Notifica a mezzo del servizio postale: la mancata sottoscrizione dell'avviso di ricevimento da parte dall'agente postale ne determina l'insistenza

13 Ottobre 2020

La questione esaminata dalla pronuncia in commento è la seguente: la mancata sottoscrizione da parte dell'agente dell'avviso di ricevimento determina la nullità o l'inesistenza della notificazione?
Massima

In tema di notificazione per mezzo del servizio postale, l'avviso di ricevimento, prescritto dall'art.149 c.p.c., è il solo documento idoneo a provare sia la consegna, sia la data di questa, sia l'identità della persona a mani della quale la consegna è stata eseguita. Consegue che la mancanza di sottoscrizione dell'agente postale sull'avviso di ricevimento del piego raccomandato rende inesistente e non soltanto nulla la notificazione, rappresentando la sottoscrizione l'unico elemento valido a riferire la paternità dell'atto all'agente postale.

Il caso

Un contribuente impugnava l'avviso di intimazione e la presupposta cartella di pagamento per vari tributi non pagati. In primo grado la domanda era rigettata, ma era accolta in sede di gravame proposto innanzi alla Commissione Tributaria regionale. L'ente riscossore proponeva ricorso in Cassazione evidenziando, tra i motivi di doglianza, la violazione dell'art. 26 del d.P.R. 1973, n. 602, avendo la commissione tributaria regionale ritenuto inesistente la notifica della cartella impugnata atteso che nell'avviso di ricevimento non era stato identificata la persona che si era ricevuto l'atto e il medesimo atto risultava altresì privo della sottoscrizione dell'agente postale.

La Corte di cassazione ha ritenuto che la relazione di notifica va ritenuta inesistente, e dunque inesistente è la notificazione stessa, qualora l'avviso di ricevimento non rechi la data e la firma dell'agente, che attesti il compimento o il non compimento delle attività del procedimento notificatorio.

La questione

La questione in esame è la seguente: la mancata sottoscrizione da parte dell'agente dell'avviso di ricevimento determina la nullità o l'inesistenza della notificazione?

Le soluzioni giuridiche

L'art.160 c.p.c. sotto la rubrica “nullità della notificazione” dispone che la notificazione è nulla se non sono osservate le disposizioni circa la persona alla quale deve essere consegnata la copia o se vi è incertezza assoluta sulla persona a cui è fatta o sulla data, salva l'applicazione degli art. 156 e 15 c.p.c.

Il codice non contempla la categoria dell'inesistenza laddove la giurisprudenza ha da sempre sottolineato l'esigenza di assegnare carattere residuale alla categoria dell'inesistenza della notificazione configurabile, oltre che nel caso di totale mancanza dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile quell'atto.

A fare chiarezza in materia sono intervenute di recente, anche se con pronuncia in materia di notificazione del ricorso per cassazione, le Sezioni Unite, premesso che l'inesistenza non è un vizio dell'atto più grave della nullità poiché la dicotomia nullità/inesistenza va, alla fine ricondotta alla bipartizione tra l'atto e il non atto, hanno enunciato i seguenti principi di diritto: l'inesistenza della notificazione è configurabile, in base ai principi di strumentalità delle forme degli atti processuali e del giusto processo, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costituitivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità dal modello legale nella categoria della nullità (Cass. civ., Sez. Un., n. 14917/2016).

Tali elementi consistono: a) nell'attività di trasmissione, svolta da un soggetto qualificato, dotato, in base alla legge, della possibilità giuridica di compiere detta attività, in modo da poter ritenere esistente e individuabile il potere esercitato; b) nella fase di consegna, intesa in senso lato come raggiungimento di uno qualsiasi degli esiti positivi della notificazione previsti dall'ordinamento (in virtù dei quali, cioè, la stessa debba comunque considerarsi, ex lege, eseguita), restando, pertanto, esclusi soltanto i casi in cui l'atto sia restituito puramente e semplicemente al mittente, sì da dover reputare la notificazione meramente tentata ma non compiuta, cioè, in definitiva, omessa.

Concludono le Sezioni Unite che solo la presenza di detti requisiti, che possono definirsi strutturali, va ritenuta idonea ai fini della riconoscibilità dell'atto come notificazione: «essi cioè sono sufficienti a integrare la fattispecie legale minima della notificazione, rendendo qualificabile l'attività svolta come appartenente al tipo previsto dalla legge. Mentre deve essere superata la tesi che include in tale modello legale facendone derivare, in sua mancanza, la inesistenza della notificazione, il requisito del “collegamento” tra il luogo della notificazione e il destinatario. Il luogo in cui la notificazione del ricorso per cassazione viene eseguita non attiene agli elementi costitutivi essenziali dell'atto. Ne consegue che i vizi relativi alla individuazione di detto luogo, anche qualora esso si riveli privo di alcun collegamento col destinatario, ricadono sempre nell'ambito della nullità dell'atto, come tale sanabile, con efficacia ex tunc, o per raggiungimento dello scopo, a seguito della costituzione della parte intimata (anche se compiuta al solo fine di eccepire la nullità), o in conseguenza della rinnovazione della notificazione, effettuata spontaneamente dalla parte stessa oppure su ordine del giudice ai sensi dell'art. 291 c.p.c.»

