Immigrazione e protezione internazionale: il d.l. 130/2020 disegna il volto di una “legislazione minima” ma manca un intervento di sistema

24 Novembre 2020

Il decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130 risale al ceppo della “legislazione minima” per synecdoche (pars pro toto), elucidabile in negativo, in richiamo e riferimento ai pregressi cc.dd. decreti sicurezza o decreti Salvini: il “novum “, paradossalmente, non è revisione, né riforma, neppure rimodulazione (le tre “r”). La matrice di tale riduzionismo è politica, nettamente: riposa sul rapporto di filiazione tra due Governi vincolati...
Abstract

Il decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130 risale al ceppo della “legislazione minima” per synecdoche (pars pro toto), elucidabile in negativo, in richiamo e riferimento ai pregressi cc.dd. decreti sicurezza o decreti Salvini: il “novum “, paradossalmente, non è revisione, né riforma, neppure rimodulazione (le tre “r”). La matrice di tale riduzionismo è politica, nettamente: riposa sul rapporto di filiazione tra due Governi vincolati dal denominatore comune del fattore “C” (Conte). Succede quando il passato, con il suo memorandum che segna l'ultrattività dei relativi precetti, ipoteca il futuro, oppure è il frutto della promessa di una forza politica (al pari di un ex voto). Filtra, però, nell'attraversamento ctonio, un raggio di luce: il «permesso di soggiorno per protezione speciale». L'intervento di modifica, oltre alla dilatazione della tipologia del permesso di soggiorno (ove spicca, fra le figure generate, «il permesso di soggiorno per calamità»), ha coinvolto la materia penale.

Primo inquadramento del decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130

Il decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130 ha apportato modifiche ai decreti sicurezza 113/2018 e 53/2019 (di cui già la dottrina aveva segnalato plurime incongruenze nell'ottica costituzionale), così enfaticamente appellati, ma presto declinati, da più parti (anche dal successore agli Interni, Luciana Lamorgese), nel suo estremo antonimo “decreti insicurezza”. Per ciò che non risulta al riguardo, può dirsi che non si tratta né di revisione né di riforma né di ritorno o recupero (le quattro “r”) dello status quo ante, della disciplina esistente prima dell'intervento (parzialmente) emendativo, quella anteriore. L'inserimento pare seguire un criterio di “legislazione minima”, di ritocchi quanto sufficienti per fissare una linea di (minima) discontinuità (e onorare, per una forza politica, una promessa, ricalcolata al ribasso però).

Il “rimaneggiamento” riafferma, per esempio, la c.d. politica dei porti chiusi che fissa una linea (ispirata a salda continuità) di interdizione all'accesso ai porti. A nulla sono servite due battaglie: contro la talassocrazia dell'ex Ministro degli interni, si ricorda la battaglia del comandante della Sea Watch 3 che sfidò e valicò il veto di non fare ingresso nel porto di Lampedusa e quella giudiziaria della Cassazione, anche questa vinta da Karola Rackete dopo il ricorso del P.M. (caso Sea Watch - Cass. pen., Sez. III, 20 febbraio 2020, n. 6626). L'attuale Governo Conte 2, per un verso è “prigioniero” di sé stesso (nella compagine governativa del Conte 1, ove non c'era il Pd, sono stati varati i cc.dd. decreti sicurezza: ecco il rapporto di filiazione) cedendo, sotto la pressione di un alleato di Governo, solo qualche tessera dell'impianto normativo; per altro verso, ha “rimosso” il ricordo, che quindi non ha pesato, della precedente battaglia in cui è rimasto, indirettamente, soccombente (neppure la Cassazione “fa storia” nel Conte 2), quando di quei decreti, quoad exercitium, è emerso il vulnus al diritto internazionale e ai diritti umani.

Si è confermata, al riguardo, la previsione del potere di impedire (o arrestare) «per motivi di ordine e sicurezza pubblica» l'ingresso ai porti delle navi con a bordo naufraghi (cioè, migranti a cui si è prestato soccorso in mare e salvati), in sintonia con il decreto n. 53 del 2019. Così, però, si mantiene, almeno per la forma, un “dispositivo ostativo” al pari di un deterrente: l'asilante ha bisogno di un porto sicuro, la piattaforma della terra ferma, per esercitare un diritto sancito dalla Costituzione (il diritto d'asilo è accolto e consacrato all'art. 10, comma 3, Cost.).

