Stato di adottabilità per i minori privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori

28 Settembre 2020

L'adottabilità di un minore può essere dichiarata anche quando lo stato di abbandono dello stesso sia determinato da una situazione psicologica e/o fisica, grave e non transitoria, che renda il genitore, seppur ispirato da sentimenti di amore sincero e profondo, inidoneo ad assumere ed a conservare piena consapevolezza...
Massima

L'adottabilità di un minore può essere dichiarata anche quando lo stato di abbandono dello stesso sia determinato da una situazione psicologica e/o fisica, grave e non transitoria, che renda il genitore, seppur ispirato da sentimenti di amore sincero e profondo, inidoneo ad assumere ed a conservare piena consapevolezza delle proprie responsabilità verso il figlio, nonché ad agire in modo coerente per curarne nel modo migliore lo sviluppo fisico, psichico e affettivo, sempre che il disturbo sia tale da coinvolgere il minore, producendo danni irreversibili al suo sviluppo ed al suo equilibrio psichico.

Il caso

La sentenza n. 178/2017 del Tribunale per i Minorenni di Roma ha dichiarato lo stato di adottabilità di tre minori, prevedendo, nell'ordine, la sospensione della responsabilità genitoriale di Tizio e Caia, la nomina di due diversi sindaci quali tutori provvisori, oltre ad un curatore speciale e, infine, il collocamento dei minori presso una casa famiglia, disponendo l'individuazione di una coppia per il collocamento provvisorio dei minori.

Avverso tale sentenza, i genitori Tizio e Caia hanno proposto appello, lamentando le lacune dell'analisi sulle proprie capacità e il mancato interpello dei componenti del nucleo familiare paterno.

La Corte d'Appello di Roma ha confermato la decisione di primo grado, condividendo, non solo la sussistenza dello stato di abbandono dei minori, ma anche l'irrecuperabilità del medesimo, stanti gli accadimenti e le valutazioni effettuate.

Tizio e Caia hanno proposto ricorso in cassazione, articolando due motivi, mentre il curatore speciale dei minori ha presentato controricorso.

La questione

Quali sono le circostanze che determinano lo stato di adottabilità di un minore?

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondato il primo motivo e inammissibile il secondo.

Più precisamente, il Supremo Collegio ha evidenziato come la Corte distrettuale sia giunta alla decisione impugnata, dopo aver operato un esaustivo, lineare ed articolato percorso motivazionale: sono state, infatti, escusse le persone coinvolte, valutate le relazioni depositate e, soprattutto, le condizioni dei tre minori, oltre che la personalità dei genitori.

Le violenze e il comportamento altamente trascurante di questi ultimi, unitamente all'incapacità degli stessi di apprendere dall'esperienza, hanno permesso di ritenere sussistenti i presupposti per confermare lo stato di adottabilità.

Sul punto la giurisprudenza è concorde nel ritenere che lo stato di abbandono che giustifica la dichiarazione di adottabilità ricorre «allorquando i genitori non siano in grado di assicurare al minore quel minimo di cure materiali, di calore affettivo e di aiuto psicologico indispensabili allo sviluppo e alla formazione della sua personalità, senza che tale situazione sia dovuta a motivi di carattere transitorio» (v. Cass. Civ. n. 3654/2020; Cass. Civ. n. 18563/2012).

Necessario, dunque, un giudizio prognostico da parte del giudice di merito, teso a verificare l'effettiva ed attuale possibilità di recupero delle capacità e competenze genitoriali, «con riferimento sia alle condizioni di lavoro, reddituali ed abitative, senza però che esse assumano valenza discriminatoria, sia a quelle psichiche, da valutarsi, se del caso, mediante specifica indagine peritale» (v. Cass. Civ., n. 32412/2019).

Analizzato il primo motivo, ritenendo corrette e rigorose le valutazioni della Corte d'Appello, con conferma dello stato di abbandono e conseguente adottabilità dei minori, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del secondo motivo.

