Esclusa la trasmissione telematica del ricorso di legittimità

Redazione Scientifica
01 Ottobre 2020

Il deposito telematico del ricorso di legittimità non è ammissibile, nemmeno a tenore della legislazione emanata per fronteggiare l'emergenza sanitaria da COVID-19, in quanto l'art. 83, comma 11, d.l. n. 18/2020, convertito dalla l. n. 27/2020, prevede tale possibilità per i soli ricorsi civili.

Il deposito telematico del ricorso di legittimità non è ammissibile, nemmeno a tenore della legislazione emanata per fronteggiare l'emergenza sanitaria da COVID-19, in quanto l'art. 83, comma 11, d.l. n. 18/2020, convertito dalla l. n. 27/2020, prevede tale possibilità per i soli ricorsi civili.

Con sentenza n. 27121/20, depositata il 29 settembre, la Prima Sezione Penale della Cassazione ha ribadito la non ammissibilità del deposito del ricorso di legittimità a mezzo PEC, neppure a tenore della legislazione emanata per fronteggiare l'emergenza sanitaria da COVID-19, in quanto l'art. 83, comma 11, d.l. n. 18/2020, convertito dalla l. n. 27/2020, prevede tale possibilità per i soli ricorsi civili.

Nell'esaminare il ricorso proposto a mezzo PEC il 21 maggio 2020 dal difensore dell'indagato avverso l'ordinanza che confermava la custodia cautelare in carcere a suo carico, la Corte di Cassazione evidenzia che l'art. 83, commi 14 e 15, d.l. n. 18/2020, come convertito dalla l. n. 27/2020, pur confermando che le comunicazioni e gli avvisi provenienti dalle cancellerie penali e diretti alle parti si eseguano via PEC, nulla ha previsto in questo senso per il deposito delle impugnazioni penali da parte dei soggetti legittimati, tanto meno di quelle cautelari, restando così immutata la disciplina prevista in tale settore.
Va pertanto esclusa ogni possibilità di recupero della validità dell'atto di impugnazione così depositato, derivante dai provvedimenti emanati per fronteggiare l'emergenza sanitaria, posto che nessuno di questi ha autorizzato il deposito delle impugnazioni a mezzo di posta elettronica certificata.
Al contrario, la Cassazione rileva che nel provvedimento organizzativo del Presidente del Tribunale di Catania, in data 8 maggio 2020, è stata regolamentata la necessità di accedere alle cancellerie per depositare le impugnazione, prevedendo che «l'accesso alle cancellerie è limitato alle richieste di visionare atti relativi a procedimenti ritenuti urgenti ai sensi del d.l. n. 11 del 2020, art. 2, comma 2, non autonomamente consultabili, come sopra indicati, nonché alle impugnazioni in scadenza nei quattordici giorni successivi al contatto telefonico o con mail, sempre previo appuntamento da richiedere e confermare come sopra specificato».
Per tale motivo, la Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile.

Fonte: Diritto e Giustizia

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