La ristrutturazione al tempo del covid-19: prime riflessioni
24 Aprile 2020
Premessa
La constatazione generale, in linea con le indicazioni rinvenienti dai numerosi provvedimenti emergenziali promulgati ed in corso di promulgazione, è che il CoVid-19, per usare le parole del Decreto Cura Italia, rappresenta un evento di forza maggiore, da intendersi quale evento straordinario, sopravvenuto ed imprevedibile, la cui comparsa e la cui repentina diffusione non è certamente riconducibile ad una condotta volontaria di un imprenditore che sia in fase di ristrutturazione e che ne subisca gli effetti senza potervi efficacemente rimediare, almeno nell'immediato. Si tratta dunque di un fattore di crisi esogeno che incide in modo decisivo sulla capacità dell'imprenditore in ristrutturazione di adempiere, secondo le scadenze contrattuali, alle proprie obbligazioni di pagamento e, quale conseguenza, sul regolare svolgimento dell'attività d'impresa, compromettendone la possibilità di generare flussi di cassa positivi, considerata, nell'attualità, l'assenza di incassi e la sostanziale invarianza della struttura dei costi fissi. L'intera imprenditoria, non solo nazionale, si trova, dunque, ad operare in un contesto economico negativo che, in più fattispecie, si aggiunge a situazioni di difficoltà aziendali preesistenti e magari già oggetto di rimedio mediante gli strumenti di risoluzione della crisi d'impresa disciplinati dal R.D. 267/1942 e s.m.i. In questo contesto, gli operatori del settore restructuring sono oggi chiamati a riflettere su quale possa essere il miglior approccio da adottare per fronteggiare e superare questa crisi, contemperando le nuove esigenze ed i nuovi rimedi con le procedure di ristrutturazione pendenti.
Seguendo questa linea, il primo passaggio consiste nella verifica se la pandemia Covid-19, anche in ragione del settore nel quale opera l'impresa e delle restrizioni che, tempo per tempo, vengono introdotte dal Governo, rappresenti causa od occasione di una crisi oppure, a seconda dei casi, di disallineamento del piano di risanamento consuntivo rispetto a quello prognostico predisposto in sede di perfezionamento dell'operazione ristrutturativa. È, in altri termini, necessario porsi la domanda se, in assenza dell'evento di forza maggiore, l'impresa si sarebbe o meno trovata in una situazione di crisi oppure, a seconda del caso, avrebbe o meno rispettato il proprio piano di risanamento.
Il secondo passaggio consiste nel verificare, in base alle caratteristiche oggettive o soggettive, se l'impresa possa avere o meno accesso alle agevolazioni che, tempo per tempo, il Governo sta introducendo. In questo senso, il D.L. “Cura Italia” ha introdotto, tra le altre, misure a sostegno de:
Il terzo passaggio consiste nell'adottare un immediato action plan, essendo opportuno che gli amministratori monitorino costantemente l'andamento sociale ed annotino nei libri sociali le attività svolte al fine di salvaguardare il valore aziendale e le azioni poste in essere a tutela delle pretese dei creditori sociali.
Più nel dettaglio, gli amministratori dovrebbero:
Il quarto passaggio consiste nel verificare se l'impresa, per effetto o in occasione della pandemia, presenti un deficit finanziario oppure anche un deficit patrimoniale, considerando che, nel secondo caso, si pone sicuramente la necessità di verificare se debbano essere adottati i rimedi che la legge impone in caso di patrimonio netto negativo, e conseguente perdita dal capitale sociale, e se vada arrestata, se del caso attraverso l'attivazione di una procedura concorsuale, la maturazione di perdite che possano erodere le consistenze attive a garanzia dei creditori.
Il quinto passaggio consiste nel procedere ad una valutazione di prognosi secondo il giudizio di cram down. Più in particolare, qualunque scelta e qualunque iniziativa deve passare attraverso una possibile relazione sulla situazione periodica dell'imprenditore proiettata e paragonata allo scenario alternativo fallimentare nell'attuale contesto pandemico Covid-19, con l'obiettivo di verificare se l'interesse dei creditori sia la prosecuzione di un percorso ristrutturativo piuttosto che l'apertura di una diversa e più invasiva procedura concorsuale, come sarebbe il fallimento.
La declinazione dei passaggi in base allo stato di gestione della crisi
I superiori quattro passaggi dovranno poi essere necessariamente soggetti a differente declinazione a seconda di quale sia lo “stato” ristrutturativo nel quale si trova l'impresa. Più nel dettaglio.
In conclusione
Volendo provare a trarre una conclusione, è evidente come la situazione attuale sia contraddistinta dal tratto della straordinarietà e non possa essere affrontata con l'approccio “ordinario” concorsuale e ristrutturativo, essendo quindi essenziale giungere alla gestione di una crisi di impresa sulla base di un processo di effettiva composizione nell'interesse di tutte le parti interessate.
Ma, questo, da sé solo, non basta a fronteggiare la straordinarietà della situazione che stiamo vivendo, essendo essenziale che il legislatore italiano intervenga immediatamente, quanto meno su due fronti. Il primo, che nasce dall'esperienza quotidiana di questi giorni, è di valutare misure temporanee di sostegno, sotto il profilo della moratoria bancaria, anche per imprese diverse dalle PMI, considerato il recente provvedimento di lock down, che ha arrestato flussi attivi per molte aziende che, in modo del tutto contraddittorio e forse anche non coerente con il principio costituzionale dell'uguaglianza, subirebbero un ingiustificato trattamento sperequato. Del resto, se come prevede l'articolo 56, comma 1, del Decreto Cura Italia, la pandemia è evento di forza maggiore, questo evento vale indistintamente per tutte le imprese. Il secondo, in linea con quanto fatto dal legislatore tedesco e spagnolo, è di adottare alcune fondamentali decisioni quali, tra le altre, la sospensione delle norme sugli obblighi di ricapitalizzazione (se ovviamente i “problemi” nascono dall'emergenza sanitaria); la reintroduzione “del silenzio assenso” nel concordato; e la eliminazione della soglia d'ammissibilità del 20% nel concordato liquidatorio.
Tutto questo per un tempo limitato, ma necessario per superare l'attuale fase pandemica e, con essa, di blocco dell'attività economica mondiale. In difetto, e considerata la strutturalità patrimoniale di numerose crisi aziendali, l'unica opzione possibile non potrebbe che essere quella, davvero estrema per non dire drammatica, di vedere incrementarsi esponenzialmente istanze di auto-fallimento e questo non sarebbe certo il risultato auspicabile cui tendere.
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