La sospensione da coronavirus interessa il compimento di qualsiasi atto. Lo dice la Cassazione
17 Marzo 2020
A piazza Cavour, spesso, si dicono le cose come stanno. In epoca di epidemia da coronavirus, le tempistiche processuali turbano il sonno di molti operatori, timorosi di subire pregiudizio per una condotta difforme dal dovuto. Ci si chiede quali siano gli argini normativi e quali, per conseguenza, le opzioni rimesse alla discrezionalità del singolo, rispetto a quelle imposte da ragioni di salute pubblica. Dal punto di vista formale, al mattino del 16 marzo 2020 persiste la difficoltà di raccordare indicazioni più o meno ufficiali, più o meno qualificate. Il pasticcio del Ministero, prodigo di informazioni confusionarie e avaro di chiarimenti nei tipi dell'interpretazione autentica, alimenta il dibattito su chi possa fare cosa e su chi debba fare cosa. Veniamo al dunque: è fonte certa di sconquasso la nomina che prevede la sospensione dei termini per tutti gli atti, con riferimento generale e indistinto ai procedimenti civili e penali pendenti (secondo l'ipotesi più ragionevole ed ermeneuticamente fondata) o soltanto con riferimento a quelli che celebrino un'udienza nel cd. periodo cuscinetto. Beh, l'unico argomento presentabile a supporto della seconda lettura è la celerità del processo, ma è quanto meno dubbio che la ragionevole durata del processo si giochi su due settimane (attualmente considerate) o su qualche settimana in più (secondo una facile prognosi). Aut, aut: tutti i termini vanno sospesi! Che fare per la ripresa. A mio avviso, occorre evitare il succedersi di provvedimenti che differiscano provvisoriamente di qualche tempo il ritorno all'ordinario (in continuità con la tradizione italiana della reiterazione abusiva dei decreti legge, attuata dall'esecutivo per appropriarsi di prerogative del potere legislativo, con palese elusione delle garanzie costituzionali). Per la migliore ripresa post epidemia va scelto un “congelamento”, un rinvio secco, e generale, al tempo in cui l'emergenza sarà superata; di più: definito l'attuale periodo come sospensione feriale in senso proprio, si potrà ritenere praticata un'anticipazione della pausa estiva e si potrà conseguentemente restituire alla giustizia il tempo di agosto (e connessi periodi cuscinetto), senza alcuna interruzione per il funzionamento dei processi; più lavoro per tutti, e più giustizia per tutti. Come che sia: i decreti vanno convertiti in tempi accettabili, il che, ad oggi, non è per il decreto-legge n. 11/2020, nonostante l'emergenza massima che lo ha accompagnato.
*Fonte: www.dirittoegiustizia.it
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