In applicazione di tali principi si è così ritenuto che, in tema di notifica della cartella di pagamento, «l'inesistenza è configurabile, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto quale notificazione, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità dal modello legale, tra cui, in particolare, i vizi relativi all'individuazione del luogo di esecuzione, nella categoria della nullità, sanabile con efficacia ex tunc per raggiungimento dello scopo»(Cass. civ., n. 21865/2016).

La distinzione tra nullità ed inesistenza della notificazione dell'atto è irrilevante quando l'atto fiscale abbia raggiunto il suo scopo.

Infatti, la notificazione è una mera condizione di efficacia e non un elemento costitutivo dell'atto amministrativo di imposizione tributaria, cosicché il vizio di nullità ovvero di inesistenza della stessa è irrilevante ove l'atto abbia raggiunto lo scopo (Cass. civ., n. 21071/2018; Cass. civ., n. 8374/2015; Cass. civ., n. 654/2014).

Ne consegue che la notificazione dell'avviso di accertamento tributario affetta da nullità o inesistenza rimane sanata, con effetto ex tunc, dalla tempestiva proposizione del ricorso del contribuente avverso tale avviso, atteso che, da un lato, l'avviso di accertamento ha natura di provocatio ad opponendum, la cui notificazione è preordinata all'impugnazione, e, dall'altro, l'art. 60, comma 1, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 richiama espressamente le «norme stabilite dagli artt. 137 e seguenti del codice di procedura civile», così rendendo applicabile l'art. 160 c.p.c., il quale, attraverso il rinvio al precedente art. 156 c.p.c., prevede appunto che la nullità non può mai essere pronunciata se l'atto ha raggiunto il suo scopo (Cass. civ., n. 17251/2013).

La soluzione offerta dalla pronuncia in commento si allinea a quella parte della giurisprudenza a mente della quale nella notificazione a mezzo posta l'ufficiale postale, nel caso in cui non abbia potuto consegnare il piego al destinatario o a persona abilitata a riceverlo in sua vece (artt. 8 e 9 l. n. 890/1982) dopo aver accertato che il destinatario non ha cambiato residenza, dimora o domicilio, ma è temporaneamente assente, e che mancano persone abilitate a ricevere il piego in sua vece, deve rilasciare avviso al destinatario del deposito del piego nell'ufficio postale e provvedere, eseguito il deposito, alla compilazione dell'avviso di ricevimento che con la menzione di tutte le formalità eseguite e del deposito e della relativa data, nonché dei motivi che li hanno determinati, deve essere restituito con il piego al mittente compiuti inutilmente dieci giorni dal deposito. Ne consegue che l'avviso di ricevimento, che non contenga le menzioni delle operazioni suddette, comporta la giuridica inesistenza della notificazione (Cass. civ., n. 2956/1994).

Infatti al fine di stabilire l'esistenza e la tempestività della notificazione di un atto giudiziario eseguita con il servizio postale, occorre far riferimento ai dati risultanti dalla ricevuta di ritorno, essendo soltanto tale documento idoneo a fornire la prova dell'eseguita notificazione, della data in cui è avvenuta e della persona cui il plico è stato consegnato (Cass. civ., n. 11498/2000; Cass. civ., Sez. Un., n. 84/1994): l'omissione degli adempimenti suddetti dà luogo alla giuridica inesistenza della notifica stessa

Tuttavia, non sono mancate pronunce che hanno ricondotto tali vizi alla categoria generale della nullità.

Infatti, in plurime occasioni si è osservato nella notifica a mezzo posta l'ufficiale postale, nel caso in cui non abbia potuto consegnare l'atto al destinatario o a persona abilitata a riceverlo in sua vece (artt. 8 e 9 l. n. 890/1982), dopo aver accertato che il destinatario non ha cambiato residenza, dimora o domicilio, ma è temporaneamente assente, e che mancano persone abilitate a ricevere il piego in sua vece, deve lasciare avviso al destinatario del deposito del piego nell'ufficio postale e provvedere, eseguito il deposito, alla compilazione dell'avviso di ricevimento che, con la menzione di tutte le formalità eseguite e del deposito e relativa data, nonché dei motivi che li hanno determinati, deve essere restituito con il piego al mittente compiuti inutilmente dieci giorni dal deposito: ne consegue che l'avviso di ricevimento che non contenga alcuna menzione delle operazioni descritte determina la nullità della notifica (Cass. civ., n. 4193/2010; Cass. civ., n. 5823/1999; Cass. civ., n. 1714/1998; Cass. civ., n. 7060/1997; Cass. civ., n. 2956/1994; Cass. civ., n. 12542/1991).

