Il giudice competente per il reclamo ex art. 720-bis, comma 2, c.p.c.

Vito Amendolagine
05 Febbraio 2020

La questione affrontata dalla Suprema Corte nella pronuncia in esame è la seguente: il provvedimento del giudice tutelare con cui decidendo sulla richiesta di nomina dell'amministratore di sostegno, dichiara l'estinzione della procedura statuendo sulle spese, è reclamabile dinanzi alla Corte d'appello ex art. 720-bis c.p.c.?
Massima

L'art. 720-bis, comma 2, c.p.c., prevede espressamente che contro i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno, il reclamo sia proposto non dinanzi al tribunale, bensì alla corte d'appello, disposizione che prevale, avendo carattere speciale, su quella generale degli artt. 739 c.p.c. e 45 disp. att. c.c.

Il caso

Il reclamo proposto ex art. 720-bis c.p.c. avverso il decreto emesso dal giudice tutelare in un procedimento di amministrazione di sostegno, viene giudicato inammissibile dalla corte d'appello, con provvedimento in cui viene rimarcata la natura di norma speciale, quindi eccezionale del rimedio ex art. 720-bis, comma 2, c.p.c., rispetto a quello previsto dall'art. 739 c.p.c. ritenendo che avverso l'impugnato decreto del giudice tutelare è proponibile il reclamo dinanzi al tribunale, secondo quest'ultima norma, ed osservando altresì che il reclamo ex art. 720-bis c.p.c., è utilizzabile soltanto contro i decreti del giudice tutelare che dispongono l'apertura o la chiusura dell'amministrazione di sostegno, perchè aventi contenuto corrispondente alle sentenze pronunciate in materia di interdizione e di inabilitazione, mentre nella fattispecie, il reclamo da un lato, aveva investito esclusivamente la regolamentazione delle spese processuali, e, dall'altro, il provvedimento impugnato, benchè di natura definitoria avendo dichiarato estinta la procedura, era inidoneo ad incidere sullo status del reclamante, esulando, pertanto, dalla tipologia dei provvedimenti cui si riferisce l'art. 720-bis c.p.c.

La questione

Il provvedimento del giudice tutelare con cui decidendo sulla richiesta di nomina dell'amministratore di sostegno, dichiara l'estinzione della procedura statuendo sulle spese, è reclamabile dinanzi alla Corte d'appello ex art. 720-bis c.p.c.?

Le soluzioni giuridiche

La Cassazione accoglie il ricorso, evidenziando che il legislatore ha inteso concentrare presso la Corte d'appello le impugnazioni avverso i provvedimenti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno, senza necessità di dover indagare sulla loro natura decisoria od ordinatoria.

Al riguardo, i Giudici di legittimità, osservano che la previsione contenuta nell'art. 720-bis, comma 3, c.p.c. - contro il decreto della Corte d'appello pronunciato ai sensi del comma 2, può essere proposto ricorso per cassazione - attua la regola costituzionale della proponibilità del ricorso per cassazione per violazione di legge, ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost., all'esito di una valutazione legale che, nella specifica materia in esame, prescinde dalla valutazione del carattere decisorio e definitivo del provvedimento impugnato.

Inoltre, il provvedimento con cui la Corte milanese ha dichiarato estinto il procedimento è comunque assimilabile ad un provvedimento di chiusura della procedura di amministrazione di sostegno, in relazione al quale, la giurisprudenza di legittimità ammette la ricorribilità per cassazione, non rilevando in senso contrario la mera circostanza che l'impugnazione riguardi direttamente la decisione sulle spese del giudizio dinanzi al giudice tutelare - destinata altrimenti a stabilizzarsi a seguito dell'inammissibilità del reclamo pronunciata dalla Corte di merito - e del giudizio di reclamo, trattandosi di provvedimento accessorio ed intrinsecamente decisorio, in quanto suscettibile di arrecare pregiudizio alle parti in causa.

