Ecco, per punti,
gli scenari alternativi
secondo i quali si celebrerà il giudizio di appello dal
25 novembre 2020 e sino al 31 gennaio 2021
.
A) Prima ipotesi di giudizio di appello: tutto come prima.
Ha
appellato il pubblico ministero
(e/o la parte civile) per motivi attinenti alla
valutazione della prova
(
art. 603 comma 3-bis c.p.p.
):
l'udienza
si celebrerà secondo le regole tradizionali della
trattazione orale
previste dal codice di rito.
Sarà un'udienza orale e pubblica (salva la celebrazione a porte chiuse a causa delle restrizioni sanitarie) e le parti non dovranno far altro che attendere la notifica dell'avviso ex
art. 601 comma 5 c.p.p.
Indi interverranno all'udienza discutendo la causa,
more solito.
Infatti, ai sensi dell'
art. 603 comma 3-bis c.p.p.
, in casi simili, il giudice di appello
deve
rinnovare l'istruttoria e l'
art. 23 comma 1 d.l. n. 149/2020
deroga alla disciplina transitoria «
fuori dai casi di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale». Se, infatti, è ben vero che il giudice di appello non sia tenuto sempre a disporre la “riassunzione” della prova, in quanto potrebbe ritenerla superflua ai fini della conferma assolutoria secondo la regola del dubbio ragionevole, riteniamo che il contraddittorio debba essere innescato in udienza orale, dal momento che l'art. 23 comma 1 cit. non lascia spazio ad altre interpretazioni.
Va da sé che deve procedersi analogamente, e previo contraddittorio orale, anche nell'ipotesi in cui l'atto di appello non contenga la obbligatoria richiesta di rinnovazione dell'istruttoria. In casi del genere, infatti, il giudice deve dichiarare in via preliminare inammissibile l'appello ai sensi degli
articoli 581 comma 1 lett. c) c.p.p.
e
591 comma 1 lett. c) c.p.p., sulla (mera) constatazione che mancano i requisiti legali dell'atto.
Sono però esclusi dalla trattazione “tradizionale e codicistica” gli atti di appello del pubblico ministero e della parte civile che devolvano alla cognizione del giudice di appello questioni diverse da quelle attinenti alla valutazione della prova
come, ad esempio, questioni sull'illegalità della pena ovvero, per la parte civile, questioni attinenti al
quantum risarcitorio ovvero alla formula assolutoria.
In casi simili, il giudice d'appello potrebbe procedere nelle forme cartolari meglio indicate al punto che segue.
B) Seconda ipotesi: il nuovo appello emergenziale.
In tutti gli altri casi di appello, il giudice di seconda istanza procede con la
"trattazione scritta"
(
art. 23 comma 1 d.l. n. 149/2020
), che è il
nuovo, ordinario, statuto dell'appello penale
.
Vediamo
come "funziona"
.
Ai sensi dell'
art. 601 comma 5 c.p.p.
il presidente della Corte (o il giudice monocratico nel caso di appello avverso le sentenze del giudice di pace,
art. 39 d.lgs. n. 274/2000
) fa notificare alle parti l'avviso dell'udienza (salva l'eccezione che vedremo nel paragrafo che segue).
A questo punto
il pubblico ministero
formula le conclusioni con atto scritto
trasmesso alla cancelleria del giudice entro il decimo giorno precedente l'udienza.
La
cancelleria
, a sua volta,
trasmette
le conclusioni
immediatamente
(
id est: subito) ai difensori delle altre parti, i quali entro il quinto giorno precedente l'udienza possono presentare le conclusioni con atto scritto trasmesso secondo le (obbligatorie) modalità introdotte dall'
art. 24 del d.l. n. 137/2020
(si veda,
supra,
Cosa
e come si deposita: avvertenze sul neonato processo telematico
).
Nel silenzio della norma non è dato sapere cosa ne sia dell'ordine (
art. 523 c.p.p.
) della "discussione scritta", atteso che, a rigore, quella della difesa dell'imputato deve seguire, per ultima, quella delle altre parti.
Con questa "forma" di
pseudo contraddittorio scritto
, il giudice di appello procede in camera di consiglio, anche telematica, e fa comunicare il provvedimento reso alle parti.
C) Terza ipotesi: l'istanza di discussione orale.
Ecco la
rivoluzione copernicana
introdotta dal legislatore “pandemico”.
Le parti che intendono veder celebrato il giudizio di appello nel pieno rispetto delle previsioni codicistiche,
devono
fare richiesta di discussione orale
entro il termine perentorio previsto a pena di decadenza.
Per complicare la faccenda, il decreto legge ha
previsto un doppio regime temporale
destinato a regolamentare il processo di appello del codice di rito.
Occorre dunque prestare
particolare attenzione alle scadenze
:
-
Nulla cambia sino al 24 novembre 2020
. Come si è visto, fino a tale data non occorre far nulla perché il processo di appello continui ad essere regolato in via ordinaria. L'art. 23 comma 5 del D.L. 149/20
dispone infatti che «Le disposizioni … non si applicano nei procedimenti nei quali l'udienza per il giudizio di appello è fissata entro il termine di quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto». Poiché il decreto è entrato in vigore il 9 novembre e poiché dies a quo non computatur, sino a tutto il 24 novembre 2020 non dovrebbero esserci eccezioni.
-
Il regime “derogatorio della deroga”.
Invece, per le udienze fissate nel periodo
compreso tra il 25 novembre e il 9 dicembre 2020
vige il regime transitorio disciplinato dall'art. 23 comma 6 del d.l. n. 149/2020
: la parte che intenda fare istanza di discussione orale deve presentare l'istanza entro cinque giorni (il termine è perentorio, ma non è libero).
-
Il regime pandemico
. Infine, se l'appello è fissato nel periodo compreso tra il 10 dicembre 2020 e il 31 gennaio 2021
la parte che voglia fare richiesta di discussione orale deve presentare l'istanza entro quindici giorni liberi
(dunque sedici giorni prima) ex
art. 23 comma 4 d.l. n. 149/2020
.
-
Il regime pandemico e l'imputato
. La medesima “possibilità” accordata al difensore è riservata all'imputato, che può chiedere, per il tramite del difensore, la discussione orale della causa nei termini che si sono prima esaminati. Fanno eccezione i processi con imputati detenuti a qualsiasi titolo: ai sensi dell'art. 23 comma 4 d.l. n. 137/2020
«la partecipazione a qualsiasi udienza delle persone detenute, internate, in stato di custodia cautelare, fermate o arrestate, è assicurata, ove possibile, mediante videoconferenze o con collegamenti da remoto individuati e regolati con provvedimento del Direttore generale dei sistemi informativi e automatizzati del Ministero della giustizia. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui ai commi 3, 4 e 5 dell'articolo 146-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale».
Non è chiaro cosa accada ai giudizi che sono già in corso di celebrazione come, ad esempio, a quei giudizi nei quali aveva già discusso il procuratore generale e il processo era stato rinviato per la discussione delle altre parti oppure a quelli nei quali, terminata la discussione, si era rinviata la causa per repliche. In casi simili sarebbe iniquo che il giudice di appello procedesse con la trattazione cartolare in assenza dell'istanza di trattazione orale, perché si avrebbe uno “sbilanciamento” della discussione in favore delle parti che hanno già discusso oralmente. Tuttavia prudenza impone, anche in questi casi, di presentare l'istanza nei termini perentori previsti dall'art. 23 commi 4 (oppure) 5 del Ristori bis.
È invece sempre rimesso alle buone prassi e alla correttezza delle parti la cortesia di inviare la pec agli "avversari" processuali.