Inammissibile il ricorso straordinario in Cassazione che deduce un errore di valutazione

Redazione Scientifica
18 Maggio 2020

Gli errori di valutazione e di giudizio dovuti ad una non corretta interpretazione degli atti del processo, restano estranei alla nozione di errore di fatto. Di conseguenza, è precluso il ricorso al rimedio del ricorso straordinario ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p.

Gli errori di valutazione e di giudizio dovuti ad una non corretta interpretazione degli atti del processo, restano estranei alla nozione di errore di fatto. Di conseguenza, è precluso il ricorso al rimedio del ricorso straordinario ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p.

Così la Corte di Cassazione con la sentenza n. 13526/20, depositata il 30 aprile.

Un condannato per reati di rapina aggravata, sequestro di persona e violenza sessuale in concorso propone ricorso straordinario ai sensi dell'art. 625-bis c.p.p. averso la pronuncia con cui la Corte di Cassazione aveva rigettato il suo precedente gravame. Il ricorrente deduce errore di fatto per aver la Corte di legittimità ritenuto validamente espresso il consenso del difensore all'utilizzabilità di un atto decisivo ai fini della condanna, in particolare uno dei difensori nominati, in assenza di informazioni all'assistito sulla portata e sulle ripercussioni processuali aveva espresso il proprio consenso all'utilizzabilità della deposizione della persona offesa dopo il mutamento della composizione del Collegio giudicante.

L'errore materiale ex art. 625-bis c.p.p. consiste nella mancata corrispondenza tra volontà, correttamente formatasi, e sua estrinsecazione. L'errore di fatto invece consiste nella svista o in un equivoco incidente sugli atti interni del procedimento di legittimità, il cui contenuto venga quindi percepito diversamente da quello effettivo.
La giurisprudenza ha dunque chiarito che «rimangono del tutto estranei all'area dell'errore di fatto – restando quindi –fermo, con riguardo ad essi, il principio di inoppugnabilità dei provvedimenti della Corte di Cassazione – gli errori di valutazione e di giudizio dovuti ad una non corretta interpretazione degli atti del processo (SS.UU. n. 37505/11), da assimilare agli errori di diritto conseguenti all'inesatta ricostruzione del significato dello norme sostanziali e processuali». È stato poi precisato che l'errore su cui si fonda il ricorso straordinario deve essere decisivo, ovvero deve aver condotto ad una pronuncia diversa da quella che altrimenti sarebbe stata adottata (Sez. IV, n. 6770/2008), e che «qualora la causa dell'errore non sia identificabile solo in una fuorviata rappresentazione percettiva e la decisione abbia comunque contenuto valutativo, non è configurabile un errore di fatto, bensì di giudizio, come tale escluso dall'orizzonte del rimedio in parola» (SS.UU. n. 18651/15).
Tornando al caso di specie, il ricorrente ravvisa un errore di fatto nel non aver la Corte di Cassazione valutato la questione della validità del consenso prestato da un solo difensore all'utilizzabilità dell'atto, anche in sostituzione del codifensore, questione di cui peraltro non era stata espressamente investita con specifico motivo di ricorso.
Il ricorso si rivela dunque inammissibile non essendo la Corte incorsa in alcun errore percettivo, avendo invece espresso una valutazione di puro diritto sull'utilizzabilità delle dichiarazioni dibattimentali della persona offesa, con esclusione dunque del rimedio azionato dal ricorrente.

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