Ricusazione del giudice per inimicizia con l'avvocato? Per la Cassazione non basta

Redazione Scientifica
10 Febbraio 2020

Le posizioni interpersonali di inimicizia grave tra difensore e giudice non sono previste quali possibili cause di ricusazione nel vigente sistema normativo, il quale limita espressamente i casi di astensione per inimicizia grave ai soli rapporti fra giudice ed una delle parti private, senza possibilità di estensione analogica al difensore della parte privata.

Le posizioni interpersonali di inimicizia grave tra difensore e giudice non sono previste quali possibili cause di ricusazione nel vigente sistema normativo, il quale limita espressamente i casi di astensione per inimicizia grave ai soli rapporti fra giudice ed una delle parti private, senza possibilità di estensione analogica al difensore della parte privata.

Così la Cassazione con sentenza n. 4954/20 depositata il 5 febbraio.

Il caso. Dichiarata inammissibile dalla Corte d'Appello l'istanza di ricusazione del Giudice della Corte d'Assise fondata sull'inimicizia tra quest'ultimo e il difensore, i ricusanti ricorrono per cassazione.

Ricusazione. La Corte richiama immediatamente il consolidato orientamento secondo cui «le posizioni interpersonali di inimicizia grave tra difensore e giudice non sono previste nel vigente sistema normativo quali possibili cause di ricusazione, posto che l'art. 36 lett. d), cui rinvia l'art. 37 c.p.p., limita espressamente i casi di astensione e, conseguentemente di ricusazione, per inimicizia grave ai soli rapporti fra giudice ed una delle parti private, senza possibilità di estensione analogica al difensore della parte privata».
Nella fattispecie, i ricorrenti non hanno tenuto conto dell'assunto secondo cui «il rapporto di inimicizia deve essere reciproco e deve attivamente coinvolgere il magistrato». Infatti, conclude la Cassazione, «la presentazione di una denuncia penale o l'instaurazione di una causa civile per il risarcimento del danno nei confronti di un magistrato non è di per sé sufficiente ad integrare l'ipotesi di ricusazione trattandosi di iniziative riferibili alla parte e non al magistrato, mentre il sentimento di grave inimicizia, per risultare pregiudizievole, deve essere reciproco e deve trarre origine da rapporti di carattere privato, estranei al processo».
Sulla scorta di tali considerazione, la Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile e condanna i ricorrenti al pagamento.

Fonte: Diritto e Giustizia

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