La prima pronunzia della Cassazione in tema di accertamento dell'età del minore straniero non accompagnato

Roberto Masoni
15 Maggio 2020

La questione che viene affrontata dalla decisione cassazionale è volta alla individuazione del criterio e della più corretta metodologia medico-scientifico da seguire nella determinazione dell'età del minore straniero non accompagnato.
Massima

Nel procedimento teso all'accertamento dell'età del minore straniero non accompagnato, le sue dichiarazioni alle autorità preposte non possono essere utilizzate per suffragare i dubbi sull'età effettiva, ma costituiscono presupposto di attivazione del procedimento previsto quando manchi un documento anagrafico. In ipotesi di dubbio sull'età, il tribunale per i minorenni deve avvalersi dell'accertamento sanitario indicante il margine di errore ed i conseguenti valori minimi e massimi attribuibili all'età del minore, cosicché, ove tale margine non consenta di addivenire con certezza alla determinazione dell'età, è applicabile la regola presuntiva della minore età.

Il caso

Il Tribunale per i Minorenni di Bologna, adito per la determinazione dell'età di un minore straniero non accompagnato (m.s.n.a.), all'esito degli accertamenti medici disposti dal Pubblico Ministero, eseguiti visita pediatrica ed esame auxologico, attribuiva al soggetto età maggiorenne. Adita la Corte d'Appello, sezione per i minorenni, con reclamo da parte della difesa del m.s.n.a., lo stesso veniva rigettato. Veniva, alfine, avanzato ricorso per cassazione, deducendo i seguenti motivi; che la corte sarebbe incorsa in violazione di legge laddove ha ritenuto inattendibile l'allegazione di minore età per avere lo straniero indicato, nel corso del procedimento amministrativo, differenti date di nascita; che poi era stato omesso il colloquio personale previsto dalla normativa speciale; che sussisteva errore di giudizio con riguardo all'interpretazione degli esiti della relazione sanitaria relativa alla sola radiografia del polso, laddove la corte aveva omesso di considerare che, se il soggetto aveva già completato la crescita e la maturazione puberale, ciò poteva avvenire per i minori dell'area mediterranea in un arco temporale compreso tra i 12-18 mesi, senza possibilità di addivenire ad una maggiore precisione.

Con l'epigrafata pronunzia il ricorso veniva accolto, cassando senza rinvio il provvedimento impugnato.

La questione

La questione che viene affrontata dalla decisione cassazionale è volta alla individuazione del criterio e della più corretta metodologia medico-scientifico da seguire nella determinazione dell'età del m.s.n.a. per gli effetti di cui all'art. 19- bis del d.l. 18 agosto 2015, n. 142 (come innovata prima dalla l. 7 aprile 2017, n. 47 e poi dal d.lg. 22 dicembre 2017, n. 220).

Le soluzioni giuridiche

Dopo avere esaminato i passaggi necessari all'interpretazione della norma di legge in oggetto (art. 19 bis d.lg. d.l. cit.), la Corte di legittimità, accogliendo il ricorso avanzato dalla difesa del m.s.n.a., stigmatizza il provvedimento di merito impugnato, fornendo significativi spunti di riflessione ed interpretazione con riguardo alla procedura di accertamento dell'età del minore straniero, sulla scorta del principio del favor minoris (consacrato nel comma 8 della norma).

In particolare, si osserva che l'esame socio-sanitario necessario per la determinazione dell'età dello straniero debba essere multidisciplinare, oltre ad essere condotto presso una struttura sanitaria pubblica, svolto mediante un colloquio sociale, una visita pediatrica auxologica ed una valutazione psicologica o neuropsichiatrica, alla presenza di un mediatore culturale, tenendo conto delle specificità relative all'origine etnica e culturale dell'interessato.

Soggiunge la Corte che la relazione socio-sanitaria redatta all'esito dell'esame del minore deve sempre indicare il range di errore insito nella variabilità biologica e nelle metodiche utilizzate con l'indicazione dei conseguenti valori, minimo e massimo attribuibile.

Ancora, si osserva che le dichiarazioni rese dal minore con riguardo alla propria età suscitano il dubbio, costituendo presupposto di attivazione del procedimento di determinazione dell'età (di cui all'art. 19 bis d.lg. cit.), in assenza di documento di identità anagrafica.

Dato quindi che la Corte territoriale non aveva tenuto in considerazione tali principi, la pronunzia dispone l'annullamento senza rinvio del provvedimento impugnato.