Un intervento fortemente deludente: (Un intervento di portata limitata che non affronta i nodi strutturali, titola un primo commento al d.l. 130/2020, E. Codini), che non rivede o riforma la materia: «Non si tratta certo di una riforma del diritto dell'immigrazione» (Codini), anche se, bisogna precisare, l'immigrazione non è un fenomeno (è tale: un fenomeno, di dimensioni planetarie) che interviene ex abrupto (R. Chiarelli).

Il disallineamento, invece, si registra nel versante del carico delle sanzioni applicabili al comandante e all'armatore per le ipotizzate violazione del “divieto d'accesso” ai porti di navi civili di salvataggio (come i provvedimenti, ispirati ad ostracismo, del Viminale 1, che creavano uno stallo per giorni e giorni: le navi “interdette” che “stazionavano” in mare, in prossimità dei porti con gli immigrati allo stremo). Qui, l'intervento è stato ablatorio: purgate ed emendate quelle eccezionali sanzioni comminate dal decreto n. 53, cosicché l'impianto che, ora, emerge e risulta, ritorna negli ordinari binari del Codice della navigazione.

Invertendo una nota massima, potrebbe scriversi post factum, valet argumentum: ritornano, cioè, attuali, ancorché “recuperati” e utilizzati post aliquanto, i pesanti e argomentati rilievi presidenziali (che, poco coerentemente, non impedirono la firma della promulgazione) in occasione del varo dei due passati (e indicati) decreti.

Bisogna dare atto, d'altra parte, che il decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130 - sebbene con una certa dose di ambidestrismo - ha affrontato la quaestio della “gestione” dei diritti umanitari. Nella pars destruens, si reitera la cancellazione del permesso per motivi umanitari, inserita nel decreto 113/2018, e che, prima (costituiva una risorsa primaria: al 2018, almeno il 20% dei richiedenti asilo chiedevano ed ottenevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari), rappresentava un ombrello protettivo per i richiedenti asilo, ma poi non ritenuti meritevoli di tutela (della condizione di rifugiati o riceventi la protezione sussidiaria).

Nella pars construens, invece, figura il lucido quadrante innovativo di un «permesso di soggiorno per protezione speciale» (a parte i nuovi permessi, R. Miele). Si tratta di uno strumento “promettente” (di ritorno della protezione umanitaria), che “emerge”, per tabulas, dal decreto legge del 2020: potrà essere riguardato come un dispositivo residuale e duttile, di cui l'operatore può avvalersi per “normare” (dettare una regula iuris che appresti tutela, dando così una risposta dello Stato agli interessati) tutti quei (consistenti) casi di richiedenti asilo che non potrebbero direttamente accedere ad altra forma di protezione.

La disciplina, a una prima lettura, al riguardo, non è chiara, forse ambigua o anfibiologica, e il discorso costringe l'interprete a declinarlo su due tavole, sul presupposto di un “vizio” rilevato (il raggio di espansione dello strumento non si presenta armonico): tavola A) il novello permesso di soggiorno (sono dettati i nuovi casi di conversione del permesso di soggiorno nel d.l. 130/2020) sembra ripetere la fisionomia e i tratti tipici dello status di rifugiato e di destinatario della protezione umanitaria, dando luogo e facendo nascere, almeno potenzialmente, problemi di coordinamento tra figure, forse consimili, se non di sovrapposizione; tavola B) l'introdotto permesso sembra esprimere una vis specifica, possedere un quid pluris, cioè: identifica riferimenti ulteriori quando lo ancora alle ipotesi di allontanamento dal territorio, nei casi in cui tale moto centrifugo sarebbe all'origine di «una violazione del diritto rispetto alla propria vita privata e familiare». Sul piano tassonomico, siamo al cospetto di un diritto fondamentale, fonte CEDU (art. 7) e la Corte europea, nell'expolitio della sua “amplificazione” applicativa, ha permesso che trovasse posto quale (usbergo o) manto protettivo dei migranti, a loro garanzia.

