Osservatorio sulla Cassazione – Ottobre 2020

La Redazione
11 Novembre 2020

Torna l'appuntamento mensile con l'Osservatorio, una selezione delle più interessanti sentenze di legittimità depositate nel mese di Ottobre.

Società in concordato: il divieto di azioni esecutive non impedisce la notifica della cartella

Cass. Civ. – Sez. VI – 28 ottobre 2020, n. 23806, ord.

L'art. 168 l.fall. che impedisce l'inizio delle azioni esecutive nei confronti di società ammessa al concordato preventivo, non impedisce l'emissione e la notifica della cartella di pagamento, ma solo l'inizio della vera e propria procedura esecutiva che coincide con l'atto di pignoramento. Nessuna norma, infatti, impedisce all'Amministrazione Finanziaria, dopo l'apertura della procedura concorsuale, il compimento delle operazioni di accertamento di un debito tributario concorsuale (non oggetto di preventivo accertamento) ai fini della partecipazione del suddetto credito alla ripartizione prevista dalla proposta concordataria.

Il custode dei beni fallimentari risponde della bancarotta solo in concorso con l'amministratore

Cass. Pen. – Sez. V – 26 ottobre 2020, n. 29705, sent.

Il custode dei beni fallimentari non può essere condannato per bancarotta fraudolenta se l'amministratore societario è stato assolto: per la configurazione del reato a carico di un extraneus, infatti, occorre che la sua condotta sia posta in essere in concorso con uno dei soggetti qualificati. Il custode nominato dalla curatela, tuttavia, riveste il ruolo di pubblico ufficiale e può rispondere dei delitti da questi commessi, come il peculato.

La trasformazione di società di capitali in comunione d'azienda non “cancella” il termine annuale di fallimento

Cass. Civ. – Sez. I – 22 ottobre 2020, n. 23174, ord.

In caso di trasformazione di una società di capitali in una comunione di azienda, l'art. 10 l. fall. trova comunque applicazione nei confronti dell'«ente originario». La soggettività fallimentare di questo ente non è diversa da quella che viene riconosciuta a una qualunque società cancellata dal registro e dichiarata fallita nel corso dell'anno successivo.

I creditori di titolo anteriore alla cancellazione dell'«ente originario» si avvantaggiano del regime di responsabilità proprio della relativa struttura. A tale regime rimane ancorata, di conseguenza, la fallibilità dell'«ente originario», che l'intervenuta trasformazione non è idonea a impedire.

Lo strumento di tutela dei creditori dato dall'opposizione, che è previsto dalla legge in relazione alle operazioni di trasformazione, non può in alcun modo considerarsi sostitutivo di quello rappresentato dal fallimento, posto che, per la categoria dei creditori anteriori alla trasformazione, appronta una tutela di intensità sensibilmente inferiore.

La liquidazione dei beni non funzionali all'esercizio dell'impresa nel concordato in continuità

Cass. Civ. – Sez. I – 22 ottobre 2020, n. 23139, sent.

ll concordato preventivo, in cui alla liquidazione atomistica di una parte dei beni dell'impresa si accompagni una componente di qualsiasi consistenza di prosecuzione dell'attività aziendale, rimane regolato nella sua interezza dalla disciplina speciale prevista dall'art. 186-bis l.fall. Poiché, però, la disposizione non disciplina come debba avvenire la liquidazione di beni non funzionali all'esercizio dell'impresa, per tale attività può farsi riferimento alla norma generale che regola la cessione dei beni nell'ambito generale del concordato, costituita dall'art. 182 l.fall. Non tutte le "cessioni" effettuate dopo il deposito della domanda di concordato trovano regolamentazione nell'art. 182, comma 5, l.fall., in quanto sfuggono a questa disciplina le dismissioni dei beni prodotti grazie alla continuazione dell'attività d'impresa a seguito dell'avvio della procedura e attuate dall'imprenditore sul libero mercato.

Il credito derivante dalla revoca di fondi pubblici gode del privilegio

Cass. Civ. – Sez. I – 22 ottobre 2020, n. 23137, ord.

Il credito di restituzione di un finanziamento agevolato gode del privilegio generale ex art. 9, commi 4 e 5, d.lgs. n. 123/1998, in caso di inadempimento contrattuale o decadenza. La deviazione dallo scopo o l'inadempimento degli obblighi previsti dal rapporto negoziale, determinano la violazione della causa del contratto di finanziamento e costituiscono presupposto per la revoca del beneficio erogato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 9 citato. Posto che la figura del privilegio in esame riceve la giustificazione nella causa del credito che va ad assistere, tale privilegio trova la propria radice prima nella concessione del finanziamento.

Superamento della presunzione della sede legale ai fini della competenza a dichiarare il fallimento

Cass. Civ. – Sez. VI – 15 ottobre 2020, n. 22270, ord.

In tema di individuazione del tribunale competente a dichiarare il fallimento, ai sensi dell'art. 9, comma 1, l.fall., la presunzione iuris tantum di coincidenza della sede effettiva con la sede legale è superabile attraverso prove univoche che dimostrino che il centro direzionale dell'attività dell'impresa è altrove e che la sede legale ha carattere solo formale o fittizio, rilevando a tal fine, in particolare, la mancanza di una concreta struttura operativa presso la sede legale, sicchè debba riconoscersi che detta sede sia solo un mero recapito.

Opposizione a decreto ingiuntivo: il fallito può riassumere il giudizio interrotto

Cass. Civ. – Sez. I – 13 ottobre 2020, n. 22047, sent.

In caso di interruzione, per intervenuto fallimento, del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il detto decreto rimane inopponibile alla massa, ed è interesse (e onere) del debitore riassumere il processo nei confronti del creditore ingiungente per evitare che l'effetto della definitiva esecutorietà del decreto, conseguente alla mancata o intempestiva riassunzione, si verifichi nei confronti di esso debitore e gli possa essere opposto quando tornerà in bonis.

Criteri distintivi tra bancarotta semplice e fraudolenta documentale

Cass. Pen. – Sez. V – 5 ottobre 2020, n. 27566, sent.

La bancarotta semplice e quella fraudolenta documentale si distinguono in relazione al diverso atteggiarsi dell'elemento soggettivo, che, ai fini dell'integrazione della prima, ex art. 217, comma 2, l.fall., può essere indifferentemente costituito dal dolo o dalla colpa, ravvisabili quando l'agente ometta, con coscienza e volontà o per semplice negligenza, di tenere le scritture contabili, mentre per la bancarotta fraudolenta documentale, ex art. 216, comma 1, n. 2), l.fall. l'elemento psicologico deve essere individuato esclusivamente nel dolo generico, costituito dalla coscienza e volontà dell'irregolare tenuta delle scritture, con la consapevolezza che ciò renda impossibile la ricostruzione delle vicende del patrimonio dell'imprenditore.

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