Osservazioni

Per chiarire la rilevanza giuridica oltrechè il significato della procedura di accertamento dell'età del m.s.n.a. è fin d'ora opportuno evidenziare che lo status di minore del giovane straniero privo di assistenza e rappresentanza legale nel territorio nazionale (art. 2, lett. e), d.lg. n. 142 cit., che lo definisce come segue: «lo straniero di età inferiore agli anni diciotto, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale») costituisce presupposto di una serie di provvidenze, tutele e garanzie che allocano il medesimo in una condizione di “protezione”. Cosicchè lo stesso da subito diventa fruitore dell'accoglienza in apposite strutture di prima accoglienza per i minori previste dalla legge (art. 19-bis, comma 2, d.l. cit.).

In questa condizione di “accoglienza”, il minore non può essere respinto alla frontiera”, né può essere disposta l'espulsione, ovvero il rimpatrio assistito o volontario; allo stesso può essere rilasciato il permesso di soggiorno e va iscritto al servizio sanitario nazionale (art. 10 della l. 7 aprile 2017, n. 47).

Da quanto precede, emerge trasparente l'assoluta rilevanza di verificare, una volta identificato nelle generalità, se il giovane straniero abbia raggiunto la maggiore età o sia invece minorenne.

La pronunzia in rassegna, la prima ad affrontare e sciogliere taluni nodi interpretativi testè indicati, in modo assai equilibrato, giunge a soluzioni compatibili col dato normativo e con le fonti normative della materia.

Dato che la minore età costituisce presupposto di una serie significativa di provvidenze, l'art. 19- bis, comma 2, d.l. 18 agosto 2015, n. 142, in un'ottica di protezione di un soggetto fragile ed indifeso, ospite di un paese straniero, precisa che, in caso di dubbio sull'età dichiarata dal minore e nelle more della procedura di identificazione, allo stesso viene comunque garantita «l'accoglienza nelle apposite strutture di prima accoglienza per minori previste dalla legge».

Per sciogliere l'incertezza sull'età del giovane, primario criterio indicato dalla legge è il riferimento contenuto nel “documento anagrafico, acquisibile «anche avvalendosi della collaborazione delle autorità diplomatico-consolari» (comma 3).

Nel caso deciso dalla pronunzia in rassegna, allo straniero, di nazionalità gambiana, sbarcato dalla Libia e privo del documento identità, il criterio primario risultava inapplicabile, per quanto fosse stato acquisito certificato di nascita non legalizzato.

Le dichiarazioni rese dallo straniero sulla propria età non vanno considerate inattendibili, come invece aveva ritenuto la Corte territoriale, quanto piuttosto, secondo l'insegnamento della decisione in oggetto, idonee a radicare la procedura di accertamento dell'età.

A questo riguardo, precisa il comma 4 dell'art. 19-bis d.lg. cit., che la procedura di accertamento è promossa dalla Procura minorile che può “disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento” dell'età dello straniero.

Particolarmente delicata si rivela la determinazione dell'età dello straniero mediante espletamento dell'esame in discorso.

Non essendo questo un caso di accertamento o trattamento sanitario obbligatorio, il minore potrebbe rifiutarsi di sottoporvisi (come ex professo precisa il comma 5).

Per l'espletamento di questo esame, a tutela del minore la legge fissa talune significative garanzie aventi carattere generale.

Anzitutto, egli ha diritto di essere “informato”, con l'ausilio di un mediatore culturale ed in modo per lui comprensibile, che potrà essere sottoposto all'esame in oggetto, con l'indicazione della tipologia di esami cui sarà sottoposto e dei risultati e delle conseguenze di tali risultati (comma 5). Nell'espletamento dell'esame, che deve avvenire “in ambiente idoneo” e sempre alla presenza del mediatore culturale, la norma tutela la dignità dello straniero; l'accertamento deve infatti effettuarsi con «modalità meno invasive possibili e rispettose dell'età presunta, del sesso e dell'integrità fisica e psichica della persona” e, in ogni caso, gli esami non devono “compromettere lo stato psico-fisico della persona» (comma 6).

Il comma sesto della norma precisa, ancora, che l'accertamento socio-sanitario sull'età deve essere svolto con “approccio multidisciplinare”, in grado di integrare ed arricchire la mera valutazione della maturazione ossea e fisica del soggetto, che non è in grado di fornire dati certi.

