La Corte di Cassazione sulla distinzione tra testamenti simultanei validi e patto successorio istitutivo

Redazione Scientifica
14 Settembre 2020

I Giudici di legittimità chiariscono l'ambito di applicazione dell'art. 589 c.c., disciplinante il testamento congiuntivo o reciproco, distinguendolo dall'ipotesi di testamento simultaneo e dal patto successorio istitutivo.

Questo il contenuto della sentenza della Corte di Cassazione n. 18197/20, depositata il 2 settembre.

La vicenda trae origine dalla chiamata in giudizio da parte dell'attore nei confronti del fratello, al fine di fare dichiarare la nullità dei testamenti olografi dei comuni genitori, i quali avevano regolato le loro successioni mediante testamenti coevi e dello stesso contenuto.

Il Giudice di primo grado accoglieva la domanda dell'attore, riscontrando nelle due schede l'espressione di un patto successorio istitutivo.
A seguito di impugnazione, la Corte d'Appello di Catania rigettava il gravame proposto dagli eredi del convenuto originario, dichiarandolo inammissibile.
Contro tale decisione, propongono ricorso per cassazione questi ultimi, lamentando, tra i diversi motivi, il fatto che il Giudice di seconda istanza abbia presunto la sussistenza di un accordo tra i due coniugi testatori sulla base della contemporaneità di data e dell'identità del contenuto, nonché per la forma dei due testamenti, non potendo nemmeno trarre da ciò la vincolatività dell'accordo sottostante, la quale è essenziale ai fini della configurabilità del patto successorio istitutivo.

La Suprema Corte dichiara il motivo di ricorso inammissibile, rilevando in via preliminare che l'art. 589 c.c. (disciplinante il testamento congiuntivo o reciproco) stabilisce che “non si può fare testamento da due o più persone nel medesimo atto, né a vantaggio di un terzo, né con disposizione reciproca”, evidenziando che ben diversa è l'ipotesi di testamento simultaneo, il quale si ha quando due disposizioni testamentarie costituiscano, anche se reciproche, due atti perfettamente distinti, anche se scritti sullo stesso foglio, poiché ciò non esclude l'autonomia delle singole dichiarazioni e nemmeno quest'ultima può essere esclusa dalla reciprocità delle medesime.

Ciò posto, la Corte osserva che non rientra nella casistica disciplinata dall'art. 589 c.c. l'ipotesi dei testamenti simultanei redatti con atti separati dai testatori, indipendentemente dal fatto che il loro oggetto coincida con dei lasciti reciproci ovvero destinati a beneficiare uno o più terzi. A tal proposito, infatti, si richiama il principio secondo cui «in presenza di schede testamentarie separate non ricorre quella presunzione assoluta di mancanza di una libera estrinsecazione della volontà dei testatori propria del testamento congiuntivo, legata quindi alla manifestazione di volontà dei testatori in un documento unitario».
Del resto, la stessa Corte di legittimità ha avuto modo di chiarire la distinzione tra testamenti simultanei validi e patto successorio istitutivo, affermando che «si ha patto successorio, vietato, ai sensi dell'art. 458 c.c., quando le disposizioni testamentarie redatte da più persone, pur essendo contenute in schede formalmente distinte, danno luogo a un accordo con il quale ciascuno dei testatori provvede alla sua successione in un determinato modo, in determinante correlazione con la concordata disposizione dei propri beni da parte degli altri».
Dalle argomentazioni esposte, i Giudici di legittimità concludono per l'inammissibilità del motivo di ricorso prospettato dal ricorrente, in quanto esso punta a censurare un error in procedendo che avrebbe in ipotesi compiuto la Corte d'Appello nel dichiarare inammissibile il suo motivo di gravame per difetto di specificità, ma nel caso in esame si può dedurre, invece, un error in iudicando, poiché la sentenza impugnata ha riconosciuto fondati gli elementi presuntivi evidenziati dal Giudice di primo grado, quando, invece, la Corte d'Appello si è arrestata prima, con la dichiarazione di inammissibilità del motivo di appello per ragioni relative alle modalità di formulazione.
In conclusione, la Corte rigetta il ricorso.

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