Stop alla compensazione volontaria: liquidità per i contribuenti
07 Agosto 2020
Premessa
Con il duplice intento di immettere liquidità nel sistema economico ed armonizzare la disciplina della cd. compensazione volontaria, disciplinata dall'art. 28-ter del d.P.R. n. 602/1973, alle misure di sospensione temporanea delle attività di riscossione, introdotte dall'art. 68 del Decreto Cura-Italia e prorogate dall'art. 154 del Decreto Rilancio, l'Esecutivo ha concesso ai contribuenti di ottenere il rimborso dei crediti di imposta vantati nei confronti del Fisco senza l'automatica applicazione della procedura di compensazione con i debiti a ruolo. Con l'art. 145 del Decreto Rilancio (conv. con mod. l. 17 luglio 2020, n. 77), in sostanza, il Governo ha snellito l'iter burocratico della procedura di rimborso sollevando l'Agenzia delle Entrate, per tutto il 2020, dall'onere di proporre al contribuente, in alternativa, la compensazione degli importi richiesti a rimborso con gli eventuali debiti tributari iscritti a suo carico. La misura, dunque, in considerazione dell'emergenza in atto, ha opportunamente velocizzato la procedura di rimborso al fine di dare respiro finanziario ai contribuenti. Qualche perplessità desta, tuttavia, lo sfasamento temporale del regime di applicazione della stessa rispetto a quanto previsto, dal medesimo decreto, in materia di sospensione dell'attività di riscossione.
La compensazione volontaria
La procedura della cd. “compensazione volontaria” tra i crediti vantati dal contribuente ed eventuali debiti iscritti a suo carico, è disciplinata dall'art. 28-ter del d.P.R. n. 602/1973, rubricato “Pagamento mediante compensazione volontaria con crediti d'imposta” a tenore del quale l'Amministrazione finanziaria, in sede di erogazione di un rimborso a favore del contribuente, verifica se a carico dello stesso risultino anche debiti iscritti a ruolo e, in caso affermativo, previa sospensione dell'attività di riscossione, formula una proposta di compensazione (anche parziale) tra credito alla quale il contribuente deve rispondere entro sessanta giorni, se intende accettare tale proposta. Il contribuente, a cui è rimessa la scelta, può valutare se aderire o meno alla proposta di compensazione e, se ritiene di aderirvi, deve comunicare l'accettazione (i) consegnando una copia del modello di richiesta di adesione direttamente allo sportello dell'Agenzia delle Entrate - Riscossione, oppure (ii) inviandola tramite posta o fax.
In caso di rifiuto o di mancato tempestivo riscontro, invece, il Concessionario revoca la sospensione delle azioni di recupero e intraprende le relative operazioni di riscossione.
Conl'art. 145 del Decreto Rilancio, come anticipato, è stata sospesa la procedura della cd. “compensazione volontaria” tra il credito di imposta ed il debito iscritto a ruolo prevista dall'art. 28-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. In particolare, l'art. 145 del D.L. n. 34/2020 recita testualmente: “1. Nel 2020, in sede di erogazione dei rimborsi fiscali non si applica la compensazione tra il credito d'imposta ed il debito iscritto a ruolo prevista dall'articolo 28-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. 2. Alle minori entrate derivanti dal presente articolo valutati, in termini di indebitamento netto e di fabbisogno in 40 milioni di euro per l'anno 2020, si provvede ai sensi dell'articolo 265”. Via libera, dunque, per tutto il 2020, al rimborso diretto dei crediti vantati dai contribuenti. Ciò significa che l'Amministrazione Finanziaria dovrà versare nelle tasche dei contribuenti i crediti di imposta vantati nei confronti del Fisco anche qualora gli stessi abbiano debiti fiscali iscritti a ruolo, non potendo opporre la procedura di compensazione di cui al citato art. 28-ter.
In conclusione
La misura introdotta, a parere degli scriventi, rappresenta il logico corollario della sospensione delle azioni cautelari ed esecutive attivabili dal Concessionario, prevista dal Decreto Cura Italia e prorogata dall'art. 154 del Decreto Rilancio. Difatti, laddove il Legislatore non avesse sospeso la procedura ordinaria di compensazione volontaria, vi sarebbe stato un inaccettabile rallentamento nell'erogazione dei rimborsi, per il periodo di congelamento delle misure di riscossione ed esecutive del Fisco, privando così i contribuenti di qualsiasi vantaggio concreto. Tuttavia, in considerazione dell'inspiegabile sfasamento temporale previsto circa il regime di applicazione delle due misure, i contribuenti dovranno tenere bene a mente la data del prossimo 31 agosto.
Come anticipato, difatti, ai sensi dell'art. 68 del D.L. n. 18/2020, convertito in Legge n. 27/2020 e modificato dall'art. 154 del Decreto Rilancio, è stato previsto il differimento al 31 agosto 2020 del termine finale di sospensione delle attività di notifica di nuove cartelle di pagamento e degli altri atti di riscossione, compresa la possibilità di avviare azioni cautelari ed esecutive, come fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti; dopo tale data, il Concessionario sarà autorizzato a riprendere le normali attività di riscossione. A partire da questa data potrebbe prospettarsi la seguente (paradossale) situazione: da un lato, il Fisco sarebbe autorizzato ad avviare azioni cautelari ed esecutive in relazione ad importi iscritti a ruolo della cui esistenza, in assenza della procedura di compensazione volontaria, il contribuente potrebbe esserne all'oscuro; dall'altro, il contribuente, che ha chiesto a rimborso i crediti di imposta, sfruttando la sospensione della compensazione volontaria, potrebbe, contestualmente, essere raggiunto dalla notifica di un fermo ammnistrativo o di un'iscrizione ipotecaria. In sede di conversione del D.L. Rilancio, dunque, sarebbe auspicabile un allineamento del regime temporale di operatività della sospensione prevista per le procedure esecutive a quello, fissato al 31 dicembre 2020, riservato alla sospensione della procedura di compensazione volontaria. |