A questo proposito, la Corte nomofilattica ha chiarito che un unico esame, quale ad es. la radiografia del polso-mano, non sarebbe valido, esso solo, per l'attribuzione dell'età dello straniero; invece, l'accertamento, da svolgere in una struttura sanitaria pubblica, deve consistere in:

1) un colloquio sociale;

2) una visita pediatrica auxologica ed;

3) una valutazione psicologica o neuropsichiatrica, effettuata alla presenza del mediatore culturale.

La necessità dell'approccio multidisciplinare (già suggerito dal Protocollo per l'identificazione e per l'accertamento olistico multidisciplinare dell'età dei minori non accompagnati adottato dalla Conferenza delle Regioni nel 2016) è conseguenziale all'insufficienza della sola analisi auxologica, che di per sé appare inidonea a fornire risposte certe sull'età dello straniero, tenuto conto dell'elevato margine di errore che la caratterizza. È infatti noto che la crescita ossea è mutevole da etnia ad etnia, mentre l'età biologica (ovvero, il grado di sviluppo corporeo del soggetto) non sempre coincide con l'età cronologica.

Senza dire che anche la metodologia adottata può incidere sul risultato finale.

Al punto che il citato Protocollo del 2016 suggeriva di adottare la metodica Tanner-Whitehouse; mentre, molto spesso, in sede di accertamento, viene utilizzato il metodo Greulich e Pyle, che deriva l'età scheletrica dal confronto tra il grado di ossificazione della mano e del polso della persona interessata e tabelle di riferimento basate su radiografie di bambini ed adolescenti nati a Cliveland (Ohio) tra le due guerre del secolo scorso. Quest'ultimo metodo di valutazione appare assai approssimativo (oltre che ormai datato), in quanto fondato su analisi statistiche di minori appartenenti ad aree geografiche ben diverse (anglosassoni) rispetto a quelle oggetto di accertamento (africani o asiatici).

A questo riguardo un Parere del C.S.M. 25 settembre 2009, pur raccomandando l'adozione di un metodo multidimensionale” per determinare l'età dei minori stranieri, aveva suggerito di utilizzare le tabelle auxologiche dei diversi paesi o, in alternativa, quelle dei paesi più prossimi.

Tenuto conto del margine di errore insito nelle metodiche di accertamento, in modo conforme a quanto dispone l'art. 19-bis, comma 7, parte finale, d.l. cit., la pronunzia in rassegna ha ribadito che la relazione finale depositata all'esito dell'accertamenti socio sanitario compiuto «deve riportare l'indicazione di attribuzione dell'età stimata specificando il margine di errore insito nella variabilità biologica e nelle metodiche utilizzate ed i conseguenti valori massimo e minimo dell'età attribuibile».

Ben si comprende quindi se, in materia di accertamento dell'età dello straniero, quale extrema ratio, la legge preveda una presunzione di minorità: «qualora, anche dopo l'accertamento socio-sanitario, permangano dubbi sulla minore età, questa si presume ad ogni effetto di legge» (art. 19-bis, comma 8, d.l. cit., che riproduce, quasi letteralmente, l'art. 8 d.p.r. 22 settembre 1988, n. 488, Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni), conformemente al principio di favor minoris.

Premesso ciò, la pronunzia in rassegna ha stigmatizzato la decisione della Corte d'Appello che aveva accertato che lo straniero aveva un'età cronologica di anni 19. A fronte di un giudizio diagnostico di pieno sviluppo osseo espresso nella relazione socio-sanitaria e perciò di raggiungimento della maggiorità dello straniero, il giudice di merito aveva però omesso di considerare che la stessa relazione temperava l'accertamento sull'età con riferimento ad un range di dubbio pari a 12-18 mesi destinato ad operare, per le persone provenienti dall'area mediterranea e «certamente ed anche, da un paese, qual è il Gambia, che si colloca più a sud del mondo».

Quale effetto dei precedenti rilievi, il ricorso per cassazione è stato accolto e la decisione impugnata cassata senza rinvio, avendo la stessa attribuito allo straniero un'età maggiore, di anni diciannove, senza considerare il range di dubbio insito nell'accertamento.

Guida all'approfondimento

CIRESE, Minori migranti, Milano, 2020, 60 e segg.

MASONI, Il giudice tutelare, Milano, 2018, 120 e segg.

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