Ancora è presto per fare calcoli, prematuro per tentare di calibrane la “proiezione”, in quali spazi attecchirà e la misura (delle quote), senza gli elementi del momento applicativo (l'applicazione amministrativa, distinta da quella giudiziaria), dipendendo pure dalla sensibilità dei governanti, specialmente dell'attuale Ministro degli interni. Al riguardo, si è già avvisato che «l'effettiva portata della previsione del permesso per protezione speciale… dipenderà comunque essenzialmente da come la previsione verrà applicata» (Codini; A. Di Florio) (v. art. 2 del d.l. in parola: «Disposizioni in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale» e art. 4: «Disposizioni in materia di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e dei titolari di protezione»).

Si allude a questo, riteniamo, riformulando la quaestio in una, implicita, diade interrogativa: l'attuale Governo Conte 2 è disposto o no a voltare (pagina e quindi) le spalle alla stagione (tanto tribolata) dell'ancien regime (simboleggiato dal Governo giallo-verde) in cui prevaleva Epos (emblematica la “ battaglia navale “, in mare aperto, tra Karola Rackete e l'allora ministro Matteo Salvini) su Ethos (lasciare allo stremo, per diversi giorni il galleggiante con a bordo i naufraghi salvati, non riuscendo ad attraccare al porto di Lampedusa)? Ora - se il decreto legge verrà convertito in legge - il perno diventa, quasi monopolisticamente, politico, dopo la transizione dal primo al secondo Governo Conte: si ricorderà che, nella passata esperienza governativa, si è registrato uno “ strozzamento alle fonte “ del rilascio dei permessi umanitari, condizionato a livello ministeriale e quindi apicale dalle direttive, più che restrittive, perentoriamente impartite alle Commissioni territoriali (M. Noci), con ogni conseguenza (assottigliamento numerico di siffatti permessi).

In ordine al sistema di accoglienza e dei riceventi la garanzia protettiva, è confermata la “linea negazionista “dettata dal decreto n. 113, di un dispositivo sbarramento o “esclusivo”: cioè di esclusione dell'allestimento di una rete di misure di integrazione, quando si tratti di richiedenti asilo (ma c'è aria di riforma in Europa: C. Favilli, S. Amadeo, F. Spitaleri).

Si riafferma una “legislazione di riservatari” (e forse la prassi potrebbe dare una lettura assai discrezionale): si riservano le misure di salvaguardia personale esclusivamente e selettivamente in seguito ad uno specifico scrutinio - della fattispecie concreta, appunto - ove risulterà chi, in effetti, sarà meritevole di tutela ad hoc.

Un “riesame”, e questa volta rivolta nella giusta direzione, invece, si registra per i compiti di alcuni centri (chiamati Sprar, fino al 2018).

Un atto pedissequo, ma comunque, da salutare positivamente, riguarda la registrazione anagrafica dei richiedenti asilo (e per tutti i benefici di tale adempimento amministrativo), ora ammessa: non aveva altra scelta il governo se non di “capitalizzare” il dictum della Corte costituzionale che, con la sentenza n.186 del luglio scorso, aveva bocciato, sul punto, il c.d. decreto Salvini, di esclusione su base soggettiva.

Però, diversi altri punti sono rimasti intonsi, del tutto inesplorati, lasciando molte questioni aperte: esemplificativamente, tracciare il percorso legale per permettere ai lavoratori stranieri di fare ingresso in Italia e rinsaldare, adeguatamente, la rete integrativa (a certe condizioni non sono ammessi respingimenti, espulsioni ed estradizioni, ma il “ novum “ riafferma e non appiana la grave lacuna in materia di migrazione legale, “ in competizione “ con quella dell'Unione in materia di migrazione economica, insieme alla consistente riduzione delle possibilità di ingresso per lavoro negli Stati membri, all'origine della migrazione irregolare: al riguardo, il Parlamento europeo ha allestito uno studio su The Cost of Non-Europe in the Area of Legal Migration, ed anche il Comitato delle Regioni con il parere I costi della non immigrazione e non integrazione adottato il 12 dicembre 2018.)

