Termine di impugnazione dei provvedimenti telematici: certificazione di conformità del difensore vs attestazione di deposito del cancelliere

Yari Fera
27 Gennaio 2020

Deve essere dichiarato improcedibile il ricorso per cassazione quando non è depositata una copia autentica del provvedimento impugnato ai sensi dell'art. 369 c.p.c., non essendo sufficiente il deposito di una copia analogica di tale provvedimento, certificata dall'avvocato come conforme all'atto presente nel fascicolo informatico da cui è stata estratta ma priva dell'attestazione di cancelleria relativa alla data di deposito del provvedimento.
Massima

Deve essere dichiarato improcedibile il ricorso per cassazione quando non è depositata una copia autentica del provvedimento impugnato ai sensi dell'art. 369 c.p.c., non essendo sufficiente il deposito di una copia analogica di tale provvedimento, certificata dall'avvocato come conforme all'atto presente nel fascicolo informatico da cui è stata estratta ma priva dell'attestazione di cancelleria relativa alla data di deposito del provvedimento.

Il caso

Nell'ambito di un procedimento di espropriazione immobiliare veniva resa un'ordinanza che recava la data di adozione del provvedimento, ma che risultava priva dell'attestazione di deposito da parte della cancelleria nel fascicolo telematico del procedimento.

L'ordinanza veniva impugnata ex art. 111 Cost. in Cassazione e, insieme al ricorso, veniva depositata dal ricorrente una copia cartacea dell'ordinanza, certificata dal legale come conforme all'originale telematico da cui era stata estratta.

La questione

Da quando decorre il termine di impugnazione ex art. 327 c.p.c. di un provvedimento telematico? La certificazione di conformità del difensore è equivalente all'attestazione di deposito ad opera del cancelliere?

Le soluzioni giuridiche

Per risolvere la questione, la Corte di Cassazione richiama anzitutto l'art. 133 c.p.c. come interpretato dalla giurisprudenza prevalente e ricorda come, in relazione alla pubblicazione della sentenza, occorra distinguere, anche nel processo telematico, tra “la formazione digitale del documento-sentenza da parte del Giudice” (che avviene attraverso l'apposizione da parte del Giudice della firma digitale sul documento e la conseguente trasmissione alla Cancelleria) e “la successiva attività di deposito della sentenza che è rimessa al Cancelliere” (attraverso l'inserimento della decisione nell'elenco cronologico delle decisioni e la relativa attestazione di deposito).

Nel caso affrontato dalla decisione in commento, viene rilevata la mancata attestazione di deposito nonché l'assenza del numero identificativo del provvedimento, il che ha escluso che fosse provata la data di pubblicazione indicata dal ricorrente come successiva alla data di redazione del provvedimento.

Secondo la decisione in commento, la carenza dell'attestazione di deposito non è colmabile con il potere di certificazione ex art. 16-bis, co. 9 D.L. n. 179/2012 con cui è possibile attestare l'equivalenza all'originale delle copie informatiche anche dei provvedimenti del Giudice “anche se priv[i] della firma digitale del cancelliere di attestazione di conformità all'originale” e ciò in quanto la norma in questione non attribuisce al difensore “la competenza amministrativa riservata al funzionario di Cancelleria relativa alla ‘pubblicazione' del provvedimento”.

La Corte di Cassazione ricorda poi che il deposito della copia autentica della decisione impugnata ha il primario obiettivo di verificare la “tempestività della proposta impugnazione” e che, in linea ad un orientamento consolidato, il mancato deposito è superabile, ai fini della verifica della tempestività, solo con la c.d. prova di resistenza, vale a dire “soltanto laddove risultasse che esso [i.e. il ricorso] è in ogni caso tempestivo per essere stato notificato nei sessanti giorni dal deposito del provvedimento impugnato”.

Su questa base, facendo valere nel caso di specie come data di pubblicazione la data risultante nel testo del provvedimento, la Corte osserva come il ricorso non supererebbe la prova di resistenza e sarebbe quindi tardivo, talché inammissibile.

Osservazioni

La pronuncia in commento è utile per ripercorrere una serie di principi e approdi giurisprudenziali rilevanti in materia di impugnazioni ed in particolare in relazione al ricorso per cassazione. Alcuni di questi principi, sviluppatisi nel tradizionale processo analogico, trovano oggi applicazione nel processo telematico attraverso opportuni adattamenti che tengono conto delle peculiarità dell'ambiente digitale.

Sotto un primo profilo, è di interesse la questione relativa al momento in cui un provvedimento telematico può considerarsi pubblicato e quindi suscettibile di impugnazione ai sensi dell'art. 327 c.p.c..

