L’adempimento tardivo o parziale non impedisce l’emissione dell’ordine di pagamento diretto ex art. 156 c.c.

05 Agosto 2020

La domanda avanzata ex art. 156, comma sesto, c.c., può ritenersi fondata in caso di generico pericolo nel ritardo del pagamento dell'assegno di mantenimento o è necessario un preciso inadempimento per alcune mensilità da parte dell'obbligato?
Massima

Nel procedimento ex art. 156 c.c. comma 6, l'onere della prova circa l'avvenuto e regolare pagamento dell'assegno di mantenimento contenuto in un provvedimento giudiziale spetta al convenuto obbligato, essendo il Giudice chiamato unicamente a verificare la sussistenza o meno dell'inadempimento che non può giustificarsi per effetto di pretese e inammissibili compensazioni tra il credito derivante dell'assegno ed eventuali controcrediti del soggetto obbligato.

Il caso

Caia, moglie di Tizio, adiva il Tribunale di Milano con domanda ex art. 156, comma sesto, c.c. Ella sosteneva che Tizio, obbligato in forza dell'ordinanza presidenziale ex art. 708, comma terzo, c.p.c., a versare un contributo al mantenimento dei loro figli pari a € 900,00 mensili, fosse inadempiente. Parte attrice, allegando gli atti di precetto intimati al convenuto, forniva prova circa il ritardo da parte di quest'ultimo nel pagamento della prima mensilità e l'inadempimento del versamento delle successive tre.

Il Giudicante, ritenute irrilevanti le ragioni addotte dalla difesa del convenuto e constatato che Tizio percepiva un emolumento quale Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Alfa, riteneva provato il rapporto con il terzo obbligato a versare periodicamente a Tizio somme di denaro.

Valutato, pertanto, sussistente il presupposto di cui all'art. 156, comma sesto, c.c., il Giudice ordinava alla società Alfa, in persona del legale rappresentante pro tempore, di pagare direttamente a Caia la somma mensile corrispondente all'assegno di mantenimento per i figli, detraendola dagli emolumenti dovuti a Tizio; rigettava, invece, la richiesta di sequestro avanzata da Caia, atteso che la garanzia dell'ordine di pagamento diretto al terzo fosse “più che capiente” a garantire l'obbligazione di mantenimento per i figli.

La questione

La domanda avanzata ex art. 156, comma sesto, c.c., può ritenersi fondata in caso di generico pericolo nel ritardo del pagamento dell'assegno di mantenimento o è necessario un preciso inadempimento per alcune mensilità da parte dell'obbligato?

Le soluzioni giuridiche

La sentenza de qua permette di sviluppare interessanti riflessioni in merito a tre questioni: 1. onere della prova in tema di adempimento/inadempimento delle obbligazioni; 2. possibile compensazione tra il credito alimentare e debiti/crediti di altra natura sussistenti tra le parti; 3. integrazione del presupposto dell'inadempimento di cui all'art. 156, comma sesto, c.c.

In ordine al primo punto, la sentenza in oggetto richiama il principio giurisprudenziale ormai consolidato secondo il quale in tema di onere della prova dell'inadempimento di un'obbligazione, il creditore deve soltanto provare la fonte del suo diritto, limitandosi alla mera allegazione della circostanza dell'inadempimento della controparte debitrice, mentre il debitore convenuto è gravato dell'onere della prova del fatto estintivo dell'altrui pretesa, costituito dall'avvenuto e regolare adempimento (Cass. civ., sez. I, 15 luglio 2011, n. 15659, Cass. civ., sez. III, 12 febbraio 2010, n. 3373, Cass. civ., sez. un., 30 ottobre 2001, n. 13533).

Nel caso di specie Caia creditrice ha assolto correttamente all'onere della prova su di sé incombente: ha provato il titolo del proprio diritto (l'ordinanza presidenziale) e ha allegato, anche mediante prova di notifica di atti di precetto intimati a Tizio, il ritardo nel pagamento della prima mensilità imposta e l'omissione del pagamento delle tre successive.

In merito alla seconda questione, il Tribunale di primo grado ha correttamente condiviso i precedenti della Corte di Cassazione che escludono l'operatività della compensazione dell'importo dell'assegno di mantenimento a beneficio dei figli, in regime di separazione, con altri crediti. Il debito alimentare sorto in capo al genitore nasce da una statuizione giudiziale che ha come preciso obiettivo il sostentamento dei figli. Proprio in funzione della peculiarità dell'assegno di mantenimento, si ritiene che il debito da esso scaturito non possa sostituirsi, tramite compensazione, con eventuali crediti propri del soggetto onerato (Cass. civ., sez. VI, 14 maggio 2018, n. 11689; Cass. civ., sez. VI, 18 novembre 2016, n.23569).

Meno uniforme, invece, è l'orientamento della giurisprudenza con riferimento all'assegno di mantenimento versato a favore del coniuge privo di adeguati redditi propri. Anche se l'indirizzo giurisprudenziale prevalente propende per la non operatività dell'istituto della compensazione anche in tale ipotesi, vi sono alcune pronunce di senso opposto. In particolare, sulla scia della sentenza della Suprema Corte n. 6519/1996 (per la quale “il credito dell'assegno di mantenimento attribuito al coniuge separato avendo la sua fonte legale nel diritto all'assistenza materiale inerente al vincolo coniugale e non nella incapacità della persona che versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento, non rientra tra i crediti alimentari per i quali, ai sensi del combinato disposto degli artt. 1246 comma primo n. 5 e 447 c.c., non opera la compensazione legale”), alcune statuizioni di merito hanno dichiarato applicabile la compensazione tra il contributo al mantenimento del coniuge separato e il debito di quest'ultimo nei confronti del coniuge obbligato (Trib. Milano, sez. II, n. 10233/2014, Trib. Modena, n. 206/2013).