Guida all'approfondimento

Sul decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 (conv. in l. 1° dicembre 2018, n. 132) e decreto legge 14 gennaio 2019, n 53, c.d. bis, parallelo al precedente:

v. A. ALGOSTINO, Il decreto “sicurezza e immigrazione” (decreto legge n. 113 del 2018): estinzione del diritto di asilo, repressione del dissenso e diseguaglianza, in Costituzionalismo.it, 2/2018; M. BENVENUTI, Il dito e la luna. La protezione delle esigenze di carattere umanitario degli stranieri prima e dopo il decreto Salvini, in Dir. imm. citt., 1/2019; S. CURRERI, Prime considerazioni sui profili d'incostituzionalità del decreto legge n. 113/2018 (c.d. “decreto sicurezza”), in Federalismi.it, n. 22/2018.

ASGI, Manifeste illegittimità costituzionali delle nuove norme concernenti permessi di soggiorno per esigenze umanitarie, protezione internazionale, immigrazione e cittadinanza previste dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, 15 ottobre 2018, 22-26; UBALDO, I decreti “Salvini “su “immigrazione” e “sicurezza” tra profili di costituzionalità, violazione delle norme di diritto internazionale e diritto penale massimo, in Riv. pen., 2019, n.11, 995; MANCINI PROIETTI, Alla ricerca della sicurezza perduta. Luci e ombre della legge n. 132 del 1° dicembre 2018, in Riv. Pol., 2018, fasc. XI-XII, 1145; nonché CATALDI, L'impossibile “interpretazione conforme” del decreto “sicurezza bis” alle norme internazionali sul soccorso in mare, in Quest. giust., 2020, nonché ZIRULIA, Decreto Sicurezza bis: novità e profili critici, in Dir. pen. cont., 18 giugno 2019, per quanto riguarda i « generici riferimenti all'ordine pubblico ed alla sicurezza pubblica, che proprio per la loro intrinseca vaghezza non soddisfano i requisiti di specificità ed omogeneità stabiliti per la decretazione d'urgenza dall'art. 15, comma 3 della legge n. 400 del 1998 »; CORSI, Profili di illegittimità costituzionale, in Curi, Il decreto Salvini. Immigrazione e sicurezza. Commento al d.l. 4 ottobre 2008, n. 113, conv. con modif. in legge 1° dicembre 2018, n. 132, Pisa, 2019, 3; SANTORO, I profili di legittimità costituzionale del decreto Salvini, Roma, CILD, 2018; G. M FLICK, Verso la convivenza: leggi razziali, eguaglianza e pari dignità sociale, in Rivista A. I. C., n. 1, 23/3/2019, 72; nonché VIOLA, La revoca della cittadinanza e il giudice amministrativo, in federalismi.it, 18 novembre 2020: « Come ampiamente noto, uno dei provvedimenti emanati dal primo governo Conte e che dovevano maggiormente caratterizzarne l'azione di governo è costituito dal cd. decreto sicurezza, spesso denominato anche Salvini; in particolare, si tratta del d.l. 4 ottobre 2018, n. 113, intitolato “ disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata» e convertito in legge, con modificazioni, dalla l. 1° dicembre 2018, n. 132 » .

Per un primo commento al d. l. 130/2020, v. E. CODINI, Un intervento di portata limitata che non affronta i nodi strutturali, in Guida dir., 2020, n. 44, 54, il quale, pur ammettendo che risulta « confermata la previsione della possibilità di interdire l'accesso ai porti », precisa: « siamo in presenza di portata non trascurabile », e ciò per dire che richiede, necessariamente, un vaglio da parte dello studioso, della dottrina.

Sulla protezione umanitaria:

La tutela offerta dalla protezione umanitaria è atipica e residuale e non può pertanto essere ricondotta a singole categorie. Il giudice di merito deve dunque verificare caso per caso la condizione di vulnerabilità del richiedente, comparando la sua vita privata in Italia con la situazione personale vissuta prima della partenza e a cui sarebbe esposto ove rimpatriato (Cass., 10 novembre 2010, in Immigrazione.it, 2020).

In dottrina, v., fra gli altri, N. ZORZELLA, La protezione umanitaria nel sistema giuridico italiano, in Dir. imm. citt., n.1/2018.