In applicazione di quanto statuito dalla decisione a Sezioni Unite n. 18569/2016, la pronuncia in commento afferma l'irrilevanza, ai fini della pubblicazione della sentenza, dell'apposizione della firma digitale sul provvedimento e la trasmissione alla cancelleria da parte del giudice. La pubblicazione infatti può dirsi compiuta solo per effetto del deposito della sentenza da parte del cancelliere attraverso la sua “attestazione”. In questa direzione, oltre ai precedenti citati nella decisione in commento di cui a Cass. 24891/2018 e 14875/2019, si veda anche Cass. civ., n. 2362/2019 dove si afferma che “è consolidato il principio secondo cui l'attestazione di cancelleria concernente la data di pubblicazione della sentenza (cui è equiparabile, nell'ambito del processo civile telematico, l'adempimento della pubblicazione, con cui il sistema informatico provvede, per tramite del cancelliere, all'attribuzione alla sentenza del numero identificativo e della data di pubblicazione) costituisce atto pubblico, la cui efficacia probatoria, ex art. 2700 c.c., può essere posta nel nulla solo con la proposizione della querela di falso, di talchè, ai fini della decorrenza del termine lungo per l'impugnazione, la sentenza deve ritenersi depositata nella data attestata dal cancelliere (i.e. risultante dalla copia telematica munita del numero identificativo e della data di pubblicazione), fino a che non si sia concluso, con esito positivo, il procedimento di falso”.

Sotto un secondo profilo va rilevato che, anche al fine di consentire al giudice di legittimità la verifica circa la tempestività del ricorso (oltre che permettergli di conoscere in modo esatto ed univoco il contenuto del provvedimento impugnato), l'art. 369, co. 2 n. 2 c.p.c. richiede a pena di improcedibilità il deposito della “copia autentica della sentenza o della decisione impugnata con la relazione di notificazione, se questa è avvenuta”.

L'obbligo di deposito, come riconosciuto in giurisprudenza, “permane nonostante l'originale sia stato formato digitalmente” (Cass. 26520/2017), ancorché in questo caso è ben possibile che sia il difensore ad estrarre copia analogica degli atti processuali e dei provvedimenti giudiziari redatti in formato digitale, attestandone personalmente la conformità della copia al corrispondente atto contenuto nel fascicolo informatico ai sensi dell'art. 16-bis, co. 9 D.L. n. 179/2012 e ciò “senza che possa predicarsi la necessità che l'attestazione provenga dal cancelliere, poichè l'ordinamento ha espressamente conferito anche al difensore il potere di asseverazione, in aggiunta a quello del cancelliere” (Cass. S.U. 8312/2019).

Tuttavia, proprio su quest'ultimo aspetto la pronuncia in commento evidenzia come il potere di certificazione del difensore non si estende al punto da ricomprendere anche la “pubblicazione del provvedimento” che resta comunque un'attività di competenza della Cancelleria. In altri termini, solo la Cancelleria può pubblicare il provvedimento, laddove il difensore ha unicamente titolo a certificare la conformità della copia all'originale del provvedimento come (già) pubblicato dalla Cancelleria.

Poiché nel caso di specie, il provvedimento impugnato, nella versione depositata dal ricorrente, era privo del numero identificativo e comunque di attestazione di avvenuto deposito da parte del cancelliere, la certificazione di conformità effettuata dal difensore non poteva supplire alla carenza relativa all'omessa attestazione di deposito.

Stante la mancata indicazione della data di pubblicazione assunta dal ricorrente alla base della tempestività della propria impugnazione, la Cassazione giunge alle stesse conclusioni cui era pervenuta in passato parte della giurisprudenza in casi analoghi, ma “analogici”, dove non era stato possibile individuare la data di pubblicazione della sentenza. In questo senso, ad es., in Cass. civ., n. 2721/2014 è stato affermato che "qualora il ricorrente in Cassazione depositi una copia autentica della sentenza impugnata, dalla quale non si evinca la data di pubblicazione della sentenza, ancorchè indicata nel ricorso (perchè la copia non riproduca l'attestazione di deposito oppure, come nella specie, la riproduca in modo incompleto, senza cioè che nella parte riprodotta la data risulti) e la notificazione del ricorso, dal punto di vista del notificante, sia avvenuta in una data che non risulti tempestiva ai fini del rispetto del termine, di cui all'art. 327 c.p.c., comma 1, nemmeno se calcolata in relazione alla data di deliberazione della sentenza, figurante in chiusura di essa, il ricorso dev'essere dichiarato inammissibile per difetto di dimostrazione della sue tempestività (e ciò ancorchè se, calcolato con riferimento alla data in esso indicata astrattamente la tempestività sussisterebbe)".

È pur vero comunque che, nel caso affrontato dalla decisione qui commentata, la Cassazione non ha apparentemente svolto verifiche per ricostruire l'effettiva data di pubblicazione del provvedimento impugnato, accontentandosi di utilizzare come data (presunta) di pubblicazione la data di deliberazione della sentenza a decorrere dalla quale è stato calcolato il termine di sessanta giorni ai fini della prova di resistenza. Applicando invece - per analogia - gli insegnamenti di cui a Cass. S.U. 18569/2016 (riferibili di per sé all'ipotesi dell'apposizione di una doppia data, di deposito e pubblicazione) avrebbe potuto sollecitare il compimento di approfondimenti, anche istruttori, utili per accertare se la data di pubblicazione indicata dal ricorrente fosse o meno corretta e quindi il ricorso fosse o meno tempestivo a prescindere dall'omessa attestazione di deposito da parte della cancelleria.

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