Omesso deposito delle scritture contabili dopo la dichiarazione di fallimento: natura e sussistenza del reato
05 Maggio 2020
Il reato di cui agli artt. 220 e 16, comma 2, n. 3, l. fall. sussiste laddove, entro 24 ore dalla comunicazione della sentenza dichiarativa di fallimento, il fallito non ottemperi all'ordine di deposito dei bilanci e delle scritture contabili. Si tratta di un reato omissivo proprio, ad effetti solo eventualmente permanenti. Così la Corte di Cassazione con la sentenza n. 12929/20, depositata il 24 aprile.
La vicenda. La Corte d'Appello di Firenze, in riforma della pronuncia di prime cure, riqualificava i fatti originariamente contestati all'imputato come bancarotta semplice e rideterminava la pena irrogata ai sensi dell'art. 220 l. fall.. L'imputato ha proposto ricorso per cassazione dolendosi per la ritenuta sussistenza di responsabilità sia con riguardo all'antecedente logico e fattuale della dichiarazione di fallimento della società, che con riferimento agli elementi indiziari del dolo.
Reato omissivo proprio, ad effetti solo eventualmente permanenti. Il reato di cui agli artt. 220 e 16, comma 2, n. 3, l. fall. sussiste laddove, entro 24 ore dalla comunicazione della sentenza dichiarativa di fallimento, il fallito non ottemperi all'ordine di deposito dei bilanci e delle scritture contabili. La giurisprudenza esclude che sia necessaria un'espressa richiesta o invito in tal senso da parte degli organi della procedura concorsuale in quanto si tratta di un obbligo imposto dalla legge, rispetto al quale non è configurabile l'errore sulla legge penale. La sollecitazione da parte del curatore costituisce quindi un elemento ulteriore rispetto al momento consumativo del reato che vale a qualificare l'elemento soggettivo in termini di dolo quale coscienza e volontà dell'omissione.
Fonte: www.dirittoegiustizia.it
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