Quanto premesso ha contribuito a formare il convincimento del Giudice in relazione alla condotta tenuta da Tizio: il mancato puntuale adempimento e l'inadempimento protratto per alcuni mesi sono sufficienti a integrare, il presupposto previsto per l'applicazione delle garanzie ex art. 156, comma sesto, c.c.

È interessante, infine, sottolineare la qualifica che il Giudice di prime cure ha attribuito al sequestro. Esso, infatti, è stato concepito quale sorta di misura ‘sussidiaria' rispetto a quella dell'ordine di pagamento diretto: il fatto che l'importo dovuto fosse ampiamente ricompreso nel quantum dell'emolumento, ha determinato il convincimento del Giudice nel ritenere il sequestro quale misura ulteriore e non necessaria.

Tale ragionamento merita particolare apprezzamento, poiché se il diritto primario del minore al mantenimento può essere tutelato in egual misura attraverso l'una o l'altra garanzia, allora l'autorità giudicante dovrebbe privilegiare l'ordine di pagamento diretto a terzi.

Quest'ultimo si concretizza in una misura più contenitiva e meno dannosa rispetto alla figura del sequestro, il quale, invece, impone un vincolo di indisponibilità su altri beni di proprietà del soggetto obbligato.

Osservazioni

Il legislatore, a tutela dell'adempimento degli obblighi economici derivanti dalla separazione, ha previsto delle forme di garanzia nell'ipotesi di inadempimento degli stessi, ossia il sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato e l'ordine ai terzi, tenuti a corrispondere anche periodicamente somme di denaro all'obbligato, che una parte di esse venga versata direttamente agli aventi diritto.

Ma qual è la natura delle due misure?

Da un punto di vista processuale, l'indirizzo della giurisprudenza maggioritaria riconosce al provvedimento assunto ex art. 156, comma sesto, c.c. natura non cautelare(Trib. Perugia, sez. I, 01 agosto 2016, Cass. civ. n. 10273/2004, Trib. Modena, 12 marzo 2003, Trib. Foggia 12 giugno 2000, Cass. civ. n. 477/1998, Trib. Milano 21 luglio 1995 che, ribadendo la natura non cautelare del sequestro, escludono la proponibilità del reclamo. In senso contrario, Cass. civ., 02 febbraio 2012, n. 1518)

Con tali misure si assicura, imponendo un vincolo di destinazione ai beni del debitore, il futuro adempimento dell'obbligo di pagamento degli assegni di mantenimento stabiliti in sede di separazione. Infatti, come presupposto applicativo del sequestro e dell'ordine di pagamento diretto non sono richiesti né il fumus boni iuris, né il periculum in mora previsti, invece, per la concessione dei tipici rimedi cautelari.

Per l'emanazione del provvedimento sono necessari, invece, un titolo esecutivo (ordinanza presidenziale, ordinanza del Giudice Istruttore, sentenza di separazione o decreto di modifica delle condizioni di separazione) e l'inadempimento

La giurisprudenza ha ovviato alla vaghezza del dato testuale “in caso di inadempienza” di cui all'art. 156, comma sesto, c.c. interpretando il concetto di inadempimento non come sinonimo di semplice ritardo, bensì in quanto rientrante in un quadro di generale disordine degli affari del soggetto obbligato, tale da indurre il Giudice a dubitare della futura esattezza e regolarità dell'adempimento dell'obbligazione a carico dello stesso, con conseguente azzeramento della finalità tipica dell'assegno di mantenimento (ex plurimis Cass. civ., sez. I, 22 aprile 2013, n. 9671, Cass. civ., sez. I, 19 maggio 2011, n.11062, Cass. civ., sez. I, 06 novembre 2006, n. 23668).

Sul punto il Tribunale di Milano, condividendo l'orientamento maggioritario della giurisprudenza, tutela il diritto fondamentale del minore al mantenimento. Quest'ultimo, infatti, è un diritto inderogabile che permane anche nell'ipotesi di disgregazione del nucleo familiare.

E a ben vedere, tale indirizzo è condivisibile anche in relazione all'assegno di mantenimento versato al coniuge separato. Come è noto, infatti, la separazione non determina il venir meno dello status di coniuge; pertanto, non cessa l'obbligo di assistenza materiale, vigente in costanza di rapporto, nei confronti del coniuge sprovvisto di adeguati redditi propri.

Guida all'approfondimento

Finocchiaro F., “Del matrimonio”, II, 2 ed., in Comm. Scialoja, Branca, sub artt. 84-158, Bologna-Roma, p. 441;

Servetti G., “Le garanzie patrimoniali nella famiglia. Corresponsione diretta, sequestro, ipoteca”, Milano, 2013;

Simeone A., “Garanzie: ordine di pagamento diretto”, in Il Familiarista, 24 marzo 2015

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