Osservazioni

Ai fini dell'individuazione del giudice competente in ordine al reclamo, secondo la giurisprudenza di legittimità occorre distinguere tra i provvedimenti di apertura e chiusura della procedura, assimilabili per loro natura alle sentenze emesse ne procedimenti d'interdizione ed inabilitazione, e quelli riguardanti le modalità di attuazione della tutela e la concreta gestione del patrimonio del beneficiario, circoscrivendo ai primi, aventi carattere decisorio ed idonei ad acquistare efficacia di giudicato, l'applicabilità dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. che ne prevede l'impugnabilità dinanzi alla corte d'appello (Cass. civ., sez. I, 7 giugno 2017, n.14158, secondo cui, il carattere decisorio e definitivo del provvedimento giurisdizionale emesso dal giudice tutelare nell'ambito del procedimento di amministrazione di sostegno, fonda indiscutibilmente la competenza della corte d'appello a conoscere del relativo gravame), riconoscendo agli altri, sempre modificabili e revocabili in base ad una rinnovata valutazione degli elementi acquisiti, una portata meramente ordinatoria ed amministrativa, ovvero cd. “gestionale”, che ne consente l'inquadramento negli artt. 374 e ss. c.c. richiamati dall'art. 411 c.c., con la conseguente proponibilità del reclamo dinanzi al tribunale in composizione collegiale, ai sensi dell'art. 739 c.p.c. (Cass. civ., sez. VI, 12 dicembre 2018, n.32071; Cass. civ., sez. I, 13 gennaio 2017, n.784).

Infatti, l'orientamento della giurisprudenza di legittimità (Cass. civ., sez. VI, 29 ottobre 2012, n.18634; Cass. civ., sez.VI, 26 febbraio 2014, n.4506, in cui si è riconosciuto all'art. 720-bis c.p.c. il carattere di rimedio impugnatorio speciale, derogatorio della disciplina generale prevista dall'art. 739 c.p.c.) formatosi anteriormente alla pronuncia in commento, ha posto in evidenza la prevalente specialità del dettato normativo codificato nell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. - laddove prevede che nel procedimento in materia di amministrazione di sostegno, contro i decreti del giudice tutelare è ammesso reclamo alla corte d'appello a norma dell'art. 739 c.p.c. - rispetto a quest'ultima disposizione, avente carattere generale, unitamente a quella dell'art. 45 disp. att. c.c., nel prevedere l'attribuzione al tribunale in composizione collegiale la competenza a decidere in ordine ai reclami proposti contro i provvedimenti del giudice tutelare.

La stessa giurisprudenza ha infatti tenuto a precisare la ratio della disciplina applicabile in materia, sulla scorta della particolare natura del decreto emesso dal giudice tutelare (Cfr. Cass. civ., sez. I, 28 settembre 2017, n.22693; Cass. civ., sez. I, 13 gennaio 2017, n.784, cit., in cui si è affermato che in tema di amministrazione di sostegno, i provvedimenti non aventi carattere decisorio ma meramente gestionale, assunti dal giudice tutelare, non sono suscettibili di reclamo alla corte d'appello ex art. 720-bis c.p.c. bensì di reclamo al tribunale in composizione collegiale ai sensi dell'art. 739 c.p.c.), che pur essendo adottato all'esito di un procedimento camerale non è assimilabile a quelli con cui il giudice tutelare provvede in ordine al compimento degli atti di amministrazione o disposizione dei beni di soggetti incapaci, ma alle sentenze con cui viene dichiarata l'interdizione o l'inabilitazione.

Ciò, in quanto, essendo attinente ad una controversia avente ad oggetto diritti soggettivi o lo status della persona, ha carattere decisorio ed è destinato ad acquistare efficacia di giudicato, sia pure rebus sic stantibus, essendo revocabile e modificabile solo nel caso in cui vengano meno i relativi presupposti o si modifichi la situazione di fatto posta a fondamento della relativa decisione.

Pertanto, il richiamo all'art. 739 c.p.c. contenuto nell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. va correttamente riferito alla disciplina del procedimento dinanzi alla corte d'appello, che si svolge nelle forme e con l'osservanza dei termini previsti per il reclamo avverso i provvedimenti in camera di consiglio.