Sulla protezione internazionale:

Sulla protezionale internazionale, v. A. DI FLORIO, La protezione internazionale ed il principio di specializzazione nel giudizio di legittimità, Quest. giust.,18 maggio 2020; L. NERI, A. GUARISO, Il giudizio di legittimità e la protezione internazionale. La parola alla difesa, ivi, 11 settembre 2020, nonché C. PRATESI, Le domande reiterate di protezione internazionale: brevi considerazioni alla luce delle modifiche normative introdotte dal d.l. 113/18 e dal d.l. 130/20, in Dir. imm. citt., 2020.

M. NOCI, Ampliate le competenze attribuite alle Commissioni territoriali. Protezione internazionale, in Guida dir., 2020, n. 44, 67 s.

Sulla direttiva 2013/32/UE, v. Corte di giustizia dell'Unione europea, sez. I, sent. 19 marzo 2020, causa C-406/18, PG, in immigrzione.it, 2020. Specialmente, v. Corte di giustizia dell'Unione europea, sentenza 25 giugno 2020, causa C-36/20 PPU, Ministerio Fiscal, ivi: in materia di individuazione dell'autorità preposta alla ricezione della domanda di protezione, la nozione di “altre autorità” di cui all'art. 6, par. 1, co. 2, dir. 2013/32 va interpretata estensivamente, al fine di preservare l'obiettivo della direttiva di garantire l'accesso ampio ed effettivo alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale. Tale nozione ricomprende anche le autorità giurisdizionali degli Stati membri.

L'art. 13 d.l. 113/18 ha abrogato l'art. 5-bis, d.lgs. 142/15, che prevedeva l'automatismo dell'iscrizione anagrafica dello straniero richiedente la protezione internazionale, scollegata sia dalla dichiarazione dell'interessato che dagli accertamenti dell'ufficiale d'anagrafe e dipendente soltanto dalla comunicazione del responsabile della struttura di accoglienza. Dall'esclusione di questo automatismo consegue che non vi è più una speciale modalità di iscrizione all'anagrafe dei residenti richiedenti protezione internazionale inseriti nella struttura di accoglienza (Trib. Bologna, sez. protezione internazionale, 2 maggio 2019, n. 4747, in immigrazione.it, 2019).

La proposizione del ricorso del richiedente asilo avverso il provvedimento di diniego della protezione internazionale sospende l'efficacia esecutiva di tale provvedimento, con la conseguenza che, secondo l'interpretazione data dalla Corte di giustizia all'art. 2, paragrafo della direttiva CEE n. 115 del 2008, non scatta l'obbligo per il richiedente di lasciare il territorio nazionale, permanendo la situazione di inespellibilità sino all'esito della decisione sul ricorso (Cass., sez. I, ord. 21 maggio 2018, n. 12476, in immigrazione.it, 2018).

Tribunale civile di Firenze, Sez. IV, ord. 18 marzo 2019; Tribunale di Bologna, protezione internazionale civile, ord. 2 maggio 2019; Tribunale civile di Genova, sez. XI, ord. 20 maggio 2019; Tribunale di Firenze, sezione specializzata per l'immigrazione, la protezione internazionale e la libera circolazione dei cittadini UE,ord. 27 maggio 2019; Tribunale civile di Lecce, sez. I, ord. 4 luglio 2019; Tribunale civile di Parma, sez. I, ord. 2 agosto 2019; Tribunale di Bologna, sezione specializzata per l'immigrazione, la protezione internazionale e la libera circolazione dei cittadini UE, ord.23 settembre 2019; Tribunale civile di Firenze, sez. IV, ord. 22 novembre 2019; Tribunale di Roma, sezione diritti della persona e immigrazione civile, ord. 25 novembre 2019.

Il giudice non può negare la protezione internazionale per la causa ostativa dei crimini di guerra commessi, senza indagare se nell'ambito della guerra civile, sono state rispettate le norme sulle regole d'ingaggio internazionali come ad esempio nel caso di divieto di reclutamento di bambini soldato o utilizzo di scudi umani (Cass., sez. I, civ., 19 novembre 2020, n. 26376, in Il Sole- 24 Ore, 19 novembre 2020).

