La Corte di Strasburgo si pronuncia sulla donazione degli embrioni per fini di ricerca

21 Settembre 2015

La Grand Chambre della Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata sul divieto di donazione di embrioni creati in vitro per la ricerca previsto dalla legge italiana n. 40/2004. La Corte ha sostenuto innanzitutto che in una materia così delicata deve essere garantito un certo margine di apprezzamento agli Stati.

La Grand Chambre della Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata sul divieto di donazione di embrioni creati in vitro per la ricerca previsto dalla legge italiana n. 40/2004. La Corte ha sostenuto innanzitutto che in una materia così delicata deve essere garantito un certo margine di apprezzamento agli Stati. Inoltre, nell'iter di approvazione della l. n. 40/2004 il legislatore italiano ha bilanciato gli interessi in gioco: l'interesse dello Stato nel proteggere l'embrione e quello degli individui ad esercitare il diritto all'autodeterminazione. La Corte di Strasburgo rileva, altresì, che non v'è alcuna prova che il compagno della ricorrente – in caso di mancato utilizzo – avrebbe voluto donare gli embrioni per fini di ricerca. Infine, secondo la Corte, il diritto di proprietà invocato dalla stessa ricorrente non può applicarsi in questa vicenda perché gli embrioni umani non possono essere ridotti a una proprietà. Pertanto, il divieto previsto dalla normativa italiana, in quanto necessario in una società democratica, non viola i diritti al rispetto della vita privata e di proprietà garantiti dalla CEDU.

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