Le dichiarazioni rese al GIP del “testimone assistito” possono essere lette in dibattimento

Redazione Scientifica
22 Ottobre 2020

L'art. 512, comma 1, c.p.p. è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che, alle condizioni ivi stabilite, sia data lettura delle dichiarazioni rese al giudice per le indagini preliminari in sede di interrogatorio di garanzia dall'imputato di un reato collegato a norma dell'art. 371, comma 2, lett. b), che, avendo ricevuto l'avvertimento di cui all'art. 64, comma 3, lett. c), sia stato citato per essere sentito come testimone.

L'art. 512, comma 1, c.p.p. è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che, alle condizioni ivi stabilite, sia data lettura delle dichiarazioni rese al giudice per le indagini preliminari in sede di interrogatorio di garanzia dall'imputato di un reato collegato a norma dell'art. 371, comma 2, lett. b), che, avendo ricevuto l'avvertimento di cui all'art. 64, comma 3, lett. c), sia stato citato per essere sentito come testimone.

Lo ha affermato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 218/20, depositata il 20 ottobre.

La questione di legittimità costituzionale dell'art. 512, comma 1, c.p.p. è stata sollevata in relazione ad una vicenda processuale in cui era stato disposto l'arresto di un uomo trovato in possesso di sostanza stupefacenti. A causa della colluttazione ingaggiata con i carabinieri durante l'arresto, veniva condannato dal Tribunale di Roma per resistenza e lesioni. Sottoposto a misura cautelare, in sede di interrogatorio dinanzi al GIP ai sensi dell'art. 294 c.p.p., l'arrestato, ricevuti gli avvertimenti di cui all'art. 64, comma 3, c.p.p. aveva reso dichiarazioni accusatorie nei confronti dei pubblici ufficiali che avevano eseguito l'arresto. Costoro furono di conseguenza sottoposti a giudizio. Il PM aveva chiesto la citazione dell'arrestato come “testimone assistito” ma nel frattempo egli si era reso irreperibile, circostanza ritenuta dal Tribunale non prevedibile nel momento in cui erano state rese le dichiarazioni al PM.

Richiamando gli artt. 512, 513, 210 e 197-bis c.p.p., la Consulta ritiene corretta la premessa da cui muove il giudice rimettente e cioè che «le dichiarazioni rese al giudice delle indagini preliminari dall'imputato di reato collegato ai sensi dell'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p. in sede di interrogatorio di garanzia ex art. 294 c.p.p., nel caso in cui le stesse divengano irripetibili per impossibilità dell'esame dello stesso imputato, non sono suscettibili di lettura nel corso del dibattimento».

Guardando alla norma censurata come «norma di riferimento e residuale in tema di recupero degli atti a contenuto dichiarativo di cui sia impossibile la ripetizione in dibattimento per circostanze sopravvenute, in conformità ai principi di cui all'art. 111, comma 5, Cost., risulta irragionevole, alla luce dell'art. 3 Cost., che tale disposizione non contempli le dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità dell'imputato, rese al giudice nel corso delle indagini preliminari da un soggetto giudicato per reato collegato, a norma dell'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p., il quale abbia poi assunto l'ufficio di testimone ai sensi dell'art. 197-bis c.p.p.».
In conclusione, la sentenza in commento ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 512, comma 1, c.p.p. nella parte in cui non prevede che, alle condizioni ivi stabilite, sia data lettura delle dichiarazioni rese al giudice per le indagini preliminari in sede di interrogatorio di garanzia dall'imputato di un reato collegato a norma dell'art. 371, comma 2, lett. b), che, avendo ricevuto l'avvertimento di cui all'art. 64, comma 3, lett. c), sia stato citato per essere sentito come testimone.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.