I ricorrenti lamentavano il vizio di omessa, mancata o contradditoria motivazione. A tal proposito è stato precisato che la nuova formulazione dell'art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5, come previsto dalla l. n. 134/2012, individua quale oggetto del vizio l'omesso esame circa un «fatto decisivo per il giudizio, che è stato oggetto di discussione tra le parti».

Si tratta, come chiarito anche dalle Sezioni Unite, di un vizio specifico che concerne l'omesso esame di un fatto storico, principale o secondario, la cui esistenza risulti dal testo della sentenza o dagli atti processuali, che è stato oggetto di discussione tra le parti – per cui controverso e non pacifico – e che abbia carattere decisivo, ovvero che se esaminato avrebbe determinato un esito diverso della controversia (v. Cass. Sez. Un., n. 8053/2014).

Nel caso di specie, la dichiarata inammissibilità del secondo motivo è dovuta alla mancanza, da parte dei ricorrenti, del rispetto delle modalità di deduzione del vizio motivazionale, non avendo né specificato quale sarebbe il “fatto” né argomentato in merito al suo essere “decisivo” e “controverso”.

Osservazioni

Come osservato nel caso in questione, la sussistenza dell'abbandono è presupposto imprescindibile per la dichiarazione di adottabilità del minore.

Il legislatore ha evitato di dare una rigida definizione del concetto di stato di abbandono, esprimendosi in termini di clausola generale, proprio per consentire maggior sensibilità nel percepire le esigenze del minore, tanto è vero che l'art. 8 della legge n. 184/1983, come modificato dalla legge n. 149/2001, al primo comma, stabilisce che «Sono dichiarati in stato di adottabilità dal tribunale per i minorenni del distretto nel quale si trovano, i minori di cui sia accertata la situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio».

I ricorrenti lamentavano la violazione della suindicata legge, senza però prospettare differenti e specifici profili argomentativi, ma limitandosi a sovrapporre le proprie osservazioni a quelle della Corte d'Appello, nonostante il loro modello di accudimento fosse stato definito superficiale con evidente impossibilità per gli stessi di proporsi ai figli come guide e figure sicure.

Occorre ribadire che la necessità di tutelare il superiore interesse del minore nei procedimenti che lo riguardano, permette al giudice, nell'adozione di provvedimenti inerenti la titolarità e l'esercizio della responsabilità genitoriale, di fruire di un ampio strumentario tale da consentire la modulazione della decisione alle reali esigenze del minore. È possibile, infatti, disporne anche il collocamento al di fuori dell'ambito del nucleo familiare, con attribuzione a soggetti terzi, ovvero a istituzioni pubbliche, dell'esercizio della responsabilità genitoriale (v. M. Velletti, Affidamento a terzi, in Il Familiarista).

Ovviamente l'esigenza prioritaria del figlio rimane quella di vivere con i genitori biologici e di essere da loro cresciuto: esigenza, però, non riconosciuta in astratto, ma finalizzata allo sviluppo armonico del minore, e che presuppone, quindi, la concreta attitudine della famiglia biologica ad assicurare allo stesso il migliore apporto alla formazione ed allo sviluppo della sua personalità. In caso di incapacità educativa dei genitori, invece, il minore ha diritto di essere educato in un'idonea famiglia sostitutiva (v. G. Manera, Le adozioni nazionali e internazionali nel quadro della nuova normativa, in Dir. fam. e pers., 2002, pp. 559- 560).

Deve essere, infine, chiarito che l'adozione non ha intenti sanzionatori verso i genitori, le loro colpe sono del tutto irrilevanti, essa piuttosto si concentra sulla situazione oggettiva in cui il minore si trova, indipendentemente dalle cause che l'hanno provocata e l'obiettivo consiste nell'eliminare le conseguenze negative e le carenze del comportamento genitoriale in merito allo sviluppo psicofisico del minore (v. G. Ferrando, in Diritto di famiglia, 2017).

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