Osservatorio sulla Cassazione – Giugno 2020

La Redazione
13 Luglio 2020

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Giugno.

Interruzione del processo per fallimento di una parte: la decorrenza del termine per la riassunzione

Cass. Civ. – Sez. III – 26 giugno 2020, n. 12890, sent.

In caso di interruzione automatica del processo determinata dalla dichiarazione di fallimento di una delle parti, il termine per la riassunzione di cui all'art. 305 c.p.c., decorre dalla dichiarazione o notificazione dell'evento interruttivo secondo la previsione dell'art. 300 c.p.c., ovvero, se anteriore, dalla conoscenza legale di detto evento procurata dal curatore del fallimento alle parti interessate, mediante dichiarazione, notificazione o certificazione rappresentativa dell'evento che determina l'interruzione del processo, assistita da fede privilegiata, la quale deve fare specifico riferimento al processo sul quale l'effetto interruttivo opera e deve essere diretta al procuratore che in esso rappresenta la parte.

Non fallibilità dell'imprenditore commerciale: non basta il bilancio di un solo anno

Cass. Civ. – Sez. VI – 25 giugno 2020, n. 12681, ord.

L'onere della prova del mancato superamento dei limiti di fallibilità previsti dall'art. 1, comma 2, l.fall., grava sul debitore. A tale scopo, i bilanci degli ultimi tre esercizi che l'imprenditore è tenuto a depositare, ai sensi dell'art. 15, comma 4, l.fall., costituiscono mezzo di prova privilegiato, in quanto idonei a chiarire la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa, senza assurgere tuttavia a prova legale, sicchè in mancanza dei detti bilanci - o in presenza di una sola annualità - il debitore può dimostrare la sua non fallibilità con strumenti probatori alternativi.

Gli interessi sui crediti ammessi al passivo maturano anche nel corso della procedura concorsuale

Cass. Civ. – Sez. I – 19 giugno 2020, n. 11983, sent.

Secondo l'art. 55, comma 1, l.fall., la sospensione del decorso degli interessi vale solo all'interno del concorso e non si estende anche ai singoli rapporti correnti tra ciascun creditore ed il fallito. Gli interessi, pertanto, continuano a maturare al di fuori del concorso e dunque nei rapporti tra il singolo creditore e debitore sottoposto a procedura concorsuale.

La prescrizione degli interessi sui crediti chirografari ai sensi dell'art. 55, comma 1, l.fall. matura anche nel corso della procedura concorsuale.

La prescrizione dei crediti da interessi maturati sui crediti chirografari, ai sensi dell'art. 55, comma 1, l.fall., viene interrotta, nella procedura fallimentare, dalla domanda di insinuazione al passivo con effetto permanente per tutto il corso della procedura. Nella diversa ipotesi di amministrazione straordinaria, sottoposta alla disciplina originaria di cui alla l. n. 95/1979, come avviene anche nella procedura di liquidazione coatta amministrativa, l'esecutività dello stato passivo depositato dal commissario ai sensi dell'art. 209 l. fall. comporta interruzione della prescrizione con effetto permanente, per tutto il corso della relativa procedura concorsuale, anche per i creditori ammessi a diretto seguito della comunicazione inviata dal commissario ai sensi dell'art. 207, comma 1, l. fall.

La natura professionale del creditore bancario rileva ai fini della scientia decoctionis

Cass. Civ. – Sez. VI – 17 giugno 2020, n. 11696, ord.

La qualità di operatore economico qualificato della banca convenuta, pur non integrando da sola la prova dell'effettiva conoscenza dei sintomi dell'insolvenza, impone di considerare la professionalità e avvedutezza con cui normalmente gli istituti di credito esercitano la loro attività. La conoscenza dello stato di insolvenza da parte del terzo contraente, pur dovendo essere effettiva, può essere provata anche mediante indizi e fondata su elementi di fatto, purchè idonei a fornire la prova per presunzioni di tale effettività.

Il giudizio sulla fattibilità giuridica e la causa concreta del concordato

Cass. Civ. – Sez. I – 15 giugno 2020, n. 11522, sent.

In tema di concordato preventivo, l'introduzione del quarto comma dell'art. 160 l.fall. non comporta il superamento della distinzione tra il controllo di fattibilità giuridica e quello di fattibilità economica: la norma in esame contribuisce a definire l'ambito del controllo di fattibilità demandato al giudice, arricchendo di contenuto, sotto il profilo degli obiettivi che l'imprenditore si obbliga a raggiungere, la nozione di causa concreta del concordato, che il piano deve rivelarsi idoneo a realizzare. La valutazione prognostica in ordine alla realizzabilità del piano non coincide con quella relativa alla convenienza economica della proposta, ma si configura piuttosto come un filtro preliminare rispetto a quest'ultima.

Fallimento di società cancellata: valida la notifica del ricorso all'indirizzo pec

Cass. Civ. – Sez. I – 12 giugno 2020, n. 11356, ord.

Anche nel caso di società già cancellata dal registro delle imprese, il ricorso per la dichiarazione di fallimento può essere validamente notificato, ex art. 15, comma 3, l.fall., come novellato dal d.l. n. 179/2012, all'indirizzo PEC della società cancellata in precedenza comunicato al registro, ovvero quando, per qualsiasi ragione, non risulti possibile la notifica a mezzo pec, direttamente presso la sua sede risultante sempre dal registro delle imprese e, in caso di ulteriore esito negativo, mediante deposito presso la casa comunale del luogo dove la società aveva sede.

Lo stipendio non compreso nel fallimento solo per effettive esigenze di mantenimento

Cass. Civ. – Sez. VI-1 – 11 giugno 2020, n. 11185, ord.

In tema di effetti del fallimento, l'art. 46 l.fall. delimita il perimetro dei beni del fallito non compresi nel fallimento in relazione alla necessità di mantenimento del fallito stesso e della sua famiglia: tale norma, quindi, consente di escludere dall'attivo fallimentare gli stipendi del fallito nei limiti di quanto occorre per il mantenimento suo e della sua famiglia. Tuttavia, ove risulti accertata la non sussistenza delle esigenze di tutela descritte (perché ad esempio il fallito dispone di altre risorse sufficienti), è possibile l'acquisizione integrale degli stipendi stessi all'attivo fallimentare.

Recesso del curatore dal contratto di affitto d'azienda: il credito da equo indennizzo non si compensa coi canoni pregressi

Cass. Civ. – Sez. I – 8 giugno 2020, n. 10869, sent.

In caso di recesso dal contratto di affitto d'azienda, esercitato dal curatore fallimentare ai sensi dell'art. 79 l.fall., il credito da equo indennizzo non può considerarsi anteriore al fallimento e non è, pertanto, compensabile con i crediti derivanti dal mancato versamento di crediti pregressi, venendo a mancare il requisito della preesistenza di entrambi i crediti all'apertura della procedura concorsuale, sancito dall'art. 56 l.fall. Il credito da equo indennizzo, seppure funzionalmente collegato al contratto di affitto di azienda, sorge – o quantomeno diviene certo – solo a seguito dell'esercizio del diritto potestativo di recesso, che è consentito alle parti dopo la dichiarazione di fallimento, sicché detto credito non può dirsi anteriore al fallimento ai fini della compensazione.

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