SS.UU.: la richiesta dell'indagato di comparire personalmente all'udienza deve essere necessariamente avanzata nella richiesta di riesame

10 Aprile 2020

Resta ferma la possibilità di chiedere il differimento dell'udienza ai sensi dell'art. 309, comma 9-bis, c.p.p. e di proporre nuovi motivi a ridosso della discussione ai sensi dell'art. 309, comma 6. c.p.p.

In tema di procedimento di riesame avverso provvedimenti impositivi di misure cautelari coercitive le Sezioni Unite (sentenza n. 11803/2020) hanno affermato che la persona detenuta o internata ovvero sottoposta a misura in concreto limitativa della possibilità di partecipare all'udienza camerale può esercitare il diritto di comparire personalmente all'udienza stessa solo se ne ha fatto richiesta, tramite il difensore, con l'istanza di riesame, ferma restando la facoltà di chiedere di essere sentita su specifici temi con l'istanza di differimento dell'udienza ai sensi dell'art. 309, comma 9-bis, cod. proc. pen.

Così le Sezioni Unite, con , depositata il 9 aprile.

Il dubbio. Gli episodici interventi legislativi – in particolare l'art. 11 della legge n. 47/2015 che ha novellato l'art. 309 c.p.p. – hanno rimodulato i diritti e le garanzie ivi previste per il sottoposto a misura. Dubbio, in particolare, è il termine ultimo entro cui poter presentare richiesta di comparizione personale prevista dall'art. 309, comma 8-bis, c.p.p. e l'incidenza sull'art. 309 c.p.p. degli artt. 127 c.p.p. e 101 delle disp. att., i quali prevedono la possibilità per il sottoposto di poter essere sentito dal Giudice del Riesame solo se comparente all'udienza – comunque escluso un diritto del sottoposto al rinvio della discussione – e - nel solo caso di detenzione in una circoscrizione diversa da quella del Giudice - l'obbligo di sentire il sottoposto che abbia fatto specifica richiesta. Le Sezioni Unite propendono per la soluzione più lineare ed impegnativa per il difensore: in ogni caso la richiesta di comparizione personale va indicata nella richiesta di Riesame ex art. 309 c.p.p. – al di là di quanto diversamente opinato o previsto dall'art. 127 c.p.p. -.

La (sconfessata) soluzione permissiva: il sottoposto avrebbe potuto chiedere la comparizione personale con istanza successiva alla richiesta di riesame. Le Sezioni Unite superano l'orientamento più elastico e ritengono non risolutivi gli argomenti letterali a sostegno; in particolare l'utilizzo di formule potestative (cfr. il può, contenuto nell'art. 309, comma 8-bis, c.p.p., dell'inserimento della richiesta nell'atto di Riesame) va inteso riferito alla facoltà per il sottoposto a richiedere la comparizione personale e non certo all'assenza di un termine fisso per la proposizione dell'istanza. Viene sconfessata l'ipotesi “progressiva” dell'intera procedura ex art. 309 c.p.p. cioè l'idea che nessuna delle parti processuali – compreso il difensore che potrebbe proporre motivi nuovi non indicati in Richiesta di riesame ex art. 309, comma 6, c.p.p. fin a ridosso dell'udienza di discussione – sia disciplinata da rigide preclusioni temporali, tanto meno il sottoposto a misura che intenda farsi ascoltare dal Giudice del Riesame.

La soluzione accolta: il termine ultimo è quello della richiesta di riesame (prevista la possibilità per il sottoposto di chiedere il differimento dell'udienza). L'intera procedura ex art. 309 c.p.p. risulta ispirata ad un giogo di termini e contrappesi funzionali a garantirne snellezza, celerità e garanzie difensive. In particolare, gli atti vanno trasmessi dall'ufficio emittente la misura coercitiva entro cinque giorni dalla richiesta – art. 309, comma 5, c.p.p. -, la decisione deve pervenire entro dieci giorni dalla ricezione – art. 309, comma 9, c.p.p. - e l'ordinanza deve essere depositata entro trenta giorni dalla decisione – art. 309, comma 10, c.p.p. -, pena l'inefficacia della misura. All'unisono, anche le richieste del sottoposto devono essere informate da preclusioni altrettanto rigide. S'aggiunga che il difensore, notificato l'atto che dispone la misura coercitiva, conosce ogni atto della procedura cautelare – e non ne viene a conoscenza di ulteriori e distinti incardinato il Riesame -; in particolare ha già eo tempore a disposizione ogni atto della Procura – cfr. art. 293, comma 3, c.p.p. -, comprese intercettazioni o conversazioni – art. 268 c.p.p. - e sin d'allora ha quanto occorre per elaborare una strategia processuale ed avanzare opportune richieste – ivi compresa quella di comparizione personale -. Appare allora logica ed opportuna la fissazione di un termine per la (dunque consapevole ed istruita) richiesta di comparizione personale. La procedura si mantiene comunque elastica: il difensore può avanzare motivi nuovi a ridosso dell'udienza ex art. 309, comma 6, c.p.p. e chiederne il differimento ai sensi dell'art. 309, comma 9-bis c.p.p.

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