In precedenza, a favore di tale conclusione si era espressa anche parte della stessa giurisprudenza di merito (App. Bologna, 21 ottobre 2014, in www.iusexplorer.it, che fonda sulla decisorietà del decreto emesso dal giudice tutelare la giustificazione della deroga alla generale previsione contenuta negli artt. 739 c.p.c. e 45 disp. att. c.c.; App. Palermo, 10 febbraio 2011, in Foro It., 2011, I, 2167), laddove ha affermato la portata generale ed omnicomprensiva dell'art. 720-bis c.p.c. introdotto dalla l. n.6/2004 (App. Roma, 21 aprile 2005, in Dir. famiglia, 2006, 1072), precisando che mentre il reclamo contro il decreto del giudice tutelare che dispone l'apertura o chiusura dell'amministrazione di sostegno ha carattere decisorio, e, quindi, dev'essere proposto dinanzi alla corte d'appello a norma dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c., il reclamo contro il provvedimento del giudice tutelare di designazione , nomina, sospensione o revoca di un'amministratore di sostegno, integrando un provvedimento ordinatorio-gestorio, va invece proposto dinanzi al tribunale in composizione collegiale, alla stregua del combinato disposto di cui agli artt. 739 c.p.c. e 45 disp. att. c.c., non rilevando in senso contrario che esso sia contestuale al provvedimento di apertura dell'amministrazione di sostegno (App. Bologna, 9 febbraio 2015, in www.ilfamiliarista.it).

In particolare, sotto tale aspetto, secondo l'orientamento emerso in parte della giurisprudenza di merito, occorre valorizzare la natura di norma speciale, e, quindi, eccezionale dell'art. 720-bis c.p.c. laddove stabilisce che contro il decreto del giudice tutelare è ammesso reclamo alla corte d'appello a norma dell'art. 739 c.p.c. rispetto a quest'ultima, che in linea generale, prevede contro i decreti del giudice tutelare il reclamo con ricorso al tribunale che pronuncia in camera di consiglio, dovendosi attribuire il giusto rilievo anche alla diversa espressione letterale degli artt. 720-bis c.p.c. e 739 c.p.c. laddove si utilizza il “singolare” nell'art. 720-bis, comma 2 e 3, c.p.c. ed il “plurale” nell'art. 739 c.p.c., sulla cui scorta, si è ritenuto che il reclamo contro le decisioni del giudice tutelare che abbiano contenuto solo ordinatorio ed amministrativo non vanno proposti dinanzi alla corte d'appello ma dinanzi al tribunale ex art. 739, comma 1, c.p.c. (App. Milano, 25 novembre 2015, in www.ilfamiliarista.it).

In dottrina, si è evidenziata la problematica aperta dal legislatore in sede di approvazione della l. n.6/2004 che non ha chiarito quale tipologia di decreto emesso dal giudice tutelare sia reclamabile al tribunale ex art. 739 c.p.c. od alla corte d'appello ex art. 720-bis c.p.c., risolta dalla giurisprudenza di legittimità in forza della summa divisio sopra ricordata, secondo cui sono suscettibili di reclamo alla corte d'appello i provvedimenti decisori mentre quelli interlocutori o comunque aventi carattere squisitamente gestorio sono reclamabili dinanzi al tribunale.

Guida all'approfondimento
  • F. Danovi, Sulla competenza per il reclamo avverso i provvedimenti del giudice tutelare, in Dir. famiglia e delle persone, 2006, 1076 e ss.;
  • B. Ficcarelli, Le impugnazioni dei provvedimenti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno, in Il giusto processo civile, 2018, 125 e ss.;
  • R. Masoni, Amministrazione di sostegno: i limiti all'impugnazione dei provvedimenti pronunciati dal giudice tutelare, in www.ilprocessocivile.it;
  • Id., Amministrazione di sostegno: reclamabilità limitata ai decreti definitori del procedimento, in www.ilprocessocivile.it;
  • A. Mondini, Amministratore di sostegno: come si impugna la nomina? in www.ilfamiliarista.it;
  • L.M. Pietrasanta, Amministrazione di sostegno e impugnazione dei provvedimenti emessi dal giudice tutelare, in www.ilfamiliarista.it;
  • G. Russo, Amministrazione di sostegno: reclamo in corte di appello avverso provvedimento decisorio del giudice tutelare, in www.ilfamiliarista.it.

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