Il “decreto antiscarcerazioni” non presenta profili di incostituzionalità

Redazione Scientifica
05 Novembre 2020

La Corte costituzionale, con comunicato stampa pubblicato il 4 novembre 2020, ha reso noto che le questioni sollevate dal Tribunale di sorveglianza di Sassari e dai Magistrati di sorveglianza di Spoleto e di Avellino sul decreto legge n. 29 del 2020 e sulla legge n.70 del 2020 relativi alle scarcerazioni, connesse all'emergenza COVID, di detenuti condannati per reati di particolare gravità sono state ritenute infondate.

La Corte costituzionale, con comunicato stampa pubblicato il 4 novembre 2020, ha reso noto che le questioni sollevate dal Tribunale di sorveglianza di Sassari e dai Magistrati di sorveglianza di Spoleto e di Avellino sul decreto legge n. 29 del 2020 e sulla legge n. 70 del 2020 relativi alle scarcerazioni, connesse all'emergenza COVID, di detenuti condannati per reati di particolare gravità sono state ritenute infondate.

Si legge nel comunicato che «La disciplina censurata impone ai giudici di sorveglianza di verificare periodicamente la perdurante sussistenza delle ragioni che giustificano la detenzione domiciliare per motivi di salute. A tal fine, i giudici sono tenuti ad acquisire una serie di documenti e di pareri, in particolare da parte dell'Amministrazione penitenziaria, della Procura nazionale antimafia e della Procura distrettuale antimafia. La Corte ha ritenuto che questa disciplina non sia in contrasto con il diritto di difesa del condannato né con l'esigenza di tutela della sua salute né, infine, con il principio di separazione tra potere giudiziario e potere legislativo».

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