Osservazioni

Le Sezioni Unite hanno precisato - in conformità a quanto da tempo stabilito in relazione all'ultimo comma dell'art. 143 c.p.c. - che anche nel caso di notifica a mezzo posta e di deposito del piego ai sensi dell'art. 8, comma 2, l. n. 890/1982 deve distinguersi tra il perfezionarsi della notificazione nei riguardi del notificante ed il perfezionarsi nei riguardi del destinatario, nel senso che la notificazione si perfeziona, per il notificante, nel momento del deposito del piego mentre è efficace, per il destinatario, al decorso dei dieci giorni (Cass. civ., Sez. Un., n. 1729/1996).

Più esattamente, hanno statuito le Sezioni Unite che: allorquando, infatti, la notificazione viene in rilievo come compimento di attività da parte del notificante, alla quale si collega il rispetto di un termine posto dalla legge a suo carico, quale è, ad esempio, il termine per proporre impugnazione, appare razionale che la tempestività dell'atto si consideri verificata con il compimento, appunto, di quella attività, restando indifferente, a tal fine, l'ulteriore vacatio temporale prevista dalla legge (art. 8, comma 4, l. n. 890/1982 e art. 143, ultimo comma, c.p.c.).

Tale ulteriore vacatio è invece rilevante ai fini del perfezionamento della notificazione allorché questa viene in considerazione non come attività del notificante, ma come effetto di conoscenza per il notificato, essendo evidente che quel decorso temporale è appunto preordinato a favorire tale possibilità di presa di conoscenza dell'atto da parte del destinatario o comunque a tenere indenne quest'ultimo, per la durata del decorso stesso, degli effetti sfavorevoli (decorrenza di termini e simili) dell'attività del notificante.

Più sinteticamente, nel primo caso il notum facere rileva come attività e con il compimento di questa è realizzato, mentre nel secondo rileva come risultato, che in tanto può considerarsi raggiunto in quanto la conoscenza effettivamente si produca con il ritiro dell'atto (art. 8, comma 6l. n. 890/1982) ovvero tutti gli elementi previsti per consentirla o per propiziarla, ivi compreso il decorso del tempo, si siano verificati (art. 8, comma 4l. n. 890/1982).

In concreto, al perfezionamento della notificazione per il notificante si connettono gli effetti dell'interruzione della prescrizione, dell'impedimento della decadenza, della costituzione in giudizio, mentre, dal perfezionamento per il notificato - per effetto della conoscenza, vera o presunta, dell'atto discende il decorso del termine per impugnare la sentenza, per opporsi al decreto ingiuntivo, per comparire in giudizio.

Se la notificazione si perfeziona, per il mittente, con il deposito del piego, ne consegue che, mentre è costitutiva la attività documentale dell'agente postale (Cass. civ., n. 7617/1997) non lo è quella del depositario, in quanto successiva al deposito. Infatti, secondo la richiamata decisione del giudice della nomofilachia, la rispedizione al mittente - per compiuta giacenza o con l'annotazione "non ritirato" - da parte dell'ufficio postale depositario del plico costituisce un semplice adempimento materiale e mera presa d'atto del vano decorso del tempo, che può essere anche altrimenti provato (Cass. civ., n. 4428/1994).

Nel caso in esame, peraltro, è pacifico che è venuta in discussione l'attività del postino (agente postale) sia sul piano operativo che su quello documentale, giacché, non avendo l'agente fatto menzione sull'avviso di ricevimento - come avrebbe dovuto ai sensi dell'art. 8, comma 2, l. n. 890/1982 - delle formalità eseguite e del deposito, datando e sottoscrivendo l'attestazione, manca anche la prova del se e del quando tali attività sono state svolte.

Il riconosciuto carattere costitutivo non impedisce, però, che dell'attività svolta possa essere fornita la prova altrimenti, così integrando la carente formalizzazione: l'affermazione è ricorrente nel caso che manchi, nell'avviso di ricevimento, l'attestazione del rapporto legittimante (Cass. civ., n. 1130/1997; Cass. civ., n. 9836/1994; Cass. civ., n. 2348/1994; Cass. civ., n. 3262/1984), ma identica soluzione deve essere accolta quando nell'avviso non risulti attestato il deposito ed indicata la data.

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