Sulla (richiamata) “battaglia navale”:

C. MORSELLI, La natura di nave da guerra della motovedetta V. 808 al vaglio della Cassazione (a proposito dell'arresto non convalidato di Carola Rackete), in Arch. pen., 2020, n. 1, 1 s.: la citazione è particolarmente pregevole in quanto è accompagnata, quasi in tantem, dall'inserimento, autonomo, della (lucida) memoria difensiva depositata dal difensore di Karola Rackete (avv. A. GAMBERINI) avanti la Corte di Cassazione, nel giudizio celebrato a seguito del ricorso interposto dal P.M. di Agrigento, dott. Patronaggio (soccombente).

Riforma in Europa:

C. FAVILLI, Il patto europeo sulla migrazione e l'asilo: “c'è qualcosa di nuovo, anzi d'antico”, in Quest. giust., 2 ottobre 2020 [Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo del 23 settembre 2020: si tratta di un documento programmatico di legislatura, come l'Agenda presentata nel maggio 2015, dalla Commissione Junker (2014-]2019). Il 1° dicembre 2019 interviene la Commissione Von der Leyen, che predispone il citato nuovo patto sulla migrazione e l'asilo. La Commissione considera che ogni anno arriva irregolarmente nell'Unione un numero variabile di persone, dai 2 milioni del 2011 ai 150.000 del 2019; una quota presenta domanda di protezione, però solo un terzo dei soggetti ai quali l'istanza è stata respinta vengono effettivamente allontanati]. S. AMADEO, F. SPITALERI, Il Diritto dell'immigrazione e dell'asilo dell'Unione europea, Torino, 2019. Si veda anche C. FAVILLI, Il diritto dell'Unione europea e il fenomeno migratorio, in M. Giovannetti, N. Zorzella, Ius migrandi, Trent'anni di politiche e legislazione sull'immigrazione in Italia, Milano, 2020, 55 s.

Il diritto dell'Unione europea e il fenomeno migratorio, in M. GIOVANNETTI, N. ZORZELLA, Ius migrandi, Trent'anni di politiche e legislazione sull'immigrazione in Italia, Milano, 2020, p. 55 ss.

In giurisprudenza, si è stabilito che non può essere negato lo status di rifugiato al cittadino cinese vittima di persecuzione da parte della polizia locale. Per ragioni storiche, logiche e giuridiche, la nozione di “Stato” di cui all'art. 5, co. 1, lett. a), d.lgs. n. 251/2007 va intesa come “Stato-apparato” e comprende il complesso delle autorità, delle persone e delle organizzazioni cui lo Stato-ordinamento attribuisce il potere di compiere gli atti giuridici e le attività materiali per il perseguimento dei propri fini istituzionali (Cass., 2 novembre 2020, in Immigrazione.it, novembre 2020).

Accoglienza:

Cons. St., sez. III, 2 luglio 2020, n. 4260, la cosiddetta “direttiva accoglienza”, in immigrazione.it, 2020. Altresì, v. Corte di giustizia dell'Unione europea, sez. III, sent. 2 aprile 2020, cause riunite C 715/17, C 718/17 e C 719/17, Commissione c. Polonia, ivi, T. A. R. Lombardia – Brescia sez. 2 – sent. 22 giugno 2020, n. 466, in Il Merito, 2020, n.11, 56 s., Stranieri – Misure di accoglienza – Allontanamento ingiustificato dai centri di accoglienza – Violazione delle regole – Provvedimento di revoca, commento di C. INSARDÀ, Legittimità del provvedimento prefettizio di revoca dell'accoglienza: « Le diverse problematiche legate all'immigrazione occupano gran parte degli spazi delle telecronache e delle pagine dei giornali…La decisione in commento si incentra sul funzionamento dei cosiddetti Centri di accoglienza straordinaria, disciplinati dal Decreto Legislativo 18 agosto 2015, n. 142, “ Attuazione della Direttiva 2013/33/UE nonché della Direttiva 2013/32/UE, recanti procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status della protezione internazionale ».

Iscrizione anagrafica ed espulsione:

Corte costituzionale, sentenza 31 luglio 2020, n. 186, composta dai signori: Presidente: Marta CARTABIA; Giudici: Aldo CAROSI, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO, Silvana SCIARRA, Daria de PRETIS, Nicolò ZANON, Franco MODUGNO, Augusto Antonio BARBERA, Giulio PROSPERETTI, Giovanni AMOROSO, Francesco VIGANÒ, Luca ANTONINI, Stefano PETITTI (in Dir. imm citt., n.2/2020).

