Circostanze rilevanti per autorizzare il trasferimento di residenza del minore

21 Gennaio 2020

In tema di collocamento privilegiato della prole, la scelta del genitore presso il quale il minore deve permanere abitualmente deve essere ispirata al principio del superiore interesse del minore, atteso che la stabilità affettiva ed educativa, nonché l'equilibrio psicofisico del minore va tutelato in via primaria.
Massima

In tema di collocamento privilegiato della prole, la scelta del genitore presso il quale il minore deve permanere abitualmente deve essere ispirata al principio del superiore interesse del minore, atteso che la stabilità affettiva ed educativa, nonché l'equilibrio psicofisico del minore va tutelato in via primaria. Per tal motivo, non rilevano le esigenze di trasferimento della madre altrove per motivi professionali, rimanendo ella libera di perseguire la propria realizzazione personale e professionale ovunque ritenga più opportuno.

Il caso

Il Tribunale di Bari, con decreto del 07/02/2017, dichiarava cessata la convivenza more uxorio tra la sig.ra M.G. e il sig. C.S., dalla cui relazione era nata la figlia E., e recepiva gli accordi intervenuti tra loro, disponendo l'affidamento condiviso della minore con collocamento privilegiato presso di lei e regolamentando il diritto di visita paterno.

La sig.ra M.G., in violazione del decreto emesso dal Tribunale di Bari, si era trasferita, per perseguire i propri obiettivi professionali e personali, a Milano con la figlia minore. Il trasferimento avveniva senza il previo consenso del padre della piccola ed in pieno anno scolastico, privando la minore del suo ambiente naturale e affettivo.

Il Tribunale dei minorenni, con decreto del 05/02/2019, su ricorso del sig. C.S., le ordinava di riportare la minore a Bari e, successivamente, le sospendeva la responsabilità genitoriale, rinviando la causa all'udienza del 16/09/2019.

La sig.ra proponeva ricorso al Tribunale di Bari chiedendo che fosse autorizzato il trasferimento della figlia a Milano date le migliori opportunità di studio che sarebbero offerte alla minore.

Il sig. C.S. si opponeva alle richieste della ricorrente deducendo che la minore aveva sempre vissuto prevalentemente presso di lui ed ormai era perfettamente inserita nel nuovo contesto familiare insieme alla sua compagna, alla figlia di costei e alla sorella maggiore, da lui avuta da un precedente matrimonio.

La questione

Nel caso in cui il genitore collocatario, per motivi professionali e personali decida di trasferire la propria residenza altrove, quali circostanze rilevano ai fini dell'autorizzazione al trasferimento di residenza anche del minore di tenera età? Quali interessi devono essere tutelati in via primaria? In che cosa si identifica la residenza abituale del minore?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Bari affronta il problema del trasferimento di residenza del minore per seguire il genitore collocatario, il quale per esigenze professionali abbia deciso di trasferirsi altrove.

Tale questione è produttiva di effetti soprattutto nella sfera soggettiva del minore poiché comporta, particolarmente nel caso di minore di tenera età, l'allontanamento dello stesso dal suo ambiente naturale e dai suoi affetti. In virtù di tale osservazione, è opportuna un'attenta valutazione del caso concreto e delle circostanze da prendere in considerazione al fine di autorizzare o meno il trasferimento della residenza abituale del minore.

In tal senso, il criterio della maternal preference sembra ormai essere superato in forza dei principi della bigenitorialità e della parità genitoriale (valorizzati dalla l. 54/2006), i quali avallano la possibilità che la figura paterna sia scelta quale genitore collocatario prevalente. Sebbene si debba tenere in considerazione l'esigenza di assicurare alla prole, soprattutto in tenera età, la presenza costante della figura materna, la scelta del genitore collocatario deve avvenire con esclusivo riferimento all'interesse del minore, non accordando importanza al genere del genitore.

L'art. 337-ter c.c. dispone che la scelta della residenza abituale del minore sia assunta di comune accordo tra i genitori tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.

Posto che il genitore rimane libero di stabilire la propria residenza ovunque ritenga opportuno, tale circostanza, nel caso in commento, è giudicata non conforme al superiore interesse del minore in quanto pregiudizievole non solo con riferimento al rapporto con l'altro genitore e alle altre relazioni interpersonali già costruite, ma anche con riferimento al percorso didattico già intrapreso.

I criteri a cui ancorare la decisione sull'opportunità di trasferire la residenza del minore (v. Trib. Milano, 12 agosto 2014, sez. IX), impongono, nel caso di specie, trattandosi di minore di tenera età, che la volontà di questi di volersi trasferire non rileva nella decisione giudiziale, essendo pregiudizievole per il suo stesso interesse a vivere in una condizione di serenità.

Il trasferimento, infatti, non garantirebbe, in primis, le relazioni del minore con le altre figure che svolgono un ruolo fondamentale nel suo sviluppo psicofisico, e in secundis, date le condotte della madre prive di continuità affettiva, non sarebbe in linea con il bisogno della minore di rapporti duraturi e consolidati, che non turbino il suo percorso di crescita.

Fermo restando l'affidamento condiviso, la scelta del genitore presso il quale la prole deve permanere prevalentemente, ricade su colui che è in grado di offrire al minore una stabilità affettiva, relazionale, educativa e ludica. Il giudice, nell'adottare i provvedimenti relativi alla prole, tiene conto esclusivamente dell'interesse materiale e morale della stessa.

In virtù di ciò, il tribunale ha rigettato il ricorso della madre ed ha disposto il collocamento prevalente della figlia minore presso il padre.

Osservazioni

In tema di trasferimento di residenza della prole, è necessario contemperare due opposte situazioni: da un lato la libertà del genitore di stabilire la propria residenza ovunque ritenga opportuno e dall'altro il rispetto del superiore interesse del minore.

Per residenza abituale del minore deve intendersi «il luogo che denota una certa integrazione del minore in un ambiente sociale e familiare» (Cass., 10 febbraio 2017, n. 3555)

Nel momento in cui il genitore presso il quale il minore permane prevalentemente decide di trasferire la propria residenza altrove, è opportuno valutare se tale trasferimento sia conforme anche all'interesse del minore: sradicare il minore dal luogo di attuale permanenza, in cui questi abbia già individuato il centro dei propri legami affettivi e della propria educazione, è pregiudizievole per lo stesso.

La conflittualità tra i genitori sicuramente non giova allo sviluppo psicofisico della prole ed è dovere genitoriale far in modo che, dopo la disgregazione del nucleo familiare, il minore mantenga rapporti continuativi ed equilibrati con entrambi i genitori.

Sebbene la distanza dei luoghi di residenza dei genitori non sia un ostacolo all'affidamento condiviso (Cass., 2 dicembre 2010, n. 24526) i tempi e le modalità di permanenza della prole presso ciascun genitore devono essere regolati con particolare attenzione, onde evitare che il minore sia turbato ulteriormente nel proprio percorso di crescita.

Nell'adozione dei provvedimenti relativi alla prole non è possibile utilizzare un identico modello per ogni situazione in quanto è necessaria una valutazione del singolo caso concreto che vada ad analizzare quali siano i benefici e i rischi che posso derivare nella sfera soggettiva del minore.

Anche per la scelta del genitore collocatario, pertanto, si potrà uscire dallo schema della preferenza della figura materna e valorizzare quale sia effettivamente l'interesse del minore, anche dando, con le opportune cautele, rilevanza alla volontà dello stesso.

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