di responsabilità per le sanzioni amministrative tributarie: una diretta per la persona fisica autore dell'illecito, anche se semplice amministratore di fatto, ed una indiretta, di tipo solidale, a carico della società. Ciò comportava la possibilità per l'Amministrazione finanziaria di rivolgersi tanto all'autore della violazione, quanto all'ente, esigendo sia dall'uno che dall'altro il pagamento integrale della sanzione, salva poi l'azione di regresso.

Tale sistema è stato modificato con l'entrata in vigore del d.l. n. 269/2003, art. 7, rubricato “Riferibilità esclusiva alla persona giuridica delle sanzioni amministrative tributarie”, a mente del quale: “1. Le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale proprio di società o enti con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica. 2. Le disposizioni del comma 1 si applicano alle violazioni non ancora contestate o per le quali la sanzione non sia stata irrogata alla data di entrata in vigore del presente decreto. 3. Nei casi di cui al presente articolo le disposizioni del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, si applicano in quanto compatibili”.

Sul punto la S.C. ha chiarito che le sanzioni amministrative relative al rapporto tributario proprio di società o enti con personalità giuridica, ex art. 7 del d.l. n. 269/2003 (conv. con modif. in l. n. 326/2003), sono esclusivamente a carico della persona giuridica anche quando sia gestita da un amministratore di fatto, non potendosi fondare un eventuale concorso di quest'ultimo nella violazione fiscale sul disposto di cui all'art. 9 del d.lgs. n. 472/1997, che non può costituire deroga al predetto art. 7, ad esso successivo, che invece prevede l'applicabilità delle disposizioni del d.lgs. n. 472 ma solo in quanto compatibili (cfr. Cass. n. 25284/2017).

È stato peraltro precisato che il principio secondo cui le sanzioni amministrative relative al rapporto tributario proprio di società o enti con personalità giuridica, ex art. 7 del d.l. n. 269/2003 (conv., con modif., in l. n. 326/2003), sono esclusivamente a carico della persona giuridica anche quando sia gestita da un amministratore di fatto, non opera nell'ipotesi di società artificiosamente costituita, poiché in tal caso la persona giuridica è una mera “fictio” creata nell'interesse della persona fisica, esclusiva beneficiaria delle violazioni, sicché non vi è alcuna differenza fra trasgressore e contribuente (Cass. n. 10975/2019).

In tal caso l’Ufficio può provare, in deroga alla regola dell’art. 7 l. n. 269/2003, che la società è un puro artificio, utilizzata quale schermo per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti tributari commessi a personale vantaggio dell'amministratore di fatto (Cass., Sez. V, n. 6901/2022), provando che la società sia un mero veicolo creato nell'interesse esclusivo delle persone fisiche che la partecipano quali esclusive beneficiarie del sistema fraudatorio (Cass., Sez. V, n. 15922/2021; Cass., Sez. V, n. 5776/2021).

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