C. MORSELLI, La Consulta boccia l'art. 13 d.l. 113/2018(c.d. decreto Sicurezza) sul veto di iscrizione anagrafica del richiedente asilo, ma lo scrutinio ablativo risulta monopolizzato dal parametro dell'art. 3 C.(in un cono d'ombra l'art. 10, co. 3, C.), in federalismi.it, 23 settembre 2020.

M. NOCI, Iscrizione anagrafica a chi chiede asilo dà diritto a carte di identità per tre anni. Decreto accoglienza, in Guida dir., 2020, n. 44, 65 s.

M. NOCI, Immigrazione e stranieri. Decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130. Rischio tortura o trattamenti inumani, reintrodotto il divieto di espulsione. Permessi di soggiorno e frontiere, in Guida dir., 2020, n. 44, 60 s.

Trib. Trieste, sez. immigrazione, 21 giugno 2018, in immigrazione.it, 2018.

P.LA COMMARE, Anagrafe della popolazione, in Dig. disc. pubbl., I, Torino, 1987, 260 s.; G.CASONI, Considerazioni in ordine ai divieti d'iscrizione anagrafica previsti dalla lett. b), comma 1 dell'art. 8 del regolamento anagrafico, in Stato civ., 2001, 621. Cfr. T. A. R Friuli Venezia Giulia, sez. I, 17 settembre 2019, n. 00380, in immigrazione.it, 2019

Sui nuovi permessi:

V. R. MIELE, I nuovi casi di conversione del permesso di soggiorno nel decreto-legge 130/2020, in Immigrazone.it, 15 novembre 2020: « Come è noto, la condizione giuridica dello straniero, con il pieno godimento dei diritti civili e sociali, è connessa alla tipologia di permesso di soggiorno posseduto che conferisce alla persona più o meno facoltà, partendo da un “ minimo sindacale ” come nel caso dei regolarmente soggiornanti esentati dall'obbligo di richiedere il permesso di soggiorno, per transitare al livello dei permessi rilasciati a vario titolo ma con facoltà di svolgere attività lavorativa, ed approdare al permesso per lavoro subordinato o autonomo ed equiparati, ed infine al permesso di soggiorno UE. Una sorta di “ascensore sociale” regolato dal Legislatore in velocità ed altezza di piano. Già nella stesura originaria del Testo unico immigrazione erano contemplate alcune ipotesi di transito da una condizione meno favorevole ad altra con pienezza di facoltà grazie alla conversione da permesso di soggiorno rilasciato ad altro titolo a permesso per lavoro ». Secondo T. A. R. 3 novembre 2020, ivi, in materia di permesso di soggiorno per motivi di studio, le oggettive condizioni di ristrettezza economica dello straniero sono di per sé idonee a sostenere in via presuntiva (art. 2729 cc.) la sussistenza di una causa di forza maggiore (art. 46, co. 4, DPR 394/1999) che, incidendo sulla capacità di corrispondere con regolarità le tasse universitarie, impedisce la regolare fruizione.

Storia:

F. Pastore, Migrazioni internazionali e ordinamento giuridico, in Storia d'Italia, Annali 14, Torino, 1998, 1033 s.

V., autorevolmente, R. CHIARELLI, Diritti dell'immigrazione e asseti costituzionali, in Testo unico dell'immigrazione. Commentario, collana diretta da G. Alpa e G. Spangher, Prefazione, Pisa, 2019, 1: «Anche se sembrano oggi meno sconosciute di quanto lo fossero in passato le dinamiche delle migrazioni che hanno seguito al grande esodo dall'Africa di 60.000 anni fa, l'argomento dell'immigrazione, negli ultimi anni, è considerato sempre più meritevole di attenzione». Cfr. altresì, G. KOJANEC, Emigrazione e immigrazione, in Dig. disc. pubbl.,V, Torino,1990,506 che, oculatamente, scrive: « I movimenti internazionali delle persone hanno assunto un grande rilievo nel mondo contemporaneo, anche se il fenomeno delle migrazioni ha caratterizzato tutte le epoche ».

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